Un corsa lunga sedici anni, composta da una miscela irresistibile di muscoli e motori, corpi e scocche, sudore e carburante. Un percorso tortuoso pieno di alti e bassi, con momenti in cui si è tirato il fiato (tra il secondo e il quarto capitolo) e altri in cui la sosta ai box è servita a fare il pieno di nuove idee utili anche al box office, permettendo che gli incassi del franchise superassero i 4 miliardi di dollari. Il merito principale di Fast & Furious è stato quello di capire che ripetere la stessa formula non sarebbe bastato, così aggiornarsi è stata l'unica scelta possibile per rilanciare la saga. Quello che era nato come un semplice film di corse clandestine, col tempo ha assunto forme e meccaniche diverse (mai complicate ma più complesse) tra rapine, terrorismo informatico e infiltrazioni ancora più ardite.
La serie è uno degli esempi più eclatanti del cinema che diventa marchio, un brand riconoscibile perché caratterizzato da elementi distintivi (corse tra auto eccezionali, azione rocambolesca, tipi tosti) con una cifra stilistica lontana chilometri dai toni più sofisticati e ricercati di altri prodotti come Mission Impossibile o la saga di Bourne. Tra le strade di Los Angeles, Rio de Janeiro, Tokyo e Londra non ci si sono smoking e gadget all'avanguardia, ma solo canottiere sudate, minigonne e bombole di NOS. Fast & Furious è esplicita, diretta, capace di essere essenziale nella narrazione e spettacolare nella confezione. Tutto questo ha permesso ad un cinema di puro movimento, che può prescindere dal racconto ma non dalle immagini, di imporsi come la saga cinematografica originale (senza romanzi o fumetti alle spalle) più longeva di sempre. E se neanche la perdita di Paul Walker è riuscita ad interrompere la voglia di sfidare la morte sul grande schermo, è facile credere che questo lungo viaggio non conosca mete, ma singole tappe fondamentali che andiamo a riscoprire in occasione dell'uscita di Fast & Furious 8, in attesa che le poltrone dei cinema diventino ancora sedili.
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1. L'action movie cambia marcia
Nato come una specie di Point break, Punto di rottura degli anni Duemila, il primo The Fast and the Furious andava a colmare un buco enorme, lasciato dalle vecchie glorie Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger che proprio in quegli anni tentavano goffi tentativi di rilancio (La vendetta di Carter, Driven, Danni collaterali). Una cosa era chiara: l'eroe solitario e granitico con la pistola in mano non bastava più. Bisognava aprire una nuova strada per il genere. La risposta la trova Rob Cohen con un film dove il prolungamento naturale degli eroi non è un'arma ma una splendida automobile capace di tutto, personalizzabile, modificabile per diletto grazie al disprezzo totale per le regole. Le nuove icone action non impongono leggi ma le sfidano, dando un'importanza centrale alla coralità e a personaggi secondari con una personalità ben definita e fondamentale per portare a termine la missione. Insomma, agire da soli e prendersi troppo sul serio è roba passata, da anni Ottanta. Una lezione che anche i vecchietti hanno imparato, diventando... I mercenari - The Expendables.
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2. Gloria alle quattro ruote
Le vere protagoniste sono loro: automobili lucide e scintillanti spinte oltre i limiti del lecito grazie ad una passione smodata per la velocità. Quello che per molti spettatori può essere solo modellismo, per Toretto e compagnia è ordinaria amministrazione e desiderio costante di competizione. Per questo, se nei primi film le macchine sono solo giocattoli motorizzati per "semplici" scorribande notturne tra teste calde, dal quarto film in poi diventano vere e proprie complici di rapine e inseguimenti tra ladri e forze speciali. Fast & Furious dà sfogo al lato più fanciullesco e fieramente rozzo di ognuno di noi, trasportandoci in una dimensione dove le quattro ruote riescono ad esprimere le personalità dei personaggi e sono sinonimo di un intrattenimento contagioso che non termina dopo i titoli di coda, ma rimane in qualche modo addosso allo spettatore esaltato.
3. Uomini volanti
Volendo tirare le somme, potremmo dire che Fast & Furious è anche la storia di una grande e inaspettata amicizia. Dominic Toretto e Brian O'Conner sono due personaggi agli antipodi (un ladro e un poliziotto) che dopo scontri e duelli riconoscono l'uno il valore dell'altro, in un'alchimia credibile fatta di lealtà e stima reciproca, con Vin Diesel (mai cognome fu più adatto ad un personaggio) che si impone per il suo pragmatismo granitico e Paul Walker che con la sua faccia da bravo ragazzo dà corpo ad un personaggio più cerebrale e intrigante, unito al compare dal fascino per l'illecito. La loro convivenza sullo schermo è complementare, funzionale all'identificazione (per gli uomini) e al piacere degli occhi (delle donne).
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4. Donne e motori
A proposito di sesso, ad essere sinceri, uno dei rischi dei primi capitoli era un certo maschilismo. I film accorpavano curve femminili e aerodinamiche automobilistiche, erano tappezzati di fondoschiena, bellezze truccate (come le auto d'altronde) e donne da passerella, spettatrici delle gesta maschili. Per quanto il piacere della bellezza femminile non sia venuto mai meno, la saga adesso ha aggiustato il tiro, ospitando donne dal carattere più accentuato che, al contrario, smuovono l'azione e catalizzano l'attenzione dei protagonisti. Dalla morbida sensualità di Eva Mendes siamo passati ad una Michelle Rodriguez spigolosa e una tosta Gina Carano (ex lottatrice professionista) che si riscoprono manipolatrici e acerrime nemiche delle belle statuine. La vera "sterzata", però, arriva proprio con Fast & Furious 8 dove Charlize Theron riesce persino a scardinare l'imperturbabile Dom Toretto, trasformandolo in un burattino. Senza dimenticare il cameo di una certa Helen Mirren...
5. La famiglia prima di tutto
La quotidianità non è fatta solo di salti nel vuoto e rapine in autostrada a 200 chilometri orari, ma anche di quiete, barbecue domenicali, di una birra in compagnia delle persone care. Questo persino Fast & Furious lo sa e ci tiene anche a farlo sapere. La serie possiede una morale di fondo edificante, per quanto semplice e moralmente in bilico (stiamo sempre parlando di una specie di codice morale tra criminali). In questo senso Toretto funge da grande collante per una famiglia che viene continuamente celebrata e protetta; al suo interno ci sono tante razze e personalità differenti, tutti si proteggono e tutto, che siano gioie o dolori, viene condiviso. Un affetto che ha unito anche tutto il cast anche fuori dal set, come dimostrato dai reciproci attestati di stima tra Vin Diesel e Paul Walker.
6. Il volume dell'autoradio
Mentre se le suonano di santa ragione, i protagonisti di Fast & Furious sono accompagnati da motivi musicali e canzoni che spesso sono diventati dei tormentoni mondiali. Un ricco juke box che sottolinea ed esalta le immagini frenetiche delle corse con note che spaziano dal rock all'hip hop, sfiorano il rap e incontrano sonorità latino-americane.
7. Alzare l'asticella
Vincere, battere l'avversario, arrivare primi. L'agonismo è una costante della serie, un atteggiamento che la saga ha adottato anche dal punto di vista creativo e produttivo. Fast & Furious sfida se stessa di continuo, cercando nuove coreografie sceniche e alzando di continuo l'asticella dello spettacolo cinematografico. Dopo l'arrivo alla regia del talentuoso Justin Lin, abbiamo assistito ad una rivisitazione delle leggi della fisica che vincolavano l'automobile all'asfalto. Adesso le macchine decollano, planano, trascinano casseforti. Ma oltre che scenografico, lo stimolo è stato anche narrativo. Infatti la serie non è composta da capitoli sequenziali (come le marce) ma da uno spin-off (The Fast and the Furious: Tokyo Drift) e un sequel con obiettivi da reboot (Fast and Furious - Solo parti originali) che ha di fatto rilanciato il brand.
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8. Scene fuori pista
Questa continuity sconnessa è stata affiancata da un utilizzo sapiente delle ormai celebri post credit scene. Dopo i titoli di coda, proprio come avviene per i film dell'universo narrativo Marvel, sono state inserite delle scene piene di sorprendenti anticipazioni sui capitoli successivi. Il linguaggio è diventato molto simile a quello delle serie televisive, grazie all'utilizzo continuo di clamorosi cliffhanger che costringono il pubblico ad attese frustranti. E allora, forse, anche Vin Diesel ha imparato qualcosa dal buon vecchio Sylvester Stallone che in Rocky Balboa diceva con saggia semplicità: "E' finita si dice alla fine".
9. Gli arrivi in "corsa"
Un grande nemico è fondamentale per spingere l'eroe al di là delle sue possibilità. Seguendo questa regola fondamentale, gli autori hanno fatto crescere di continuo il peso testosteronico degli antagonisti di Toretto e O'Brien. In Fast & Furious 5 irrompe l'imponenza scultorea di Dwayne Johnson che dopo un epico scontro con Vin Diesel, nel sesto capitolo ci delizia anche con mosse di wrestling. Gli altri nuovi arrivi propongono dei villain carichi di carisma come Luke Evans e Jason Statham e personaggi ambigui come quello interpretato da Kurt Russell.
10. Cinema beffardo
"Correre o morire". È la battuta-simbolo della serie, massima espressione della sintesi quasi fumettistica dei dialoghi di Fast & Furious. Eppure queste parole assumono un significato più complesso, inimmaginabile nei giorni in cui è stata pensata e scritta. Questo perché ormai è davvero impossibile approcciarsi a qualsiasi capitolo della serie senza pensare al destino di Paul Walker, un attore che ha fatto della sua vita cinematografica un inno all'essere spericolato, sfuggendo alla morte con furbizia e arguzia. Sono passati più di tre anni da quel 30 novembre 2013, quando l'attore californiano perse la vita proprio in un incidente di auto causato anche dall'alta velocità, e il cinema si riscopre beffardo come successe con Christopher Reeve, il mitico Superman costretto alla sedia rotelle dalla paralisi. In questi casi, forse, non resta che irridere la sorte stessa, guardando le cose da un altro punto di vista, perché è proprio grazie alla memoria del cinema, incontenibile e forte, che Walker tornerà a correre ancora.