Il miglio verde: la spiegazione del finale

La spiegazione del finale de Il miglio verde, il toccante film di Frank Darabont tratto dal romanzo di Stephen King.

Michael Clarke Duncan in una scena de Il miglio verde
Michael Clarke Duncan in una scena de Il miglio verde

Il miglio verde, adattamento estremamente fedele del romanzo omonimo di Stephen King, racconta la toccante storia di un uomo ingiustamente condannato alla sedia elettrica nel 1935, John Coffey. John è un gigante buono dotato di incredibili poteri, è infatti in grado di curare qualsiasi malattia, assorbendola dentro di sé e poi espellendola sotto forma di un nugolo di moscerini che si dissolvono nel nulla. Il film, forse tra i più commuoventi ed emozionanti tratti dalla bibliografia di King, è anche una delle trasposizioni più amate dai fan del Re del Brivido, diretta da Frank Darabont (lo stesso de Le ali della libertà, pellicola ancora una volta ambientata in un carcere) e con un cast di attori del calibro di Tom Hanks, nella parte del protagonista Paul Edgecombe, Sam Rockwell e il compianto Michael Clarke Duncan. La pellicola, ricchissima di temi e a tratti estremamente complessa, trova forse il suo momento più memorabile nella parte conclusiva: abbiamo deciso, per questa ragione, di dedicare questo articolo alla spiegazione del finale de Il miglio verde, in cui cercheremo di tirare le fila della storia e di quanto accade ai suoi protagonisti, cercando di capire che cosa, prima King e poi Darabont, ci abbiano voluto raccontare e trasmettere. Prima di concentrarci sulla parte finale della storia, però, è necessario fare un passo indietro e ripercorrere a grandi linee la trama del film. Inutile dirlo, se non avete visto Il miglio verde, questo articolo sarà ricco di spoiler, quindi a voi la scelta se continuare la lettura.

L'ingiusta condanna di John Coffey

Una scena de Il miglio verde
Una scena de Il miglio verde

Paul Edgecombe, narratore del film che molti anni dopo quanto accaduto racconta ad un'amica la sua storia, è una guardia carceraria nel braccio della morte della prigione di Cold Mountain, chiamato Miglio Verde perché il tragitto dalle celle alla sedia elettrica è pavimentato di verde. Oltre a Paul, all'inizio della pellicola conosciamo Brutus "Brutal" Howell (David Morse), la guardia più anziana Harry Terwilliger (Jeffrey DeMunn), il giovane Dean Stanton (Barry Pepper) e il sadico e raccomandato Percy Wetmore (Doug Hutchison), che nessuno tra i suoi colleghi sopporta. Tra i detenuti, oltre a John Coffey, incontriamo anche Eduard Delacroix (Michael Jeter), un condannato gentile e premuroso che ha addestrato il topolino Mister Jingles, e "Wild Bill" Wharton (Rockwell), un assassino crudele e violento. Tra le scene più agghiaccianti e tristemente indimenticabili del film non possiamo che ricordare l'esecuzione di Delacroix, resa molto più dolorosa del normale dal sadico Wetmore, deciso a far soffrire l'uomo anche nei suoi ultimi momenti. I poteri di Coffey si manifestano principalmente in tre diverse occasioni durante il film: quando cura Paul dall'infezione urinaria che lo affligge - azione che, come vedremo, avrà enormi ripercussioni sulla sua vita -; quando rianima il piccolo Mr Jingles, schiacciato da Wetmore; e, infine, quando libera da un letale tumore al cervello la moglie di Hal Moores, il direttore del carcere. A differenza delle altre volte, però, in quest'occasione John non espellerà i moscerini (che rappresentano la malattia) dopo averli assorbiti, ma anzi aspetterà di trovarsi faccia a faccia con Wetmore, e lo costringerà a ingoiarli: l'uomo, di colpo impazzito, ucciderà Wharton a colpi di pistola e sarà, di conseguenza, portato nell'istituto di Briar Ridge (conclusione estremamente ironica dell'arco narrativo del suo personaggio, che si sarebbe dovuto trasferire nella struttura grazie alle sue raccomandazioni).

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Una scena de Il miglio verde

Dopo la morte di Wharton, John rivelerà a Paul il segreto che aveva scoperto sull'uomo quando quest'ultimo lo aveva toccato: era stato proprio lui ad uccidere le bambine del cui omicidio John era stato accusato, Wharton lavorava infatti come bracciante nella casa della loro famiglia, e una notte si era introdotto in camera loro, costringendole al silenzio minacciando l'una di uccidere l'altra, e viceversa, se avessero fatto rumore. "Le ha uccise con il loro amore. Perché si volevano bene.", dice l'uomo, sottolineando quanto l'atto spregevole compiuto Wharton lo colpisca nel profondo e lo faccia soffrire. È proprio questa continua sofferenza, causata dal dolore e dalla costante crudeltà presente nel mondo a perseguitare John e a farlo andare felicemente, una volta arrivato il suo momento, verso la sedia elettrica: Paul, prima che la sentenza venga eseguita, cercherà di convincere l'uomo a fuggire, John però si dichiarerà stanco, e pronto a lasciare una vita così difficile e infelice. L'unico suo desiderio prima di morire sarà quello di vedere un film, cosa che non ha mai fatto prima: insieme alle guardie John assisterà alla proiezione di Cappello a cilindro, con Fred Astaire e Ginger Rogers, restando folgorato dalla magia della messa in scena.

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Il miglio verde: una scena del film

L'esecuzione viene portata a termine nella commozione generale del personale carcerario: tutti sanno che John è innocente, e sono consapevoli di assistere alla morte di un essere assolutamente buono, di un vero miracolo divino. Dopo la morte di John Coffey la vita non sarà per nessuno più la stessa, in primis per Paul e Brutal, che chiederanno il trasferimento in un carcere minorile, non essendo più capaci di assistere all'esecuzione di qualcuno. Il film si chiude con Paul da anziano che, nel 1999, ha raccontato tutta la storia alla sua amica Elaine, e le rivela di essere molto più vecchio di quello che sembra: quando John lo ha curato dall'infezione, infatti, qualcosa dentro di lui è cambiato, la magia dell'uomo, che in piccola parte è entrata dentro di lui, lo ha reso molto più longevo, come ha fatto con il piccolo Mr Jingles, che è ancora vivo e ha più di sessant'anni (Paul invece ne ha 108).

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La vera natura di John Coffey

Sono stanco di tutto il dolore che sento e ascolto nel mondo, ogni giorno. Ce n'è troppo per me. È come avere pezzi di vetro conficcati in testa sempre, continuamente. Lo capisci questo?

The Green Mile
Il miglio verde: una scena del film

Ma chi è John Coffey? Perché possiede determinati poteri? In molti hanno speculato che John Coffey fosse una sorta di nuovo Messia, una figura mandata sulla terra per fare del bene, ma che purtroppo non riesce a sopportare tutta la sofferenza umana con cui è costretto ad entrare in contatto. Le iniziali del suo nome sono le stesse di Jesus Christ (Gesù Christo, in inglese) e questo confronto diretto potrebbe spiegare le sue straordinarie capacità, la sua gentilezza e la sua profonda bontà. Ogni volta che John cura qualcuno, la malattia si trasforma in un nugolo di mosche che lui poi libera dalla bocca e che scompare velocemente nel nulla. Nella Bibbia ci sono molti riferimenti alle mosche - addirittura uno dei nomi di Satana è Signore delle Mosche - che simboleggerebbero il male, la malvagità, mentre John, che rappresenta il bene assoluto, è in grado di sconfiggere il male e farlo scomparire. Inoltre, in molti tra i fan del Re del Brivido e del film di Darabont hanno paragonato la morte di John a quella di Cristo: come lui, infatti, l'uomo viene condannato ingiustamente e muore (nel caso John non proprio nello stesso momento, ma in tempi ravvicinati) insieme ad altre due persone, Delacroix e Wharton, che potrebbero rappresentare il buono e il cattivo ladrone crocefissi insieme a Gesù.

Il Miglio Verde
Una scena de Il miglio verde

Le speculazioni sul passato di John, di cui nel libro e nel film si rivela molto poco, sono davvero numerose. C'è addirittura chi pensa che, viste le cicatrici che l'uomo ha sulla schiena, John potrebbe addirittura essere un ex schiavo americano che veniva spesso frustato dai suoi padroni: il fatto che i suoi poteri possano allungare la vita delle persone che guarisce, potrebbe indicare che anche lui sia molto più anziano di quello che sembra, e che quindi possa avere - essendo il film ambientato nel 1935 - ben più di ottant'anni. Nella scena in cui guarisce la moglie di Hal Moores, lei gli domanda chi gli abbia fatto così tante cicatrici e lui risponde che non se lo ricorda più, affermazione che potrebbe confermare che sia davvero passato moltissimo tempo.

Il Miglio Verde Spiegazione Finale
Il miglio verde: una scena del film

Infine, c'è chi afferma che i poteri di John Coffey siano molto simili alla luccicanza - lo Shining - posseduto da Danny Torrance nei romanzi Shining e Doctor Sleep. In Doctor Sleep, Danny è capace di assorbire le malattie dalle persone e poi espellerle sotto forma di vapore (in questo modo riesce in parte a sconfiggere il membri del Nodo, gli esseri sovrannaturali che si nutrono della luccicanza dei bambini), capacità estremamente simile a quella di John, che inoltre, come lui, è in grado di capire la vera natura delle persone, vedere che cosa hanno fatto in passato (così scopre infatti che Wharton ha ucciso le due bambine) ed intuire cosa sta per accadere.

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La condanna di Paul

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Il miglio verde: una scena del film

Oltre a John il personaggio più interessante del film è senza dubbio Paul Edgecombe, narratore dell'intera vicenda. Quando decide finalmente di raccontare la sua storia è arrivato alla veneranda età di 108 anni, questo grazie all'intervento di John che usando i suoi poteri su di lui per curare l'infezione urinaria che lo affliggeva gli fa dono di una vita estremamente lunga. Il film, però, ci spinge a chiederci se si tratti veramente di un dono o più che altro di una maledizione: John è costretto a sopravvivere a tutti i suoi cari, anche alla sua amica Elaine, di cui assistiamo al funerale. Il paragone tra la casa di riposo, in cui Paul spende gli anni della sua lunghissima vecchiaia, e la prigione in cui lavorava da giovane è evidente: anche lì gli "ospiti" aspettano pazientemente la propria fine. Nel finale del film una sequenza di Paul che cammina sul "Miglio Verde", si sovrappone ad un'altra in cui lui attraversa un corridoio della casa di riposo, e capiamo che tutti siamo in qualche modo di passaggio in questa vita, "criminali" che attendono l'esecuzione di una sentenza: "E penso a tutti noi, che percorriamo il nostro Miglio Verde, ciascuno a suo tempo", ci dice l'uomo alla fine, spiegandoci che la sua di condanna è quella di vedere tutte le persone amate morire attorno a lui, è la sua punizione "per aver ucciso un miracolo di Dio."

Se torniamo al parallelo tra John Coffey e Gesù, infine, il film e il libro di Stephen King da cui è tratto ci dicono una cosa: se Dio ci mandasse un altro miracolo per aiutarci a espiare i nostri peccati, come ha fatto con Gesù Cristo più di duemila anni fa, le cose difficilmente andrebbero diversamente. John Coffey, il nuovo "miracolo divino", è stato comunque sacrificato, accusato di un crimine che non aveva commesso e giudicato non per le sue qualità divine ma per il suo aspetto esteriore, in questo caso per il colore della sua pelle. Ancora oggi, infatti, siamo accecati dal pregiudizio e continuiamo a compiere gli stessi errori del passato.