La carriera cinematografica di Christopher Nolan, lunga ormai più di venticinque anni, si è sempre contraddistinta per moltissimi aspetti, che rendono affascinanti, quanto complessi, i film del regista britannico. Tra questi, lo stile registico unico, divenuto un marchio di fabbrica; la capacità di unire autorialità con i grandi mezzi dell'industria cinematografica; la scrittura piena di sfaccettature e sempre intrigante, nonostante i continui cambi di genere dei suoi film (dal fantastico al dramma, passando per la fantascienza, lo spionaggio e il biopic).

Vi è un'opera in particolare, nella filmografia di Nolan, che ha immediatamente appassionato il pubblico come accade puntualmente a ogni nuova uscita, ma che ha aperto dibattiti, confronti e ipotesi che durano tutt'ora, a distanza di quindici anni dall'esordio nelle sale internazionali: parliamo, ovviamente, di Inception.

Un film che esplora il mondo dei sogni e naviga tempestosamente tra realtà e dimensione onirica, proponendo una regia innovativa, un cast straordinario, un comparto tecnico di prim'ordine e le musiche indimenticabili di Hans Zimmer. Andiamo dunque a riscoprire Inception nel dettaglio: l'opera più visionaria di Christopher Nolan.
Ladri di sogni

Dom Cobb è un ladro professionista che agisce in una maniera molto particolare: penetra nei sogni altrui per estrarre informazioni da fornire ai clienti che l'hanno ingaggiato. Questa è la missione che gli assegna anche il magnate giapponese Saito il quale, dopo aver testato le capacità di Cobb e dei suoi collaboratori, gli chiede di entrare nella mente dell'ereditiere Robert Fischer, per fare l'esatto opposto: anziché impadronirsi di informazioni, dovranno innestare in lui l'idea di dividere l'impero economico che il padre gli ha lasciato. Fischer, infatti, è il principale concorrente in affari di Saito su scala internazionale e, soltanto disgregando quello che il giovane rampollo si ritroverà tra le mani, egli potrà ancora competere sul piano industriale.

Pur portandosi dietro i demoni del passato e una grave accusa che pende sulla sua testa, Cobb accetterà la proposta di Saito, il quale è l'unico che potrà consentirgli di riguadagnare la libertà e l'atteso ritorno a casa, dai suoi due figli. Prima di agire, Cobb dovrà costruire una squadra più ampia: insieme al fidato Arthur, avrà accanto a sé anche Ariadne, una brillante studentessa di architettura che creerà i mondi dentro cui si svolgerà il prossimo sogno; l'abilissimo falsario Eames, vecchia conoscenza di Dom; il chimico Yusuf, in grado di addormentare i protagonisti al punto giusto. Al gruppo si aggiungerà anche Saito, che vuole constatare in prima persona lo sviluppo di quello che sarà un sogno strutturato su più livelli, per giungere nei recessi più reconditi della mente di Fischer...
Fattore tempo

Memento, Interstellar, Dunkirk, TENET, il più recente Oppenheimer e, probabilmente, anche il prossimo The Odyssey: il cosiddetto fattore tempo è uno degli elementi ricorrenti del cinema di Christopher Nolan. Inception è il film nel quale il concetto viene utilizzato in maniera più ampia per la prima volta, dato che tra realtà e sogno lo scorrere del tempo è diverso: appare più lento nella prima, mentre si ha la sensazione sia più veloce nel secondo. Ma non solo: il tempismo è fondamentale per la riuscita di estrazione di informazioni dalla mente del soggetto protagonista, ed ancora di più se occorre innestargli un'idea.

È evidente come Inception viaggi sul sottile filo dell'immaginazione. Nolan, come spesso accade nei suoi film, chiede allo spettatore di compiere un atto di fede (come diranno l'uno all'altro gli stessi Cobb e Saito all'inizio e alla fine del film), e di lasciarsi accompagnare dalle emozioni, confidando che la teoria proposta dall'autore britannico possa divenire realtà concreta e tangibile durante la visione della pellicola. Alla prima occasione in cui si ha la possibilità di ammirare Inception su uno schermo, infatti, si vive un'esperienza assolutamente indimenticabile. Nel frattempo, le lancette scorrono inesorabili...
I mondi di Inception

Per Christopher Nolan è importantissimo circondarsi di collaboratori di riconosciuta eccellenza, per rendere ogni opera, sul piano tecnico, vicina alla perfezione. Dal direttore della fotografia Wally Pfister (qui premiato con l'Oscar) al montatore Lee Smith, in Inception riveste fondamentale importanza la scenografia di Guy Hendrix Dias, perché il film esplora sia mondi reali che mondi immaginari, e per questo ancora più complessi da disegnare e realizzare. Girato tra Tokyo, Parigi, Tangeri, Calgary (Canada) e gli studi cinematografici di Cardington (Inghilterra) e Los Angeles, tanto le location naturali del film, quanto quelle ricostruite in studio, restituiscono esattamente l'idea del regista britannico di portare la narrazione su un piano raramente apprezzato in precedenza sul grande schermo, e con Inception l'obiettivo è stato ampiamente raggiunto.

Basti pensare come le varie scene in assenza di gravità siano state girate su set e ambienti in grado di inclinarsi e di girare di 360 gradi, così da dare agli attori la possibilità di misurarsi in prima persona con una sfida estremamente ambiziosa, senza ricorrere alla computer grafica (come da abitudine per Nolan). Aggiungiamo inoltre le immaginifiche scenografie del mondo creato da Dom e da sua moglie Mal (autentica mina vagante nei sogni del protagonista), che dapprima viene costruito con estrema dedizione, per poi crollare un pezzo alla volta. E non dimentichiamo ovviamente gli altri livelli del sogno condiviso dalla squadra di Cobb nella mente di Fischer: dal centro urbano trafficato immerso nella pioggia, all'hotel di lusso e all'ospedale tra le montagne innevate. Tutti altrettanto affascinanti e contraddistinti da tantissimi dettagli da (ri)scoprire.

Si può cogliere, tra le righe di quanto abbiamo illustrato finora, come la regia di Nolan abbia avuto, in Inception, la consueta cura nel particolare che contraddistingue la produzione dell'autore britannico, e che naturalmente ad essa si aggiunga la maestosità delle inquadrature, la visione unica di come raccontare ogni singola sequenza, e la capacità di utilizzare ogni risorsa tecnica con una precisione forse senza pari nel cinema contemporaneo.
Un cast sensazionale

Chi conosce bene Christopher Nolan sa come il regista apprezzi collaborare a più riprese con attrici e attori con cui ha lavorato in passato. Curiosamente, per Inception soltanto Cillian Murphy, Ken Watanabe e Michael Caine avevano già preso parte a progetti dell'autore britannico, e in particolare in Batman Begins (tutti loro) e in Il Cavaliere Oscuro (solo Caine e Murphy). Leonardo DiCaprio, Joseph Gordon-Levitt, Elliot Page (all'epoca ancora Ellen, prima di dichiarare di essere transgender), Tom Hardy, Marion Cotillard, Dileep Rao e Tom Berenger (per rimanere agli interpreti principali) erano tutti all'esordio sul set con Nolan. Se, successivamente, molti di loro sarebbero tornati a recitare per il regista, fino ad ora quella di Inception rimane l'unica collaborazione tra quest'ultimo e DiCaprio, nonostante nel tempo si siano rincorse voci di un nuovo sodalizio tra i due Premi Oscar.
Un cast straordinario che è uno dei punti di forza del film, esattamente come la colonna sonora di Hans Zimmer, che qui era alla terza collaborazione con Nolan dopo i primi due capitoli della Trilogia del Cavaliere Oscuro. Sulla partitura di Inception, una tra le più importanti del cinema più recente e dunque della carriera di Zimmer (due volte Premio Oscar ma solamente candidato dall'Academy in questa occasione), torneremo con un approfondimento speciale su queste stesse pagine. Per ricordare quanto la musica sia fondamentale per esaltare le varie sequenze di Inception, menzioniamo qui il brano finale, Time, che si ricollega ancora una volta al fattore tempo e al desiderio di riappropriazione della propria libertà da parte di Dom Cobb.
Quella trottola...

Non possiamo non concludere con il dubbio per antonomasia che accompagna Inception dalla sua uscita: la trottola di Cobb, nella scena finale, continua a girare all'infinito o cade proprio con l'avvio dei titoli conclusivi? Ricordiamo, brevemente, che essa non è altro che il totem con il quale il protagonista cerca di comprendere, quando inizia a farla ruotare, se si trovi nel sogno o nella realtà. Se essa cade, Dom è perfettamente sveglio; se invece gira senza fermarsi, si trova nella dimensione onirica. Christopher Nolan, spesso ingiustamente accusato da molti detrattori di "spiegare troppo" nei suoi film, con l'immagine conclusiva di Inception ha lasciato tutti nell'incertezza, perché nessuno può affermare definitivamente se Cobb sia effettivamente tornato a casa o sia rimasto intrappolato nel sogno condiviso.

In verità, le speculazioni che da allora si susseguono (tra i componenti del cast è stato Michael Caine colui che ha sempre sostenuto come la trottola effettivamente cada) sono servite più ad alimentare la discussione che a trovare una risposta univoca. Partendo dal presupposto che Nolan non è un autore che apprezzi prendersi gioco del pubblico con particolari arzigogoli narrativi, e soprattutto quando si tratta di concludere un film, possiamo pensare con ragionevole certezza come la trottola fermi la sua corsa, anche perché si nota un impercettibile movimento in cui sembra già perdere la sua cadenza.
Ma, in fin dei conti, se è importante capire se Cobb stia sognando o meno, per quanto riguarda noi spettatori, non è forse più bello immaginare di vivere sospesi tra ciò che costruiamo nella nostra mente e ciò che viviamo realmente, potendo fuggire quando lo desideriamo?