Mentre sul versante cinematografico sono state per lo più rose e fiori, per il reparto seriale di Netflix il 2018 non è sempre stato felicissimo: basti pensare alla controversa realizzazione dell'ultima stagione di House of Cards, o all'inaspettata cancellazione di tre delle cinque serie basate sui fumetti Marvel (mancano all'appello Jessica Jones e The Punisher, di cui sono in arrivo nuovi episodi), o ai tentativi non sempre riusciti di portare nel mondo dello streaming il format del talk show. Ciononostante la società californiana va avanti, sia con le novità che con i prodotti collaudati, regalandoci alcune autentiche perle capaci di giustificare ore di binge-watching. Ecco la nostra Top 10 delle migliori serie Netflix del 2018.
10. Il metodo Kominsky
Lo scorso anno il celebre produttore-sceneggiatore Chuck Lorre tentò di portare sulla piattaforma la sua classica formula da sitcom con Disjointed, durato solo una stagione. Con Il metodo Kaminsky cambiano l'approccio e il registro: niente impianto teatrale, niente risate del pubblico, niente gag a ripetizione. Al loro posto c'è una riflessione sobria, ma anche molto divertente, sulla vecchiaia e sulla solitudine, con due pesi massimi quali Michael Douglas e Alan Arkin nei ruoli principali. Menzione speciale per Danny DeVito, esilarante nei panni dell'urologo di Douglas.
9. Maniac
Tre anni dopo aver inaugurato il filone cinematografico di Netflix con Beasts of No Nation, il regista Cary Fukunaga è tornato all'ovile con Maniac, il remake di una serie norvegese su due sconosciuti che si ritrovano collegati durante la sperimentazione di un farmaco che porta la mente nei posti più inattesi. Dopo il preambolo, la premessa fantascientifica diventa un pretesto per Fukunaga e i suoi due attori, Emma Stone e Jonah Hill, per esplorare generi diversi, dal gangster movie al fantasy, senza mai perdere d'occhio il fattore umano. Notevole soprattutto Hill, che scava nel profondo per quanto riguarda le sue capacità comiche e drammatiche, a volte insieme (vedi la performance nei panni del diplomatico islandese).
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8. Hill House
Mike Flanagan è un regista che ama le sfide. Dopo aver finalmente portato sullo schermo Il gioco di Gerald, uno dei romanzi più difficili di Stephen King, la nuova promessa dell'horror ha deciso di adattare, in forma seriale, uno dei testi imprescindibili della letteratura di genere, già portata al cinema in due occasioni (la prima trasposizione è considerata una pietra miliare, la seconda no). Hill House, come potete leggere nella nostra recensione, è un incubo prolungato dove fantasmi e brividi vanno di pari passo con una meditazione non banale sui legami famigliari, corredati da un elemento visivo il più delle volte sbalorditivo (vedi i piani-sequenza). Circolano ipotesi su un'eventuale seconda stagione, ma in questo caso sarebbe saggio lasciare le cose - e la casa - come stanno.
7. Narcos: Mexico
Doveva essere la quarta stagione ufficiale di Narcos, invece è diventato uno spin-off a sé stante, sulla nascita del narcotraffico in territorio messicano. In Narcos: Mexico cambiano inevitabilmente le atmosfere e i rapporti tra i personaggi, ma lo spirito generale della serie Netflix è sempre presente, e le scelte di casting rimangono sopraffine, come dimostra la presenza di Michael Peña (l'agente della DEA sotto copertura) e Diego Luna (il boss del traffico locale). Notevole anche il gruppo di registi, tra cui Amat Escalante e Alonso Ruizpalacios, e da capogiro il legame narrativo con la serie madre.
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6. Trollhunters - Stagione 3
Ancora Messico, ma in questo caso si parla di Guillermo del Toro, co-creatore della serie fantasy animata sulla guerra contro i troll nella città di Arcadia. Un racconto davvero epico che quest'anno, con la terza stagione di Trollhunters, è giunto al termine con un episodio di commiato che non può non lasciare un groppo in gola (per via dell'omaggio al compianto Anton Yelchin, voce del protagonista Jim Lake nelle prime due stagioni e qui sostituito in parte da Emile Hirsch), ma ha anche posto le basi per qualcosa di più epico: una trilogia di serie ambientate nel mondo di Arcadia. Dopo i troll tocca agli alieni (3Below, disponibile dal 21 dicembre), e nel 2019 il tutto si concluderà con Wizards. Il tutto rigorosamente supervisionato dal cineasta messicano, il cui sodalizio con la DreamWorks continua a dare ottimi frutti anche lontano dal grande schermo.
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5. My Next Guest Needs No Introduction
Con My Next Guest Needs No Introduction un po' dal territorio delle serie in senso stretto, ma considerando il personaggio coinvolto ci sembrava doveroso menzionare il suo ritorno sugli schermi via Netflix. Parliamo, ovviamente, di David Letterman, il grande conduttore dei late night americani, ufficialmente in pensione da tre anni ma con tante cose ancora da dire. Lo fa con una formula nuova: un ospite a episodio, una conversazione estesa, adattando toni ed argomenti all'interlocutore. Con Barack Obama si parla della vita dopo aver lasciato il lavoro (con tanto di rimando alle loro chiacchierate precedenti), con Jay-Z viene affrontato il tema dell'adulterio, mentre Tina Fey critica Letterman per non aver quasi mai avuto donne nello staff di sceneggiatori. Una grande lezione che ci ricorda perché Dave, come lo chiamano tutti, è praticamente insostituibile. Da vedere anche la puntata "fuori formato", dove è Jerry Seinfeld a intervistare il conduttore.
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4. Big Mouth - Stagione 2
L'animazione per adulti continua ad andare per la maggiore su Netflix, e tra gli ingredienti più folli di quel successo c'è la seconda stagione di Big Mouth, la serie ideata da Nick Kroll e basata sulle sue vere esperienze legate all pubertà. Risate, imbarazzo, pathos, intelligenza, liquidi corporali e tanta fantasia sono gli elementi imprescindibili di un programma che racconta un'età difficile con sincerità, cattiveria e humour. Da antologia il finale di stagione che fa il verso a Inside Out, e da incorniciare la prestazione vocale di David Thewlis nel ruolo di Shame Wizard, la manifestazione fisica della vergogna.
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3. Daredevil - Stagione 3
Daredevil, dopo la terza stagione, è stata tra le vittime della cancellazione di cui abbiamo parlato in apertura di articolo, ma è stato un addio spettacolare. Come potete leggere nella nostra recensione di Daredevil - Stagione 3, la serie è liberamente tratta dal celebre Rinascita di Frank Miller: il terzo ciclo delle avventure di Daredevil è soprattutto un lungo, grandissimo duello recitativo tra Charlie Cox nei panni dell'avvocato cieco e Vincent D'Onofrio in quelli di Wilson Fisk, il gangster ora divenuto a tutti gli effetti Kingpin. Se a questo aggiungiamo il debutto televisivo di Bullseye, il divertimento è assicurato.
2. Better Call Saul - Stagione 4
Better Call Saul non è una serie Netflix Original in senso stretto, ma non potevamo trascurare il prequel/spin-off di Breaking Bad che, di anno in anno, ha reso sempre più appassionante la progressiva discesa verso gli inferi di Jimmy McGill, l'avvocato privo di scrupoli destinato un giorno a divenire Saul Goodman. La quarta stagione conferma il percorso ascendente dello show, capace di sopravvivere alla dipartita di un grande comprimario come Chuck McGill, il fratello del protagonista. A questo punto, l'unico elemento negativo è chiedersi, al termine di quattro stagioni: dov'è l'Emmy di Bob Odenkirk?
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1. BoJack Horseman - Stagione 5
Chi avrebbe mai detto che tra i programmi di punta del catalogo di Netflix ci sarebbe stato uno show animato per adulti su un cavallo antropomorfo depresso e alcolizzato con la voce di Will Arnett? Quattro anni dopo quello con BoJack Horseman rimane uno degli appuntamenti imprescindibili sulla piattaforma: un racconto triste e al contempo spassoso, dove la satira hollywoodiana iniziale ha ceduto il posto a un ritratto dolorosamente umano di un'esistenza fatta di sofferenze e frustrazioni. Impeccabile, come sempre, tutto il cast, con nota di merito per Amy Sedaris e Aaron Paul.