Recensione X-Men (2000)

I Mutanti dell'universo Marvel approdano sul grande schermo grazie a Bryan Singer. Che ne tratteggia a caldo i superpoteri e le X-umane debolezze, in un moderno affresco a tinte apocalittiche.

I Mutanti di X-Singer

La saga fumettistica degli X-men ha subito nel corso del tempo vari cambiamenti che ne hanno stravolto l'assetto originario. Bryan Singer, appassionato di comics ma avvicinatosi "cinematograficamente" al mondo dei Mutanti dell'universo Marvel grazie all'insistenza di un amico, rifugge da tentativi di ricostruzioni strettamente filologiche mischiando volutamente le carte (interessante la proposizione delle origini di Magneto, il cattivo di turno). Non mancano dunque le defezioni importanti (Bestia e Angelo), mentre la continuity è sottoposta a forzature, come per Bobby Drake/Uomo Ghiaccio (presente già nel primo storico numero del 7 luglio 1963 e ritratto invece da Singer come uno dei giovanissimi studenti del Professor Xavier) e per Wolverine (tra i protagonisti principali del film, mentre nei comics fu inserito in squadra solo nella nuova serie del 1975).

La necessità di stringere le maglie narrative intorno all'azione ed alla caratterizzazione dei personaggi porta il regista americano a ricorrere a intuizioni intelligenti, moderne e mai superficiali, optando per l'urgenza di scelte iper-cinetiche e iper-tecnologiche che non sono mai fini a loro stesse, ma ben connaturate con il carattere adrenalinico e fantastico della storia. Singer riesce così a far emergere anche i sottotesti impliciti nel dramma umano, o meglio, extra-umano di questi classicissimi "supereroi con superproblemi". A partire dall'ossessione per l'Olocausto (già oggetto di un precedente film di Singer, L'allievo) e quindi di conseguenza per i pregiudizi nei confronti del "diverso", già complessato per dover convivere con differenze genetiche che ne castrano a priori ogni possibilità di socializzazione con il normale homo sapiens (come per Marie/Rogue - Anna Paquin - impossibilitata addirittura a toccare gli altri per non arrecare danni). Tematiche queste evidentemente care al regista, figlio unico adottivo, ebreo e dichiaratamente gay.

Tra i fans degli X-men hanno destato qualche perplessità i costumi scelti per i supereroi, molto diversi da quelli ideati dal grande Jack Kirby nella primissima serie di fumetti. Se in effetti il Magneto impersonato magistralmente da Ian McKellen assume posture eccessivamente fetish e poco carismatiche (quasi una versione aggiornata di quelle kitsch degli astronauti del sempre troppo dimenticato Terrore nello spazio di Mario Bava), per gli altri Mutanti (insieme alle splendide scenografie hi-tech di James Edward Ferrell Jr.) la scelta ci sembra comunque coerente ed aggiornata rispetto ai canoni odierni (inclusi gli abiti di Wolverine, orfano della tradizionale calzamaglia gialla che Ciclope citerà ironicamente in una scena del film). Nel cast brillano per la loro interpretazione, oltre al citato McKellen, anche Hugh Jackman (Wolverine) e Patrick Stewart (il Prof. Xavier), soprattutto per le loro impressionanti similitudini con i characters originari. Più in secondo piano le stelle Halle Berry e Rebecca Romijn nei ruoli rispettivamente di Tempesta e di Mystica che necessitano di capacità più "fisiche" che attoriali in senso stretto (l'aderentissima "X-tuta" a squame blu della Romijn< e le scollature generose della Berry ne sono una lampante dimostrazione).