La casa di carta 3: delusioni e critiche alla terza stagione della serie Netflix

L'arrivo de La casa di carta 3 non ha lasciato indifferenti; molti hanno amato la serie Netflix e altri sono rimasti delusi o hanno mosso delle critiche.

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La casa di carta: un momento della nuova stagione

Odi et amo scriveva un certo Catullo molti anni fa, e sono queste le parole che ci vengono in mente affrontando la La casa di carta 3, la serie in streaming su Netflix che ha debuttato il 19 luglio, ed è stata vista e commentata da fan, detrattori, ma anche da fan delusi. Chi scrive è un sostenitore piuttosto convinto della serie (come potete leggere dalla recensione de La casa di carta 3), ma, dopo un finale di stagione sorprendente, ci sembra il caso di raccontarvi anche le critiche e le delusioni.

Una critica: una terza stagione troppo simile alle prime due?

Ma iniziamo dalle nostre critiche, quei dubbi che, mentre assistevamo alle prime battute de La casa di carta, anzi addirittura prima di iniziare a vederla, ci sono venuti in mente. Il primo dubbio è la solita, vecchia, storia: è il caso di andare a toccare un racconto che, come le prime due parti de La casa di carta (che in fondo erano un'unica stagione, ma spezzata in due) ci sembrava perfetto, aperto e chiuso bene, insomma un racconto autoconclusivo? Perché, e come, riportare indietro una banda che, a dispetto di tutti, l'aveva fatta franca e si stava godendo un patrimonio infinito?

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Rio e Tokyo all'inizio della terza stagione

L'escamotage, tutto sommato, ci sta: non viene da un impulso razionale, ma da un colpo di testa, da parte dei due personaggi più giovani e impulsivi della serie, Rio e Tokyo. L'altro dubbio (viste anche le critiche che sono piovute sulla seconda stagione di Stranger Things) riguarda il fatto che possa o meno funzionare un racconto che ricalca in gran parte il canovaccio delle prime due stagioni: un luogo inespugnabile, un piano ardito, una banda chiusa all'interno con il problema di rubare, resistere, ma soprattutto riuscire ad uscire. La casa di carta: Terza parte è questo, che vi piaccia o no, ma gli sceneggiatori sono riusciti comunque a variare sul tema da non risultare ripetitivi.

La casa di carta 3: Stephen King entra a far parte della banda

La casa di carta 3: una soap opera?

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La casa di carta: un momento sul set

Per capire che altre critiche possano essere mosse alla serie Netflix andiamo a leggere cosa ne pensando alcuni addetti ai lavori. Valentina Ariete, su Multiplayer.it, ci spiega bene una delle chiavi del successo de La casa di carta: "La casa di carta piace tanto perché alla base e nel cuore è sostanzialmente una soap opera. All'inizio colpisce la squadra, la curiosità di scoprire quale sarà la prossima mossa sulla scacchiera del Professore prende poi il sopravvento, ma sono le dinamiche esagerate (e al limite dell'isteria) tra i protagonisti che catturano totalmente". Detto che la recensione è comunque positiva, quello che non piace ai detrattori della serie è questa natura da soap che, dopo l'attenzione per le prime mosse del Professore, la sposta inevitabilmente alle dinamiche tra i personaggi. E anche tutta una serie di attenzioni e reazioni sopra le righe. È vero. Ma non dimentichiamo che, prima de La casa di carta, una lunghissima lista di serie tv ha puntato forte, oltre che sulla trama principale, ai legami sentimentali tra i personaggi. L'altro discorso da fare è senz'altro quello sulla plausibilità di quello che accade in tv: i piani del Professore sono studiati al millimetro, e al secondo, tanto che basterebbe una scarpa slacciata per farli saltare. Eppure vanno in porto. E, per ogni imprevisto... il Professore l'ha previsto. È una partita a scacchi, non solo fa le sue mosse, ma sa in anticipo quelle dell'avversario. La casa di carta, più di ogni altra serie, è un prodotto di intrattenimento per cui si deve fare una scelta netta: lasciarsi andare al racconto, e sospendere l'incredulità, o resistere.

La casa di carta 3: intervista a metà strada tra Tokyo e Stoccolma

L'odio: Tokyo, Monica e...

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La casa di carta: una scena della nuova stagione

E poi arriva l'odio. Non parliamo del grande film di Mathieu Kassovitz, ma delle reazioni che arrivano sui social media, che sono ovviamente più viscerali delle nostre. "Solo io odio Tokyo?" si chiede un utente della nostra pagina facebook, e i commenti che seguono dimostrano che è in buona compagnia (c'è anche chi odia Monica, ovvero Stoccolma). La casa di carta è così, ha personaggi estremi, Tokyo ci sembra tanto una di quelle ragazze a cui stavamo dietro da giovani, irresistibili ma anche letteralmente insopportabili. "Peccato solo che Lisbona abbia perso la sua grinta" scrive qualcun altro su un altro gruppo, riferendosi all'ex ispettore Raquel Murillo.

La trama: un pressapochismo disarmante

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La casa di carta: una sequenza della nuova stagione

Altri utenti sulla nostra pagina non sono soddisfatti invece a livello di trama: "C'è un pressapochismo disarmante su come hanno preparato il colpo" è una critica che si potrebbe anche condividere. Ma è vero che il colpo è dichiaratamente creato in poco tempo, da un lato, e dall'altro viene spiegato man mano che la stagione va avanti, e non tutto all'inizio. C'è chi non gioisce alla notizia di una quarta stagione, perché sarebbe stato già forzato il finale della prima, e "figuriamoci allora cosa si inventeranno per le altre". Anche sul gruppo Netflix Italia qualcuno è d'accordo: "Avrebbero dovuto fermarsi alla seconda stagione". Ma, se per qualcuno la terza stagione non era necessaria, a questo punto la quarta è logica: come la prima e la seconda stagione, anche terza e quarta sono in realtà lo stesso racconto diviso in due. Poi, è chiaro, sarà difficile andare avanti. Ma quello delle serie tv che durano troppo è un discorso lunghissimo e complesso.

La casa di carta 3: l'intervista dalle parti di Rio e Denver

E poi quel finale...

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La casa di carta: una scena sul set

Detto che sul gruppo Facebook di fan Netflix Italia ci sono anche molti spettatori entusiasti, il che non fa che aumentare la nostra sensazione, cioè che La casa di carta sia una serie da binge watching compulsivo, torniamo al finale de La casa di carta 3, cioè all'ultima puntata dove, in parte, si abbandonano certi toni che hanno contraddistinto tutta la serie, per virare sui momenti più tragici, più drammatici, come una resa dei conti deve fare (attenzione, ora arrivano gli spoiler , a voi la scelta se continuare la lettura). A qualcuno, pur senza motivare, il finale non è piaciuto. C'è una morte importante, ma è inevitabile che la storia di una rapina colossale, ad alto grado rischio, si concluda con delle perdite.

Ad altri non è piaciuto il finale "aperto", che lascia letteralmente la storia a metà, insomma un finale che non è un finale. Ma non avrebbe avuto senso chiudere qui questa rapina e inventare qualcos'altro per la stagione 4. E poi c'è un piccolo momento che ci ha lasciato spiazzati. È un momento in cui i creatori della serie giocano con la percezione dei personaggi, e, di conseguenza, con quella dello spettatore: la polizia usa uno degli stratagemmi del Professore per ingannare lui. E veniamo ingannati anche noi. Non sappiamo se a qualcuno la cosa non sia piaciuta. Ma, dopo un attimo in cui ci siamo sentiti presi in giro, ci è piaciuto cadere in pieno dentro alle dinamiche de La casa di carta.