Jack Bannon protagonista di Pennyworth 2: “Alfred ora è più cupo”

L'intervista a Jack Bannon e Paloma Faith, protagonisti della seconda stagione di Pennyworth, serie di Bruno Heller che racconta la giovinezza di Aflred, maggiordomo e consigliere di Batman.

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Pennyworth: Ben Aldridge in una foto della serie

Prima di vederlo al fianco di Bruce Wayne nei panni di maggiordomo e soprattutto fidato consigliere (nonché figura paterna d'adozione), Alfred Pennyworth era sempre molto british, ma faceva una vita molto più movimentata. Pennyworth, serie ideata e scritta da Bruno Heller (già autore di Gotham), racconta la sua giovinezza nella Londra degli anni '60, in cui, dopo aver lasciato la Special Air Service dell'Esercito Britannico, fonda un'agenzia di sicurezza grazie a cui comincia a collaborare con Thomas Wayne.

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Pennyworth: Ben Aldridge in un'immagine della serie

A interpretare Alfred Pennyworth è Jack Bannon. Con lui la cantante e attrice Paloma Faith, che ha il ruolo della glaciale Bet Sykes, membro della Raven Society, gruppo di cospiratori che vuole rovesciare il governo inglese. È proprio contro questa organizzazione che lotta Pennyworth unendo le forze con l'americano Wayne. La seconda stagione di Pennyworth, composta da 10 episodi, è disponibile dal 28 febbraio su StarzPlay, con un nuovo appuntamento ogni domenica. Abbiamo parlato di questo Alfred che richiama molto James Bond proprio con il suo interprete, Jack Bannon, e Paloma Faith.

Alfred Pennyworth e Bet Sykes: nel segno di Michael Cane e Helen Bennett

A chi vi siete ispirati per creare i vostri personaggi?

Jack Bannon:Michael Caine è stata un'importante fonte di ispirazione: per il passato di Alfred abbiamo visto il film Harry Palmer, in cui Cane interpreta una spia. Abbiamo aggiunto il più possibile lo slang, ma non troppo, perché la serie è concepita per un pubblico americano e non volevamo diventasse troppo oscura.

Paloma Faith: Mi sono ispirata a Helen Bennett: a diciotto anni ho studiato danza per tre anni a Leeds: all'epoca ero una sua grande fan, ha avuto un grande impatto su di me.

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Chi sono Alfred e Bet in questa seconda stagione?

J.B.: Gli eventi della prima stagione hanno segnato Alfred: si è chiuso in se stesso e in un certo senso sta sbocciando. Gestisce un grande nightclub al centro di Soho, che è una zona neutrale. Ma non è un progetto che ha a cuore: vuole semplicemente guadagnare abbastanza soldi per poter andare con sua madre in America e cominciare una nuova vita. Adesso ha una visione più cupa della vita: non è più il compagnone degli inizi.

P.F.: Bet è stata promossa per la sua lealtà, ma non le ci vuole molto per rendersi conto che averle dato un'uniforme e qualche parola gentile non vuol dire avere davvero potere. Comincia allora a scrivere le sue regole: decide di stare dalla propria parte e di essere il capo del suo universo.

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In questi nuovi episodi c'è ancora più azione: come vi siete preparati?

J.B.: Gli stunt sono abbastanza difficili: li dobbiamo ripetere all'infinito. Per questa seconda stagione abbiamo introdotto non proprio arti marziali, ma combattimenti corpo a corpo. Per me è stato complicatissimo, perché sono una persona pigra senza nessuna esperienza di combattimento. Comunque è stato molto divertente.

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Pennyworth: Ben Aldridge è Thomas Wayne in una foto della serie

P.F.: Quando sono dovuta tornare sul set, dopo il primo lockdown, ero incinta: il mio corpo aumentava di dimensioni e quindi anche le mie controfigure. Amo fare i miei stunt e volevo farli lo stesso, ma lo stunt coordinator era molto preoccupato. Quindi a un certo punto ho dovuto farmi da parte e guardare con occhi tristi altre persone farli al posto mio.

Com'è stato tornare a interpretare questi personaggi? Avete una tecnica particolare per ritrovarli?

J.B.: Parte del mio processo consiste nello svegliarmi a un'ora assurda della mattina, sedermi nella sedia per il trucco in un trailer e farmi sistemare faccia e capelli. Poi mi metto il vestito. Per me è sufficiente, soprattutto se interpreti lo stesso personaggio ogni giorno per cinque mesi. Per me è più una questione di come lasciar andare il personaggio, invece che entrarci. Abbiamo finito di girare a metà dicembre e sto finalmente cominciando a sentirmi di nuovo me stesso. Anche la mia fidanzata è sollevata! Sono tornato. Non ho nessun trucco particolare per calarmi nel personaggio.

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P.F.: Io ho un accento e un look completamente diverso rispetto al mio personaggio: quindi appena mi metto i suoi vestiti e comincio a parlare con una voce diversa è come se ci entrassi dentro. Per me i costumi sono stati fondamentali. Bet è molto severa, non è allegra come me e i costumi la rispecchiano: sono stretti e rigidi, quindi mi hanno aiutato a muovere e sentire il mio corpo in modo diverso. Mi sono ispirata anche una mia insegnante delle elementari, che faceva davvero paura. E anche a un macellaio: ho cercato di ricreare un personaggio distaccato, senza emozioni.

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Pennyworth 2: Jack Bannon in una scena

J.B.: Viviamo la serie come il pubblico: leggiamo le sceneggiature episodio dopo episodio. Bruno Heller è un uomo brillante, ma è anche subdolo. Me lo immagino seduto nel suo studio mentre fuma la sua sigaretta elettronica e si diverte come un matto a scrivere in una nuova di vapore. Non ci sono regole in questo mondo, quindi deve essere molto divertente per lui. Sicuramente lo è per noi: sa bene che riesce a fare in modo che non ci si aspetta mai cosa sta per accadere.

P.F.: A volte do dei suggerimenti a Bruno, ma lui pensa che sono troppo cupa e sinistra: ogni volta mi dice che è contento che io non sia una sceneggiatrice, perché tutto ciò che propongo sarebbe censurato immediatamente. Gli chiedo sempre di scrivere per me qualcosa più inquietante e horror.

Com'è far rivivere la Londra degli anni '60? Anche se è una versione di finzione

J.B.: La serie è una lettera d'amore nostalgia a Londra: ci sono degli elementi familiari, ma il bello di questa storia è che non ci sono regole, quindi possiamo fare cambiamenti, usare musiche contemporanee.

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Pennyworth: Paloma Faith in una foto promozionale

P.F.: Non sono d'accordo con il termine finzione: sono convinta che tutte le storie abbiano un'origine nel mondo reale, che siano uno specchio dei tempi in cui sono scritte. Quando guardo la serie per me ci sono chiari riferimenti al clima politico attuale. Ci sono anche dei parallelismi, perché sfortunatamente la storia di ripete sempre. L'umanità non è abbastanza intelligente per smettere di ripetere sempre gli stessi errori. Dietro alla parola finzione si può nascondere brillantemente una critica al mondo contemporaneo. Per me questo show è molto importante.