"David Fincher potrebbe fare qualsiasi cosa nella vita e sarebbe comunque il numero uno" ci ripete più volte Holt McCallany, l'attore americano che, dopo Fight Club e Alien 3, torna a lavorare con il maestro del thriller per Mindhunter, una nuova serie tv targata Netflix.
Lo abbiamo incontrato a Londra insieme al collega Jonathan Groff, per l'anteprima dei primi due episodi della serie, disponibile sulla piattaforma streaming internazionale a partire dal 13 ottobre. Due personaggi agli antipodi, fisicamente e caratterialmente, ma entrambi molto disponibili ed ironici dentro e fuori dal set. Nei panni dei protagonisti Bill Tench e Holden Ford, ispirati ai veri agenti dell'FBI Robert Ressler e John R. Douglas, i due si confrontano con alcuni dei più violenti e sadici serial killer degli anni '70, provando a comprendere le motivazioni che li hanno spinti a commettere delitti raccapriccianti.
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Gli agenti dell'FBI Bill Tench e Holden Ford
"Ho incontrato David anni fa, ai tempi di The Social Network, per fare il provino per la parte di Sean Parker, ed è stata un'esperienza unica perché lui è una persona così intelligente e coinvolgente ed è un sogno per tutti lavorare con lui" ci ha confessato Groff, che in Mindhunter interpreta l'agente dell'FBI Holden Ford, un ruolo molto diverso dalle sue esperienze precedenti sul piccolo schermo come Glee e Looking. "Spero che il pubblico di Glee, Looking o persino di Frozen - Il regno di ghiaccio (lui doppia Kristoff nel successo Disney), sia interessato a seguire anche Mindhunter. Sono prodotti molto diversi tra loro, ma anche molto specifici" ha aggiunto. Non è stato facile per lui affrontare il materiale complesso racchiuso nella sceneggiatura di John Penthal, che prende come riferimento filmati e documenti scritti reali, conservati negli uffici dell'FBI da molti anni. "Leggere il libro di John Douglas è stata un'esperienza molto più intensa dell'interpretare il mio personaggio. L'ho prestato a qualche membro della famiglia ed è rimasto scioccato" ha detto, aggiungendo che la sfida più grande è stata "non ridere, una cosa che faccio in continuazione. Prima di ogni ciak David doveva ricordarmi di rimanere serio perché Holden Ford non è un tipo che ama la vita sociale o che piace facilmente alla gente, quindi deve restare serio e tenebroso".
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Una serie tv realistica in modo inquietante
Ispirato all'omonimo libro di John Douglas del 1995, questa serie tv è estremamente realistica poichè utilizza materiale autentico per dare vita alle storie inquietanti e disturbanti di questi individui che hanno terrorizzato l'America negli anni '70. "Sono stato a Quantico e ho incontrato degli agenti dell'FBI e John Douglas, poi ho letto numerosi volumi su veri serial killer, visto che nella serie parliamo di personaggi realmente esistiti con nomi che tutti conoscono, quindi c'era bisogno di fare molta ricerca" ci ha raccontato Holt McCallany che, nei panni di Bill Tench, ha una personalità più solida e diretta rispetto a Holden, più riflessivo e curioso. "Ricordo un seminario con il guru Robert McKee che ci disse: 'Tony Soprano è un personaggio molto più complesso di Amleto!', perché lo possiamo vivere nel corso di nove stagioni e quindi vederlo in tutta una serie di situazioni diverse" ha aggiunto McCallany, sottolineando uno dei pregi del prodotto televisivo che permette a David Fincher di approfondire i vari personaggi di Mindhunter con le loro mille sfumature emotive e comportamentali.
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Il primo episodio di Mindhunter si apre con Holden Ford protagonista di una negoziazione per salvare una donna vittima di uno psicopatico imprevedibile che non sembra in grado di ragionare lucidamente. Il ritmo si fa subito serrato e l'adrenalina sale, per introdurre lo spettatore nell'azione in pochi istanti. Poi si passa alle aule di formazione dove giovani reclute dell'FBI studiano i profili criminali di famosi serial killer conosciuti in tutto il mondo, da Charles Manson a Ed Gein, mentre sul maxischermo passano film cult come Quel pomeriggio di un giorno da cani, che Jonathan Groff ci ha confessato di non aver mai visto prima di leggere il copione di Mindhunter. "Quando ho letto la sceneggiatura l'ho recuperato subito e l'ho trovato straordinario, così coraggioso. Tutti recitano in un modo grandioso e la scena della negoziazione degli ostaggi l'abbiamo presa come riferimento per la prima scena del primo episodio di Mindhunter", ha detto.
Il terrificante incontro con Edmund Kemper
Nel secondo episodio la vera star è il primo serial killer che Holden Ford incontra in prigione, Edmund Kemper, interpretato magistralmente da Cameron Britton. Sovrappeso, con un temperamento rilassato e una voce gentile, che nasconde un animo tormentato e un passato intriso di sangue e violenza. "Forse il materiale più terrificante che ho letto per prepararmi a girare Mindhunter è stato proprio quello riguardante Edmund Kemper. L'idea che qualcuno pianifichi l'omicidio della propria madre in quel modo è terrificante, ma è anche fortemente simbolico e psicologico che Ed per esempio uccidesse le studentesse del college perché sua madre insegnava in un college. E alla fine ha ucciso la madre estirpandole le corde vocali per gettarle nel tritarifiuti. Tutto così grafico ed intenso, contorto" ci ha raccontato Groff, visibilmente scosso all'idea. Alla base di Mindhunter la convinzione che non serve rinchiudere questi psicopatici in prigione, ma occorre esplorare la loro mente per comprendere le motivazioni delle loro azioni deplorevoli, magari per evitare casi simili in futuro.
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Come ha osservato Groff "Netflix ti lascia una libertà totale e, in questo caso, lo showrunner è brillante, perché è David Fincher. Lui poteva fare tutto quello che aveva in mente, mentre a volte in altri network c'è un gruppo di persone che lavora insieme alla stessa serie tv per prendere decisioni creative. Non dico che c'è un metodo più giusto di un altro, ma sono due modi diversi di lavorare". Una seconda stagione sembra già confermata, ma intanto dal 13 ottobre godetevi la prima stagione di Mindhunter.