Rapiniamo il Duce, la recensione: famo l’heist movie all’italiana

La recensione di Rapiniamo il Duce, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e dal 26 ottobre su Netflix, l'heist movie all'italiana che prende a piene mani dal genere ma non riesce totalmente a farlo proprio.

Rapiniamo il Duce, la recensione: famo l’heist movie all’italiana

Nessuno è più furbo della Storia, nemmeno tu

Questa citazione con cui iniziamo la nostra recensione di Rapiniamo il Duce, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e dal 26 ottobre su Netflix, sembra quasi cantata à la "Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu". Si tratta invece di un sunto perfetto dell'heist movie all'italiana proposto dal nuovo progetto original nostrano della piattaforma, a metà tra commedia e dramma. Una confezione che visivamente pesca a piene mani da illustri predecessori e che cerca di metterci del suo, non sempre riuscendoci, ma intrattenendo piacevolmente.

Quando il cast funziona, dove più e dove meno

Per sopravvivere è meglio essere ladri, piuttosto che eroi

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Rapiniamo il Duce: una scena romantica

Prodotto da Bibi Film e diretto da Renato De Maria, già dietro Lo spietato per Netflix, Rapiniamo il Duce fin dal titolo gioca provocatoriamente col periodo storico che racconta e trova la propria forza di respiro nel cast di nomi noti, volti ad attirare il maggior pubblico possibile (e il red carpet alla Festa del Cinema ha dimostrato di dargli ragione). Pietro Castellitto e Matilda De Angelis sono i giovanissimi (quasi baby) corrispettivi di George Clooney e Julia Roberts in Ocean's Eleven e il colpo grosso al centro della storia non potrà che intrecciarsi con la loro storia d'amore; perché si sa è il cuore, più che i soldi, a smuovere gli archi narrativi.
Siamo nella Milano del 1945, la Seconda Guerra Mondiale sta per finire, la città è in preda al caos e alla rovina. Il personaggio di Castellitto, soprannominato Isola, è il re del mercato nero, che si arrabatta come può per la sopravvivenza, formando una famiglia sui generis col migliore amico del padre defunto, Marcello (un Tommaso Ragno che sembra rimasto incastrato nello stesso ruolo) e il giovane, timido ma intelligente, Amedeo (Luigi Fedele). La Yvonne della sempre affascinante Matilda De Angelis è la sua fidanzata segreta e l'amore della sua vita, anche lei si arrabatta come può come cantante del Cabiria (la De Angelis dimostra anche una splendida voce) e soprattutto come amante a comando di Borsalino (un sempre trasformista Filippo Timi che ricorda il Terry Benedict di Andy Garcia), un fascista secondario solo al Duce, che la vorrebbe tutta per sé. Borsalino come Benedict è un capo despota e torturatore, ed è sposato con Nora (un alquanto riuscita e a tratti sorprendente Isabella Ferrari), attrice dimenticata che vive guardando indietro ai propri giorni di gloria e vorrebbe essere amata con passione dal marito, che nemmeno la guarda più.

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Quando la leggenda funziona, anche se a volte straborda

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Rapiniamo il Duce: una scena del film

A questo punto entra in scena il colpo grosso che dev'essere sempre al centro di ogni heist movie che si rispetti. La leggenda del "tesoro di Mussolini" diventa realtà sotto gli occhi degli spettatori e la simpatica e sgangherata banda, intercettando una comunicazione cifrata, scopre la sua ubicazione segreta. Ovviamente il prezioso tesoro si trova nell'impenetrabile Zona Nera, e il Duce lo vuole recuperare per portarlo in Svizzera, sfuggendo all'arresto e a morte certa. All'urlo folle di "Rapiniamo il Duce" viene presto messa in piedi la squadra che dovrà fare il colpo, con a capo ovviamente Isola aiutato da Marcello e Amedeo. Con loro la silenziosa Coco Rebecca Edogamhe, di cui è innamorato Marcello e che può infilarsi dappertutto (come lo Yen di Shaobo Qin), il folle Molotov (un nome una garanzia, l'esperto di bombe, interpretato da Alberto Astorri) e il pilota più famoso al mondo Denis Fabbri (un irresistibile Maccio Capatonda che rappresenta l'automobile sempre pronta per la fuga). Proprio come gli undici di Ocean, anche se qui sono molti meno, la squadra dovrà recuperare il malloppo e anche la ragazza. Ci riusciranno? Rapiniamo il Duce prova proprio a raccontare questa Storia alternativa, con un ritmo abbastanza serrato che ogni tanto si perde in qualche lungaggine di troppo, e in qualche dialogo e qualche sequenza d'azione forse eccessiva o esagerata. Ma l'idea alla base funziona così come l'intrattenimento sopra le righe e scorretto che richiama, complice il manto del periodo storico che avvolge il tutto. Ricordiamoci però che nessuno è più furbo della Storia con la S maiuscola, e quindi le cose non potranno andare tutte lisce per i nostri protagonisti truffaldini.

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Quando la confezione funziona, il contenuto forse un po' meno

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Rapiniamo il Duce: una scena del film

La confezione della pellicola, con quel sapore squisitamente retrò funziona, anche se a tratti può sembrare posticcia ed esageratamente costruita. Ma emerge una tale cura per ricostruire l'Italia di quell'epoca e sporcarla con la fotografia, tra un colpo di mortaio e un inseguimento per le vie della Milano che fu, che il fascino sullo spettatore prenderà il sopravvento, se si lascerà guidare da questa corsa folle. Un po' I Soliti Sospetti, un po' la Ocean's Trilogy, molto tarantiniano nel suo essere pulp e provocatorio, citazionista fin dal nome del locale Cabiria, Rapiniamo il Duce cerca di eccedere pur mantenendo una copertina "per tutta la famiglia", e forse anche in questo sbaglia. Rimane però un interessante e meritevole esperimento di genere che svolge il proprio lavoro di intrattenimento, osando qui e là in qualche caratterizzazione e in qualche plot twist, proponendo due femme fatale sorprendenti come la conferma Matilda De Angelis e la sorpresa Isabella Ferrari. Fa piacere comunque assistere al (ritorno del) cinema di genere in Italia e vedere un original Netflix nostrano per una volta curato nella forma, anche se un po' meno nella sostanza.

Conclusioni

Alla fine della recensione di Rapiniamo il Duce non possiamo che lodare Renato De Maria e Netflix per aver provato a confezionare un film di genere italiano, guardando all’heist movie e al pulp, prendendo molta ispirazione dall’estero e curandone la parte visiva. È invece un po' meno curata la parte narrativa e di caratterizzazione dei personaggi (non tutti funzionano allo stesso modo), ma nel complesso il film sa regalare un bell’intrattenimento agli abbonati per una serata in relax.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • Il cast, capitanato dai giovani e sempre più promettenti Sergio Castellitto e Matilda De Angelis.
  • La confezione curatissima sia nella ricostruzione storica sia nel prendere spunto a piene mani dal cinema straniero per provare a farlo nostro…

Cosa non va

  • …finendo però per scimmiottare un po’ troppo altri illustri predecessori del genere.
  • Il film avrebbe giovato di qualche sequenza in meno e di un maggior equilibrio nella caratterizzazione dei personaggi.