Do tutto quello che ho. E se non serve a nulla, provo vergogna. Ho paura che sarò il tipo di attore che crede di poter lasciare un segno senza mai riuscirci. Ora come ora, però, sento di averla fatta, qualche differenza"
Dopo ben sei anni di ritardo dalla sua originaria presentazione in concorso al Festival di Cannes 2008, dal 19 giugno debutta finalmente nelle sale italiane Synecdoche, New York, esordio alla regia del pluripremiato sceneggiatore Charlie Kaufman, uno dei maestri del cinema postmoderno, con protagonista assoluto il compianto Philip Seymour Hoffman nel ruolo di Caden Cotard, regista teatrale di New York impegnato nell'allestimento di un ambiziosissimo progetto: una pièce basata sulla propria vita, alla quale Cotard tenta invano di conferire un ordine o quantomeno un principio di equilibrio.
Il film arriverà al cinema a quattro mesi dalla tragica scomparsa del grandissimo attore americano, stroncato a 46 anni, il 2 febbraio scorso, da un'overdose di eroina nel suo appartamento di New York: una notizia che ha scioccato il mondo del cinema, ma anche milioni di spettatori che hanno ammirato Philip Seymour Hoffman grazie alle sue prodigiose interpretazioni sullo schermo. I demoni e gli eccessi di Hoffman, infatti, erano sempre stati messi in ombra dal suo smisurato talento: un talento coltivato fra cinema e teatro ed emerso a poco a poco, a partire dai primi ruoli minori assegnati a questo giovane attore un po' sovrappeso e non troppo avvenente, che sembrava destinato al massimo a parti da caratterista. Hoffman, invece, ha saputo costruirsi una delle carriere più invidiabili e prestigiose di Hollywood, con una filmografia che vanta numerose collaborazioni illustri nonché un fiuto infallibile nel selezionare i copioni maggiormente ricchi di potenziale. Un potenziale espresso appieno da questo magnifico attore, e che ha lasciato in eredità una folta galleria di memorabili ritratti cinematografici. Fra questi ne abbiamo selezionati dieci: dieci ruoli particolarmente significativi, ai quali vanno aggiunti altri titoli di grande rilievo come Quasi famosi, La 25a ora, Le idi di marzo, L'arte di vincere - Moneyball, ma pure il ruolo di mefistofelico villain di Mission: Impossible III e l'inedito Jack Goes Boating, prima ed unica prova di Hoffman anche in qualità di regista.
10. Hunger Games
L'ultimo film di Hoffman uscito nelle sale mentre l'attore era ancora in vita è stato il campione d'incassi Hunger Games: la ragazza di fuoco, secondo capitolo della saga cult tratta dal ciclo di romanzi di Suzanne Collins. Nella pellicola diretta da Francis Lawrence, Philip Seymour Hoffman fa il suo ingresso nel cast con un personaggio che riprenderà pure in seguito: l'ambiguo Plutarch Heavensbee, nuovo primo stratega degli Hunger Games, il cui atteggiamento subdolo si rivelerà un'abile copertura quando, nel finale del film, scopriamo che Plutarch in realtà è alleato dei ribelli e di Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) nella lotta contro il Presidente Snow (Donald Sutherland). Alla sua morte, Hoffman aveva appena terminato le riprese per il prossimo episodio della saga, The Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 1, in cui recita accanto ad un'altra new-entry, Julianne Moore (che comparirà nei panni del Presidente Alma Coin).
9. La guerra di Charlie Wilson
Superbo interprete drammatico, Philip Seymour Hoffman si è rivelato in più di un'occasione abilissimo anche nel giocare su un registro più brillante, dosando nella giusta misura serietà e humor: un ottimo esempio, in tal senso, è La guerra di Charlie Wilson, acutissimo ed accattivante film del veterano Mike Nichols sui retroscena nei rapporti fra la CIA e l'Afghanistan durante gli anni della Presidenza di Ronald Reagan. Accanto a Tom Hanks e Julia Roberts, Hoffman ruba la scena nei panni di Gust Avrakatos, agente della CIA di origini greche: un uomo volitivo e sopra le righe che decide di collaborare in segreto con il deputato texano Charlie Wilson per offrire sostegno alle truppe afghane nel conflitto contro l'Unione Sovietica durante una delle fasi cruciali della Guerra Fredda. Proprio grazie alla verve e alle eccentricità del suo personaggio, ma senza mai sfociare nella caricatura, Philip Seymour Hoffman si guadagnò nel 2007 la nomination all'Oscar come miglior attore non protagonista.
8. La famiglia Savage
Sempre nel 2007, Philip Seymour Hoffman ci ha regalato un'altra performance di altissimo livello con La famiglia Savage, apprezzata pellicola indipendente scritta e diretta da Tamara Jenkins, che è valsa ad Hoffman l'Independent Spirit Award come miglior attore. Un dramedy tenero ed ironico incentrato sul freddo rapporto fra Jon Savage, serioso docente universitario di drammaturgia, impegnato a scrivere un libro su Bertolt Brecht, e sua sorella Wendy (Laura Linney), che si trasferisce in casa del fratello nel momento in cui i due si trovano a dover assistere l'anziano padre Lenny (Philip Bosco). La perfetta alchimia tra Hoffman e la Linney è il principale ingrediente del felice esito di questo film dai toni intimisti e malinconici, in cui Hoffman dimostra la sua capacità di immedesimarsi alla perfezione in una figura di "uomo qualunque".
7. Magnolia
Il vero talento di un attore emerge spesso nel confronto con ruoli più dimessi e "sotto le righe", ma dai quali è possibile trarre momenti di profondo ed autentico pathos. È quanto è riuscito a fare Philip Seymour Hoffman in Magnolia, sua terza collaborazione con il regista Paul Thomas Anderson, datata 1999: un ambizioso dramma corale in cui l'attore impersona Phil Parma, solerte infermiere dell'anziano Earl Partridge (Jason Robards), malato terminale di cancro, per il quale Phil si adopera allo scopo di esaudire il suo ultimo desiderio: rintracciare e riabbracciare il figlio Frank (Tom Cruise). E Hoffman sa come rendere il suo Phil, caratterizzato da sensibilità ed altruismo, un personaggio vivido ed emozionante.
6. Happiness - Felicità
Se in Magnolia Philip Seymour Hoffman si calava in un ruolo in apparenza "ordinario", appena un anno prima l'attore aveva dato prova di saper tenere la scena anche con parti più estreme e fortemente caratterizzate, casualmente in un altro dramma dalla struttura corale applauditissimo dalla critica: Happiness - Felicità, film-rivelazione del regista e sceneggiatore Todd Solondz e pietra miliare del cinema indipendente americano degli anni Novanta. Nel variegato cast di questo amarissimo affresco della società contemporanea Hoffman presta il volto ad Allen, giovane sessuomane affetto da feticismi e insicurezze, fino a quando intraprende una relazione con una sua vicina: un personaggio controverso e sgradevole, ma del quale Hoffman sa mettere in luce sentimenti e fragilità con sorprendente naturalezza.
5. Boogie Nights
Il momento in cui la critica e il pubblico hanno cominciato ad accorgersi davvero delle doti di Philip Seymour Hoffman è stato probabilmente nel 1997, quando l'attore, all'epoca appena trentenne, è tornato a collaborare con il regista emergente Paul Thomas Anderson per Boogie Nights, il loro secondo film insieme dopo il precedente Sydney. In questo composito ritratto del sottobosco dell'industria del porno, basato sulla scalata al successo del giovanissimo Dirk Diggler (Mark Wahlberg), Hoffman conquista l'attenzione grazie al ruolo di Scotty J, timido microfonista omosessuale, che si aggira sul set delle produzioni pornografiche con i suoi modi impacciati e il suo corpo goffo e sovrappeso, manifestando un'attrazione senza speranza nei confronti dell'aitante Dirk.
4. Il dubbio
Sempre pronto a cimentarsi con personaggi ambigui e contraddistinti da lati oscuri o inquietanti, nel 2008 Philip Seymour Hoffman ha dato vita a una delle sue migliori performance ne Il dubbio, trasposizione cinematografica, ad opera del regista John Patrick Shanley, del suo acclamatissimo dramma teatrale. Ambientato in una scuola religiosa nel Bronx degli anni Sessanta, Il dubbio è innestato sul durissimo confronto fra suor Aloysius Beauvier (Meryl Streep), la rigida preside dell'istituto, e padre Brendan Flynn, sospettato dalla suora di aver commesso atti di pedofilia su uno dei ragazzi della scuola. Hoffman, candidato all'Oscar come miglior attore supporter, conferisce a padre Flynn un atteggiamento affettuoso e benevolo, ma anche una connotazione più sotterranea e sfuggente, mentre i suoi "duetti" con una gigantesca Meryl Streep restano fra le scene più portentose della sua carriera.
3. The Master
Uno dei grandissimi personaggi del cinema degli ultimi anni, e una delle interpretazioni per le quali Philip Seymour Hoffman sarà ricordato molto a lungo: Lancaster Dodd, carismatico leader di un culto pseudo-religioso nell'America confusa e smarrita degli anni Cinquanta. Il film, The Master, è l'ennesima, grande pellicola realizzata da Paul Thomas Anderson, che qui affianca Hoffman ad un eccezionale Joaquin Phoenix nel ruolo del suo comprimario Freddie Quell, ex combattente della Seconda Guerra Mondiale, psichicamente instabile e alla ricerca di qualcuno che possa diventare il suo "maestro". Costruito quasi interamente sulla relazione fra queste due figure memorabili, The Master vanta una delle prove più intense e ricche di Hoffman, carica di sottintesi e di minuscole notazioni in grado di esprimere la statura al tempo stesso autoritaria e contraddittoria di Lancaster Dodd. Per la sua interpretazione, Hoffman ha ricevuto la Coppa Volpi al Festival di Venezia 2012 (ex-aequo con il suo partner Phoenix) e la sua quarta nomination all'Oscar.
2. Onora il padre e la madre
L'addio alle scene di uno dei massimi maestri del cinema americano, Sidney Lumet, è un film di rara potenza e di sconvolgente cupezza: Onora il padre e la madre, disperato dramma dai contorni noir, in cui l'egoismo e la necessità di denaro scatenano una catena di tragici eventi. Philip Seymour Hoffman restituisce una performance a dir poco stupefacente nella parte di Andy Henson, dirigente immobiliare cinico ed eroinomane, che convince il fratello Hank (Ethan Hawke) ad organizzare una rapina nella gioielleria di proprietà dei genitori: un piano scellerato che avrà un esito imprevisto. Hoffman sa calarsi in maniera formidabile in questo personaggio spietato e ferocemente individualista, lasciando trapelare dal proprio volto l'inferno che si scatena nell'animo corrotto di Andy e regalando una delle prove più alte di tutta la sua carriera.
1. Truman Capote - A sangue freddo
Molti attori famosi hanno avuto modo, presto o tardi, di confrontarsi con un'icona, una di quelle figure ben presenti nell'immaginario collettivo e pertanto non facili da "riproporre" in maniera convincente. Per Philip Seymour Hoffman, questo ruolo è rappresentato senz'altro da Truman Capote, il celebre scrittore che nel 1966 con il suo ultimo romanzo, A sangue freddo, basato su un reale caso di cronaca, si confermò come una delle voci più importanti della letteratura americana del Novecento. In Truman Capote - A sangue freddo, film biografico diretto nel 2005 dal regista esordiente Bennett Miller, Hoffman aderisce con straordinario mimetismo alla figura di Capote, protagonista del jet-set e della scena intellettuale newyorkese, mente acuta, brillante e dal lucido cinismo, ma anche un essere umano complesso e tormentato. Nella sua prova più impegnativa, Philip Seymour Hoffman non si limita a rendere sullo schermo gli atteggiamenti eccentrici ed effeminati di Capote e la sua caratteristica voce stridula, ma suggerisce in maniera efficacissima pure la sua sotterranea attrazione omosessuale nei confronti dell'omicida Perry Smith (Clifton Collins Jr.), il conflitto interiore fra l'ambizione letteraria e i rimorsi della propria coscienza, l'essenza di un individuo geniale quanto tormentato. E per questo ruolo indelebile, Hoffman è stato ricompensato con il premio Oscar come miglior attore, il Golden Globe, il BAFTA, lo Screen Actors Guild Award e dozzine di altri premi.