One Piece, la recensione: Netflix rompe la maledizione dei live-action

La recensione di One Piece: il riuscito live-action è finalmente arrivato su Netflix.

One Piece, la recensione: Netflix rompe la maledizione dei live-action

Sembrava impossibile, ma finalmente ci siamo: dopo anni in cui si è discusso di questo progetto, dopo mille timori e preoccupazioni, dopo mesi e mesi passati a chiedersi come una storia del genere sarebbe stata trasformata e portata sugli schermi una volta modificato il mezzo d'espressione, abbiamo le nostre risposte.
In questa recensione del live-action di One Piece appena sbarcato su Netflix cerchiamo di analizzare la riuscita di un'operazione che ha tanto significato non solo per i fan dell'opera a cui si sono ispirati, ma che crea di fatto un precedente per nuove produzioni di questo tipo.
Perché se finora il track record degli adattamenti live-action di anime, manga, fumetti e videogiochi non è stato dei più illustri, e raramente si possono riscontrare esempi da seguire per progetti futuri, il live-action di One Piece può finalmente mostrare strada.

La libertà di seguire i propri sogni

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One Piece: una foto della serie live action

"Mettendo insieme i nostri sogni, andremo in cerca dei nostri desideri" recita la prima opening dell'anime di One Piece, la stessa che sentiamo riproposta anche nel live-action Netflix in precisi momenti "Ci siamo, siamo sulla rotta!". E se i Mugiwara, la Ciurma di Cappello di Paglia capitanata da Monkey D. Luffy (nella serie live-action interpretato da Iñaki Godoy) si possono dire sulla rotta giusta per trovare il One Piece, sembra che anche Netflix abbia trovato un log pose per raggiungere almeno la prossima tappa del viaggio con relativa serenità.

La prima stagione di One Piece porta infatti sullo schermo in carne e ossa le avventure iniziali di Luffy, il ragazzo dal sorriso contagioso che vuole diventare Re dei Pirati, e i suoi nakama (compagni di viaggio), tutti all'inseguimento di un sogno. È questo il fulcro della storia che Eiichiro Oda ci racconta su carta da ormai 26 anni, ed è questo ciò che Matt Owens e Steve Maeda, gli showrunner della serie Netflix, assieme al resto del team, si sono preposti di trasmettere in un diverso formato.

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One Piece: una foto della serie live action

8 episodi da circa un'ora sono stati dedicati alla riscrittura (perché sempre di riscrittura si tratta) della Saga del Mare Orientale, in quella che, va premesso, non è una riproduzione 1:1 di quanto si legge nel manga, ma è capace di restare fedele allo spirito e al cuore dell'opera pur apportando le dovute (in alcuni casi più di altri) modifiche. Lo stesso Oda, d'altronde, ha imposto alla produzione due semplici condizioni da rispettare nella maniera più assoluta, e troverete che queste sono state di fatto rispettate. Per il resto, il creatore di One Piece sembra aver lasciato piena libertà d'espressione, per quanto abbia monitorato a stretto contatto la realizzazione dello show, e offerto molteplici input (addirittura, stando ai racconti dal set, approvando o meno i risultati, e portando a rifare ciò che non lo convincesse appieno).

Quello che ci troviamo di fronte è quindi sì un prodotto che cerca di rispettare il materiale di base e riproporre - a volte più pedissequamente, altre meno - storie, personaggi, dinamiche e momenti che i fan dell'opera hanno imparato a conoscere nel corso degli anni, ma anche qualcosa di a sé stante, con una propria identità, e capace di chiamare a raccolta non solo gli appassionati di lunga data del titolo, ma anche novizi. E, soprattutto, una dichiarazione d'intenti: seguiamo anche noi il nostro sogno televisivo.

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Operazione live-action riuscita?

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One Piece: una foto della serie live action

Come dicevamo, il più grande timore dietro un'operazione di questo tipo era ovviamente che coloro incaricati di attuarla non riuscissero a cogliere l'essenza di One Piece, e offrissero un prodotto mediocre (e, a quel punto, preferibilmente dimenticabile). La storia, dopotutto, ha il brutto vizio di ripetersi, per cui determinati pregiudizi possono essere in un certo senso anche legittimi. I Tomorrow Studios, d'altra parte, reduci dalla produzione di un adattamento live-action che non si è affatto dimostrato un successo (Cowboy Bebop), hanno dato prova di aver appreso la lezione e imparato dagli errori commessi in precedenza, cambiando il proprio approccio in occasione di questa nuova sfida.

Lo sviluppo del live-action di One Piece ha richiesto anni di preparazione, questa volta affidata a chi non solo avesse esperienza nel campo, ma fosse anche a sua volta fan dell'opera, cercando così di garantire un maggiore equilibrio nella sua realizzazione e di attingere a ciò che probabilmente solo chi conosce davvero bene il materiale di base (e ci tiene particolarmente) potrebbe aggiungere al piatto. Lo abbiamo notato già in fase di casting, quando sono stati annunciati interpreti sorprendentemente in linea con i personaggi; lo abbiamo potuto osservare in fase promozionale, quando abbiamo visto ricreati anche nei più piccoli dettagli iconiche scene, location e outfit (e persino cover a colori) del manga, o finanche mediante le interviste e i segmenti con protagonisti cast e crew; e lo possiamo vedere, adesso, con il prodotto finito davanti.

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One Piece: una foto della serie live action

No, non siamo dinnanzi alla perfezione. No, non tutto convince appieno. E no, non soddisferà tutti allo stesso modo. Ci sarà chi non apprezzerà l'inserimento di un personaggio prima di quanto avvenuto nel manga; ci sarà chi, invece, lamenterà l'assenza di questa scena o di quell'elemento; ci sarà chi non sarà d'accordo con la rappresentazione di A o B, chi non vedrà l'utilità di aver preso una decisione in favore di un'altra, chi avrà remore su quel costume o quella scena di lotta.

Ma quella che ci viene proposta è una storia perfettamente godibile sia da chi ne era già conoscenza, sia da chi è la prima volta che fa capolino nell'East Blue, e che deve ancora entrare a far parte di una tanto complicata quanto ricca mitologia che lo stesso Oda ha impiegato anni a imbastire e tentare di perfezionare. L'adattamento parte ovviamente da una posizione di vantaggio, avendo già un "canovaccio" su cui lavorare, ma le vere difficoltà arrivano nel momento in cui si devono compiere delle scelte per poter rendere al meglio la storia in un ambito differente, con diversi requisiti ed esigenze. Budget, tempistiche, e possibilità di attuazione si fanno tiranni, sebbene la piattaforma streaming abbia fornito i mezzi necessari per far risentire il meno possibile dei limiti imposti dalla realtà. E in alcune istanze ciò è perfettamente visibile, in altre ci si può chiedere se si sia fatto davvero il massimo con quanto a disposizione.

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One Piece: una foto della serie live action

Se ci si può lamentare del trucco e parrucco di uno Shanks o di uno dei Nyaban Brothers, non si possono sicuramente esporre lamentele su uno Zoro o un Koby; se può non convincere l'assenza di un personaggio chiave per avvenimenti futuri, si può lodare l'utilizzo di un altro - o anche pensare (e avere fiducia) che tale assenza potrà essere ovviata più avanti in svariati modi (ad esempio, il personaggio potrebbe essere introdotto in un secondo momento con una giustificazione più che plausibile); se la decisione di rendere una determinata situazione diversamente da quanto fatto nel manga può sembrare azzardata, altre variazioni possono apparire più funzionali alla trasposizione.

Il risultato finale, ad ogni modo, e tenendo conto di tutti questi aspetti, non si può non ritenere un successo: allo spettatore sembrerà davvero di stare viaggiando per i mari assieme a Luffy, Zoro, Nami, Usopp e Sanji; proverà davvero un misto di profonda antipatia, ma anche inevitabile simpatia, per personaggi come Buggy il Clown; resterà davvero coinvolto nelle vicende dei villaggi, dei popoli e degli individui che incontrerà nel corso di questa avventura televisiva. La maledizione dei live-action, dunque, può dirsi spezzata, e alla fine della visione, vorrà anch'egli esclamare: "We Are!"

Conclusioni

In questa recensione del live-action di One Piece abbiamo dunque visto come sicuramente per la serie Netflix vi siano delle migliorie da apportare, e si possa correggere la traiettoria di qualche grado. Ma è anche vero che è difficile dire cosa potrà effettivamente funzionare in futuro di quanto fatto finora. Certo è che bisogna senz'altro ragionare con il senno di poi, come è stata d'altronde impostata la narrazione della serie, che punta palesemente (come dovrebbe) a preparare il terreno per ciò che verrà, conscia di tutti i cambiamenti necessari in base al medium prescelto. E certo è che non potrete non riempirvi d'entusiasmo in determinati momenti, non ridere di gusto davanti a tali comportamenti o battute di questo o quel personaggio, e non piangere a dirotto (o quantomeno farvi scappare una lacrimuccia) alla vista di alcune iconiche scene. Perché quello che abbiamo di fronte è in tutto e per tutto One Piece, solo in veste un tantino differente.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.8/5

Perché ci piace

  • Resta intatto lo spirito dell'opera originale.
  • Personaggi e luoghi sembrano davvero prendere vita (il casting in particolare è per lo più ineccepibile).
  • Attenzione ai dettagli e lungimiranza della narrazione (i fan di lunga data ameranno gli easter egg e il foreshadowing).
  • Buon utilizzo delle tempistiche a disposizione.
  • Fruibilità elevata, anche per chi non è avvezzo al titolo o al genere.

Cosa non va

  • Alcune scelte creative possono essere opinabili.
  • Non sempre la resa visiva è delle migliori.
  • A volte un po' ridondante nell'esposizione.