Il cinema si è spesso ispirato al mondo della letteratura, spesso concentrandosi su di uno stesso racconto che, nel corso degli anni, ha colpito più cuori e più menti. È per questo che un romanzo come Piccole donne di Louisa May Alcott è stato adattato al cinema per ben quattro volte (senza contare la realizzazione dei tanti diversi sceneggiati televisivi e miniserie), per restituire al pubblico diversi punti di vista di un immaginario individuale che vuole farsi collettivo.
Tra i tanti romanzi che ben descrivono i valori, i sentimenti, le emozioni di una famiglia, dei singoli personaggi e della stessa autrice, Piccole donne è uno di quelli visivamente più potenti, in grado di creare un universo narrativo unico. In occasione dell'uscita di Piccole donne, film scritto e diretto da Greta Gerwig, abbiamo voluto ripercorrere la storia di questo celebre romanzo e i suoi diversi adattamenti cinematografici.
La storia di una vita reale
Da sempre, ed erroneamente, considerato un romanzo per sole donne, per i sentimentali e per gli adolescenti, Piccole donne ha dimostrato di essere molto più di questo, di rinnovarsi ad ogni lettura, di rimanere sempre moderno e attuale nonostante sia stato concepito e pubblicato più di centocinquant'anni fa. Romanzo più famoso di Louisa May Alcott, Piccole donne venne pubblicato in due volumi, con la prima parte uscita nel 1868 e la seconda pubblicata l'anno successivo. Uniti successivamente in un unico volume - mentre in Italia il romanzo venne pubblicato ben dopo l'inizio del '900 e venne tenuto suddiviso in due libri separati, intitolati Piccole donne e Piccole donne crescono - Piccole donne divenne un romanzo di enorme successo, diventando il testo narrativo più conosciuto di Louisa May Alcott che non fece altro che raccontare sé stessa e la propria famiglia.
La scrittrice, infatti, racconta la propria storia attraverso il personaggio di Jo, la secondogenita della famiglia March. Il romanzo ruota attorno alle vicende delle quattro sorelle - Meg, Jo, Beth ed Amy - tutte con i loro pregi e con i loro difetti, tanto diverse da essere complementari. Le ragazze vivono una vita povera, economicamente insoddisfacente, con il padre partito per il fronte durante la guerra di secessione americana. Nonostante ciò, le ragazze vivono una vita ricca di sentimenti ed emozioni, un universo intimistico destinato a mutare con l'adolescenza, il passaggio dall'infanzia alla vita adulta che ognuna di loro vive in mondo diverso. Meg è la sorella maggiore, comprensiva, materna, a volte superficiale perché vorrebbe vivere una vita senza pensieri e fare acquisti che però non può permettersi, rinunciandovi per amore della sua famiglia.
Jo, invece, è completamente diversa: tempestosa, irrequieta, spigolosa, di indole indipendente, leale e con il sogno di diventare una grande scrittrice e desiderosa di vivere la propria libertà. Le ultime due sorelle sono Beth e Amy: se la prima è la più dolce, sensibile, timida, altruista e con una grande passione per la musica e il pianoforte, la seconda è la sorella più viziata e vanitosa, che si dà arie di gran dama ma che, col tempo, maturerà molto e dimostrerà di essere più saggia e profonda di quanto non sembri.
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Tra film muti, Cukor e Mervyn LeRoy
Ben prima che venisse realizzato sul grande schermo ai tempi del sonoro, Piccole donne ha avuto due adattamenti nel periodo del muto. Il primo - considerato perduto - venne realizzato nel 1917 e venne diretto da Alexander Butler, mentre il secondo (che sembra anch'esso perduto) uscì l'anno successivo. Diretto da Harley Knoles e con Dorothy Bernard e Conrad Nagel nei panni, rispettivamente, di Jo e Laurie, è il primo vero adattamento cinematografico del romanzo della Alcott che, peraltro, vanta il fatto di essere stato girato anche nella casa dell'autrice stessa.
Tuttavia, è con il sonoro che gli adattamenti del romanzo avranno più fortuna. Già nel 1933, infatti, George Cukor si mise dietro la macchina da presa per la sua versione di Piccole donne che gli concesse anche una nomination agli Oscar al miglior regista. Noto per la sua abilità nel dare rilievo e approfondire le tante sfumature dei personaggi femminili, Cukor ha rappresentato sullo schermo la trasformazione della donna - così come stava avvenendo in quel periodo del '900 - dotando le proprie piccole donne di un'aura brillante e potente, finalmente vive e visibili davanti a noi come se fossero appena uscite dal nostro immaginario. Un film che racconta i quattro archetipi femminili resi sullo schermo come fossero icone, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Jo interpretato, non a caso, da una strepitosa Katharine Hepburn (che per la sua interpretazione vinse il premio alla miglior attrice alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1934).
In perfetto equilibrio tra dramma e commedia, Piccole donne di Cukor è una perfetta analisi della condizione femminile nelle società dell'epoca, della sua emancipazione, della battaglia per andare oltre quegli schemi imposti da una società maschilista. Un film con un arco narrativo semplice che segue le avventure delle quattro sorelle, dal Natale passato con il padre al fronte, passando per il forte legame instaurato con il giovane Laurie, il primo e unico vero amore di Meg, la malattia di Beth, l'avventura di Jo a New York e la conoscenza con il professor Bhaer, fino al viaggio di Amy in Europa e al libro di Jo, finalmente pubblicato e dedicato proprio a Beth.
In seguito, il primo adattamento a colori uscì nel 1949, rimanendo quello più popolare a livello di pubblico grazie anche ad un cast veramente ricco. Il film di Mervyn LeRoy, infatti, vanta la presenza di *attori molto conosciuti all'epoca, come June Allyson nei panni di Jo, Janet Leigh in quelli di Meg, Elizabeth Taylor in quelli di Amy e Peter Lawford nelle vesti di Laurie, senza dimenticare l'italianissimo Rossano Brazzi che ha interpretato il professor Bhaer.
Più che di un vero e proprio adattamento, si è sempre parlato di questo film come di un remake di quello di Cukor per la presenza di molti punti in comune, come il prosieguo della narrazione e dei punti di vista dei vari personaggi. In ogni caso, questo Piccole donne si differenzia dall'altro perché punta più sull'atmosfera melodrammatica e sulle emozioni che le vicissitudini delle quattro ragazze possono suscitare nello spettatore, senza concentrarsi troppo sulle loro rivoluzioni interiori e sulla condizione sociale femminile.
Le piccole donne di Gillian Armstrong
Dopo i due adattamenti di Cukor e LeRoy sono arrivati anche quelli di due donne, Gillian Armstrong e Greta Gerwig. Nel 1994, infatti, è uscito Piccole donne di Gillian Armstrong, uno degli adattamenti di maggior successo, grazie anche alla presenza di un cast rilevante. Non a caso, infatti, molti spettatori hanno associato la figura di Jo March a quella della sua interprete, ovvero Winona Ryder che, in questo film, ha recitato al fianco di colleghi del calibro di Susan Sarandon, Gabriel Byrne, Kirsten Dunst e Christian Bale.
Fortemente voluto dalla stessa Ryder, questo è il primo adattamento con una regia femminile che ha giocato molto sui personaggi opposti di Jo e Amy, dai caratteri così diversi tanto da non capirsi a vicenda: Jo così maschiaccio, impetuosa, impulsiva e anticonformista e, invece, Amy così civettuola, vanitosa, capricciosa e socialmente ambiziosa. Un film che, forse, non è stato in grado di restituire il mondo interiore di tutti i protagonisti, soffermandosi più sul racconto che sull'analisi psicologica dei personaggi. Tuttavia, questo adattamento ha restituito il calore di casa March e l'unione della sorellanza, facendoci sentire coinvolti come fossimo un ulteriore componente di quella famiglia dal grande cuore.
L'adattamento di Greta Gerwig
L'ultimo adattamento del romanzo di Louisa May Alcott è Piccole Donne di Greta Gerwig, da lei scritto e diretto. Questo film è il primo a non seguire un racconto lineare, bensì intreccia diversi piani narrativi come se la storia fosse raccontata da Jo durante la stesura del suo romanzo che poi dedicherà a Beth. Forte di un cast colossale, con Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh e Eliza Scanlen nei panni, rispettivamente, di Jo, Meg, Amy e Beth, il film gode anche la presenza di Timothée Chalamet nei panni del giovane Laurie, Laura Dern in quella della madre delle quattro sorelle, Meryl Streep in quelli della bisbetica zia March e Louis Garrel che interpreta il professor Friedrich Bhaer.
Il film di Greta Gerwing, di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di Piccole donne, passa continuamente dalla vita adulta delle sorelle a quella della loro adolescenza, quando il loro nido d'infanzia sembrava essere inespugnabile. Narrato attraverso i ricordi intensi di Jo, Piccole donne racconta la fase di transizione delle quattro sorelle verso l'età adulta, delle diverse concezioni di amore e desideri: se per Meg il sogno è quello di farsi una famiglia, anche a costo di restare povera tutta la vita, per Jo l'amore è verso la libertà di sentirsi complete con sé stesse, realizzando i propri sogni e diventando una scrittrice; se per Beth l'amore è quello verso la propria famiglia e la dolce melodia che può sprigionare un pianoforte, per Amy significa seguire il suo innato talento artistico, con la passione per la pittura e il disegno.
Donne che sono sempre state grandi dentro, tanto diverse da completarsi a vicenda: donne che raccontano altre donne e che voglio liberarsi delle catene imposte da una società classista e maschilista. Donne che vogliono essere libere di seguire le proprie passioni, di volteggiare come le foglie al vento, di distruggere quegli schemi in cui la massima ambizione per una donna può essere solo quella di sposare un buon partito e fare figli. Un film che rievoca i tempi odierni, che rispecchia una società in cui la donna, per essere libera, deve urlare per farsi sentire.