Abbiamo ancora negli occhi Povere Creature, l'accoglienza veneziana, le prime reazioni e i primi premi, l'Oscar e tutta l'attenzione ricevuta, ma è già tempo di guardare avanti, perché Yorgos Lanthimos non è stato con le mani in mano e ha già realizzato un altro film: Kinds of Kindness, ancora una volta con Emma Stone, ma diverso dal titolo precedente. Volutamente, quasi a voler ricordare che è ancora il regista di Dogtooth e The Lobster, non solo del recente film premio Oscar, un esercizio di stile che riprende alcuni degli eccessi del passato, ma con un piglio differente, più divertito, giocoso, e per questo divertente. Forse per questo c'è chi lo ha considerato un titolo minore della filmografia di Lanthimos, forse succede anche per la sua natura di film a episodi, che rende Kinds of Kindness frammentario e dalla minor carica emotiva nei confronti del personaggi che racconta. Eppure si tratta di un film di tutto rispetto, una visione che intrattiene ed è valorizzata dal lavoro del cast, non solo di Emma Stone ma di tutto il gruppo di interpreti, a cominciare da Jesse Plemons, giustamente premiato a Cannes come miglior interpretazione maschile.
La recensione di Erika Sciamanna
Gli ultimi tempi sono stati intensi per Yorgos Lanthimos, dopo il successo di Povere Creature! che gli è valso il Leone d'oro a Venezia. Il regista, che già diverse volte è stato al Festival del Cinema Cannes, torna in competizione con un lungometraggio episodico, Kinds of Kindness, nel quale si percepisce quasi un bisogno da parte sua di tornare alle origini, riprendendo a raccontare storie che giocano con l'assurdo, con la violenza e con il grottesco, mantenendo un tono diverso, quasi scanzonato. Forse provocatorio, verso quel pubblico che lo ha conosciuto solo di recente, attraverso la larga diffusione che le scene di Poor Things hanno avuto sui social, restituendo l'idea ingannevole di un film (e di un autore) vicino al mainstream.
Ma Lanthimos non è nulla di tutto questo: il regista e sceneggiatore nel corso della sua carriera ha sempre prediletto una narrazione folle e cruda, proponendo vicende al limite del paradossale con una marcata componente violenta e oscura. Elementi che ritroviamo anche in questo lungometraggio per il quale ha selezionato un cast ristretto ma consolidato: volti come Emma Stone, Willem Dafoe, Margaret Qualley che insieme a Jesse Plemons, alla prima collaborazione con il regista, ricorrono in tutte le tre storie raccontate trasmettendo, in ognuna di esse, un ottimo feeling, sia tra loro, che con la regia del greco. [...] Leggi tutta la recensione
Le altre opinioni della redazione
Un Yorgos Lanthimos minore? Forse. Ma è anche vero che quando un autore ci ha abituati a standard molto elevanti, anche un suo titolo minore è comunque di grande interesse. Lo confermano i voti e le opinioni dei nostri redattori che seguono, che pur non parlando di un capolavoro, evidenziamo un film che presenta molti motivi d'interesse. Un Lanthimos divertente e divertito, con una Emma Stone ancora una volta protagonista per un sodalizio che sembra promettere di durare a lungo. Ma anche un ritorno al passato, sia per delle suggestioni che richiamano i primi film dell'autore, sia per la ritrovata collaborazione con il suo sceneggiatore storico Efthymis Filippou, che speriamo prosegua anche per i prossimi lavori.
La famiglia di Lanthimos
Yorgos Lanthimos è un momento di creatività floridissima. Dopo il successo di Povere creature!, Leone d'oro a Venezia 2023 e secondo premio Oscar per Emma Stone, a nemmeno un anno di distanza torna a un altro festival, Cannes, con Kinds of Kindness, sempre con l'attrice americana. E non soltanto lei: ritroviamo Willem DaFoe e soprattutto lo sceneggiatore Efthymis Filippou, autore con cui ha collaborato dagli esordi fino a Il sacrifico del cervo sacro. Insieme ritrovano il gusto per il sangue e l'humour nero, ampliando quella che ormai è diventata una grande famiglia, una specie di carrozzone itinerante che sul set scatena la chimica perfetta. Ne è la prova il fatto che, proprio dal festival francese, Lanthimos abbia annunciato un nuovo progetto, Bugonia, ancora con Emma Stone e Jesse Plemons, premiato sulla Croisette come miglior attore per il suo triplice ruolo in Kinds of Kindness. Quest'ultimo, diviso in tre episodi, è come un grande gioco, in cui il regista torna alle origini e contemporaneamente ricarica le batterie per il prossimo film. Divertente ma senza nessuna pretesa. Come, appunto, una serata di scherzi in famiglia. Valentina Ariete
Voto: ☆☆☆
Un Lanthimos vecchio stile, ma divertito
Yorgos Lanthimos è un autore che ci piace. Ci era piaciuto da subito Povere creature, ma avevamo amato anche i titoli degli esordi, ancor prima de La favorita, che dimostravano un gusto per l'eccesso che sapeva sfociare nel morboso, nel disturbante. Ci torna Lanthimos con Kinds of Kindness, avvalendosi anche del lavoro alla sceneggiatura del collaboratore di un tempo, ma il tono è diverso, più leggero. Divertito, come se il regista avesse giocato con se stesso e con il pubblico, per ricordare chi sia realmente, quale sia il suo lavoro e la sua anima anche a chi l'ha conosciuto di recente per il film premio Oscar. È un'operazione bizzarra, nel complesso riuscita, in parte vittima della struttura a episodi che fa gioco a Lanthimos per portare avanti questo tipo di operazione insieme a un fidato gruppo di interpreti, ma frena il coinvolgimento dello spettatore. A Festival di Cannes finito, non possiamo che gioire per il premio a Jesse Plemons, un attore che è sempre un valore aggiunto ma che raramente viene riconosciuto per la qualità che porta su schermo e per le prove che fornisce. Un bravo alla giuria di Cannes che ha saputo premiarlo! Antonio Cuomo
Voto: ☆☆☆ ½
Il teatro dell'assurdo, ma con un senso
Teatro dell'assurdo è la definizione viene in mente durante la visione di Kinds Of Kindness. È una serie di storie assurde dove tutto, alla fine, sembra trovare un senso. Forse... Lanthimos si confronta con l'America, con i suoi spazi, i suoi sfondi e le sue storie. È come se decidesse di prendere ambienti, generi e racconti del cinema americano e li volesse ribaltare, svuotare e rimontare, girare a modo suo. C'è qualcosa dei Fratelli Coen, qualcosa di Tarantino, ma tutto riscritto alla maniera di Lanthimos. Emma Stone, Margaret Qualley e Willem Dafoe sono gli stessi di Povere creature!, e qui tutti e tre, più Jesse Plemons e altri attori di contorno, ritornano in tutti gli episodi ogni volta con ruoli e con sembianze diverse. Proprio come fa una compagnia teatrale che ogni volta mette in scena una pièce diversa in cui gli attori, ormai affiatati tra loro, si reinventano in ruoli nuovi. Quel teatro dell'assurdo forse alla fine un senso ce l'ha. Ogni storia ha a che fare con il bisogno di farsi accettare dagli altri, e con il limite fino al quale possiamo spingerci per raggiungerli. Ha a che fare con la capacità di accettare un rifiuto o una perdita, l'assenza. E con la coscienza per accettare l'inevitabile ed evitare l'evitabile. Ha a che fare con l'amore, il potere e il controllo. Quei "diversi tipi di gentilezza" sono quegli atti che dovremmo fare per avvicinarci all'altro. Qui ognuno sembra incapace di farli. E forse Lanthimos vuole dirci proprio questo (ce lo diceva anche la bellissima serie Kidding con Jim Carrey): è un mondo dove manca la gentilezza e dobbiamo impegnarci a ritrovarla. (Maurizio Ermisino)
Voto: ☆☆☆ ½
Tre tipi di gentilezza
Le (three) Kinds of Kindness di Yorgos Lanthimos sono le tre storie di una raccolta che vuole insegnare all'uomo moderno come salvarsi da una società nella quale è assolutamente vietato rischiare per non sbagliare, per non soffrire e per non morire. Una visione talmente nichilista che la morale di fondo è che nessuna gentilezza è in realtà possibile date le distorsioni che trasformano sentimenti come amore, libertà o perdono in servilismo, manipolazione e idolatria. Fortunatamente l'ironia del regista è presente come non mai. Tre storie surreali provenienti dal passato di Lanthimos, ma trapiantate nei volti e nei luoghi figli del suo periodo statunitense per una cavalcata di quasi tre ore in cui a vincere non è più la rivoluzione delle protagoniste dei suoi ultimi film (specialmente una), ma lo status quo e le opprimenti regole sociali, creatrici di gabbie psicotiche che non lasciano scampo a nulla, dal sesso alla fede. Ne scaturisce un divertissement ragionato in cui convivono autocompiacimento e una sensibilità postmoderna che mira alla rielaborazione di un genere surrealista utilizzando se stessi come cifra stilistica. (Jacopo Fioretti)
Voto: ☆☆☆
Le dinamiche di potere secondo Lanthimos in un film minore
Se si fosse totalmente digiuni della cinematografia del regista greco Yorgos Lanthimos e persino Povere Creature! fosse solo un titolo, allora Kinds of Kindness, film presentato in concorso all'ultimo Festival di Cannes potrebbe sembrare innovativo e irriverente. Diviso in tre episodi e con lo stesso cast distribuito in diversi ruoli, composto, tra gli altri, da Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe e Margaret Qualley, il film ritrova invece tematiche fin troppo care al cinema di Lanthimos che qui, complice lo stesso sceneggiatore di Dogtooth, Efthimis Filippou, ritorna ad esplorare le dinamiche di potere tra individui, il bisogno masochista dell'essere umano di essere controllato e dominato, il difficile rapporto con il consenso e limiti dell'amore, della vita e della morte. Lo fa spingendo gli stessi tasti di molti suoi più celebri titoli, dal già citato Dogtooth all'immenso La favorita. Il tutto condito dagli stessi ingredienti, l'infierire sui corpi e la macabra ironia (ed almeno due cani, si intende). 2 ore e 45 passano in un soffio, non c'è che dire, perché Lanthimos ed i suoi attori sono sempre impeccabili. Tuttavia, Kinds of Kindness resta un titolo minore nel cinema di un regista illuminato che non gli toglie ma non gli aggiunge nulla, tranne forse per una Emma Stone che balla trionfante sulle note di Brand New Bitch della rapper Cobrah (Chiara Nicoletti).
Voto: ☆☆☆ ½