Ora che Avengers: Endgame ha impattato i cinema del mondo in modo assolutamente unico e senza precedenti, ora che tutti cominciano a condividere le emozioni inerenti l'epilogo della saga degli Avengers ed in generale di questo prima parte di MCU, è assolutamente doveroso dare a Cesare ciò che è di Cesare, o meglio a Thanos ciò che è di Thanos. Perché se vi è una certezza che il nuovo film Marvel, come potete leggere nella nostra recensione di Avengers: Endgame, e soprattutto Infinity War ci hanno lasciato, che questo universo cinematografico ci ha fatto capire, è che il Titano Pazzo è stato sicuramente uno dei cattivi migliori che si siano mai visti al cinema. A conti fatti si può dire che lo stesso Infinity War in realtà, altro non sia stato che un racconto totalmente dedicato al super-villain creato dalla fantasia di Jim Starlin ed ispirato paradossalmente a due dei più terrificanti cattivi della rivale DC Comics: l'inquietante Metron e soprattutto il colossale Darkseid.
Un inizio misterioso e discontinuo
Ma anche in precedenza ciò che i film della Marvel avevano mostrato al mondo nelle brevi, fugaci ma mai banali apparizioni contenute nel primo Avengers, nei Guardiani della Galassia Vol. 1 e in Age of Ultron, era bastato a suo tempo per fare sobbalzare dalla sedia i fan dei fumetti da una parte e ad incuriosire i profani dall'altra. Fatto più unico che raro, l'aspetto di Thanos aveva subito della modifiche di cameo in cameo, ma senza scalfire l'impressione che lasciava nel pubblico, quella di un essere colossale, armato di una sicurezza in sé stesso formidabile, chiuso sovente in uno sprezzante e silente ardore, capace di incutere timore persino in un guerrafondaio come Ronan l'Accusatore o nel logorroico e impudente Loki. A conti fatti ogni villain incontrato dagli Avengers come appunto Ronan o Loki (non poi tanto villain alla fine) o come i vari Teschio Rosso, Ultron, Alexander Pierce, Zemo, Hela, Ego, Aldrich Kiliian e via discorrendo, è finito per sembrare quasi nulla rispetto a Thanos. O se non altro quasi rappresentarne un lato della personalità, una parte dei poteri, della caratteristiche. Impossessarsi delle gemme dell'infinito ha cominciato a diventare il suo obiettivo, ma con quale finalità? Per farne che? Chi non conosceva il personaggio, apparso sul numero 55 di Iron Man del 1973, non poteva immaginare quale terrificante piano egli avesse in serbo. Ma in fondo scoprirlo e veder materializzarsi di fronte ai nostri occhi il suo disegno con tale veemenza e perseveranza, nonché abilità, ce ne ha rivelato natura e qualità in modo graduale e perfetto.
Marvel Cinematic Universe: storia e segreti delle Gemme dell'Infinito
Il Titano Pazzo e i cattivi nel cinema
E qui, parlando della sua intenzione di ridare equilibrio e sicurezza all'Universo intero dimezzandone le forme di vita onde preservare l'equilibrio tra le stesse e le risorse a disposizione, si andava a tutt'altro livello rispetto alle banali vendette, troni o piccole congiure degli altri cattivi del MCU. Ad essere onesti il suo piano era talmente enorme e brutale, talmente al di sopra di tutto, che neppure ciò che personaggi del calibro di un Ozymandias in Watchmen o di un Generale Zod in Man of Steel avevano progettato reggeva il confronto. Thanos, questo Thanos dei fratelli Russo, è sicuramente molto diverso da quello dei fumetti, meno folle, meno discontinuo, in un certo senso quasi più lineare (si suona assurdo) e più comprensibile nella sua finalità ultima: salvare l'Universo. Quasi nulla viene detto sulla sua vita precedente la crociata per le gemme, sulla sua famiglia con la quale ha un rapporto tremendo, e appare un essere in un certo senso più comprensibile, anzi ancorato ad una logica ferrea, impietosa e quasi impersonale. Rimane però la componente magniloquente, arrogante, egocentrica al massimo, il suo sentirsi depositario della verità e della giustizia, novello crociato che appare incredibilmente legato alla definizione di guerriero perfetto che l'immortale Colonnello Kurtz di Marlon Brando enunciò nel suo monologo fiume di Apocalypse Now. E se ci pensate bene, al Colonello Kurtz di Marlon Brando ci assomiglia sia fisicamente che psicologicamente.
Perché Thanos non è un cattivo come gli altri, banale, uno di quelli che odiano tutto e si circondano di macchiette no, lui è un essere dotato di sentimenti, che prova amore, che crede fermamente in una semplice realtà: la morte che cammina assieme a lui, a cui lui versa un tributo così enorme è in realtà un piccolo prezzo per salvare l'universo intero. E di fronte a tale pericolo, a tale terribile destino, la moralità quotidiana, il bene e il male, assumono connotati ridicolmente relativi, l'orrore ed il terrore devono essere tuoi alleati spiegava Kurtz "l'orrore ha un volto... e bisogna farsi amico l'orrore. Terrore morale e orrore sono i tuoi amici ma, se non lo sono, essi sono nemici da temere, sono dei veri nemici". La paura, il terrore che incute con le sue azioni che sa orrende, ma che reputa necessarie lo anticipano, sono armi potenti quasi quanto i suoi pugni colossali o le sue armate, ma non paragonabili a quel qualcosa che fa di Thanos, così come del Colonnello Kurtz, degli avversari terrificanti: la forza di volontà.
Avengers: Endgame, 5 cose che potreste non aver notato
Una volontà ferrea
"Le scelte più difficili richiedono la volontà più ferrea" ricorda in modo assolutamente geniale ciò che Kurtz rivela allo sconvolto Capitano Willard nel capolavoro di Coppola, la chiave per vincere non solo quella ma ogni guerra, compresa quella delle Gemme dell'Infinito: avere un senso morale ma allo stesso tempo essere capaci di usare i primordiali istinti di uccidere senza emozioni, senza passione, senza discernimento, ammutolendo la parte empatica. Thanos prevale in Avengers: Infinity War non perché privo di amore o di emozioni. Ama profondamente Gamora, e a modo suo anche Nebula. Prevale perchè è più forte, la sua anima è più forte, perché temprata da un dolore che si è autoimposto, che ha sopportato ogni volta che toglieva una vita in nome di quel bene supremo verso il quale si muove senza ripensamenti e dubbi. "Quanto ti è costato?" "Tutto". Quel tutto, quella Gamora che ama e che sacrifica per andare incontro ad un destino a metà tra ambizione, sogno di grandezza e senso del dovere, quel dolore, lo rende più forte, più pericoloso. Perché gli Avengers, tutti loro, qualcosa da perdere lo hanno. Thanos no. Lo ha già perso, di sua spontanea volontà. E un nemico che non ha nulla da perdere è qualcosa oltre il pericoloso, è un nemico ineluttabile.
Avengers: Endgame: perché è il film più emblematico di questo decennio
Il Fascino del Drago
Vi è quindi una grande coerenza che Anthony e Joe Russo hanno dato a Thanos. Egli ci spaventa certo, è nemico, ma lo amiamo perché è il Drago, è come una grande tempesta, un grande terremoto o una fiera feroce, e noi ne abbiamo ammirato quella purezza che pensavamo appartenere solo all'Alien di Ridley Scott. Thanos è quindi quel qualcosa di cui necessitava l'universo Marvel, quel cattivo indispensabile all'iter narrativo, perché in ogni storia o saga che si rispetti, il cattivo non è importante, è semplicemente tutto. Fernando Savater diceva che una storia senza cattivi è come un hamburger senza patatine fritte, loro infatti sono il sale del racconto, la macchina motrice di ogni cosa, la personificazione della linea d'ombra che ognuno di noi porta dentro, sono sovente libertà, quella totale ed eccessiva definita da Jung. In parte sono personificazione dei nostri sogni.
E di sogni Thanos ne porta con sé molti, in fin dei conti gli stessi che grandi personaggi (molti realmente esistiti) da sempre perseguono con forza incessante fin dai tempi di Omero e di Alessandro il Grande, altro conquistatore capace di gesti terrificanti in nome di un regno universale, di una pace universale, di un mondo in equilibrio tra le diverse anime al suo interno. "Infine mi riposerò... e guarderò il sole sorgere su un universo grato" detto da Thanos porta con sé il terrore biblico, il giudizio universale del Padre assetato di sangue che distrugge perché tutto rinasca, come minaccia di fare in Endgame per mondare il mondo dal peccato originale, dal ricordo di quel mondo fallace che egli vuole estirpare e correggere.
Avengers: Endgame, analisi del finale: il Marvel Cinematic Universe è morto, lunga vita al MCU!
In bilico tra divinità...
In questa sua fede incrollabile nelle proprie azioni, che a conti fatti abbraccia il fanatismo, ricorda (per restare in odore di testamento) il Noah immaginato da Aronofsky, con la differenza che al contrario del profeta-guerriero il suo creatore non gli è ignoto: è lui stesso. Thanos ha creato Thanos, lo ha messo di fronte a quell'emarginazione conseguente all'esilio, al diventare un paria per aver proposto tra la sua gente (come spiega al Dottor Strange) la decimanzione del suo stesso popolo per ovviare al declino, alla fine per la scarsità di risorse. Nella sua mente il genocidio "casuale, imparziale, uguale sia per i ricchi che per i poveri" è una scelta più che dignitosa, anzi è l'unica possibile; ma senza rendersene conto il Titano pazzo invocava un sacrificio a sé stesso, al suo diventare altro.
...e normalità
Ciò che affascina di Thanos è anche il suo cambiare, evolversi, pur rimanendo fedele a sé stesso ma senza potersi difendere (non ne ha l'intenzione) dalle inevitabili conseguenze delle sue azioni, della sua volontà. In Infinity War è un signore della guerra glorioso e instancabile, coperto di metallo, mentre in Avengers: Endgame all'inizio (collegandosi a ciò che Stirlin, Perez e Lim concepirono nella serie inerente il Guanto dell'Infinito nel '91) invece lo ritroviamo novello Cincinnato, contadino che usa l'armatura per scacciare le fiere dalle messi. Ma in questa evoluzione vi è la coerenza di chi sa di aver compiuto la propria missione, il condottiero che ha vinto la guerra e torna alle origini, alla semplicità, a creare vita nei campi così come l'ha salvata in battaglia. Il donatore di morte purificatrice, colui il quale ha protetto la vita che si dedica a creare nel suo orto, il ritratto in piccolo di quell'universo che ha cambiato.
Ad onor del vero però, dopo la prima parte, la figura di Thanos in Endgame subisce oggettivamente un'involuzione, diventa un cattivo un po' "classico" quasi banale, nel suo promettere di distruggere col sorriso la Terra, di farne soffrire gli abitanti, insomma diventa un sorta di villain come ne abbiamo visti a bizzeffe. Fino a poco prima invece era unico, speciale, forse paragonabile per nella sua imprevedibilità e saggezza anche al carismatico ma ben più freddo e sadico Thulsa Doom, interpretato dal grande James Earl Jones in Conan il barbaro, personaggio però che era mosso da fini meramente egoistici e di conquista, senza la possibilità di ascendere ad un livello superiore, slegato dal puro narcisismo personale.
Conclusioni e auspici
E ora? Che sarà del MCU senza Thanos? Senza più questo colosso antagonista, questo adorabile nemico capace di commuovere, di colpire, di incutere terrore ed assieme tenerezza che faremo? Di certo ne dovrà passare di tempo prima di trovare al cinema un personaggio così potente, così unico e sfaccettato e mai saremo abbastanza grati agli autori e registi del MCU per averci dato così tanto. Possiamo solo sperare che, traendo spunto dal ricco universo di riferimento, riescano a creare un altro cavaliere delle tenebre, un altro Drago da guardare con timore, orrore e meraviglia.