20 migliori film e serie TV sul nazismo da vedere

Su Amazon Prime Video trovate la serie Hunters, ma quali sono i 20 migliori film e Serie TV sul nazismo? Scopriamoli insieme.

Jojo Rabbit 7
Jojo Rabbit: Scarlett Johansson, Roman Griffin Davis in una scena del film

È un'ombra oscura, che imperversa da decenni sul nostro cammino. Sporca le pagine di storia e le cronache attuali. È il nazismo, una preda da cacciare, distruggere pezzo dopo pezzo, e dove lo studio e il ricordo non bastano, ci pensa il cinema a sfoderare le proprie armi mostrando le sue crudeltà, o denigrandole, così da annientare questo mostro dall'interno, nella speranza di lasciarcelo alle spalle.
Il 21 febbraio su Amazon Prime Video è arrivato Hunters, serie a episodi con il premio Oscar Al Pacino su una variegata banda di cacciatori di nazisti attiva nella New York del 1977.

Hunters Logan Lerman Tiffany Boone Kate Mulvany Josh Radnor Saul Rubinek Carol Kane Louis Ozawa Changchien Serie Tv Amazon Prime Video 3
I personaggi di Hunters

Hunters (qui la nostra recensione) è l'ultimo figlio nato dal grembo della riscrittura della storia. Una storia che il cinema ha tentato di raccontare, a volte giocando con la fantasia per sostituire il sangue con ironia e speranza, altre mettendosi al servizio dei fantasmi senza voce pronti a chiedere vendetta per i misfatti ricevuti. Cinema e TV si fanno grembi generatori di bastardi senza gloria, bambini che con la fantasia sfidano la violenza che li circonda, cacciatori di nazisti o leader in caduta: sono tanti, tantissimi i film che hanno raccontato questa pagina violenta della storia. Noi abbiamo selezionato i 20 migliori film e serie TV sul nazismo, tra attacchi diretti al cuore del mostro da sconfiggere, o risate che lo indeboliscono battuta dopo battuta.

1. IL GRANDE DITTATORE (1940)

Il grande dittatore: Charlie Chaplin in una celebre immagine del suo capolavoro
Il grande dittatore: Charlie Chaplin in una celebre immagine del suo capolavoro

Posata la bombetta e il bastone del vagabondo Charlot, Charlie Chaplin apre finalmente la bocca e parla. Proferisce parole taglienti, che dietro al sorriso nascondono lame affilate con cui fare a pezzi il leader del male supremo: Adolf Hitler. Con Il grande dittatore per la prima volta un regista di Hollywood prende di mira in maniera così esplicita il regime totalitario instaurato dai nazisti in Germania, attraverso una commedia satirica che, nello sdoppiamento della personalità (da una parte un barbiere ebreo senza nome, emblema allegorico dei milioni di cittadini ebrei perseguitati durante il nazismo, dall'altra il Führer Adenoid Hynkel, presidente dell'immaginario stato della Tomania) mette alla berlina tutti gli aspetti più grotteschi della personalità di Hitler, dittatore collerico, vanitoso e megalomane. Puntando sulla risata, Chaplin attacca la drammatica attualità di quegli anni, regalando alla storia uno dei più grandi capolavori del cinema.

Il grande dittatore: la risata di Charlie Chaplin contro gli orrori del nazifascismo

2. BUFERA MORTALE (1940)

La Shoah è un tema che il cinema non si è mai rifiutato di narrare, sebbene durante gli anni delle persecuzioni razziali il soggetto trovi scarso eco nel cinema. Ciononostante, dopo poco tempo dopo lo scoppio della guerra i registi inglesi e americani iniziano a lasciare in maniera più o meno esplicita numerosi riferimenti alle atrocità compiute dal regime nazista all'interno delle proprie opere. Night Train to Munich di Carol Reed nel 1940 è il primo film a mostrare i campi di concentramento per i dissidenti, ma alla persecuzione di ebrei si farà direttamente riferimento solo in Bufera mortale con protagonista James Stewart. Diretto da Frank Borzage, il film si propone come pellicola di propaganda anti-nazista, narrando le vicissitudini di una famiglia tedesca di origine ebraica travolta dal nazismo intorno al 1933, anno in cui Hitler fu nominato cancelliere. La bufera mortale del titolo non farà solo riferimento a quella reale che travolgerà i due protagonisti nelle fasi conclusive dell'opera, bensì all'avanzata nazista che tutto annienterà sotto il suo peso distruttivo, congelando i sogni e distruggendo in volo i desideri del futuro.

3. VOGLIAMO VIVERE! (1942)

Vogliamo vivere!: Joseph Tura con Carole Lombard in una scena del film
Vogliamo vivere!: Joseph Tura con Carole Lombard in una scena del film

Nei film di Lubitsch niente è come appare in superficie. Dietro un sorriso, o un'espressione comica, si nascondono le ombre di un male di vivere o di un terrore atavico. E così, in Vogliamo vivere!, il teatro, mondo del doppio significato per antonomasia, diventa strumento imprescindibile alla lotta per la sopravvivenza. La bellezza della comicità sta nella sua capacità di scardinare le regole e ribaltare l'ordine delle cose, arrivando perfino a prendersi gioco delle istituzioni. Lubitsch lo sapeva, e grazie al potere della risata il regista condanna la violenza denudando la follia del nazismo quando la sua sconfitta era lontana ancora tre anni. Il monologo di Amleto si fa così messaggio in codice per la Resistenza, mentre l'intera performance teatrale va a rappresentare - in un gioco meta-cinematografico - la più grande illusione di una compagnia allo sbando (l'apparato nazista) che in ultimo sogna il trionfo in guerra, prima di affrontare la terribile realtà nel mondo reale.

4. DONALD DUCK - "DER FUHRER'S FACE" (1943)

Der Fuehrers Face
Un'immagine di Der Fuehrer's Face

È Il 1943. La guerra impazza e anche il papà dei sogni che diventano realtà, Walt Disney, decide di impegnarsi a livello artistico in campo bellico. La storia viene edulcorata, e così anche i mostri, in piena tradizione Disney, finiscono per essere irrisi. Hitler stesso viene trasformato in personaggio disneyano, apparendo direttamente in cortometraggi come Education For Death, Reason and Emotion, ma soprattutto nel celebre Der Fuehrer's Face, con protagonista Paperino. Il corto mette alla berlina la Germania nazista, mostrandoci Donald Duck vivere e lavorare in una fabbrica di bombe, rasentando la pazzia. Circondato da svastiche, e costretto a reiterare in maniera sempre più delirante il saluto nazista alla comparsa del volto del Fuhrer (una ripetizione meccanica che ricorderà quella proposta da Taika Waititi in Jojo Rabbit), le fondamenta comiche su cui si basa Der Fuehrer's Face puntano sul contrasto tra le altisonanti parole della canzoncina che dà il titolo al corto e il fastidio provato da Paperino, cui tocca assecondare in tutto e per tutto i capricci del regime. Costretto a leggere il Mein Kampf, consumare una misera colazione a base di pane raffermo, e andare a lavoro con una baionetta puntata alla schiena, (mentre la canzoncina proclama che gli ariani "non saranno mai schiavi") Paperino potrà tirare un respiro di sollievo quando, svegliandosi, capirà che quello del nazismo era solo un incubo. Stringendo tra le braccia una riproduzione della Statua della Libertà, l'espediente del sogno è lo strumento perfetto per presentare uno status quo tanto diverso da quello a cui il pubblico è abituato e che l'esercito statunitense è adesso pronta a sconfiggere.

5. THE TWILIGHT ZONE - "LA VENDETTA DEL CAMPO" (1961)

Twilight Zone Deaths Head Revisited
Una scena di La vendetta del campo

Era il 10 novembre del 1961 quando sulla CBS va in onda La vendetta del campo. Scritta da Rod Serling, la puntata si svolge interamente nel campo di concentramento di Dachau. L'immaginario ex capitano delle SS Gunther Lutze torna nel campo come turista sadico dell'orrore per visitare i luoghi di cui era stato comandante e fautore di tremende uccisioni. Lutze non fa in tempo a varcare l'entrata, che gli spiriti riprendono vita dalle ceneri, come arabe fenici per sottoporlo a giudizio. La sentenza è perentoria: l'uomo sarà condannato a una vita di follia, rinchiuso in una gabbia esistenziale tenuta in scacco da orrore e incubo. Saranno dunque i fantasmi del cinema a far rinascere, ripopolandolo, il sistema concentrazionario. Un universo rigeneratosi non per scopi emulativi, ma denunciatori, e capace di rendere luoghi come Aushwitz, o Dachau, ambienti a noi drammaticamente famigliari. Basta sollevare lo sguardo, verso quella scritta in ferro battuto, "ARBEIT MACHT FREI" ("Il lavoro rende liberi") che la nostra mente viene bombardata da una sfilza improvvisa di immagini e inquadrature, derivanti da tutto quel materiale audio-visivo macinato negli anni. Un teatro di posa dell'immaginario collettivo, sul cui palco vengono ancora posti al centro mille e più storie, perché di ricordarsi di ricordare non è mai abbastanza.

6. I RAGAZZI VENUTI DAL BRASILE (1978)

Raggazzi Brasile
Una scena di I ragazzi venuti dal Brasile

Nel mondo esistono 94 piccoli discendenti del Fuhrer, fatti nascere dal dottor Mengele con il metodo della clonazione. Come reagirebbe il pianeta Terra a tale notizia? Quali conseguenze comporterebbero tali nascite? È partendo da questi quesiti che lo scrittore Ira Levin dà alla luce nel 1978 al suo celebre romanzo I ragazzi venuti dal Brasile, tradotto nello stesso anno al cinema da Franklin J. Schaffner nell'omonimo film con protagonisti Laurence Olivier e Gregory Peck. Il thriller pone le proprie basi sull'eterno scontro epocale tra Bene e Male, un conflitto quanto mai sentito ai tempi, complice soprattutto la vicinanza storica con gli eventi richiamati, ed è proprio affidandosi alla verosimiglianza di un universo diegetico non distante da quello reale, che Schaffner narra il tentativo dell'anziano ebreo Ezra Liebermann (Olivier) di fermare i piani del dottor Josef Mengele (Peck), l'ex chirurgo di Auschwitz. Un'opera interessante, che dietro al solito momento di evasione che può offrire la visione di un film (o la lettura della sua versione cartacea) nasconde la presenza di due moniti straordinariamente attuali: da una parte i rischi della manipolazione genetica, dall'altra quelli riguardanti certe condizioni economiche e sociali che potrebbero, in un determinato futuro, creare le basi per l'avvento di un nuovo nazismo.

7. MOLOCH (1999)

Moloch
Una scena di Moloch

Ispirandosi ai filmini amatoriali girati sulla terrazza del Berghof dalla stessa Eva Braun, che presentavano Adolf Hitler nell'intimità e nel privato, Aleksandr Sokurov firma la prima opera della sua tetralogia sul potere, proseguita con Toro (2001), Il Sole (2005) e Faust. Nella semplicità del racconto, in Moloch il regista non intende donare un'umanità al personaggio di Hitler, quanto tracciare una figura grottesca, caricaturale, tipica di personaggi che si elevano a divinità, per poi cadere nell'inferno dei demoni. E così, nell'eremo di Hitler in Baviera, Eva Braun cerca di distrarre il suo amante-padrone dai tanti pensieri. Ma l'arrivo di ospiti tutt'altro che rilassanti (Goebbels con sua moglie, e Borman) è imminente. Tutta gente che si detesta e che fa della riunione un incontro teso, galleria di tragici personaggi senza empatia, freddi, disumani, stilizzati.

8. IL PIANISTA (2002)

Adrien Brody interpreta Wladyslaw Szpilman nel film Il pianista di Roman Polanski
Adrien Brody interpreta Wladyslaw Szpilman nel film Il pianista di Roman Polanski

Il pianista non è solo un racconto di salvezza, di caduta all'inferno e sofferta risalita. Il pianista è anche l'esposizione senza veli del ghetto di Varsavia, nella sua cruda e nuda realtà. Un microcosmo in cui la speranza si spegne come una fiamma flebile, la pazzia scorre silente e la fame domina le giornate. È uno schiaffo dato a piene mani, il film di Roman Polanski: senza cadere nella trappola del facile pietismo, i corpi esamini per strada, la fame, la violenza, l'umiliazione sono sbattute in faccia con crudezza sullo schermo. In un mondo in cui l'umanità è ridotta a pochi sprazzi, le note di un pianoforte diventano ancore a cui aggrapparsi per non affogare nell'oceano dell'odio mortale. Eppure, dopo tanta indicibile crudeltà, per Władysław Szpilman (Adrien Brody) anche la musica non avrà più quel dolce sapore salvifico di prima.

9. LA CADUTA - GLI ULTIMI GIORNI DI ADOLF HITLER (2004)

Bruno Ganz è Adolf Hitler ne La caduta
Bruno Ganz è Adolf Hitler ne La caduta

Sembrava un tabù impossibile da sfatare. Invece già Pabst nel 1955 con L'ultimo Atto poneva davanti alla macchina da presa la figura del mostro, narrando gli ultimi giorni del Fuhrer all'interno del bunker che gli fece da serraglio, tra orge e autodistruzione. Prendere tra le mani una figura come quella di Hitler è come manipolare una bomba a orologeria. Il rischio che ti scoppi in tutta la sua potenza è altissima. Olivier Hirschbiegel ha voluto correre il rischio, e lo ha fatto tentando di dare un volto, un corpo e una storia al mostro. Con La caduta - gli ultimi giorni di Adolf Hitler, il regista narra gli ultimi dodici giorni della dittatura del Fuhrer e lo fa filtrandola dal racconto di Traudl Junge, la segretaria che gli fu accanto nel bunker. Una focalizzazione interna all'universo degenerato del nazismo, attraverso cui dipingere un affresco claustrofobico, maniacale e cupo. A rivestire i panni del demonio, prestandogli connotati umani sotto la corazza del mostro, è Bruno Ganz, il quale consegna alla storia del cinema un Hitler scolpito con maniacale attenzione sotto lo scalpello della pazzia sanguinaria e della spietata megalomania.

10. OPERAZIONE VALCHIRIA (2008)

Tom Cruise interpreta il Colonnello Claus von Stauffenberg nel film Valkyrie
Tom Cruise interpreta il Colonnello Claus von Stauffenberg nel film Valkyrie

Claus Philipp Maria Schenk Graf von Stauffenberg è un colonnello della Wehrmacht che sta combattendo nel Nord Africa, ma ha già maturato una profonda insofferenza contro i metodi hitleriani. Un attacco aereo lo priva di un occhio, del braccio destro e di due dita del sinistro. Rientrato in Germania si unisce a un gruppo di militari che intendono ridurre Hitler all'impotenza. Il piano prende progressivamente forma: si dovrà attentare alla vita del Fuhrer e subito dopo accusare le SS dell'omicidio. Il 20 luglio 1944, Von Stauffemberg in persona porta l'ordigno esplosivo nella Tana del Lupo. Quello che non sa è che Hitler si è salvato. Bryan Singer dà vita a un film che affascina, lega lo spettatore allo schermo tenendolo stretto con la forza di una suspense che lo culla nell'illusione di un epilogo diverso, nonostante si sappia fin da subito come andrà a finire, poiché è la Storia che ce lo ha anticipato. One-man-show di Tom Cruise, supportato da un manipolo di ottimi comprimari (uno su tutti Kenneth Branagh), nella sua rappresentazione caricaturale del nazismo e quella grottesca di un Hitler delirante, Operazione Valchiria regala una pagina ulteriore alla storia della resistenza fatta di eroi che mai come ora hanno bisogno di essere ricordati ed emulati.

11. BASTARDI SENZA GLORIA (2009)

Christoph Waltz è tra i protagonisti del film Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino
Christoph Waltz è tra i protagonisti del film Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino

La fantasia crea mondi inediti, straordinari, lontani da quelli in cui siamo costretti a vivere; il cinema, a sua volta, riscrive con il proprio inchiostro indelebile fatto di immagini in movimento, le pagine di storia, quella con la "S" maiuscola. E quello di Quentin Tarantino è un linguaggio potente, capace di cancellare - sebbene per poche ore - eserciti nazisti e leader tirannici, tra fiamme, lame di pugnali e mitragliatrici. Il tutto condito da un'ironia sferzante, caustica, capace di attaccare e distruggere con la forza di mille e più pallottole, il Terzo Reich e i suoi massimi rappresentanti (Hitler in primis). Con Bastardi senza gloria, Quentin Tarantino prende il male e lo annienta, lo fa a pezzi, spingendo il proprio pubblico a ridere del mostro, così da esorcizzarlo e, si spera, non seguirlo più; anche perché chi seguirebbe una macchietta clownistica come quella ritratta dal regista di Knoxville?

Bastardi senza gloria: quando il cinema di Tarantino è più forte della storia

12. DOCTOR WHO: "UCCIDIAMO HITLER" (2011)

Un momento dell'episodio Let's Kill Hitler di Doctor Who
Un momento dell'episodio Let's Kill Hitler di Doctor Who

Si sa, allo sceneggiatore Steven Moffat sono sempre piaciuti i personaggi ambigui, psicopatici affetti da manie di superomismo e onnipotenza, disposti a tutto, pur di diventare invincibili. Nella quest personale del Dottore (Matt Smith) e l'estenuante ricerca dell'identità della misteriosa River Song (Alex Kingston) il TARDIS scaraventa i protagonisti nella Berlino degli anni Trenta, ponendoli faccia a faccia con una delle personalità più mostruose del nostro tempo: Hitler. Il Terzo Reich non è che un allestimento teatrale che fa da sfondo a un gioco temporale compiuto sulla scia di ricordi, alla fine dei quali ogni tassello disseminato nel corso della sesta stagione finisce al proprio posto. Non c'è nessun intento storiografico dietro Uccidiamo Hitler. Si scorge anzi, grazie anche alla presenza di un personaggio come River vestita da nazista che fa spogliare un intero ristorante e ai suoi sarcastici pun (già memorabile il suo intervento, "stavo andando al Bar Mitzvah di uno zingaro omosessuale disabile, quando ho pensato 'cavolo, il Terzo Reich fa proprio schifo, penso che ucciderò il Führer!' chi è con me?"), un attacco parodistico con cui fare a pezzi il personaggio di Hitler e il suo complesso di superiorità. Un intento racchiuso perfettamente nell'immagine del Führer tenuto segregato in uno sgabuzzino.

13. IL LABIRINTO DEL SILENZIO (2014)

Il labirinto del silenzio: Alexander Fehling e Johann von Bülow in una scena del film
Il labirinto del silenzio: Alexander Fehling e Johann von Bülow in una scena del film

Vivere gli orrori del passato con le parole del presente. Vi sono film che non si limitano alla riproposizione cinematografica di eventi rinchiusi tra le pagine di storia macchiate di odio e sangue. Ve ne sono altri, come Il labirinto del silenzio, che vivono sulle scoperte, sugli incontri, e sulle testimonianze con cui condannare padri non più eroi, ma complici del male. Come Arianna nel mito del Minotauro, così il giovane procuratore Johann Radmann guida il proprio Paese fuori dal dedalo del silenzio e del negazionismo. Se oggi la Germania ammette la propria responsabilità eterna per la Shoah, non è stato sempre così. Dopo la guerra i tedeschi non avevano alcuna voglia di risvegliare i fantasmi del passato, preferendo nascondersi dentro un'ombra silenziosa, o più semplicemente dimenticando. Mescolando personaggi reali (il giornalista Thomas Gnielka e il procuratore Fritz Bauer, a cui il film rende omaggio) e di finzione, l'autore realizza un film-dossier sincero e sobrio, che scorre una pagina di storia sul cui fondo il male avrà finalmente "un nome, un viso, un'età, un indirizzo". Caricandosi del peso di una nazione e del suo passato, il protagonista dovrà scendere a compromessi con la realtà: convinto di vivere nel paese migliore del mondo, Radmann scoprirà l'enormità della menzogna che lo travolgerà, e attraverso cui dare finalmente voce a vittime tenute taciute per troppo tempo.

14. IL FIGLIO DI SAUL (2015)

Son of Saul: Géza Röhrig in un'immagine del film
Son of Saul: Géza Röhrig in un'immagine del film

Aveva 39 anni László Nemes quando, nel 2015, con il suo primo lungometraggio, Il figlio di Saul, è riuscito a dar corpo e forma al concetto di "orrore". Lo ha fatto ancorandosi allo sguardo e all'interiorità di Saul Ausländer (Géza Röhrig) un sonderkommando - i prigionieri addetti ad assistere i boia nel massacro degli altri in attesa del proprio - all'interno del lager Auschwitz-Birkenau, qui mai nominato. È dunque nel mostrarne la portata alienante e terribile nell'animo del protagonista, più che nell'oggettiva atrocità dei lager nazisti, che deve ritrovarsi il cuore pulsante e lacerato del film di Nemes. E dove le immagini non arrivano, a far male e colpire lo sguardo del pubblico ci pensa una colonna sonora fatta di urla di terrore, forni crematori sempre in funzione e rumori metallici di armi pronte a sparare.

15. L'UOMO NELL'ALTO CASTELLO (2015-2020)

The Man In The High Castle: Rufus Sewell in un'immagine del pilot
The Man In The High Castle: Rufus Sewell in un'immagine del pilot

"Cosa sarebbe successo se...?". Ce lo chiediamo spesso, ripensando a sbagli passati, parole dette sulla scia di risentimenti ed emozioni forti. Ma Philip K. Dick quel pensiero non l'ha rivolto al suo passato personale, ma a quello storico, condivisibile da tutti. E così, nel suo romanzo ucronico La svastica sul sole l'autore vola con la fantasia, quella più inconscia e atavica, immaginandosi cosa sarebbe successo se a vincere il secondo conflitto mondiale fossero state le potenze dell'Asse (Germania e Giappone). Da quelle pagine prende vita nel 2017 la serie prodotta da Amazon Studios L'uomo nell'alto castello. Una produzione seriale capace di scandagliare le profondità psicologiche di alcuni rivoluzionari, pronti a unire le forze quando ogni piccola convinzione viene messa in dubbio dalla visione di un filmato realizzato dal misterioso "Uomo nell'alto castello". Ciò che ne consegue è una galleria di sguardi cristallizzati nella sospesa incredulità, e mani che stringono fucili, pistole. La resistenza è ora pronta a combattere il demone dell'odio e della malvagità umana anche in questo universo alternativo. Per quattro stagioni gli showrunner puntano all'ambiguità dei personaggi (uno su tutti il magnetico obergruppenführer John Smith, interpretato magistralmente da Rufus Sewell), la cui caratterizzazione criptica richiede allo spettatore una costante attenzione; perché il colpo di scena è sempre lì, nascosto dietro l'angolo di cittadine americane addobbate di vessilli nazisti e svastiche in ogni dove.

16. LA SIGNORA DELLO ZOO DI VARSAVIA (2017)

The Zookeeper's Wife: Jessica Chastain in una foto ufficiale del film
The Zookeeper's Wife: Jessica Chastain in una foto ufficiale del film

Prima ancora di Mulan, Niki Caro ha dimostrato la sua naturale predisposizione alla narrazione di figure femminili forti e coraggiose, pronte a tutto pur di difendere i più deboli, sfruttando la propria forza interiore e quell'acume che le farà brillare, vincere, alzare la testa. La signora dello zoo di Varsavia è un saggio cinematografico dedicato a una delle pagine più sconosciute dell'Olocausto. Dopo il rastrellamento dello zoo di cui è custode insieme al marito, Antonina (Jessica Chastain) riempirà la propria cantina e le gabbie rimaste vuote con tutte le persone che insieme al consorte riuscirà a far fuoriuscire in segreto dal ghetto di Varsavia. Rischiando la propria vita e quella di loro figlio, Antonina e Jan metteranno in salvo più di duecento ebrei, tra amici e sconosciuti, in un atto di infinito coraggio e umanità. Giocato su un impianto narrativo classico, è nel racconto dell'istituzione del ghetto, delle condizioni di vita e morte al suo interno, che il film mostra la sua visione sull'universo straziante del Terzo Reich a Varsavia, senza la necessità di riscrivere la storia, ma lasciando che siano gli occhi ricolmi di paura a parlare in silenzi assordanti.

Jessica Chastain: le migliori performance della "rossa di Hollywood"

17. L'UOMO DAL CUORE DI FERRO (2017)

L Uomo Dal Cuore Di Ferro 7
L'uomo dal cuore di ferro: Jason Clarke in una scena

Dietro la mediocrità di un uomo, può nascondersi una violenza folle, irrazionale, feroce. E Reinhard Heydrich (Jason Clarke), espulso con infamia dalla Marina tedesca, era un uomo mediocre, finito per ricoprire un ruolo di prestigio nel campo dell'Intelligence delle SS. Nominato a guerra iniziata Protettore di Boemia e Moravia, di lui si occuperanno nel 1942 due giovani soldati: Jan Kubis (ceco) e Jozef Gabcik (slovacco) che, dopo un addestramento a Londra, hanno l'incarico di compiere una missione mai tentata fino ad allora. Devono eliminarlo perché esponente delle alte sfere del potere nazista. "L'uomo dal cuore di ferro", "Il Boia", "Il Macellaio di Praga", "La Bestia Bionda", "Il Genio del Male di Himmler", Reinhard era uno e centomila sfumature del male. Ma il regista Cedric Jimenez non si limita a tracciare la nascita e l'evoluzione di un uomo ordinario verso la propria ascesa e febbrile caduta, ma indaga il suo nucleo famigliare, indugiando su quella donna che gli è stata sempre accanto, Lady Macbeth del nazismo che lo ha plagiato, plasmato e indottrinato, dando vita alla belva. È lei, sua moglie Lina (interpretata da Rosamund Pike) a organizzare l'incontro con Himmler e dare così il via alla sua folgorante e terribile carriera.

18. OPERATION FINALE (2018)

Operation Finale Ben Kingsley
Una scena di Operation Finale

Argentina, 1960. Nelle campagne circostanti a Buenos Aires viene individuato Adolf Eichmann (Ben Kingsley), l'architetto della "soluzione finale" nazista. La scoperta è delle più casuali: una ragazza, ignara delle sue origini ebraiche, esce con un ragazzo e lo porta a conoscere il padre cieco, il quale individua nel giovane il figlio di Eichmann. Una volta contattati gli israeliani, il servizio segreto del Mossad manda una squadra a indagare sul caso, per accertarsi dell'identità dell'uomo ed eventualmente rapirlo e portarlo in Israele con l'intento di processarlo. Operation Finale prende le mosse da varie fonti, ma a offrire il maggior contributo in termini di intreccio e costruzione narrativa è sicuramente il libro di memorie scritto dallo stesso protagonista, Peter Malkin (qui interpretato da Oscar Isaac) dal titolo Nelle mie mani, in cui si racconta proprio l'incontro dell'agente segreto del Mossad con Eichmann. È prima una caccia al mostro, e poi la sua esposizione in un teatro fatto di quattro mura, Operation Finale. La dimostrazione dell'odio e del male fattosi uomo, tra negazioni ed esplosioni di rabbia feroce e animalesca. Sebbene alquanto canonico e didattico, il film punta sui dialoghi, sulla potenza delle parole per riportare alla mente eventi da cui è inutile scappare, perché è solo nell'apprenderli, farli propri e mantenerli vivi, che si potrà evitare di ripetere gli errori del passato nella speranza del presente.

19. LA VITA NASCOSTA - HIDDEN LIFE (2019)

A Hidden Life
A Hidden Life: August Diehl, Valerie Pachner in una scena

Arriverà sugli schermi italiani il 9 aprile 2020, ma l'ultimo film di Terrence Malick sembra aver già messo d'accordo critica e pubblico nel resto del mondo. Lasciandosi alle spalle i suoi recenti voli pindarici, tra viaggi onirici e inconsci, fantasia e realtà, spazio e tempo, il regista si riappropria della bellezza della narrazione per dar vita alla storia (vera) di un contadino austriaco accusato di alto tradimento dal regime hitleriano. Troppo insopportabile il peso della violenza a cui è chiamato a servire; troppo distante dal suo sentirsi essere umano il ruolo di malvagità primordiale che gli è stato affidato, il giovane pastore Franz decide di diventare obiettore di coscienza, pagando con la vita i propri ideali. Dramma storico rinchiuso tra i confini di un contesto rurale in cui celebrare la natura e la sua bellezza bucolica, pura e incontaminata, La vita nascosta - Hidden Life è uno sguardo privato, e allo stesso tempo universale, della resistenza contro l'ombra dilagante dell'odio nazista.

20. JOJO RABBIT (2019)

Jojo Rabbit Roman Griffin Davies Taika Waititi Sam Rockwell
Jojo Rabbit: Roman Griffin Davis, TaiKa Waititi e Sam Rockwell in una scatenata sequenza

Ci sono eventi tragici, disumani, che l'essere umano preferisce dimenticare. Il cinema, vettore mnemonico dall'enorme impatto emotivo, tenta più volte di recuperare e mostrare tali ombre per evitarne così la reiterazione. L'estremo (neo)realismo di certe opere a volte non basta. Bisogna prendere questi orrori e strapazzarli, denigrarli, prenderli in giro. Lo ha fatto Quentin Tarantino con Bastardi senza gloria, e lo ha rifatto Taika Waititi con Jojo Rabbit. Dietro l'apparente agiografia del nazismo, il regista (come affermato nella nostra recensione di JoJo Rabbit) svela una feroce e beffarda presa in giro del regime. Le battute sono lame taglienti che dissezionano il Terzo Reich, indagandone ogni punto debole e orrore. È un universo, quello nazista, da denigrare, proprio come deriso è il piccolo protagonista, soprannominato Jojo Rabbit dai grandi del campeggio per giovani reclute a cui ha preso parte. Sguardo poetico, ricolmo di quell'innocenza tipica di un bambino pronto a fare i conti con la crudeltà che lo circonda. E la fantasia si sporca. Il mito di Hitler (amico immaginario di JoJo) si sfuma, mentre l'incubo del nazismo è ora un mostro da sconfiggere come un incubo da cui svegliarsi.