Julianne Moore presenta a Roma I ragazzi stanno bene

Abbiamo incontrato l'attrice americana che è arrivata al Festival del Film di Roma 2010 sia per presentare il suo nuovo film I ragazzi stanno bene, in cui 'fa coppia' con Annette Bening, che per ritirare il Marc'Aurelio d'Oro che quest'anno la kermesse le attribuisce a coronamento di una straordinaria carriera, nel cinema indipendente come nel mainstream.

E' arrivata in grande forma Julianne Moore al Festival di Roma. Sandalo nero molto trasgressivo con un tacco vertiginoso, gonna cortissima abbinata ad una camicia svolazzante rosso fuoco ed un sorriso come sempre accecante.
E' lei la straordinaria protagonista, insieme ad Annette Bening, di questa seconda parte del festival capitolino in cui verrà presentato il suo nuovo film I ragazzi stanno bene, una commedia corale, tenera ed emotivamente coinvolgente che parla di una delle tante famiglie americane di nuova generazione. Le due attrici interpretano infatti due mamme lesbiche che si sono sposate e hanno avuto, tramite la banca del seme, due figli dallo stesso donatore, una dolcissima ragazza di nome Joni che sta per lasciare casa per il college e Laser, quindicenne irrequieto che sente il bisogno di conoscere il padre biologico. Quando il ragazzo chiede alla sorella, divenuta da poco maggiorenne, di chiamare la banca del seme e mettersi in contatto con il donatore tutti gli equilibri che le loro mamme aveva creato negli anni iniziano a traballare minando la serenità di quella che fino a quel momento era stata una famiglia fondata su solidissime basi d'amore.
Il film, che prende il titolo da un celebre pezzo degli Who molto caro ai realizzatori, è ispirato all'esperienza personale della stessa regista Lisa Cholodenko, regista di alcuni episodi di Six Feet Under, che ha avuto allo stesso modo un figlio dalla sua compagna, Wendy Melovin, membro del duo musicale tutto al femminile Wendy & Lisa. Scritto a quattro mani con l'amico Stuart Blumberg, che da giovane era stato donatore di seme, incontrato casualmente ed altrettanto casualmente entrato nel progetto con un'esperienza personale come bagaglio.
L'attrice quattro volte candidata all'Oscar verrà premiata stasera con il Marc'Aurelio d'Oro, toccato nelle quattro scorse edizioni a Sofia Loren, Sean Connery, Al Pacino e Meryl Streep, e a consegnarle fisicamente il premio sarà niente meno che Paolo Sorrentino, appena rientrato dagli Stati Uniti dove ha appena finito di girare il suo nuovo film con Sean Penn. I ragazzi stanno bene arriverà nelle sale a febbraio 2011 da Lucky Red.

Come si è preparata per un ruolo così anomalo nella sua carriera? Quali sono state le difficoltà e le sfide più grandi da superare?
Julianne Moore: Qualsiasi cosa si faccia in questo mestiere la sfida è sempre la stessa, dare il più possibile una realtà al personaggio che ti viene affidato e renderlo più vero possibile, non ho dovuto fare una ricerca a dire il vero, ho alle spalle una lunga esperienza riguardo al rapporto di coppia e all'essere genitori, ognuno di noi deve affrontare prima o poi quei periodi in cui cambia la tua vita e tutto si ridefinisce, tematiche universali affrontate da un film che ha rappresentato un'esperienza stupenda per me come attrice.

Ci sa dire se in America una famiglia di questo tipo rientra nella normalità? Qui da noi non solo non sarebbe normale ma anche impossibile.
Ce ne sono sempre di più di famiglie di fatto negli States, a New York ci sono molte famiglie con due mamme o due papà, uno studio recente pubblicato dal NY Times, che ha seguito famiglie gay per anni compresa la crescita dei loro figli, ha mostrato come siano ragazzi molto equilibrati, educati benissimo, ben inseriti socialmente. Penso che le famiglie di coppie omosessuali siano sempre più normali in America ed è bellissimo che sia così.

D'altronde noi viviamo in un paese governato da un premier che proprio stamattina ha dichiarato "meglio guardare le donne che essere gay". Cosa si sente di dire a questo proposito?
E' un peccato che alcune persone siano ancora a questo punto, è un giudizio arcaico e idiota. Viviamo in un'epoca in cui è ormai acclarato come l'orientamento sessuale dipenda dalla propria biologia, si è quello che si è, è stupido rifiutare qualcosa a prescindere o dire che c'è qualcosa di male nell'essere noi stessi. Sono dei commenti francamente imbarazzanti fatti da un premier politico, che non meritano neanche che se ne parli.

Le donne della sua generazione hanno sempre molto sofferto della sindrome di Biancaneve, hanno cioè avuto spesso problemi con la madre per via di competizioni e rivalità. Qui sembra non esserci minimamente, eppure ci sono due mamme...
Questa è una storia familiare tradizionale, nonostante la famiglia in oggetto sia composta da due mamme e da due ragazzi. Era probabilmente inevitabile che ad un certo punto della loro vita uno di loro sentisse il bisogno di sapere di più sul loro padre biologico e da lì cominciano i problemi. Vengono infatti messi in discussione ruoli, equilibri e responsabilità e la famiglia fino ad allora serena deve fare i conti con nuovi meccanismi psicologici. E' fondamentalmente un film in cui si capisce alla perfezione cosa significhi essere una famiglia, come si aiutano i figli ad allontanarsi da casa. Quelli che vediamo sono genitori come tanti altri, con i loro difetti, simpatici, intelligenti e affettuosi. Penso che con questa storia abbiamo dimostrato quello di cui i figli hanno più bisogno: due genitori che gli vogliono bene. Che siano due donne o due uomini o una donna ed un uomo poco importa.

La regista ha dichiara di aver fatto un film sulle solite tematiche familiari, di aver solo cambiato il sesso dei due protagonisti, secondo lei è così?
Sì, sicuramente. Ad un certo punto del film ci si dimentica che si sta parlando di un rapporto tra due donne. A mio avviso è nei momenti più difficili che si cambia e si cresce tutti, queste due mamme riescono ad essere sempre vicine ai loro figli, ad essere genitori prima di tutto, nonostante i successi ed i fallimenti della vita e le difficoltà quotidiane. Viene fuori l'impegno straordinario che quando ci si ama si riesce a mettere nel costruire la famiglia. E' un che offre uno sguardo e un atteggiamento positivo nei confronti della coppia e del matrimonio, in questo momento così difficile per i rapporti a due è importante vedere al cinema un film di questo tipo.

Significa che oggi come oggi noi donne possiamo fare a meno dei padri e dei mariti?
Qualsiasi scelta si faccia nella vita la famiglia rimane la famiglia, nel film il padre è 'solo' il genitore biologico dei ragazzi ma non ha dedicato come le due mamme tutto il suo tempo ai figli, non li ha accompagnati nei momenti più importanti della loro vita. Loro sono omosessuali è ovvio che facciano a meno di un uomo, ma come due uomini farebbero a meno di una donna. Non si tratta di un discorso generale.

Perchè secondo lei il sesso tra le due donne, almeno come ci è stato mostrato nel film, è così complicato e quasi forzato? Sembra che gli unici rapporti sessuali spontanei siano quelli etero...
Il problema che Lisa voleva sottolineare era quello del sesso nel matrimonio, non quello tra due donne o tra due uomini, le due protagoniste stanno insnieme da tanto tempo e anche i loro rapporti intimi ne risentono, è questo quello che si voleva sottolineare.

Nonostante lei sia eterosessuale si è trovata spesso ad affrontare diversi personaggi gay nella sua carriera, cosa si può fare per cambiare tutti questi preguidizi che ancora serpeggiano nella società moderna?
Dovremmo tutti provare ad evitare di classificare o distinguere le persone dal loro orientamento sessuale, le persone sono persone, tutte uguali, non nasciamo divisi per categorie, se lo facessimo tutti vivremmo tutti meglio. Dovremmo allargare la nostra tolleranza più ad ampio raggio, la verità è che più le conosci nel profondo le persone e più velocemente cadono i pregiudizi che hai su di loro.