Il pubblico la conobbe per la prima volta il 2 aprile 1985: in quella data, sulla CBS, nella puntata della storica soap opera Così gira il mondo, nel ruolo di Frannie Hughes compariva un'attrice esordiente di ventiquattro anni, Julianne Moore, che avrebbe recitato in questa telenovela fino al 1988, impersonando fra l'altro anche la sorella gemella di Frannie, la perfida Sabrina (e aggiudicandosi un Daytime Emmy). Oggi quella ragazza dai capelli rossi e con il volto cosparso di lentiggini ha sessant'anni e può essere considerata, senza correre il rischio di iperboli, una delle migliori attrici del mondo.
A partire dal suo debutto al cinema, non proprio fortunatissimo, nell'horror a episodi I delitti del gatto nero del 1990, Julianne Moore - vero nome Julie Ann Smith, ma la Moore fu costretta a cambiarlo alla sua iscrizione all'Actors Guild per problemi di omonimia - si è costruita passo dopo passo una carriera che l'ha portata a farsi apprezzare sempre maggiormente da critica e spettatori, iniziando con piccoli ruoli per poi essere ingaggiata da alcuni fra i più grandi cineasti del pianeta: nel 1993 fa parte del cast del capolavoro di Robert Altman America oggi e un anno più tardi Louis Malle la sceglie per la parte di Yelena in Vanya sulla 42ª strada.
Da allora, l'infaticabile Julianne ha messo insieme una filmografia a dir poco invidiabile, in cui i rari, saltuari passi falsi sono stati puntualmente compensati e oscurati da prove superbe, che ne hanno posto in evidenza non solo l'indiscutibile talento, ma anche il coraggio nell'intraprendere sfide difficili o controverse, e le hanno permesso di aggiudicarsi il premio come miglior attrice nei tre principali festival del mondo (Cannes, Venezia e Berlino), un record raggiunto solo da altri tre interpreti prima di lei (Jack Lemmon, Sean Penn e Juliette Binoche).
E in occasione del suo sessantesimo compleanno, vi proponiamo dunque una rassegna tra i migliori film di Julianne Moore attraverso una classifica dei suoi ruoli più belli: una galleria di ritratti resi indelebili proprio grazie a questa attrice insostituibile.
12. America oggi (1993)
Come già accennato, è il grandissimo Robert Altman uno fra i primi cineasti ad accorgersi del talento di Julianne Moore e a valorizzarlo al meglio, quando nel 1993 le assegna la parte di Marian Wyman, moglie insoddisfatta del medico Ralph (Matthew Modine), in America oggi, raggelante affresco corale ambientato nella cornice di Los Angeles e ispirato a una serie di racconti di Raymond Carver. All'interno di una delle pellicole più complesse e celebrate del cinema altmaniano, la Moore riesce ad amalgamare il naturalismo di questo ritratto di infelicità quotidiana con picchi di tensione drammatica, soprattutto dal momento in cui i nodi del suo matrimonio con Ralph vengono al pettine: da antologia il confronto al vetriolo fra i due coniugi, una scena in cui fra l'altro la Moore si esibisce con disinvoltura in un bizzarro nudo frontale.
11. Fine di una storia (1999)
Tratto dall'omonimo romanzo di Graham Greene, adattato per lo schermo da Neil Jordan, Fine di una storia rievoca, attraverso un lungo flashback da parte dello scrittore Maurice Bendrix (Ralph Fiennes), l'appassionata relazione amorosa fra il protagonista e Sarah Miles, moglie infedele di Henry (Stephen Rea), nella Londra sottoposta ai bombardamenti dei tedeschi negli anni della Seconda Guerra Mondiale; una relazione interrotta bruscamente dalla donna, spingendo Maurice in un vortice di tormento e gelosia. Alle prese con un personaggio ricco di fascino ma al contempo misterioso ed impenetrabile, Julianne Moore sprigiona tutto il suo carisma in questo oscuro melodramma a sfondo bellico, che nel 1999 le è valso la nomination all'Oscar come miglior attrice. Ma in quello stesso anno la Moore si è fatta ammirare anche in un'altra performance di grande rilievo...
10. Magnolia (1999)
Oltre a Fine di una storia, La fortuna di Cookie, Un marito ideale e La mappa del mondo, infatti, nel 1999 la stakanovista Julianne ha fatto parte anche dell'ampio cast (oltre venti personaggi) di Magnolia, affresco corale in toni da tragicommedia di un'altra "America oggi" ad opera di Paul Thomas Anderson, con numerose storie intrecciate nella cornice della San Fernando Valley. Accolto dalla critica come uno dei film più originali di fine millennio, Magnolia vede Julianne Moore nella parte di Linda Partridge, moglie fedifraga del ricco ed anziano Earl Partridge (Jason Robards Jr), che sta morendo a causa di un cancro all'ultimo stadio: una donna divorata dalla sofferenza e dai sensi di colpa, che dichiara di aver scoperto tardivamente l'amore per il marito e sembra costantemente sospesa sull'orlo di un abisso di disperazione. Impressionante la scena della sfiuriata di Linda in farmacia, mentre sta acquistando la morfina per Earl: una repentina ed incontrollabile esplosione di indignazione, rabbia e risentimento.
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9. Game Change (2012)
Occasionale incursione di Julianne Moore in ambito televisivo, Game Change è un TV movie prodotto dalla HBO nel 2012 e diretto da Jay Roach, nel quale viene ricostruita la campagna elettorale del Partito Repubblicano in occasione delle Elezioni Presidenziali del 2008, che videro opposti John McCain e Barack Obama. Il film, in particolare, è incentrato sul "cambio di strategia" dei Repubblicani con l'entrata in scena, al fianco di McCain (Ed Harris), della Governatrice dell'Alaska, l'ultra-conservatrice Sarah Palin, candidata alla Vice-Presidenza degli Stati Uniti, e sull'imprevedibile parabola della Palin nei consensi popolari: da asso vincente del Partito Repubblicano, la hockey mom si sarebbe rivelata infatti un tremendo autogol, tra gaffe micidiali e disastrose interviste. E la Moore, oltre a presentare una somiglianza davvero impressionante con la Palin grazie all'effetto del make-up, restituisce alla perfezione tonalità, gesti e atteggiamenti della famigerata Governatrice dell'Alaska, in una performance di stupefacente mimetismo che le ha fatto conquistare il Golden Globe e l'Emmy Award come miglior attrice televisiva.
8. Boogie Nights (1997)
Due anni prima di Magnolia, nel 1997 Julianne Moore aveva già collaborato con Paul Thomas Anderson in un altro cult movie degli anni Novanta: Boogie Nights, film che avrebbe imposto all'attenzione di critica e pubblico il regista prodigio appena ventisettenne e che avrebbe fatto guadagnare alla Moore la sua prima nomination all'Oscar, nella categoria per la miglior attrice supporter. In questo magistrale ritratto dell'epoca d'oro del porno negli anni Settanta e del suo inarrestabile declino nel decennio a venire, Julianne presta il volto ad Amber Waves, star di punta della scuderia del produttore di film pornografici Jack Horner (Burt Reynolds), la quale accoglie sotto la propria ala protettrice il giovanissimo neofita Eddie Adams (Mark Wahlberg). Si tratta di una delle interpretazioni più interessanti di Julianne Moore, che conferisce alla sua Amber un carattere dolce e materno, ma anche il senso di smarrimento e di disperazione di una donna con problemi di tossicodipendenza e di una madre che rischia di vedersi sottratto l'affidamento del figlio.
7. The Hours (2002)
All'edizione degli Academy Award del 2002, Julianne Moore ha conseguito la difficile impresa di assicurarsi ben due nomination all'Oscar in due distinte categorie, una delle quali, come miglior attrice supporter, per The Hours, l'acclamato film di Stephen Daldry tratto dal romanzo Le ore di Michael Cunningham, adattato per lo schermo da David Hare. Questa malinconica riflessione sull'infelicità, sul peso delle scelte individuali e sull'inestricabile natura dei sentimenti è sviluppata mediante i racconti paralleli di una giornata nell'esistenza di tre donne che vivono in epoche differenti: la scrittrice Virginia Woolf (Nicole Kidman), che nel 1923 progetta il libro La signora Dalloway, la casalinga Laura Brown (Julianne Moore), che nel 1951 legge il romanzo della Woolf, e Clarissa Vaughan (Meryl Streep), che nel 2001 si occupa di organizzare una festa, come Clarissa Dalloway. E la Moore si esibisce in una prova di ammirevole intensità nella parte di Laura Brown, trasmettendone il senso di sofferenza con sguardi dietro i quali trapelano i demoni nell'animo della donna, alle prese con una decisione fatidica che muterà per sempre il corso della sua vita. Grazie a The Hours, le tre bravissime comprimarie hanno ricevuto l'Orso d'Argento per la miglior interpretazione femminile al Festival di Berlino 2003.
6. Maps to the Stars (2014)
Dalla stella dell'industria del porno di Boogie Nights a una diva del cinema di mezza età ormai sul viale del tramonto: è Havana Segrand, la vanesia ed egocentrica attrice in cerca di riscatto interpretata da Julianne Moore nell'ultimo film del maestro David Cronenberg, Maps to the Stars, affresco da incubo della Hollywood contemporanea, dipinta con contorni satirici e risvolti quasi horror. Moderna Norma Desmond, Havana è una donna cresciuta nell'ombra della madre, a sua volta star del grande schermo, e ossessionata dallo spettro della figura materna, che Havana spera di esorcizzare ricalcandone le orme nel remake di un suo classico del passato. E la Moore si abbandona ad una performance senza freni, assecondando le parentesi di humor nerissimo del film (la selvaggia esultanza di Havana alla notizia della morte del figlioletto di una collega) ma mettendo in evidenza anche le paranoie e lo squilibrio psichico del proprio personaggio. Maps to the Stars è valso a Julianne Moore il premio come miglior attrice al Festival di Cannes 2014.
5. Gloria Bell (2018)
Una danza liberatoria sulla melodia trascinante di Gloria, nella versione di Laura Branigan: è uno dei momenti clou di Gloria Bell, un'esplosione di vitalismo che trova in Julianne Moore un'incarnazione perfetta. Gloria Bell è il nome della protagonista eponima del film diretto nel 2018 dal regista cileno Sebastián Lelio, a cinque anni di distanza dal suo stesso Gloria del 2013, l'opera che l'aveva lanciato sulla scena internazionale; e la Moore, che eredita il ruolo di questa impiegata con un divorzio alle spalle, due figli ormai adulti e tanta voglia di tuffarsi in un nuovo amore, identificato in Arnold (John Turturro). In un saliscendi di emozioni scandite da hit degli anni Settanta e Ottanta, Gloria Bell permette all'attrice di disegnare uno dei suoi personaggi più sfaccettati, affascinanti e al contempo irresistibilmente teneri: una donna divisa tra fragilità ed entusiasmi, ma comunque sia pronta a rialzare la testa e a rituffarsi in pista.
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4. I ragazzi stanno bene (2010)
Non capita spesso l'occasione di vedere due fra le più grandi attrici del mondo recitare fianco a fianco, con un'alchimia ed una spontaneità che permettono di stabilire immediatamente una profonda empatia rispetto ai loro personaggi: ed è uno tra i principali punti di forza di una delle migliori commedie del nuovo millennio, I ragazzi stanno bene, con protagoniste le meravigliose Annette Bening e Julianne Moore. Scritto e diretto nel 2010 da Lisa Cholodenko, I ragazzi stanno bene descrive il sereno ménage fra Nic (Annette Bening) e Jules (Julianne Moore), una coppia lesbica che ha dato alla luce e cresciuto due figli ormai adolescenti, Joni (Mia Wasikowska) e Laser (Josh Hutcherson); il precario equilibrio familiare sarà turbato però dall'ingresso di Paul (Mark Ruffalo), il loro donatore di sperma, che inizierà una relazione clandestina con Jules.
All'interno di un cast in stato di grazia, Julianne impersona con impeccabile naturalismo questa madre di famiglia che si sente trascurata dalla moglie e si lancia con avventatezza in un rapporto extraconiugale, salvo poi rendersi conto dei propri errori. E benché a raccogliere i maggiori riconoscimenti per la pellicola sia stata Annette Bening, la Moore si dimostra ancora una volta una comprimaria formidabile: il suo discorso alla famiglia sulle difficoltà del matrimonio rimane una fra le sequenze più sincere e commoventi di tutta la sua filmografia.
3. Safe (1995)
Fra i primi ruoli da protagonista di Julianne Moore vi è Safe, piccola produzione scritta e diretta nel 1995 da uno dei massimi talenti del cinema indipendente americano, Todd Haynes: un film che riscosse scarsa attenzione all'epoca, ma che è stato poi consacrato dalla critica come una delle opere più innovative del decennio. In Safe Julianne Moore si cala nei panni di Carol White, benestante moglie borghese che vive in una villa nella San Fernando Valley, e la cui maggiore preoccupazione è dovuta al colore sbagliato dei divani che le hanno recapitato per il salotto. Ma la tranquilla vita di Carol si incrina quando la donna inizia improvvisamente a manifestare i sintomi di uno strano malessere, che i medici non riescono a definire con precisione: un malessere strisciante che, passo dopo passo, farà precipitare Carol in una condizione di autentica paranoia. Dramma gelido costruito quasi come un thriller polanskiano, Safe è sostenuto proprio dalla sapiente interpretazione della Moore, la quale fa emergere le sottili inquietudini della sua Carol e la progressiva trasformazione da casalinga frivola e snob a donna vittima di un "male oscuro" che sembra divorarla dall'interno e distruggere pezzo dopo pezzo la sua identità.
2. Still Alice (2014)
Ricompensata finalmente con il premio Oscar come miglior attrice, insieme con il Golden Globe, il BAFTA e lo Screen Actors Guild Award, Julianne Moore offre una performance straordinaria nella parte di Alice Howland, docente di linguistica e madre di famiglia che, poco dopo il compimento dei cinquant'anni, scopre di essere affetta da una forma precoce del morbo di Alzheimer e si trova a fronteggiare una sfida devastante nel tentativo di restare aggrappata alla propria identità. Scritto e diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland basandosi sul romanzo Perdersi di Lisa Genova, Still Alice è sorretto soprattutto dalla magnifica interpretazione della Moore: dai rapporti con il marito John (Alec Baldwin) e con i suoi figli, in particolare l'aspirante attrice Lydia (Kristen Stewart), alle difficoltà incipienti nel lavoro e nella vita quotidiana, Julianne si immerge nel ruolo di Alice con un senso di immedesimazione a dir poco disarmante, restituendo con totale credibilità il ritratto di questa donna dalla sorprendente forza d'animo.
1. Lontano dal paradiso (2002)
Nel 2002, accanto a The Hours, Julianne Moore ha recitato nel ruolo di un'altra casalinga degli anni Cinquanta impegnata a rivalutare la propria esistenza: oltre a Laura Brown, infatti, l'attrice ha dato vita a Cathy Whitaker, moglie dell'uomo d'affari Frank (Dennis Quaid) e madre di famiglia inappuntabile, in Lontano del paradiso, stupenda rivisitazione del melodramma alla Douglas Sirk, ambientato nella provincia suburbana del Connecticut. Sceneggiato e diretto da Todd Haynes, il film mette in scena la disgregazione del modello della perfetta famiglia americana nel momento in cui l'omosessualità repressa di Frank provoca una crisi nel rapporto fra lui e Cathy, mentre la donna si scopre sempre più legata al loro nuovo giardiniere, Raymond Deagan (Dennis Haysbert), nero e pertanto vittima dei pregiudizi della comunità.
Questa dolente riflessione sui tabù e sulla sommessa infelicità tipici di una società perbenista ed ipocrita è illuminata dall'eccezionale prova della Moore, che per Lontano dal paradiso ha ottenuto la Coppa Volpi al Festival di Venezia 2002 e la nomination all'Oscar come miglior attrice, regalandoci la performance più memorabile della propria carriera.