Malati di sesso, carenti di humour

L'opera prima di Claudio Cicconetti, che parla in primis di dipendenza sessuale e a latere delle dipendenze tutte che guariscono grazie all'amore, vorrebbe essere sia divertente che profonda, e fallisce egregiamente in entrambi gli obiettivi.

Malati di sesso: Gaia Bermani Amaral e Giacomo Gonnella in una scena del film
Malati di sesso: Gaia Bermani Amaral e Giacomo Gonnella in una scena del film

Con uno sfondo romano che si dà troppo spesso per scontato, "come una bella donna con cui si sta da tanto tempo", Giacomo riflette sulla propria vita. Le sue riflessioni filosofiche continuano più o meno con questo tenore lungo tutto il film. Del resto, la sua smania di avventure sessuali nasconde un bisogno d'amore frustrato, forse condiviso da Giovanna, affascinante e viziata ninfomane che va in cura presso lo stesso analista. Così i due si conoscono e, proprio su consiglio del terapeuta, provano a guarire insieme, a patto di non sfiorarsi. Visto che evidentemente sono entrambi molto ricchi e con orari di lavoro estremamente flessibili, andranno in giro per l'Italia, tra cliniche a Courmayeur e ashram improbabili, per cercare di risolvere il loro problema. Ma in fondo la chiave di tutto era già contenuta nell'epigrafe del film, che riportava la definizione di "sesso" e, a seguire, quella di "abbraccio".

Leggi anche: Serie bollenti: l'evoluzione del sesso in televisione

Se ai personaggi non credi neanche un po'

Per quanto frivolo e poco realistico, a un film devi credere: è la condizione imprescindibile per appassionarsi alle sorti dei personaggi. In Malati di sesso, opera prima di Claudio Cicconetti co-sceneggiata dallo stesso attore protagonista Francesco Apolloni, manca la benché minima traccia di credibilità: a partire dai mestieri dei protagonisti, per arrivare ai comportamenti di tutti i personaggi che li circondano, dai migliori amici ai medici cui si rivolgono. Giacomo è un autore di programmi televisivi senza talento, che per arrotondare il suo stipendio fa il dog sitter, ma che poi si può misteriosamente permettere cure alternative in lussuose cliniche in giro per l'Italia.

Malati di sesso: Gaia Bermani Amaral in una scena del film
Malati di sesso: Gaia Bermani Amaral in una scena del film

Giovanna (Gaia Bermani Amaral) è una life coach ammiccante e poco plausibile, che nel parlare solo di vestiti firmati e sciate a Courmayeur sembra un antipatico scarto di Sex and the City, cui però mancano del tutto ironia e brillantezza. Il personale medico è formato da terapeuti isterici, assistenti slavate che ripetono con effetto eco l'ultima parola del primario, dottori sadici e volgarissimi: in parole povere, da macchiette che raramente strappano una risata. Ma tutti si adattano benissimo all'umorismo a tratti scatologico e a tratti scolastico di un film che vuol essere sia divertente che profondo, e che fallisce egregiamente in entrambi gli obiettivi. A tutto ciò si aggiunge la continua esibizione di corpi femminili perfetti e discinti (perfino in una spiaggia di nudisti, sembrano tutte top model!), che trova la sua scusante nel fatto che il film, con una superficialità da "Bagaglino", racconta la dipendenza dal sesso.

Leggi anche: Sex and the City: vent'anni dopo, ancora a letto con Carrie Bradshaw

Citazioni e spot

Malati di sesso: Gaia Bermani Amaral e Francesco Apolloni in una scena del film
Malati di sesso: Gaia Bermani Amaral e Francesco Apolloni in una scena del film

Siamo molto lontani da film deliziosi come Tentazioni (Ir)resistibili, che nonostante il brutto titolo italiano trattava lo stesso argomento con profonda delicatezza. E siamo lontanissimi da Harry, ti presento Sally, che questa grossolana opera prima pretende di citare sia nell'amicizia on the road dei protagonisti, sia in una scena al ristorante dove Giovanna racconta a Giacomo di un amplesso. Il film si fa fregio delle location mozzafiato, tra vette del Monte Bianco e strade alberate inquadrate dall'alto che portano a Courmayeur.

Malati di sesso: Francesco Apolloni in un momento del film
Malati di sesso: Francesco Apolloni in un momento del film

Peccato che le riprese, unitamente ai brani commerciali in sottofondo, facciano pensare più a spot per automobili e a promozioni di residence montani che a una commedia che vuole insegnarci come un abbraccio vero valga più di tanti amplessi con amanti occasionali. Concetto che viene ribadito in tutti i modi, a un certo punto dallo stesso protagonista, che presenta la sua scultura a Parigi non prima di un'assurda premessa in cui si scusa per il discorso che farà in italiano. Ogni dettaglio risulta poco credibile, dal "Baba Guru" che mischia riti orientali all'accento napoletano, fino al protagonista assurto a nuovo Baba Guru (perché?!), e trovatosi a improvvisare il raffinato discorso: "Staccatevi da quel seno materno e attaccatevi al... attaccatevi al... attaccatevi alle mammelle della Dea Kali". Del resto, quando Giovanna urla istericamente per esserglisi concessa contro i loro patti, Giacomo le imputa di essere "frigida qua", e si colpisce il petto con enorme pathos. Al confronto, la ridicola uscita di Buffon "hai un bidone dell'immondizia al posto del cuore" sembra un sonetto shakespeariano.

Leggi anche: San Valentino al cinema: le 10 dichiarazioni d'amore che ci hanno condizionato la vita

I migliori amici dei protagonisti

Malati di sesso: Fabio Troiano ed Elettra Capuano in una scena del film
Malati di sesso: Fabio Troiano ed Elettra Capuano in una scena del film

I rispettivi migliori amici di Giovanna e Giacomo (i cui nomi riprendono quelli di Don Giovanni e di Giacomo Casanova) sono Eleonora (Elettra Capuano) e Livio (Fabio Troiano), che formano una coppia vagamente più simpatica. Se non fosse che anche Livio è stato significativamente corredato della sua dipendenza, guaribile solo con l'amore e banalizzata oltre ogni credulità umana: smetterà di pensare al gioco grazie a un gallo da combattimento usato per le scommesse e regalatogli amorevolmente da Eleonora, stralunata pet therapist.

Malati di sesso: Francesco Apolloni in una scena del film
Malati di sesso: Francesco Apolloni in una scena del film

In effetti, per non farsi mancare niente, le similitudini sugli animali non mancano: si continua a dire che ogni uomo deve trovare un partner della sua "specie", come allo zoo, e viene ripetuto fino alla nausea il paragone tra le donne e i gatti, le une e gli altri a caccia di fusa o ritrosi all'occorrenza. Ma lo slogan che ricorre con più convinzione e che sembra quasi la firma del film sostiene che una persona, per essere felice, ha bisogno di almeno sette abbracci al giorno. Non possiamo smentire o confermare questa tesi bislacca; l'unica certezza su cui ci sentiamo ancora saldi è che, dopo aver visto Malati di sesso, rimpiangiamo con forza Harry, Sally e le loro meravigliose battute.

Movieplayer.it

2.0/5