La cena delle spie, la recensione: una spy story sensuale come i suoi bellissimi protagonisti

La recensione de La cena delle spie, spy story interpretata da Chris Pine e Thandiwe Newton, su Prime Video dall'8 aprile.

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La cena delle spie: Thandiwe Newton in una sequenza

Mancherà di innovazione, ma non certo di eleganza. La nostra recensione de La cena delle spie, titolo italiano decisamente meno ispirato dell'originale All the Old Knives, non può che mettere in luce le qualità dell'adattamento del romanzo di Olen Steinhauer che ha trovato la via del grande pubblico grazie a Prime Video, dove è disponibile dall'8 aprile. Un duello verbale all'ultima bugia quello tra i due ex amanti, ed ex colleghi, Chris Pine e Thandiwe Newton, entrambi in splendida forma (attorialmente e fisicamente parlando). Un film "da camera", ambientato tutto in un ristorante di Carmel, sulla costa rocciosa del Nord della California, prende forma e movimento grazie a un puzzle di flashback che svelano a poco a poco una trama degna del miglior spy thriller.

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All the Old Knives: Thandiwe Netwon e Chris Pine avvolti in un bacio appassionato

Parlando di spie, vengono subito in mente le opere sofisticate di John Le Carré, verso cui lo stile di Olen Steinhauer è certamente debitore visto il passo lento della trama e le implicazioni psicologiche insite nelle gesta e nei comportamenti dei personaggi. Per rendere accattivante una trama fortemente legata a un impatto letterario/teatrale, i produttori - tra cui lo stesso Chris Pine, qui in veste di produttore esecutivo - si sono affidati al regista danese Janus Metz, autore dell'ottimo Borg McEnroe, ma anche di alcuni episodi di serie come True Detective e ZeroZeroZero, il quale ha creato un contrappunto di luoghi, tempi ed eventi che richiede allo spettatore un surplus di attenzione visto che perdere qualche dettaglio potrebbe minare la comprensione dell'intera vicenda.

Agenti segreti con una morale

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La cena delle spie: Laurence Fishburne in una scena

La cena delle spie si apre a Vienna quando un attentato terroristico a bordo di un aereo fermo sulla pista si trasforma in una carneficina. Otto anni dopo, l'ufficio della CIA in procinto di essere smantellato affida a uno degli agenti più esperti, il veterano Henry Pelham (Chris Pine), il compito di mettere la parola fine sulla missione andata a rotoli confrontandosi con l'ex collega, ed ex amante, Celia Harrison (Thandiwe Newton). Dopo l'incidente, la donna ha abbandonato per sempre l'agenzia ricostruendosi un'esistenza ordinaria con un marito e una figlia in una cittadina sulla costa californiana. La missione porterà Henry da Vienna alla California, passando per Londra, riaprendo vecchie ferite e riaccendendo sentimenti sopiti fino al drammatico confronto finale.

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La cena delle spie: Chris Pine in una scena del film

Basandosi sulla sceneggiatura di Olen Steinhauer, che si è fatto carico di adattare il proprio romanzo, Janus Metz Pedersen cerca di costruire un'identità visiva a un'opera che rivendica fin da subito l'appartenenza a un genere ben codificato senza proporre grandi innovazioni. La fotografia patinata, che valorizza la bellezza dei paesaggi californiani contrapponendovi il grigiore degli interni viennesi e la bruma londinese, non è poi così dissimile da certi capitoli di James Bond mentre le scene all'interno della sede della CIA sembrano prese in prestito da alcuni spy movie del passato più o meno recente, tra cui l'ottimo La talpa di Tomas Alfredson, altro cineasta scandinavo. Con l'azione relegata nel passato, e il cuore del film caratterizzato da un confronto verbale tra i due protagonisti seduti a un tavolo, Metz stuzzica la curiosità dello spettatore puntando tutto sull'interpretazione impeccabile dei due protagonisti, con una Thandiwe Newton da manuale e un Chris Pine che sfrutta il mestiere e il proprio fascino, e sulla presenza di qualche scena di sesso esplicito.

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Un puzzle narrativo giocato sui flashback

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La cena delle spie: Chris Pine in una scena

La cena delle spie non fa mistero della volontà di porsi come film adulto, sostituendo l'azione con una riflessione sul mestiere della spia e sulle privazioni a cui va incontro chi intraprende quel cammino. Riflessione fatta in precedenza, con maggior profondità e rigore, dal succitato La talpa. Ma in quel caso, per l'appunto, alle spalle del progetto c'era l'opera di John Le Carré. Janus Metz fa del suo meglio mettendo la propria sensibilità europea al servizio della storia, valorizzandone gli aspetti misteriosi e il non detto attraverso gli ingredienti che ha a disposizione. L'uso dei flashback, in particolare, presenti in abbondanza, è calibrato in modo da fornire tutte le informazioni necessarie allo spettatore senza però anticipare in alcun modo i colpi di scena e le rivelazioni finali.

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La cena delle spie: Jonathan Pryce in una scena

Il serrato confronto, nel presente, tra Henry e Celia, rappresenta la parte de La cena delle spie in cui i due protagonisti danno il meglio di sé, quella a maggior tasso emotivo. Ad arricchire il film intervengono anche Laurence Fishburne nei panni dell'elusivo capo dell'ufficio di Vienna e Jonathan Pryce che interpreta un fragile e anziano dirigente, capo di Celia all'epoca dell'incidente terroristico. L'ambiguità domina fino al gran finale in cui tutti i tasselli andranno al loro posto, ma se La cena delle spie non risulta memorabile come i suoi autori avrebbero voluto, è apprezzabile la capacità del film di conservare l'attenzione dello spettatore anche di fronte ai ritmi pacati e ai toni enigmatici facendo leva sulla bellezza della composizione dei frame, dei luoghi e dei protagonisti.

Conclusioni

Una spy story raffinata, che punta tutto sull'interpretazione del protagonisti Chris Pine e Thandiwe Newton e sulla cura formale, come rivela la nostra recensione de La cena delle spie. Il film, che si si ispira alla tradizione classica alla John Le Carré e ai suoi emuli, si caratterizza per una struttura costellata da flashback e un ritmo lento che richiedono un surplus di attenzione allo spettatore in vista del sorprendente finale, ma il regista fa del suo meglio per rendere la storia avvincente con gli strumenti a disposizione.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • La centralità dei protagonisti Chris Pine e Thandiwe Newton, che danno il meglio di sé in un confronto ad alto tasso emotivo.
  • La cura formale delle immagini e la valorizzazione delle location.
  • I colpi di scena che arrivano al momento giusto, senza cedimenti nella suspence.

Cosa non va

  • I tanti flashback possono appesantire la visione e la comprensione nello spettatore meno attento.
  • Alcuni passaggi narrativi presentano delle debolezze che fiaccano il plot globale.