In che mondo potrebbe mai capitarvi di conoscere a fondo un giovane e affascinante Papa e un machiavellico cardinale, un pubblicitario diventato politico, e un politico di professione, tra i più privi di scrupoli in circolazione? È il mondo delle serie tv su Sky, che, tra Sky Original e i prodotti portati in Italia da grandi produttori come HBO e Showtime, serie che in questi anni ci hanno avvolto e avvinto portandoci nei loro universi narrativi. Abbiamo deciso di raccontarvi i personaggi più iconici delle serie su Sky: ci troverete un re e una regina di un mondo fantasy, una soubrette bellissima e dolente e un'adolescente tormentata, un'automa bellissima e più umana degli umani. Fate attenzione, perché spunteranno anche molti pericolosi criminali. Ma in nostro soccorso arriveranno anche due agenti dell'FBI... Tutto questo è possibile solo nel mondo delle serie su Sky.
10. Sister Night (Watchmen)
Abbiamo ancora tutti negli occhi Watchmen, la serie HBO portata in Italia da Sky alla fine del 2019. Sì, proprio Watchmen, la graphic novel di Alan Moore che per anni è stata definita impossibile da portare su grande o piccolo schermo. Anche il film di Zack Snyder, del 2009, aveva diviso. La serie creata da Damon Lindelof con Yahya Abdul-Mateen II e Christie Amery invece sembra aver messo d'accordo tutti. E il merito, in una galleria di personaggi che sono iconici già in partenza, è anche di Angela Abar, alias Sister Night. È il personaggio simbolo della serie. La sua immagine ha un impatto di quelli che non si dimenticano facilmente: un abito nero, da suora, un cappuccio e un passamontagna. E una cintura con il distintivo da detective. Ma Angela Abar è anche la donna dietro la maschera: anche il volto di Regina King è di quelli che non si dimenticano. E l'attrice afroamericana si conferma un'artista sensibile e completa, in stato di grazia. Premiata con l'Emmy proprio per questo ruolo, dopo il Golden Globe e l'Oscar per Se la strada potesse parlare. E poi acclamatissima anche da regista per Una notte a Miami.
9. Rue (Euphoria)
Euphoria, serie HBO portata in Italia da Sky, ci è entrata dentro e non se ne va più via. Lo abbiamo visto proprio poche settimane fa, con gli episodi speciali che ci hanno riconnesso con quel mondo, in attesa della seconda stagione. La nostra chiave d'accesso, il nostro narratore onnisciente nel mondo di Euphoria è stata da subito Rue, la protagonista, interpretata da una Zendaya Coleman che non sbaglia mai una mossa, tra cinema e tv. Il suo ritratto di un'adolescente tormentata, in preda alle dipendenze, in cerca di se stessa e dell'amore è tratteggiato con ironia, dolcezza, con un annullamento dell'ego nel personaggio e nella storia che sono una delle chiavi vincenti. È una Zendaya diversissima da quella dei film di Spider-Man, ma anche dal film Malcolm & Marie.
8. Veronica Castello e Leo Notte (1992-1993-1994)
In quella che è una delle migliori serie mandate in onda da Sky, e forse la migliore serie italiana in assoluto, la trilogia 1992-1993-1994, c'è stata un'altra donna a "trascinarci" dentro la storia. Quella donna è Veronica Castello, che Miriam Leone ha portato sullo schermo con una bellezza illegale unita a un senso di sconfitta e dolore che hanno dato uno spessore unico al personaggio. Occhi verde smeraldo, capelli rosso fuoco, abiti sfavillanti, Veronica Castello è un personaggio archetipico degli anni Novanta, ma anche degli anni che sarebbero venuti, quello della soubrette che, per la sua bellezza, diventa una politica. Miriam Leone è una natural born icon. In attesa di diventarlo di nuovo, in questo 2021, con la sua Eva Kant di Diabolik.
Ma in 1992, 1993 e 1994, il personaggio simbolo è Leo Notte, pubblicitario immaginario che ci fa capire come la creazione di Forza Italia e la sua vittoria alle elezioni sia stata la più grande operazione di marketing mai vista. Leo Notte è ispirato al Don Draper di Mad Men e al Patrick Bateman di American Psycho di Bret Easton Ellis, ma si avvicina anche al Frank Underwood di House Of Cards, sempre al confine tra legalità e illegalità. Elegante, freddo, spietato, a suo modo geniale, Leo Notte è entrato nella storia della serialità. Guardare per credere, il monologo sulla Coca-Cola, la Lega e Forza Italiane. Con tutte quelle bollicine...
7. Dolores (Westworld)
Una delle serie che ci ha abbagliato di più negli ultimi anni su Sky è stata Westworld. Certo, parliamo soprattutto della prima stagione, che, con le sue dieci puntate, aveva un inizio e una fine, un percorso completo. È qui che abbiamo conosciuto la Dolores di Evan Rachel Wood, automa disegnato secondo i canoni della fanciulla del West e costruito con lo scopo di dare piacere ed emozioni agli umani annoiati. Dolores, nella stagione 1 di Westworld, è il "filosofo" della caverna di Platone, colui che ha scoperto che le vite di chi ci abita non sono che ombre riflesse, una copia della realtà. E ora ha il compito di dirlo agli altri. È interessante che il risveglio sia guidato da due donne (Dolores e Maeve), una metafora del risveglio del movimento femminile, quello noto con la sigla #metoo. I capelli lunghi e biondi, gli occhi azzurri, l'espressione prima dolce e rassegnata, poi più curiosa, intelligente, poi sempre più decisa, Dolores è un personaggio in continua evoluzione. L'abbiamo seguita nel suo percorso da agnello sacrificale a macchina da guerra: volevamo proteggerla e ora ne siamo spaventati.
6. Freddo, Dandi e Libano (Romanzo criminale)
Il Freddo, il Dandi e Libano. Non possono mancare loro, e non può mancare Romanzo criminale - La serie, perché è stata la serie che, in Italia, ha cambiato tutto. Prima quasi non si parlava di serie, ma solo di fiction. E poi, chi pensava che sarebbe stata necessaria una serie dopo il film? E come competere con Favino, Santamaria e Kim Rossi Stuart? Invece il Freddo, il Dandi e il Libano della serie sono entrati subito nel cuore del pubblico e i loro personaggi sono diventati iconici. Il Freddo ha il volto fiero di Vinicio Marchioni, il Dandi è il sorprendente Alessandro Roja, il Libanese ha gli occhi infuocati e il portamento rude di Francesco Montanari. Volti che non conoscevamo prima della serie, poi indelebilmente legati ai loro personaggi della Banda della Magliana, poi ancora lanciati verso carriere importanti. Senza di loro, e senza Romanzo criminale, non ci sarebbero le serie italiane di oggi.
5. Rust Cohle (True Detective)
Rust Cohle è il personaggio che ci ha trascinato con sé in quella irrefrenabile discesa agli inferi che è stata la prima, meravigliosa stagione di True Detective. La serie ideata da Nic Pizzolatto e diretta da Cary Fukunaga ha preso noi spettatori e ci ha affidati a lui, ci ha fatto pendere dalle sue labbra e sposare il suo cinismo. La genialità di True Detective è stata in una sceneggiatura in cui le storie dei detective erano altrettanto coinvolgenti, se non di più, della parte di detection. E Rust Cohle ci ha tirato dentro la sua vita, con quel tragico e irreparabile lutto che l'ha segnata. Il cinismo, la filosofia, l'ossessività ci hanno fatto amare quel personaggio, che abbiamo visto in varie fasi della sua vita (il racconto segue un arco temporale di 17 anni), sia nel pieno delle forze che invecchiato e sfinito dalla vita. Rust Cohle è un'altra perla nella carriera di Matthew McConaughey, da anni ormai ex rom com star che, da Killer Joe in poi, non ha più sbagliato un film né una serie. La sua versione invecchiata, con i capelli lunghi e sfibrati, è da antologia. Come il monologo che chiude la serie e ci fa arrivare tutto il suo dolore.
4. Lenny Belardo e il Cardinal Voiello (The Young Pope - The New Pope)
È il protagonista per eccellenza, con la sua assenza che, in The Young Pope, voluta e tesa a creare attesa, e in The New Pope è forzata ma ingombrante, come quella di Rebecca, la prima moglie di Hitchcock. Lenny Belardo, alias Pio XIII, interpretato da Jude Law, ha lasciato il segno nella serialità su Sky e in assoluto. Entrato nell'immaginario già in The Young Pope, in The New Pope il personaggio di Jude Law diventa immediatamente icona nelle sequenze della sfilata in costume da bagno, rigorosamente bianco. Da The Young Pope a The New Pope Lenny è cambiato: da Papa che sceglieva di non apparire, come i Daft Punk e Salinger, a Papa che sceglie di apparire, di esserci, di metterci la faccia, di donare il suo corpo alla folla.
Non è bello come il Papa di Jude Law, ma è scritto magnificamente, da Paolo Sorrentino, e altrettanto magnificamente è caratterizzato, da un Silvio Orlando in stato di grazia. Il Cardinal Voiello, alto prelato napoletano che abbiamo visto nelle serie The Young Pope e The New Pope, è il Segretario di Stato Vaticano durante i due papati immaginati da Paolo Sorrentino nelle due serie. Voiello è la Ragion di Stato, il Potere che logora chi non ce l'ha, l'Andreotti del Vaticano, il Machiavelli della situazione. Iconico per gli abiti talari ma soprattutto per il volto di Silvio Orlando, corrugato e mellifluo, e per quella passione per il Napoli (e Higuain, ai tempi star degli azzurri), come si vede dalla cover del cellulare e da altri particolari. Voiello è questo, ma anche l'empatia per Girolamo, un ragazzo disabile, è luce e ombra. Ed è il miglior ruolo della carriera di Orlando.
3. Ciro Di Marzio e Genny Savastano (Gomorra)
Già che un personaggio sia definito "l'immortale" vi fa capire quanto sia diventato iconico, indelebile, forse addirittura una gabbia per l'attore che lo ha portato sullo schermo. Se Gomorra - La Serie, dopo essere stato un libro best seller e un grande film di Matteo Garrone, è diventato anche una delle serie più di successo della serialità, lo si deve anche a Marco D'Amore e al suo Ciro Di Marzio, l'immortale, portato in scena, oltre che nelle puntate della serie Sky, anche sul grande schermo con un film che si chiama proprio così, L'Immortale, per la regia dello stesso D'Amore. Cranio rasato, sguardo fiero, barba a disegnare il volto, Ciro è diventato immediatamente l'icona di Gomorra. Detto l'immortale perché si salvò, a sole tre settimane di vita, dal crollo di una palazzina in Irpinia, alleato poi nemico e poi di nuovo al fianco di Genny Savastano, scomparso e poi riapparso, Ciro è l'uomo che visse due volte. O forse, molte di più.
Ma se parliamo di Gomorra non può mancare Genny Savastano, l'anima, il protagonista della serie. Genny, il figlio del boss Pietro Savastano e della moglie Immacolata, è presente dal primo episodio della serie, ed è quello che ha l'evoluzione più sorprendente in tutta la serie. Lo conosciamo che è il figlio di papà, viziato, presuntuoso, uno che sente che tutto gli è dovuto, Ed è praticamente estraneo al crimine, ignaro del mondo in cui è cresciuto e che lo circonda. Finirà per prendere in mano il regno del padre, e a diventare un capo carismatico, un boss iracondo e spietato, vendicativo e senza scrupoli. Genny Savastano è liberamente ispirato a un personaggio reale, Cosimo Di Lauro, figlio maggiore del camorrista Paolo Di Lauro. Ma la figura del figlio che è fuori dal mondo criminale e finisce per entrarci a gamba tesa è quasi archetipica, ed è al centro, per fare solo un esempio, di un grande classico come Il padrino. Genny Savastano è così riuscito anche grazie a Salvatore Esposito e del suo grande lavoro sul look e sulle espressioni, fatto a partire da un volto rassicurante. E Genny ha ricambiato Salvatore facendone una star.
2. Daenerys Targaryen e Jon Snow (Il trono di spade)
In una delle serie più di successo del mondo Sky non è facile trovare il personaggio più iconico. Potremmo dire che, nel mondo de Il trono di spade, ogni personaggio è un'icona. Abbiamo il personaggio simbolo della serie dal look inconfondibile. La pelle chiara, diafana, i capelli biondi quasi argentati, gli occhi viola, i tratti del volto delicati e gentili. La sua evoluzione, da timida e fragile a risoluta e spietata, è un altro percorso di emancipazione di tante donne che devono largo in un mondo maschile. Daenerys ha il volto delicato di Emilia Clarke, e ha il merito di aver lanciato nel firmamento delle stelle l'attrice che, da Terminator: Genisys a Solo: A Star Wars Story, si è misurata con altri mondi creatori di icone, dimostrando di essere perfettamente a suo agio.
Sinonimo de Il trono di spade è anche Jon Snow, un personaggio presente sin dall'inizio della saga. Membro della Casa Stark, figlio bastardo di Eddar Stark, il Lord di Grande Inverno, è un altro personaggio che ha un'evoluzione sorprendente nel corso della storia. Jon è un ragazzo introverso, pacato, riflessivo. È un attento osservatore, un ragazzo con un alto senso della giustizia. È destinato a diventare Re, ma il suo destino finale è ancora più sorprendente. Sullo schermo Jon Snow vive grazie al corpo e al volto di Kit Harington, attore che arriva dal teatro (War Horse al Royal National Theatre di Londra, che gli ha aperto le porta al ruolo ne Il Trono di Spade) e che ha nel destino ruoli fantastici. È stato anche la voce di Eret in Dragon Trainer 2 e Dragon Trainer - Il Mondo Nascosto, e interpreterà il Cavaliere Nero Dane Whitman nel film del Marvel Cinematic Universe Eternals.
1. Dale Cooper (Twin Peaks 3 - Il ritorno)
Noblesse oblige, il primo posto va a lui. Che icona lo è stato da subito, dai primi secondi in cui è stato in scena nell'episodio pilota di I segreti di Twin Peaks. Ed è rimasto icona per 25 anni, fino a Twin Peaks 3 - Il ritorno, l'attesissima terza stagione della serie cult di David Lynch, prodotta da Showtime e portata in Italia da Sky. Un personaggio nato dalla mente del genio di Missoula non poteva che essere un'icona: il volto serioso e sagace di Kyle MacLachlan, gli abiti da agente FBI, stetti completi scuri e strette cravatte scure, il registratore e i nastri da mandare a Diane. E il caffè, le ciambelle, le torte di ciliegie. Eppure, i gufi non sono quello che sembrano, lo sappiamo da quando guardiamo Twin Peaks. E così David Lynch, in questa terza stagione, ci presenta il suo personaggio chiave in maniera del tutto inaspettata. Con scelta iconoclasta, distrugge la sua icona, la destruttura e la spoglia dei suoi tratti distintivi, creando due personaggi alternativi che li negano. Bad Cooper toglie a Dale l'onestà e il rigore morale, Dougie toglie il fascino e l'intelligenza. Così, come è solito fare, Lynch ci porta dove vuole lui, fino a che ci riporta Dale Cooper, quello che conosciamo, a poche puntate dalla fine. E, una volta riconosciuto, non possiamo che sentirci finalmente a casa.