Si intitola Hacksaw Ridge, è tratto dalla vera storia del soccorritore militare Desmond Doss, primo obiettore di coscienza americano a cui fu conferita la Medaglia al Valore, e uscirà il 4 novembre negli Stati Uniti: è il nuovo film di Mel Gibson, al suo ritorno dietro la macchina da presa a dieci anni di distanza dal precedente Apocalypto e dopo una lunga serie di episodi poco felici che hanno fatto precipitare le sue quotazioni a Hollywood. Una scommessa importante, quella di Gibson, che a giudicare dalle primissime reazioni dopo le anteprime per la stampa sta dividendo la critica fra responsi positivi e stroncature feroci.
A Venezia, dopo la proiezione del film, abbiamo incontrato in conferenza stampa il divo australiano, autore di enormi successi come Braveheart - Cuore impavido e La passione di Cristo, insieme al protagonista di Hacksaw Ridge, un convincente Andrew Garfield (a breve anche in Silence di Martin Scorsese), e gli altri membri del cast: Vince Vaughn, Hugo Weaving e i giovani Luke Bracey e Teresa Palmer. Ecco cosa ci hanno raccontato Mel Gibson e i suoi attori a proposito della pellicola.
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La straordinaria storia di Desmond Doss
Mel Gibson, cosa ti ha attratto maggiormente della storia di Desmond Doss?
Mel Gibson: Il film parla di un uomo comune che compie qualcosa di straordinario, in circostanze incredibilmente difficili. Doss si trova in una situazione terribile e va incontro alla guerra armato di nient'altro se non della propria determinazione e della propria fede; e ciò che ha compiuto in guerra è quasi soprannaturale. Come narratore, mi affascinano le storie di persone così.
La scelta di obiezione di coscienza compiuta da Desmond Doss ha una connessione con il mondo di oggi e il fenomeno del terrorismo?
Andrew Garfield: Penso che le domande che si pone Doss sono le stesse che dovremmo porci anche noi ogni giorno. Ciò che mi ha colpito di Doss è che si tratta di un uomo meraviglioso, il quale prende la decisione di non togliere la vita ad alcun altro uomo; ciò nonostante vuole impegnarsi a perseguire una causa importante, e trova un suo modo personalissimo di farlo. Il personaggio attraversa molte difficoltà, dalla separazione dai suoi affetti alla violenza della guerra, e nel corso della storia offre un grande esempio della filosofia del "vivi e lascia vivere"; penso che si tratti di una storia bellissima. Doss offre un modello di comportamento eccezionale, un modello con il quale non è facile confrontarsi, ed è un uomo che rispetta fino in fondo i propri principi. Lui affermava semplicemente: "Non posso portare armi, non voglio neppure toccarle", e la sua decisione è frutto di un preciso ragionamento.
Nel cuore della battaglia
Mel Gibson, qual è il suo segreto nel realizzare scene di battaglia così epiche e grandiose?
Mel Gibson: Penso che il principio fondamentale, quando si girano scene di battaglia, sia quello di essere chiari: bisogna dare l'impressione di caos e di confusione, ma al tempo stesso il pubblico deve essere in grado di seguire l'azione e capire cosa sta accadendo. Se lo spettatore non è coinvolto nelle strategie adottate dal film, e se non partecipa alle emozioni dei personaggi in quelle situazioni, non riuscirà ad appassionarsi alle sequenze di battaglia.
Qual è stata la vostra esperienza di attori nel partecipare a sequenze tanto complesse?
Vince Vaughn: Non sono scene facili da girare. Il mio personaggio, il Sergente Howell, ha una grande responsabilità verso i propri soldati: prima deve creare un senso di cameratismo e di fiducia fra di loro e poi condurli in guerra. La realtà rappresentata durante una battaglia è molto complessa, e per recitare in queste scene c'è davvero bisogno di mantenere sempre la massima concentrazione.
Lavorando con Mel
Mel Gibson, come definiresti in un aggettivo il tuo rapporto con Hollywood oggi?
Mel Gibson: Una parola? Beh, sicuramente quella che userebbe chiunque... sopravvivenza!
In qualità di attori, che esperienza è stata farsi dirigere da Mel Gibson?
Hugo Weaving: Amo assolutamente lavorare con Mel Gibson! Ritengo che abbia una mente geniale e molto aperta, ed è dotato di un'energia incredibile, un'energia quasi spirituale. Io e lui abbiamo parlato molto del mio personaggio (il padre di Desmond, ndr), e questo mi ha permesso di avviare un processo di esplorazione del personaggio... ho amato questo tipo di approccio.
Teresa Palmer: È stato liberatorio, per me, recitare con qualcuno che si fida così tanto dell'istinto degli attori, al punto da darti la possibilità di sperimentare cose diverse. E mi sono trovata molto bene a lavorare con Andrew, mi ha mostrato una foto di Desmond e di sua moglie in cui per gioco si scambiavano i vestiti l'un l'altra, e da cui emergeva la tenerezza del loro rapporto. Per il resto non ho compiuto particolari ricerche, ma abbiamo "seguito il flusso" già creato da Mel.
Luke Bracey: Recitare in questo film mi ha permesso di mescolare gli elementi più tecnici del lavoro e della recitazione con la verità delle emozioni del personaggio: questa fusione rappresenta un aspetto fondamentale, in quanto attore. E l'esperienza sul set con Mel Gibson è stata qualcosa di straordinario.
Andrew Garfield: Mel ti porta davvero con sé all'interno della scena, in ogni singolo momento del film e con ogni singolo attore. In qualche modo, per noi attori è come una specie di papà... o meglio ancora, è come una mamma!
Mel Gibson, come è cambiato il tuo approccio al lavoro di attore e regista rispetto a quando eri più giovane?
Mel Gibson: Suppongo che un attore giovane sia più adatto ad interpretare ruoli di personaggi più giovani! A parte gli scherzi, con il passare del tempo impari a rilassarti maggiormente sul set e a sentirti più a tuo agio: insomma, parlando in generale credo che il tempo renda migliori nel proprio lavoro. Oggi mi piace la regia, mi piace l'idea di raccontare delle storie, storie che innanzitutto ho bisogno di visualizzare; e per Hacksaw Ridge ho avuto la fortuna di lavorare con un team eccezionale, dai produttori alla squadra degli effetti speciali.
Come si è svolta la scelta degli attori per il film?
Mel Gibson: Di solito non faccio provini, perché penso che quando incontri qualcuno riesci più facilmente a farti un'idea su chi è e come potrà recitare in un certo ruolo. Andrew Garfield è un attore capace di tantissime cose, anche lavorando sotto le righe, e sa trasmettere le emozioni del personaggio spesso senza neppure bisogno di dialoghi. Gli altri attori hanno accettato con entusiasmo di partecipare al progetto, e Luke Bracey... be', lui è un vero dongiovanni! Insomma, è stato un casting molto semplice.
Tra guerra e fede
Mel Gibson, pensi che la parabola di Desmond Doss possa inviare un messaggio anche a un'America in cui l'uso delle armi è uno dei maggiori problemi sociali?
Mel Gibson: Certamente! Un uomo che, come Desmond Doss, ha rifiutato l'uso delle armi e della violenza può essere considerato un'icona. La guerra è ingiusta, non esistono guerre giuste: io odio tutte le guerre, ma penso sia importante onorare le imprese dei soldati che hanno combattuto al fronte, sacrificando loro stessi. Inoltre, ritengo che una speciale attenzione vada dedicata ai veterani, a coloro che tornano dalle zone di conflitto profondamente segnati, arrivando talvolta addirittura al suicidio; spero che magari questo film possa dare un contributo in tal senso.
In un certo modo, Hacksaw Ridge può essere definito, oltre che un film biografico, anche un film sulla fede?
Mel Gibson: Assolutamente sì! L'essenza della storia di Desmond Doss è basata proprio sul coraggio, la determinazione e la fede da cui dimostrati. E la fede di Doss per me ha costituito una grande fonte di ispirazione nel realizzare questo film.
Andrew Garfield, qual è la tua visione del personaggio di Desmond Doss?
Andrew Garfield: Desmond Doss può essere considerato come un supereroe, e direi che è un supereroe ancora più di Spider-Man! Quest'uomo ha compiuto un'impresa incredibile, trascinando settantacinque soldati feriti fino all'accampamento: è qualcosa che richiede una forza immensa, soprattutto se si tratta di un ragazzo mingherlino che deve trasportare soldati muscolosi come Mel... la stessa forza di una madre nel momento in cui si tratta di proteggere il proprio figlio. Doss però non era interessato agli onori e ai riconoscimenti: si limitava a compiere il suo dovere, come tante persone comuni che non vengono celebrate e non suscitano l'attenzione della stampa, ma la cui esistenza ha un valore preziosissimo sia nel lavoro che in famiglia.
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