Mank: guida ai personaggi reali nel film di David Fincher

Passiamo in rassegna le varie figure cinematografiche realmente esistite che appaiono in Mank, l'ambizioso film Netflix di David Fincher.

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Mank: una delle prime immagini del film di David Fincher

È arrivato su Netflix l'attesissimo Mank, il film di David Fincher che ricostruisce, in modo alquanto romanzato, la nascita di una pietra miliare del cinema attraverso la figura del suo co-sceneggiatore Herman J. Mankiewicz. È un lungometraggio denso, molto cinefilo, ricco di personaggi realmente esistiti dai percorsi affascinanti, a cominciare dallo stesso Mankiewicz che fu una delle figure più intriganti e frustranti della Hollywood di allora. Per venire incontro a chi non conosce benissimo il periodo raccontato nel film, abbiamo voluto passare in rassegna le principali vere figure cinematografiche che popolano il film di Fincher e che definirono non solo gli anni raccontati sullo schermo ma anche quelli successivi.

Herman J. Mankiewicz

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Mank: Gary Oldman in una delle prime immagini del film Netflix

Tra i più grandi sceneggiatori degli anni Trenta, Herman J. Mankiewicz fu sotto contratto prima alla Paramount e poi alla MGM, e lavorò (non accreditato) ai copioni di commedie di successo interpretate, tra gli altri, dai fratelli Marx. Leader di un gruppo di autori venuti a Hollywood dalla Costa Est (Mankiewicz era nato a New York), era noto per la sua grande creatività e versatilità (l'unico genere che disdegnava era il western), ma anche per le sue osservazioni socio-politiche che lo rendevano popolare a ricevimenti vari.

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Verso la fine degli anni Trenta la sua carriera cominciò ad andare in declino a causa del suo alcolismo, e fu in grado di reimporsi come grande figura hollywoodiana solo accettando di lavorare al copione di Quarto potere insieme a Orson Welles (il contratto iniziale prevedeva che solo il secondo fosse accreditato, ma nella versione finale sono menzionati entrambi). Questo gli valse l'unico Oscar mai vinto, e continuò a lavorare fino alla morte nel 1953 (l'ultimo film da lui scritto uscì due anni dopo). Fu anche uno degli autori della sceneggiatura de Il mago di Oz, pur non essendo menzionato nei credits, e stando a libri sulla realizzazione del film fu lui a decidere di espandere la sezione ambientata nel Kansas, aggiungendo l'indicazione del bianco e nero.

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Orson Welles

Orson Welles in una sequenza di Quarto potere
Orson Welles in una sequenza di Quarto potere

Vero e proprio wunderkind del mondo dello spettacolo americano, Orson Welles esordì nel cinema come protagonista e regista a soli 26 anni, ottenendo anche un contratto che gli garantiva libertà creativa assoluta. Una condizione che non si ripeté per i suoi lavori successivi, tutti più o meno segnati da difficoltà varie: alcuni furono rimaneggiati contro la sua volontà (e poi rimontati secondo le indicazioni originali decenni dopo), altri rimasero incompiuti e furono recuperati dopo la sua morte, avvenuta nel 1985. Ancora oggi è considerato l'archetipo del grande cineasta oppresso dal sistema hollywoodiano, e la sua figura ha ispirato numerosi omaggi al cinema e in televisione, in particolare legati ai suoi primi lavori in radio e dietro la macchina da presa. Nelle fasi finali della carriera fu attivo anche nel mondo della pubblicità, ed è celeberrimo un audio del suo battibecco con il regista durante la registrazione della voce narrante per uno spot della Findus. Il suo ultimo ruolo come attore fu la voce di Unicron nel primo lungometraggio dei Transformers, uscito nel 1986.

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Marion Davies

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Mank: Amanda Seyfried in una delle prime immagini del film Netflix

Attiva dal 1914 al 1937, Marion Davies iniziò a teatro, prima di passare al cinema sotto la tutela del magnate William Randolph Hearst, di cui fu l'amante fino alla morte di lui nel 1951. La sua carriera, inizialmente fruttuosa, non si riprese dopo il crollo della Borsa del 1929, e dopo il ritiro dalle scene fu nota principalmente per le feste che organizzava insieme a Hearst, ed è in tale occasione che divenne amica di Herman J. Mankiewicz, con il quale legò perché entrambi avevano un debole per l'alcool. La sua reputazione fu ulteriormente danneggiata dall'uscita del film di Orson Welles, poiché molti credevano che lei fosse l'ispirazione diretta del personaggio di Susan Kane, seconda moglie di Charles Foster Kane (a sua volta basato su Hearst) e cantante priva di talento che lui cerca di trasformare in star. Lo stesso Welles dovette chiarire a più riprese che Davies era una brava attrice e non c'entrava nulla con il personaggio visto nel film. Morì nel 1961, dopo essere stata sposata per dieci anni con il comandante di nave Horace Brown.

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William Randolph Hearst

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Mank: una scena del film con Gary Oldman

Tra le figure più influenti del paesaggio mediatico statunitense nella prima metà del Novecento, William Randolph Hearst possedeva un impero editoriale vastissimo, di cui si servì anche nel tentativo di danneggiare Quarto potere: nessuna delle sue testate dedicò spazio, pubblicitario o meno, al film di Welles, che lui considerava un affronto personale (pare che il termine Rosebud fosse il suo nomignolo per le parti intime di Marion Davies). In campo cinematografico fu attivo soprattutto come mecenate della sua amante, cercando di promuovere la sua carriera anche dopo il declino dovuto alla Grande Depressione. Fu una figura controversa sul piano giornalistico, dato che era solito inventare articoli di sana pianta per il proprio tornaconto, e i suoi giornali furono in crisi per gran parte degli anni Trenta dopo la sua campagna contro il New Deal (in quegli anni fu Davies a finanziare lui e non viceversa). Come visto in Mank, il suo rapporto di amicizia con Herman Mankiewicz andò a rotoli a causa dell'alcolismo di quest'ultimo. La sua vita è stata oggetto di numerosi adattamenti, al cinema, in televisione e in alcuni romanzi, tra cui il ciclo Narratives of Empire di Gore Vidal.

Joseph L. Mankiewicz

Eva contro Eva: una scena del film
Eva contro Eva: una scena del film

Fratello minore di Herman, Joseph L. Mankiewicz iniziò come sceneggiatore presso la Paramount per poi passare alla MGM, dove lavorò anche come produttore. Scaduto quel contratto firmò con la 20th Century Fox, che gli diede anche l'opzione di fare il regista. In tale veste firmò undici lungometraggi tra il 1946 e il 1952, e vinse per due anni consecutivi gli Oscar per la regia e per la sceneggiatura, grazie a Lettera a tre mogli ed Eva contro Eva. Dopo dieci anni da cineasta freelance tornò a lavorare con la Fox dirigendo Cleopatra, il cui famigerato insuccesso commerciale rischiò di porre fine allo studio e alla carriera di Mankiewicz. Si ritirò dal cinema dopo aver girato Gli insospettabili, uscito nel 1972, e morì nel 1993.

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Charles Lederer

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Mank: una scena del film

Nipote di Marion Davies, Charles Lederer fu uno dei più prolifici sceneggiatori hollywoodiani del suo tempo, avendo messo mano a una quarantina di copioni tra il 1931 e il 1967, alcuni dei quali per registi come Billy Wilder e Howard Hawks. Firmò anche la sceneggiatura di Colpo grosso, il film che ha ispirato Ocean's Eleven. Si cimentò anche nella regia, con tre film usciti tra il 1942 e il 1959. Ricevette cinque nomination ai WGA Awards, e nel 1947 vinse il premio per la sceneggiatura al Locarno Film Festival per il noir Il bacio della morte. Divenne, un po' a sorpresa, grande amico di Orson Welles dopo aver sposato l'ex-moglie di quest'ultimo, e fu lui a riferire a Gore Vidal il presunto retroscena dell'origine del nome Rosebud. Morì nel 1976, dopo aver passato gli ultimi anni della sua vita per lo più da solo, a causa di problemi di salute e tossicodipendenza.

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John Houseman

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Mank: una sequenza del film

Produttore e attore, John Houseman fu uno dei primi grandi collaboratori di Orson Welles, ma la loro relazione personale e professionale finì male dopo l'uscita di Quarto potere, poiché in interviste successive al debutto del film Houseman dichiarò che il contributo di Welles alla sceneggiatura fosse prossimo allo zero (egli fu anche la fonte principale dell'articolo-saggio di Pauline Kael sull'argomento, successivamente screditato dai più). Nella fase finale della carriera fu attivo soprattutto come caratterista, vincendo un Oscar per la sua performance in Esami per la vita, e fondò il dipartimento teatrale della scuola Juilliard, e tra gli attori che si diplomarono sotto la sua egida possiamo citare Kevin Kline, Christopher Reeve e Robin Williams. Morì nel 1988, dopo aver completato due ruoli postumi.

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Louis B. Mayer

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Mank: una delle prime immagini del film Netflix

Tra i più grandi e noti produttori dell'epoca d'oro di Hollywood, Louis B. Mayer fu il co-fondatore della MGM e rimase in carica allo studio fino al 1951, quando fu costretto a dimettersi per divergenze strategiche sul futuro dello studio. Fu anche uno dei fondatori della Academy of Motion Picture Arts and Sciences, che assegna gli Oscar, e il genero di David O. Selznick, altra figura leggendaria di quel periodo. Fu un grande scopritore di talenti, ma molti disprezzavano la sua abitudine di voler controllare le vite private degli attori sotto contratto, per scopi pubblicitari. Morì nel 1957, sei anni dopo essersi ritirato dal cinema. Dal 1932 al 1933 fu il responsabile californiano del Partito Repubblicano, ed era tra i più notoriamente conservatori nell'ambiente hollywoodiano.

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Irving G. Thalberg

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Mank: Gary Oldman e Amanda Seyfried in una scena

Braccio destro di Louis B. Mayer, Irving G. Thalberg fu il responsabile delle produzioni della MGM dal 1925 al 1936, anno della sua improvvisa morte per polmonite all'età di 36 anni. Durante i suoi anni alla MGM produsse circa quattrocento film, e fu tra gli autori del cosiddetto Production Code, noto anche come Codice Hays, che per alcuni decenni determinò quali contenuti fossero accettabili per i film, pena l'impossibilità di uscire in sala. In suo onore, l'Academy creò uno dei suoi Oscar alla carriera, l'Irving G. Thalberg Memorial Award, assegnato periodicamente a produttori dal percorso particolarmente notevole. Il più recente di questi è andato nel 2018 al duo composto da Kathleen Kennedy e Frank Marshall. Lo stesso Thalberg ricevette dodici nomination nella categoria Miglior Film, e ne vinse tre.