Sono sempre stata soltanto una caratterista. Da giovane era un vero problema, perché non ero mai abbastanza carina. È stato difficile, non solo per la carenza di lavoro, ma perché dovevo far fronte al modo in cui la gente mi guardava.
Quando, con l'uscita del film Misery non deve morire, il pubblico si accorge finalmente di lei, Kathy Bates diventa di colpo la più atipica delle star di Hollywood. Fino a qualche mese prima il suo nome era conosciuto soltanto dai più appassionati frequentatori dei palcoscenici di Broadway; poi, all'improvviso quella donna di quarantadue anni, alta appena un metro e sessanta e dal fisico robusto, è l'attrice-rivelazione del 1990, al punto da superare perfino la lanciatissima Julia Roberts di Pretty Woman nella corsa all'Oscar. Da allora Kathleen Bates, detta Kathy, nata a Memphis, in Tennessee, il 28 giugno 1948 e trasferitasi a New York a ventidue anni, è uno dei volti più conosciuti e familiari del cinema americano contemporaneo.
Kathy Bates, una "cattiva" da Oscar fra cinema e TV
Un successo tardivo ma solido, raggiunto dalla Bates dopo una lunga gavetta come attrice teatrale che le ha permesso, negli anni Ottanta, di cominciare a farsi notare anche al cinema: all'epoca è il grande Robert Altman, dopo averla diretta pure a Broadway, a richiamarla nel 1982 nel ricco cast al femminile dello splendido e sottovalutato Jimmy Dean, Jimmy Dean. Nel 1987, invece, il drammaturgo Terrence McNally scrive apposta per lei una pièce dal titolo Frankie and Johnny in the Clair de Lune, che quattro anni dopo arriverà sugli schermi con il film Paura d'amare (ma il suo posto sarà preso da Michelle Pfeiffer). In compenso, la consacrazione di Misery non deve morire permetterà a Kathy Bates di costruirsi un curriculum sterminato, con dozzine di ruoli fra cinema e TV.
Per il piccolo schermo, la Bates recita a lungo in Six Feet Under e The Office, è protagonista delle serie TV Harry's Law e Disjointed (cancellata da Netflix dopo un'unica stagione) e prende parte a varie edizioni della serie antologica American Horror Story, per la quale nel 2014 ha vinto il suo secondo Emmy Award. E dopo aver vestito i panni dell'agente di una giovane star televisiva (Kit Harington) nello sfortunato La mia vita con John F. Donovan, primo cimento in lingua inglese di Xavier Dolan, eccola tornare in competizione agli Oscar con Richard Jewell, il nuovo film di Clint Eastwood: un'occasione per ripercorrere le migliori performance a cui Kathy Bates ha dato vita sul grande schermo nel corso della propria carriera.
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7. A proposito di Schmidt
Si tratta di una piccola parte, ma più che sufficiente alla Bates per lasciare il segno, tanto da aver ottenuto, nel 2002, la nomination all'Oscar come miglior attrice supporter. In A proposito di Schmidt, dramedy dai toni malinconici scritto e diretto da Alexander Payne, a rubare la scena - sebbene soltanto per qualche minuto - a Jack Nicholson, che interpreta il maturo vedovo Warren Schmidt, è la futura consuocera del protagonista, Roberta Hertzel: una donna vivace e smaliziata, che in una delle scene più famose del film tenta con disinvoltura di sedurre un imbarazzatissimo Warren all'interno di una vasca da bagno.
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6. Titanic
Nel 1997, nello stratosferico successo diretto da James Cameron e che non ha alcun bisogno di presentazioni, una pimpante Kathy Bates presta il volto alla volitiva e loquace Molly Brown, passeggera di prima classe che prende in simpatia il 'proletario' Jack Dawson (Leonardo DiCaprio). Questo personaggio, conosciuto come "l'inaffondabile Molly Brown", è realmente esistito, tanto da essere già stato interpretato da Debbie Reynolds nel 1964 nel musical biografico Voglio essere amata in un letto d'ottone; e in Titanic, Kathy Bates permette alla sua Molly di rubare la scena ad ogni apparizione.
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5. Pomodori verdi fritti alla fermata del treno
In uno dei maggiori successi del 1991, Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, trasposizione diretta da Jon Avnet del popolare romanzo di Fannie Flagg, Kathy Bates si cala in una parte agli antipodi rispetto alla sadica villainess che le aveva appena fatto guadagnare un Oscar: interpreta infatti Evelyn Couch, timida e remissiva casalinga che, nell'Alabama degli anni Quaranta, stringe amicizia con l'anziana Ninny Threadgoode (Jessica Tandy), ascoltandone le confidenze sul suo passato. E in un racconto bipartito fra diverse linee temporali, la Bates riesce ad esprimere la generosità del proprio personaggio, così come la sua evoluzione verso un atteggiamento più consapevole e determinato.
4. Richard Jewell
È un'interpretazione commovente, carica di sofferenza e di dignità, quella con cui Kathy Bates ha ritratto Barbara Jewell, la madre del protagonista eponimo (l'ottimo Paul Walter Hauser), in Richard Jewell. Nel film di Clint Eastwood del 2019, che le è valso la sua quarta candidatura all'Oscar, la Bates incarna la figura determinata a restare accanto al figlio Richard e a sostenerlo lungo un terribile calvario mediatico, a partire dal momento in cui l'uomo, dopo essere stato celebrato come un eroe, viene sospettato di aver commesso un attentato. E l'attrice fornisce un'ammirevole prova sotto le righe, che raggiunge il suo apice emotivo durante lo struggente discorso pronunciato dalla signora Jewell di fronte alla stampa.
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3. I colori della vittoria
Nel 1998, Kathy Bates sfodera una performance da manuale nel cast de I colori della vittoria, diretto dal maestro Mike Nichols su un copione di Elaine May e ispirato alla parabola politica di Bill Clinton sull'onda del Sexygate. Nel film, che racconta l'ascesa di un candidato democratico alla Presidenza degli Stati Uniti, Jack Stanton (John Travolta), l'attrice veste i panni dell'attivista Libby Holden, donna schietta e pragmatica, ingaggiata nel team degli Stanton: un personaggio sopra le righe, dai modi spesso ruvidi ma anche profondamente idealista, a cui la Bates riesce a conferire grande carisma e una varietà di sfumature, tanto da essersi meritata lo Screen Actors Guild Award e la nomination all'Oscar come miglior attrice supporter.
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2. L'ultima eclissi
La fama di Kathy Bates è legata in maniera indissolubile all'opera di Stephen King: cinque anni dopo Misery non deve morire, infatti, la Bates è protagonista di un'altra trasposizione di un'opera del maestro della suspense. Diretto da Taylor Hackford nel 1995, L'ultima eclissi vede l'attrice nei panni di Dolores Claiborne, una donna dal tragico passato e con un conflittuale rapporto con la figlia, la giornalista Selena St. George (Jennifer Jason Leigh). Alle prese con un personaggio oscuro e sfuggente, ammantato di inusitata durezza, Kathy Bates si produce in una delle sue interpretazioni più intense e degne di nota.
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1. Misery non deve morire
E al primo posto di questa classifica, ovviamente, non poteva esserci che lei: Annie Wilkes, una delle più famigerate "cattive" della letteratura, ma soprattutto del cinema degli ultimi decenni. Annie è l'infermiera che offre soccorso allo scrittore Paul Sheldon (James Caan) dopo un incidente stradale, salvo poi trasformarsi in uno spietato carnefice pur di 'proteggere' Misery Chastain, l'eroina dei romanzi di Sheldon. Considerato uno dei più efficaci adattamenti della narrativa di Stephen King, Misery non deve morire, realizzato da Rob Reiner nel 1990, offre a Kathy Bates l'opportunità di costruire una figura iconica nel suo amalgama di gentilezza e follia; e la Bates ne ha ricavato una prova superlativa, per la quale è stata ricompensata con l'Oscar e il Golden Globe come miglior attrice, legando da allora la propria carriera a questo spaventoso personaggio.