Il venticinquesimo anniversario di One Piece ha cambiato lo status quo del franchise. Già conosciuta e amata in tutto il mondo, l'opera di Eiichiro Oda ha iniziato a fare molti più proseliti dopo il 2022, vuoi per il debutto sul manga del Gear 5 di Rufy - tra i momenti più iconici di sempre del fumetto - vuoi per l'arrivo delle prime notizie sul live-action targato Netflix (leggi la recensione di One Piece), che con la delusione di Cowboy BeBop appena alle spalle era tutta timore e poche certezze.
Le celebrazioni sono continuate per un intero anno - e pure oltre - e la fine della Saga di Wano (la più lunga dell'intera serie) ha cambiato anche internamente gli equilibri di potere, introducendo i nuovi Quattro Imperatori (Rufy, Barbanera, Shanks e Bugy) e aprendo le porte al capitolo finale del manga. In circa due anni One Piece è esploso oltre ogni misura, più di quanto non avesse già fatto, convincendo milioni di curiosi e neofiti ad avvicinarsi alla lettura del fumetto o a recuperare la trasposizione animate, per altro tra le più lunghe mai realizzate per uno shonen - come del resto è il manga. Subodorando così successo e milioni, Netflix ha fatto la sua mossa, divenendo quella che oggi è a tutti gli effetti la casa internazionale di One Piece, non senza polemiche ma con estrema lungimiranza.
Laugh Tale
Considerando i fatti, a trainare prima di tutto il franchise di One Piece è sicuramente il manga, che resta fonte principale di ogni altro adattamento o espansione (tipo i film). Si attende attualmente il capitolo 1107 del fumetto, che è nel vivo - e forse alle battute finali - della Saga di Egghead, a cui è anche arrivato l'anime. Sono due i volumi che separano la tavola dal piccolo schermo, motivo che spingerà sicuramente la produzione dello show a delle pause mirate ad aumentare il distacco, ma ciò che interessa in queste righe è il motivo che ha reso Netflix così importante per One Piece. Se il manga è insuperabile e l'anime di Toei Animation sempre più amato e seguito, qual è il contributo del colosso dello streaming alla saga? Detta semplice, una diffusione facile e capillare in tutto il mondo, ma la questione è leggermente più complessa. Tutto inizia dalla trasposizione live-action, la cui prima stagione pubblicata in piattaforma nell'estate del 2023 è divenuta in pochi mesi la serie originale Netflix più vista di sempre (più di Stranger Things, più di Mercoledì).
Considerando l'opinione generale - seppure effettiva, intendiamoci - di pubblico e critica circa gli adattamenti dei manga giapponesi, si tratta di un risultato tutt'altro che scontato che crediamo abbia lasciato stupiti persino gli stessi creatori della serie e i dirigenti dell'azienda. Al netto di perplessità non di poco conto (ne abbiamo parlato nei nostri pro e contro di One Piece), il live-action si è rivelato funzionale, godibile e appassionante, soprattutto di grande cuore, motivo che ha coinvolto milioni di persone in tutto il mondo, anche chi fino a quel momento di One Piece conosceva appena qualche informazione. "Troppo lungo da recuperare" (dategli torto!), "è un'opera corposa e spaesante", "io i manga non li leggo proprio": tante le motivazioni che hanno allontanato per decenni un pubblico onestamente incuriosito ma spaventato dalla mole del lavoro di Oda, finché Netflix non ha intercettato i malumori sopiti e la FOMO (Fear of Missing Out) tutt'altro che silente di chi in fondo nel mondo di One Piece voleva entrare nonostante tutto, si tratti d'incostanza, svogliatezza o paura.
Il live-action è servito a questo: a incanalare questo interesse sommerso e palesarlo in numeri, rivelatisi elevatissimi. Oltre a portare allo scoperto tutto un insieme di parterre sedimentato al di sotto di procrastinazione varia e giustificazioni di sorta, in verità la serie Netflix ha pure intercettato la curiosità di tante tipologie di fan, da quello della prima ora al più critico, convincendo più o meno tutti. Una storia da ridere, se ci pensate, perché nessuno avrebbe mai immaginato che servisse Netflix per aumentare a dismisura una popolarità già stupefacente, e invece è andata proprio così, con il colosso dello streaming che ha poi deciso di non perdere altro tempo e diventare la Laugh Tale di One Piece, l'Isola del Tesoro del franchise, approdo finale dello stesso.
One Piece, geopolitica e formazioni di potere nella mastodontica opera di Eiichiro Oda
Tre in uno
Perché essere soltanto il servizio che ha regalato al mondo l'adattamento live-action di One Piece, prima trasposizione internazionale di successo di un manga, quando è molto meglio diventare la dimora stessa del franchise e provare a contenerlo quasi per intero? Mentre il mondo si sorprendeva allora dei numeri raggiunti dalla serie, Netflix muoveva le sue pedine: il Re, Eiichiro Ora, la Regina, Toei Animation, e l'Alfiere, Wit Studios. In concomitanza con l'annuncio di una seconda stagione (per altro in buona parte già scritta), l'azienda ha annunciato nel corso di appena quattro mesi due importantissime novità. La prima, più "piccola", riguarda l'arrivo della Saga di Egghead in piattaforma grazie a un accordo distributivo con Toei che almeno in Italia - ma sicuramente anche altrove - ha due limitazioni: non può uscire in contemporanea ma a distanza di una settimana dalla messa in onda giapponese; non può essere pubblicata con il doppiaggio italiano. Il motivo sono i diritti di sfruttamento su territorio nazionale detenuti da Crunchyroll, almeno per quanto riguarda la versione doppiata e la prima visione, cavillo che Netflix ha rintracciato e sfruttato con arguzia per portare l'anime sul servizio streaming, seppure partendo dall'ultima saga disponibile.
Da qui le polemiche generalizzate e mosse da appassionati tout court e fan dell'ultimo momento: a cosa serve avere a disposizione l'ultima saga in ordine temporale quando in realtà si vorrebbe vedere o rivedere l'anime dall'inizio? Beh, questa possibilità Netflix non ce l'ha praticamente ovunque, considerando i diritti delle passate stagioni venduti e detenuti da emittenti differenti e servizi diversi in tutto il mondo da più di vent'anni (e quasi sempre con riscontri positivi). Ha però convinto Shueisha (che possiede One Piece) ed Eiichiro Oda del grande potenziale del franchise in piattaforma, che a loro volta hanno contribuito amabilmente alla promozione di One Piece su Netflix, arrivando a una decisione epocale: produrre un remake dell'anime sviluppato da Wit Studios e distribuito da Netflix in via esclusiva.
Via i filler (episodi riempitivi), solo eventi canonici, animazione aggiornata alla qualità odierna: è questa la maniera di sopperire a una mancanza incolmabile e creare qualcosa di unico, originale ed esclusivo. E così la piattaforma, da qui ai prossimi anni, avrà ben tre declinazioni differenti di One Piece, di cui due introvabili altrove: la serie live-action, il remake dell'anime e il prosieguo della serie Toei Animation. Non fosse per il manga, Netflix avrebbe l'intero prodotto, il Pezzo Unico a portata di click, che in termini marinareschi e pirateschi, in qualche modo, è anche una grandissima ancora di salvezza per avere stabilità nei mari iracondi del mercato contemporaneo.