Recensione L'uomo che non c'era (2001)

Un'atmosfera buia e la mancanza di speranza sono tra gli stereotipi del film noir, un genere di film che fiorì nel dopo guerra negli Stati Uniti per scomparire quasi del tutto negli anni 50. Questo genere di film, molto amato dai fratelli Coen sin dalla loro prima esperienza cinematografica (Sangue facile del 1984) è stato da loro ripreso per la loro ultima fatica cinematografica "L'uomo che non c'era".

L'uomo in bianco e nero

Un'atmosfera buia e la mancanza di speranza sono tra gli stereotipi del film noir, un genere di film che fiorì nel dopo guerra negli Stati Uniti per scomparire quasi del tutto negli anni 50. Questo genere di film, molto amato dai fratelli Coen sin dalla loro prima esperienza cinematografica (Sangue facile del 1984) è stato da loro ripreso per la loro ultima fatica cinematografica L'uomo che non c'era. L'omaggio dei fratelli Coen a questo genere si focalizza attraverso diversi punti.
In primo luogo il film è girato in bianco e nero, questa scelta, senza dubbio indovinata, grazie all'eccezionale fotografia di Roger Deakins, ci restituisce i colori ed i chiaroscuri dei film d'epoca.
Per quanto riguarda la sceneggiatura, i Coen hanno apertamente dichiarato, di essersi ispirati ai romanzi di James Cain, autore culto, dai cui libri sono stati tratti molti film tra i quali ricordiamo Tay Garnett e [FILM]La fiamma del peccato">Il postino suona sempre due volte[FILM] di Tay Garnett e [FILM]La fiamma del peccato di Billy Wilder.
Il film, inoltre, è pieno di "piccoli omaggi" ad esempio, per quanto riguarda l'ambientazione, siamo, naturalmente nell'America fine anni quaranta, è stata scelta la cittadina californiana di Santa Rosa, dove il maestro Alfred Hitchcock ha ambientato alcuni dei suoi film.
La regia risulta essere impeccabile, (questo film ha fatto vincere ai fratelli Coen la palma per la miglior regia all'ultimo festival di Cannes ex equo con il film di David Lynch, Mulholland Drive) ed è caratterizzata da un gioco di luci ed ombre che servono a sottolineare anche il più minimo dettaglio, i viaggi in macchina sono ricostruiti in studio alla perfezione, belli i lunghi primi piani su volti volutamente inespressivi mentre per alcune riprese si è fatto uso dei lunghi carrelli laterali .
I protagonisti del film sono uomini di tutti i giorni. Il principale, come abbiamo già detto, è Ed Crane, interpretato da un magistrale Billy Bob Thornton, inseguito dai lunghissimi primi piani del regista, Thorton riesce a tirare fuori un' interpretazione strepitosa. Il suo personaggio è un omaggio al grande Humphrey Bogart, sigaretta perennemente tra le labbra (The man who smoked too much - L'uomo che fumava troppo era uno dei titoli ai quali i fratelli avevano pensato), aria dell'eterno perdente. E' un uomo di poche parole, il classico antieroe, rassegnato alla sua esistenza, completamente alieno alla società che lo circonda e qui merita un inciso la metafora dei fratelli Coen che per sottolineare questa estraneità usano i primi avvistamenti di UFO a Rosewell dei quali parlano i giornali dell' epoca.
Doris, la moglie adultera di Ed è interpretata dalla bravissima Frances McDormand, già vincitrice del premio Oscar come migliore attrice, nei panni dello sceriffo incinta, con il film Fargo, sempre dei fratelli Coen, (è anche moglie di Joel Coen). Il suo ruolo è quello di una donna fredda che non ama il marito, forse anche meno carismatica dello stesso Ed, Doris è molto lontana dagli stereotipi delle femme fatale, i suoi hobbies sono il Bingo e l'alcol, attratta dalle false storie di guerra di Big Dave finisce per avere una relazione con lui, che pagherà a caro prezzo.
Per finire, un breve sguardo sugli altri attori di questo film tutti bravissimi nel caratterizzare i loro personaggi, come il logorroico cognato di Ed, il barbiere Frank (Michael Badalucco); l'improbabile promotore che tenta Ed con l'affare del lavaggio a secco interpretato da un ottimo Jon Polito e il vanitoso avvocato di Doris, Freddy Riedenschneider interpretato da Tony Shalhoub, che nel tentativo di costruire un valido teorema difensivo trova il tempo per farci sapere che la giustizia è uno spettacolo nel quale nessuno paga le sue colpe e se si arriva alla verità questo succede per puro caso.