Pennyworth 2, il creatore Bruno Heller: “Ho fatto la seconda stagione per arrivare alla terza!”

Intervista a Bruno Heller e Danny Cannon, creatore e produttore esecutivo di Pennyworth: per gli autori la seconda stagione è un ponte per la terza.

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Pennyworth: Ben Aldridge è Thomas Wayne in una foto della serie

Tutti conosciamo Alfred Pennyworth come maggiordomo (e figura paterna acquisita) di Bruce Wayne, alias Batman. Nell'immaginario collettivo è anziano, calmo, saggio, con l'accento cockney di Michael Cane. Bruno Heller e Danny Cannon, che insieme hanno già lavorato a Gotham, serie sulla giovinezza dell'ispettore Gordon, ci restituiscono un Alfred agente segreto nella Londra negli anni '60 in Pennyworth.

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Pennyworth 2: Jack Bannon in una scena

Disponibile su Starz Play (a cui c'è un canale dedicato anche su Amazon Prime Video), Pennyworth è alla seconda stagione e nelle intenzioni di Bruno Heller c'è in programma sicuramente una terza. Arrivata sulla piattaforma di streaming lo scorso 28 febbraio, ogni domenica viene rilasciato un nuovo episodio, dieci in tutto (il finale è programmato per il 10 maggio).
In Pennyworth 2 ritroviamo Alfie Pennyworth (Jack Bannon) impegnato in una guerra civile: come alleati ha gli agenti americani Thomas e Martha Wayne, futuri genitori di Bruce. Abbiamo parlato della serie proprio insieme a Bruno Heller e Danny Cannon, raggiunti in collegamento Zoom.

Pennyworth 2: il cuore sono i personaggi

Cosa volevate ottenere con questa seconda stagione?

Bruno Heller: Il nostro obiettivo principale è ottenere una terza stagione! Una terza stagione significa che hai mantenuto alto l'interesse del pubblico per questi personaggi e viva la storia. Con il pubblico si deve creare un'intesa tale che, ok, questi sono personaggi di finzione, ma ciò che accade loro deve suscitare interesse ed emozione. Quindi tutto ciò che succede deve sembrare realistico, come se accadesse a delle persone a cui tieni. Tutto il resto sono dettagli.

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Come siete riusciti a unire il genere di spionaggio con i supereroi della DC?

B.H.: Il punto è cercare di dimenticarsi del genere e concentrarsi sul personaggio, sul suo conflitto interiore. Vive in un mondo in cui ci sono spie, intrighi internazionali e in cui esistono i supereroi. Questi elementi indicano la strada da seguire, ma alla fine raccontiamo la storia del personaggio, senza preoccuparci se sia accettabile all'interno di questo genere o no. Quando diventi troppo schiavo del genere vuol dire che quella storia è stata già raccontata perché il genere implica delle regole e una struttura precisa, quindi finisce per raccontare sempre la stessa storia. Ci siamo spinti sempre più oltre i confini del genere. Cercare di trovare un equilibrio tra questi due elementi porta sempre alla creazione di un nuovo sapore. Magari non è un buon sapore, ma almeno è un sapore nuovo.

Jack Bannon protagonista di Pennyworth 2: "Alfred ora è più cupo"

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Pennyworth: Jack Bannon nel primo episodio

A proposito di DC: com'è costruire il passato di un personaggio molto noto come Alfred?

B.H.: Questi sono personaggi che tutti conoscono: tutti conoscono i loro nomi e il loro rapporto con Batman. La bellezza però è che la loro storia personale non è mai stata raccontata quindi non c'è niente di canonico che possiamo seguire o tradire. È un viaggio inesplorato, quindi se riesci a renderlo interessante senza far sapere ai personaggi dove stanno andando, si creano da soli la propria strada e storia. Alfred Pennyworth non è una mia creazione, ma l'Alfie Pennyworth di questa serie è una creatura a metà tra me, Danny, Bob Kane e Jack Bannon, che lo interpreta.

Pennyworth 2: è guerra civile!

Com'è stato lavorare alla seconda stagione con la pandemia?

Danny Cannon: Se dovessi fare l'autopsia della prima stagione direi che ci sono delle cose che avrei voluto lasciare fuori dal corpo, alcuni problemi, anche se non erano molti. Trovare il giusto tono è stato difficile: volevamo fosse una serie realistica, ma sempre appartenente all'universo DC. Per questa seconda stagione finalmente abbiamo trovato il tono giusto e si percepisce: siamo tutti più sicuri, dagli attori alla crew. Adesso sappiamo bene come comportarci e ogni decisione la prendiamo molto più rapidamente. In questo senso lavorare alla seconda stagione è stato molto più facile. Bruno ha amato il lockdown, perché è potuto tornare a casa a scrivere! Quando siamo tornati sul set tutti erano pieni di entusiasmo. Bruno ha inserito molti cambiamenti dall'episodio cinque fino al 10.

Ben Aldrige è Thomas Wayne in Pennyworth 2: "Il padre di Bruce Wayne è come James Bond"

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Pennyworth: Ben Aldridge in un'immagine della serie

La guerra civile di questa seconda stagione rispecchia la situazione politica attuale?

B.H.: La guerra civile è un'estensione del conflitto tra Alfred e suo padre: è una metafora del conflitto che ognuno di noi prova tra la propria individualità e l'autorità. Quindi certamente in superficie rispecchia la situazione politica inglese, ma nel cuore è una metafora delle tensioni familiari che ognuno di noi vive. La cosa bella dell'universo DC è che si può parlare di questi temi senza prendere una posizione politica, affrontandoli in modo completamente astratto. Raccontiamo i problemi personali di queste persone in uno scenario di guerra.

Pennyworth: una Londra inedita

Come avete lavorato a questa versione inedita di Londra?

D.C.: Quando abbiamo realizzato Gotham abbiamo girato a New York, ma non volevamo che fosse la New York che si vede in molti altri film. Non volevamo una New York moderna, ma una sorta di vecchia New York. Abbiamo cercato quindi gli angoli più gotici della città, che si adattassero al personaggio. Per Pennywoth ci siamo chiesti quale Londra volessimo: Bruno aveva in mente una lotta di classe, una guerra civile, quindi abbiamo creato due città differenti. Quando abbiamo cominciato a cercare le location abbiamo capito che avremmo modificato un po' lo skyline di Londra. Non si è trattato soltanto di trasformare la Londra di oggi in una Londra d'epoca, ma in una Londra di fantasia, letteraria, ispirata all'opera di Dickens.

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Pennyworth 2: una foto del terzo episodio

Quando lavorate a una serie pensate a come raggiungere il maggior pubblico possibile?

D.C.: Quando realizzi una serie la cosa migliore non è pensare al pubblico più vasto da ottenere, ma scrivere la miglior storia che puoi, metterci del tuo. In questo modo sarà sicuramente sincera e, anche se non piacerà a tutti, sicuramente toccherà una nicchia di spettatori appassionati. Non si tratta mai di scrivere la canzone più popolare, ma la migliore canzone che puoi. Pensiamoci: forse il più grande successo dell'anno scorso è una serie su una ragazza che gioca a scacchi. Chi l'avrebbe mai detto?