Molly’s Game, intervista ad Aaron Sorkin: “Questa volta il regista giusto ero io”

Abbiamo incontrato il celebre sceneggiatore alla scorsa edizione del Festival di Zurigo, dove ha presentato il suo esordio alla regia e ricevuto un premio alla carriera.

Molly's Game: Jessica Chastain e Idris Elba in un momento del film
Molly's Game: Jessica Chastain e Idris Elba in un momento del film

Dall'esordio teatrale e poi cinematografico con Codice d'onore all'Oscar per The Social Network, passando per il trionfo televisivo con West Wing, Aaron Sorkin è una delle firme più prestigiose per quanto riguarda la scrittura per il grande e piccolo schermo negli Stati Uniti oggi: come svelato in un recente articolo dell'Hollywood Reporter, lui è l'unico sceneggiatore americano in attività ad avere una clausola contrattuale che impedisce alla produzione di licenziarlo o far riscrivere il suo lavoro da terzi una volta che gli è stato dato l'incarico, e il suo nome attira l'attenzione di registi del calibro di Rob Reiner, il compianto Mike Nichols, David Fincher e Danny Boyle (e tra coloro che avrebbero dovuto portare sullo schermo una sua sceneggiatura c'è anche Steven Spielberg).

Nel 2017 ha mosso i primi passi nella regia con Molly's Game, basato sulla storia vera di Molly Bloom (Jessica Chastain), regina del poker illegale americano. Lo scorso autunno, dopo la prima mondiale a Toronto, il film è stato presentato al Festival di Zurigo, dove Sorkin ha ritirato un premio alla carriera e ci ha concesso un'intervista esclusiva.

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Dalla scrittura alla regia

Molly's Game: Jessica Chastain in un'immagine del film
Molly's Game: Jessica Chastain in un'immagine del film

Se non erro, il tuo debutto registico doveva essere The Politician, su John Edwards (noto avvocato ed ex-politico americano, n.d.r.). Hai ancora intenzione di girarlo?

Non voglio dire nulla di definitivo in merito. Voglio ancora farlo, è una bellissima storia, ma quello che accade è che qualcuno viene a sapere che hai acquistato i diritti di un libro e ci fa una notizia, e poi nel frattempo si manifestano altri progetti, come The Social Network, L'arte di vincere - Moneyball e Steve Jobs.

Cosa ti ha fatto decidere di voler firmare la regia di Molly's Game, anziché solo la sceneggiatura?

Ogni volta che scrivo qualcosa, voglio il miglior regista disponibile. La richiesta mi era stata fatta dai produttori, Mark Gordon e Amy Pascal, e per la prima volta, dopo averci pensato seriamente, mi sono detto che la persona giusta per girarlo ero io. Spero di non essermi sbagliato. Sapevo di dover mettere su una squadra di gente non solo talentuosa, ma tollerante nei confronti di un regista esordiente.

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Hai preso in prestito qualche trucchetto dai registi con cui hai lavorato precedentemente?

Assolutamente sì, ma "preso in prestito" è un modo educato di dirlo. Ho rubato, un sacco! (ride, n.d.r.) In particolare, ho rubato da David Fincher e Mike Nichols, con sprazzi di Danny Boyle e Bennett Miller, e lì dentro forse c'è una piccola frazione del mio stile personale.

Jesse Eisenberg in una scena di The Social Network
Jesse Eisenberg in una scena di The Social Network

Hai rubato a Fincher l'abitudine di girare lo stesso ciak decine di volte?

Magari! Purtroppo il budget e la durata delle riprese non lo consentivano. È una tecnica che approvo al 100%. Mi ricordo, per esempio, la prima scena di The Social Network, con Jesse Eisenberg e Rooney Mara che parlano al bar. Otto pagine di dialoghi, due notti per girarla. Normalmente sarebbe una mattinata di lavoro, e lo studio pretenderebbe che si giri un'altra scena nel pomeriggio. Ma qui parliamo di Fincher, che ottiene esattamente ciò che vuole: due notti, novantanove ciak. Io gli chiesi di farne uno in più, in modo da poter dire che ne avevamo fatti cento, ma lui era soddisfatto. Non lo fa per megalomania, c'è un metodo. Tra l'altro sono convinto che non abbia nemmeno filmato i primi cinquanta ciak, è l'equivalente di quello che a teatro chiamiamo la preview: con quella quantità di dialoghi occorre che gli attori li sappiano dire come se ti stessero dando il loro numero di telefono. Fincher vuole che smettano di "recitare", e lo si fa tramite la ripetizione. Io non potevo permettermelo, quindi per le scene in cui Jessica recita con Idris Elba ho organizzato delle prove virtuali, via Skype e e-mail. Provavamo le scene e ci scambiavamo commenti, sei settimane prima che iniziassero le riprese, in modo che fossero completamente preparati sul set. Sono scene di sette, otto, anche nove pagine. Idris aveva dei monologhi di una pagina e mezza, e Jessica... normalmente, una giornata impegnativa su un set equivale a cinque pagine. Jessica ha dovuto girare quarantacinque pagine nei primi cinque giorni. Se non avessimo fatto quelle prove prima delle riprese staremmo ancora lavorando al film in un teatro di posa a Toronto.

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Ripensamenti

Aaron Sorkin ai Golden Globes 2016
Aaron Sorkin ai Golden Globes 2016

Qualche anno fa hai fatto un cameo nei panni di "te stesso" in Entourage, dove dici che la regia non ti interessa affatto. Era solo una battuta, o c'era un fondo di verità?

Quella scena mi perseguita, ma in parte era vero. Cioè, non è che non mi interessasse la regia di per sé, ma io scrivo materiale che deve essere recitato, non letto, quindi voglio sempre il miglior regista per quel materiale. In questo caso, e forse succederà di nuovo in futuro, quella persona ero io.

Hai detto che se ne avessi la possibilità riscriveresti ogni singola sceneggiatura che hai firmato. Vale anche per questo film?

In questo momento sono perfettamente soddisfatto, ma te lo garantisco: se mi rifai questa domanda tra sei mesi, anche Molly's Game farà parte della lista. Non ho scritto nulla, che sia un testo teatrale, un copione cinematografico o un episodio di una serie TV, su cui non vorrei rimettere le mani.

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Codice d'onore: il momento più memorabile del film con Jack Nicholson al banco dei testimoni
Codice d'onore: il momento più memorabile del film con Jack Nicholson al banco dei testimoni

A proposito di riscrittura, stai adattando Codice d'onore per uno spettacolo in diretta su NBC. Come sta andando?

Qui non si tratta di un remake del film, è il testo teatrale originale, in versione live per la televisione. La NBC l'ha già fatto con dei musical, ma non con una pièce tradizionale. È colpa mia, in realtà: per anni ho detto che la televisione dovrebbe tornare alle origini, a trasmissioni come Playhouse 90, con grandi registi e grandi attori che portavano i testi teatrali nelle case dei telespettatori. La NBC ha deciso di darmi retta, porca miseria, e così si inizierà con un testo mio. Il problema è che tutte le persone che sapevano come fare questa cosa non ci sono più, con la scomparsa di Sidney Lumet se ne sono andati tutti. Può darsi che venga fuori l'equivalente di un incidente stradale, ma spero di no.
[N.B. Un mese dopo l'intervista è stato annunciato che il progetto, inizialmente previsto per la fine del 2018, andrà in onda nel 2019, con Alec Baldwin nel ruolo del colonnello Jessup]

Per chiudere, ti vorrei chiedere di una cosa che dicesti nel tuo discorso di ringraziamento agli Oscar: sei riuscito a farti rispettare dal porcellino d'India di tua figlia?

Zero assoluto! (ride, n.d.r.) È altezzoso, io lo tratto benissimo e lui se ne infischia. Gli ho pure fatto vedere il mio Oscar, e lui pensa solo a mangiare e bere.