Una delle definizioni più interessanti dell'universo tarantiniano l'ha rilasciata Daryl Hannah, nel corso di un'intervista di qualche tempo fa: "I set di Quentin sono come giardinetti per bambini grandi. Lui è così".
Lui è così. Quentin Tarantino in fondo è rimasto quel ragazzino nomade della California, continuamente in viaggio da una cittadina all'altra insieme alla madre. Spaventato da Bambi a sei anni e invaghitosi degli spaghetti-western e di Sergio Leone a dieci, Tarantino non ha mai modificato il suo amore fanciullesco per il cinema polveroso dell'epoca, per l'odore della pellicola, e per quei film western che da John Ford e Sam Peckinpah di cui ricorrono numerose citazioni nella sua filmografia e che si erano modellati e reinventati nel filone all'italiana. Il suo sentimento probabilmente è aumentato e si è mutato nel corso dei decenni ma l'ancestrale ardore che Tarantino esprime ancora oggi attraverso le sue interviste e i suoi film, per quel cinema che l'ha istruito da autodidatta al di fuori di qualsiasi scuola, è rimasto intatto.
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La scuola di cinema per Quentin Tarantino si chiama Manhattan Beach Video Archives, un vero e proprio circolino cinefilo. Insieme ai colleghi, Tarantino discute dei film appena visti, dispensa consigli e arricchisce il proprio bagaglio culturale, specialmente per le pellicole di genere exploitation e per i cosiddetti titoli di serie B. La notevole conoscenza di cui dispone gli ha permesso, nel corso della sua carriera cinematografica da regista e sceneggiatore, di carpire i molteplici elementi che caratterizzano i film ai quali si è appassionato nel corso degli anni e reinventarli all'interno del suo universo sul grande schermo. In ogni suo film esiste una quantità numerosa di rimandi a titoli d'epoca e di vario genere che in qualche modo l'hanno influenzato. Le opere stesse, nella loro interezza, spesso sono un lungo mix di sequenze che omaggiano sia alcune fra le più celebri scene della storia che altre sequenze meno conosciute e che lui stesso ha contribuito a rendere famose.
La lista dei cineasti che Tarantino ha voluto ricordare attraverso la costruzione di un'inquadratura o nelle semplici azioni dei personaggi in scena, si pensi ad esempio al twist di Uma Thurman e John Travolta in Pulp Fiction per omaggiare 8½ di Fellini, è molto lunga e variegata. Travalica i confini del cinema statunitense, passando per quello europeo arrivando fino al Giappone. A tre di questi registi e al genere a loro accomunato è legata buona parte della sua cinefilia. In questo articolo li ricordiamo attraverso lo sguardo unico e inconfondibile di Quentin.
L'universo di Quentin Tarantino: Guida ai collegamenti tra i suoi film
C'era una volta a... Hollywoood tra b-movies e TV
Accorato omaggio al cinema hollywoodiano dell'epoca, alla sua carriera e alle sue passioni, C'era una volta a... Hollywoood presenta ulteriori citazioni e riferimenti anche a titoli meno conosciuti del genere western. In particolare tra le musiche che compongono la soundtrack del film, Tarantino ne inserisce diverse che provengono da b-movie e western più o meno conosciuti. Nel corso della visione del film - di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di C'era una volta a... Hollywood - si possono ascoltare le colonne sonore di titoli come Have Gun - Will Travel, Branco Selvaggio di Lamont Johnson, L'uomo dai 7 capestri di John Huston e Vado... l'ammazzo e torno di Enzo G. Castellari. Diversi poster fanno capolino tra una sequenza e l'altra, come il cartellone pubblicitario dello show Honey West affisso su un autobus, e i manifesti di L'oro di McKenna con Gregory Peck e Sam Whiskey con Burt Reynolds. Nella lussuosa villa di Rick Dalton si può notare il poster di The Golden Stallion, un musical western di William Witney, comparso anche in Kill Bill. Infine nella fatiscente casa di George Spahn s'intravede il poster di Linda & Abilene, softcore in salsa western uscito nelle sale nel 1969.
La nona pellicola di Quentin Tarantino, C'era una volta a... Hollywoood, contiene inoltre molteplici citazioni western che riguardano il piccolo schermo. Il regista con cui Rick Dalton collabora nel film, Sam Wanamaker (Nicholas Hammond) cita alla star in declino due serie tv molto note come Bonanza (1959-1973) e La grande vallata (1965-1969). Rick Dalton è diventato famoso negli anni '50 per la sua partecipazione alla fittizia serie tv Bounty Law e al film tv Tanner negli anni '60. Nella sequenza in bianco e nero di Bounty Law che si vede nel film si nota il cameo del fedelissimo Michael Madsen e il nome dell'ambientazione: Melody Ranch, come il nome usato sul set di Django Unchained. Sempre nell'ultimo film di Quentin Tarantino appare Bruce Dern nei panni dell'anziano George Spahn - al posto di Burt Reynolds, deceduto prima di riuscire a girare le proprie scene - proprietario dello Spahn Ranch nel quale s'insedia la comune di Charles Manson (Damon Herriman). La star di Nebraska al termine degli anni '60 ha partecipò alla serie tv Lancer, progetto che nel film di Tarantino vede Rick Dalton interpretare il villain.
Sergio Leone - C'era una volta il West e Il buono, il brutto, il cattivo)
Tarantino non ha mai avuto dubbi: "Il mio regista preferito, al quale mi sono ispirato e al quale vorrei somigliare, è Sergio Leone". Il re degli spaghetti-western ha sempre mantenuto un fascino intatto per il regista di Pulp Fiction, tanto che nel 2002, stilando una classifica dei suoi film preferiti per la rivista Sight & Sound ha collocato Il buono, il brutto, il cattivo al primo posto. "Mi considero piuttosto bravo, so di poter migliorare col tempo e sono determinato a farlo, sino alla fine della mia carriera, per questo evito di girare un film all'anno. Eppure, per quanto mi sforzi, non credo che riuscirò mai a girare qualcosa di così perfetto come l'ultima sequenza de Il buono, il brutto, il cattivo. Proverò a raggiungere quel livello, anche se non credo che ce la farò mai".
E il capolavoro di Sergio Leone, una delle opere più citate di sempre, ha fatto capolino anche nella sua filmografia. Nel Capitolo 6: Massacro ai Due Pini, successivo al prologo in Kill Bill: Volume 2, l'inquadratura ravvicinata del volto della Sposa (Uma Thurman), sdraiata a terra e pestata a sangue dai membri della D.V.A.S., in attesa di subire il colpo di grazia da Bill (David Carradine), ricorda molto una sequenza del film di Leone, quando al Biondo (Clint Eastwood), stanco e assetato, viene puntata la rivoltella da Tuco (Eli Wallach), intenzionato ad ucciderlo. Inconfondibile anche il dettaglio sullo sguardo di Tuco che viene richiamato in The Hateful Eight con l'inquadratura sugli occhi del Generale Smithers (Bruce Dern).
Quentin Tarantino: "Aver fatto guidare Uma Thurman in quella scena è il mio più grande rimorso"
Un breve riferimento al film di Sergio Leone è presente anche nella scena finale di Django Unchained, quando Django (Jamie Foxx) completa la sua vendetta bruciando la villa di Candie (Leonardo DiCaprio) con la colonna sonora di Lo chiamavano Trinità in sottofondo e le urla del servo Stephen (Samuel L. Jackson) che ricordano molto le imprecazioni di Tuco (Eli Wallach) nel finale de Il buono, il brutto, il cattivo.
Pullula di riferimenti al film anche The Hateful Eight: a partire dalle scelte cromatiche e grafiche dei titoli di testa, i rimandi si estendono fino ai personaggi, con il Maggiore Warren (Samuel L. Jackson) molto simile al Sentenza (Lee Van Cleef) di leoniana memoria, e alle ambientazioni: un'inquadratura della collina innevata sulla quale il Maggiore costringe il figlio del Generale Smithers a camminare nudo immerso nel gelo è una riproposizione della scena di una collina desertica nel film di Leone, dove sullo sfondo compare il Biondo esausto che prosegue la sua camminata, seguito dal Tuco a cavallo.
Anche un altro capolavoro di Sergio Leone, C'era una volta il West, viene citato in Kill Bill: Volume 2, quando la Sposa viene ripresa in campo lungo mentre cammina nel deserto.
Il titolo di C'era una volta a... Hollywood, infine, è un evidente omaggio di Tarantino a due titoli chiave della filmografia di Sergio Leone come C'era una volta il West e C'era una volta in America.
John Ford - Sentieri Selvaggi e Ombre Rosse
Una leggenda del cinema e del western come John Ford non poteva che essere fonte primaria d'ispirazione per un amante del genere come Quentin Tarantino. Il western che Ford ha sdoganato fin dagli anni del muto lo ha collocato nell'olimpo dei più grandi cineasti della storia del cinema. Elogiato, studiato e certamente citato, alcuni grandi classici di John Ford hanno influenzato alcune sequenze dei film di Tarantino. In Kill Bill: Volume 2, la Sposa viene inquadrata dall'interno della chiesa al centro della porta spalancata sugli ampi spazi esterni; la sequenza è ispirata a quella di Sentieri selvaggi, cult di John Ford, in cui si vede Ethan Edwards (John Wayne) inquadrato dall'interno della casa al centro della porta d'ingresso spalancata, dove s'intravede il deserto all'esterno.
Quentin Tarantino rivela come i suoi film sono collegati tra loro
Lo stesso tipo d'inquadratura viene usata da Tarantino in Bastardi senza gloria, replicando la scena pochi istanti dopo, quando Ethan Edwards è ormai lontano, così come Shosanna (Mélanie Laurent) in fuga nel film del 2009. La diligenza su cui viaggia il Boia (Kurt Russell) in The Hateful Eight ricorda quella di un altro film imprescindibile nella lunga filmografia di John Ford, Ombre rosse, dove una diligenza porta un gruppo di passeggeri da Tonto a Lordsburg. E proprio The Hateful Eight si lega indissolubilmente a quel cinema western che ha visto in John Ford uno dei suoi illustri pionieri.
Sergio Corbucci - Django e Il grande silenzio
Su di lui si dice che Quentin Tarantino sia al lavoro per scrivere un libro sulla sua carriera, come affermò qualche anno fa Franco Nero, attore feticcio di Sergio Corbucci, uno dei maestri della cinematografia italiana venerati dal regista di Knoxville. Corbucci ha saputo destreggiarsi fra diversi generi ma quello a lui più congeniale è senz'altro il western, il suo preferito. Un genere per il quale è ricordato alla stregua di Sergio Leone. Corbucci era un artigiano del cinema, in grado di riempire anche i botteghini grazie al successo delle sue opere. Il suo film più importante è probabilmente Django, western del 1966 che all'epoca fece scalpore per la presenza di un alto tasso di scene violente. La pellicola regala l'affermazione definitiva a Sergio Corbucci e al protagonista Franco Nero. In futuro diverse produzioni hanno usato il nome di Django e nel 2012 Quentin Tarantino intitola il suo nuovo film Django Unchained*, con Jamie Foxx star nel ruolo omonimo del personaggio di Franco Nero, presente in un cameo.
La citazione esplicita a Sergio Corbucci è evidente anche nella grafica del titolo all'inizio del film, che ricorda proprio quella del 1966. Tarantino prende alcuni spunti da Django sin dagli inizi del suo percorso nel cinema. Ne Le iene, la sequenza che vede il sadico Mr. Blonde (Michael Madsen) tagliare l'orecchio al poliziotto Marvin Nash (Kirk Baltz), è ispirata proprio ad una cruda scena di Django, dove il generale Rodriguez (José Bódalo) recide l'orecchio a Jonathan (Gino Pernice) credendolo una spia. Una delle opere più belle di Sergio Corbucci è Il grande silenzio, un western innevato dal fascino indiscutibile che anticipa molti elementi che vedremo in diversi film susseguenti. La bellezza dei paesaggi innevati, insolita nemesi per un genere abituato all'afa di habitat soleggiati e soffocanti, è un tratto distintivo che aggiunge un tocco memorabile al racconto di Corbucci e che Tarantino decide di riproporre nel suo The Hateful Eight, ambientato nel gelido paesaggio invernale del Wyoming.
In C'era una volta a... Hollywood, Rick Dalton (Leonardo DiCaprio) parte alla volta di Roma per girare alcuni spaghetti western, tra cui Nebraska Jim, diretto da Sergio Corbucci. Il regista viene dapprima citato dallo stesso Dalton in un momento di disperazione per la scelta, quasi obbligata, di dover emigrare in Italia per trovare qualche concreto ingaggio. Un altro dei film girati nel Belpaese dal protagonista è intitolato Uccidimi subito Ringo, disse il Gringo, riferimento piuttosto esplicito alla pellicola di Corbucci del 1966, Ringo e Gringo contro tutti. Una sequenza di C'era una volta a... Hollywood mostra inoltre il poster del film dello stesso Sergio Corbucci intitolato Il mercenario, con Franco Nero, Jack Palance e Giovanna Ralli, e appeso al The Wrecking Crew Theater. La passione di Tarantino per il cinema di genere italiano non si limita al western. Dopo averlo utilizzato come identità di copertura per il sergente Donnie Donowitz in Bastardi senza gloria, Tarantino cita anche in C'era una volta a...Hollywood il nome del regista Antonio Margheriti. "Vai in Italia da Antonio Margheriti, Sergio Corbucci e lavora con loro" è il consiglio che Dalton riceve dal manager Marvin Schwartz (Al Pacino).