Morrison, la recensione: Federico Zampaglione e il cinema, due destini che si uniscono

La recensione di Morrison: con il nuovo film, in uscita in sala il 20 maggio, Federico Zampaglione lascia per una volta da parte l'horror per raccontare l'incontro tra due persone, e due generazioni, nel mondo della musica.

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Morrison: un'immagine del film

"Il Morrison è ormeggiato nel medesimo punto lungo il Tevere dal 1988. Ed è sopravvissuto a tutto: la disco music, il pop romantico, la salsa, il cambiamento climatico e le piene del fiume. È stato Rocco, il proprietario e fondatore, a compiere il miracolo. Un miracolo costruito su una singola regola aurea: chi suonava doveva portare gente. Anche i nonni, se serviva". La recensione di Morrison, il nuovo film di Federico Zampaglione in uscita in sala il 20 maggio, distribuito da Vision, e tratto dal libro scritto insieme a Giacomo Gensini nel 2017, Dove tutto è a metà, inizia come il film, che entra nel Morrison, locale che si trova in un barcone sul Tevere, dopo che la macchina da presa ha fatto un lungo volo sul fiume fino a portarci lì dentro. Per chi è stato in una band, per chi ne ha conosciute da vicino, per chi ha solo pensato di entrare in una band, sarà difficile non emozionarsi guardando le prime immagini di Morrison. I primi spettacoli, il "portare gente", i membri della band che mancano all'appello, il terrore di salire sul palco, la voglia di conquistare il pubblico, di suonare con impianti e fonici assurdi. C'è chi l'ha fatto, chi l'ha solo sognato, chi è rimasto lì, e chi è andato avanti e ha avuto successo. Federico Zampaglione è uno di questi, I Tiromancino sono stati una delle band più influenti della scena musicale italiana degli anni Novanta, e lo sono ancora oggi. Morrison, allora, racconta il mondo della musica, il suo lato luminoso e quello oscuro, e lo fa da dentro, grazie a qualcuno che lo ha vissuto in prima persona. Per questo Morrison è un film sincero, sentito, a tratti emozionante. E molto godibile.

Lodo e Libero, Di sale e di fuoco

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Morrison: una scena del film

Due destini che si uniscono. Sono quello di Lodo (Lorenzo Zurzolo), vent'anni, leader di una band, i MOB, si esibisce nel locale che dà il titolo al film, ed evoca il leggendario leader dei Doors. Ha un complicato rapporto con il padre, un chirurgo di successo. E una coinquilina, Giulia (Carlotta Antonelli), di cui è amico, confidente, ma è anche attratto. Alla SIAE Lodo incontra Libero Ferri (Giovanni Calcagno), un cantante affermato, che in realtà ha avuto successo solo una volta, con la canzone Di sale e di fuoco. I due legano, e Libero diventa il mentore di Lodo, lo aiuta a trovare il riff giusto, gli consiglia come veicolare nel modo giusto l'energia. E, a sua volta, prova a trovare linfa vitale dall'incontro con Lodo e con i MOB. E a a scrivere quell'album, o quella canzone, che mancano da troppo tempo.

Un Zampaglione senza trucco

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Morrison: una scena

Due destini che si uniscono sono anche quelli di Federico Zampaglione e il cinema. I suoi Tiromancino lo avevano fatto capire subito. Due destini era la canzone che chiudeva Le fate ignoranti di Ferzan Ozpetek: la canzone ha dato molto al film, ma anche quel film alla band. Ma il feeling tra il musicista e la Settima Arte si intuiva anche da quel videoclip, La descrizione di un attimo, in cui apparivano Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi, in una rivisitazione dei famosi sketch di Tarzan con Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. La canzone aveva un testo serio, intenso, e le immagini facevano sorridere. Ecco, da lì capivi che a Federico Zampaglione piace spiazzare, sperimentare. E così, dopo aver esordito come regista ormai quindici anni fa con la commedia nera Nero bifamiliare, e aver stupito con gli horror Shadow - L'ombra e Tulpa - Perdizioni mortali, ora porta un film molto personale, tra commedia e drammatico, una tranche de vie, che esce dal "genere" e da quel porto sicuro che il genere comporta. Morrison è un film senza trucchi, è Zampaglione senza trucco, senza atmosfere paurose o jumpscare, ma è un racconto personale.

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Morrison: un'immagine

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Quel consiglio di Lucio Dalla

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Morrison: una scena

Sì, perché, in una storia di ascesa e una di declino, che, anche al di fuori della musica sono universali, il condimento è una serie di fatti realmente accaduti, di aneddoti, di vita vissuta che fa sì che lo spaccato del mondo della musica sia piuttosto vivido e coinvolgente. Fate attenzione al momento in cui Libero spiega a Lodo come lavorare sull'energia, su come scaricarla a terra, altrove, e non sul pubblico. È una storia vera, ed è stato l'insegnamento prezioso che un grande come Lucio Dalla aveva dato a Zampaglione. E che gli ha cambiato per sempre il modo di stare su un palco. A proposito di musica, Morrison è un film coraggioso, che è stato girato proprio durante i giorni della seconda chiusura, con le paure e le attenzioni del caso, ed è il primo ad uscire ora, in cui si crede molto nella ripartenza. Ma è anche un film che parla di musica dal vivo, un settore che non è ancora ripartito. E vederlo significa anche assaporare quelle sensazioni che speriamo tutti di rivivere presto. A proposito, la colonna sonora è molto interessante. Su tutti spiccano due brani, Er Musicista, scritta e cantata dai Tiromancino con Franco 126, e Cerotti, scritta e incisa insieme a Gazzelle. Perché Zampaglione, dopo essere stato un allievo, oggi è anche lui mentore dei giovani artisti.

Lorenzo Zurzolo: è nata una stella?

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Morrison: una foto

Ma il film di Zampaglione potrebbe avere un ulteriore merito. Quello di consacrare come star del cinema italiano Lorenzo Zurzolo, che avevamo apprezzato nella serie Netflix Baby, e che ci era piaciuto per l'approccio dark al suo personaggi, tanto che ci sembrava uscito da un romanzo di Bret Easton Ellis. Qui fa vedere un altro lato, più solare e positivo, ma comunque velato di malinconia e con un che di enigmatico. Come ogni volta che è in scena, tutto passa attraverso il suo sguardo. Già definito il nuovo Riccardo Scamarcio, in realtà è un attore molto diverso. È semplicemente se stesso, come il personaggio che interpreta. Se il suo contraltare è Giovanni Calcagno, che conosciamo dai film di Bellocchio e da Si può fare, che mette in scena un ritratto inedito di una decadenza artistica, accanto a Zurzolo spicca Carlotta Antonelli, già vista in Suburra e in Bangla, ancora una volta in un ruolo, quello di Giulia, azzeccato e in costante crescita. È un ruolo più adulto, più maturo, e molto sfaccettato. Giglia Marra, invece, è Luna, la compagna di Libero, un ruolo in cui entra con semplicità e dolcezza.

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Morrison: una foto

Le discese ardite e le risalite

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Morrison: una foto del film

Morrison è un film vitale, che racconta una passione, uno stato nascente, quello di una band che sta per esplodere, di una canzone che sta per arrivare, di un amore che forse sta per sbocciare. Dall'altro lato racconta anche lo stallo, l'ispirazione che sparisce, quella maledetta nuova canzone che non arriva mai, la delusione che si può leggere nella faccia della gente. È una storia di incroci, di discese ardite e di risalite. Riprende uno schema classico, quello del rapporto tra mentore e allievo, ma lo riempie di contenuti nuovi. Zampaglione vuole bene ai suoi personaggi e si vede: lascia spazio a loro, alle loro storie, con una regia misurata che non vuole mai essere protagonista. Se il film ha qualche difetto, è forse la scelta di alcuni attori non perfettamente centrati nei ruoli minori, o certi personaggi un po' stereotipati, soprattutto nella seconda parte del film. O un finale che arriva e appare un po' affrettato. Ma d'altra parte, ci piace che non sia un lieto fine quanto un "quieto fine", dove l'approdo finale non è il successo, ma l'essere se stessi. Federico Zampaglione qui lo ha dimostrato, di essere se stesso.

Conclusioni

Come abbiamo scritto nella recensione di Morrison, siamo di fronte a un film che racconta il mondo della musica, il suo lato luminoso e quello oscuro, da dentro, grazie a qualcuno che lo ha vissuto in prima persona. Morrison è un film sincero, sentito, a tratti emozionante. E molto godibile.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
2.3/5

Perché ci piace

  • Federico Zampaglione racconta un mondo che conosce bene e lo riempie di tante cose personali.
  • Le storie di uno stato nascente e di un declino, si legano bene e sono universali.
  • Lorenzo Zurzolo è destinato a diventare una star.
  • La colonna sonora, con due brani dei Tiromancino con Franco 126 e Gazzelle.

Cosa non va

  • Alcuni personaggi di contorno possono sembrare stereotipati, e alcuni attori minori non centrati.
  • Il finale forse è un po' troppo affrettato, ma ha un suo senso.