Una mappa del tesoro, un gruppo di amici, le proprie case da difendere. Questi gli elementi cardine di quello che è a tutti gli effetti un cult del cinema per ragazzi, quello che negli anni '80 ha trovato un momento di massimo splendore, tra Ritorno al futuro, Gremlins, Navigator e tanti altri titoli. Tra cui I Goonies che usciva nelle sale americane il 7 giugno del 1985 (da noi sarebbe arrivato in seguito, in autunno, come era consuetudine per l'epoca). Un anniversario celebrato sia all'evento romano di Cinema in Piazza che al Pesaro Film Festival con una proiezione il 18 giugno in Piazza del Popolo.

Il film d'avventura di Richard Donner ha subito colpito l'immaginario popolare, diventando un riferimento per il genere e uno dei dieci maggiori incassi americani di quell'anno. Ma il suo è un successo che va oltre il botteghino al lancio, perché I Goonies è entrato nel cuore degli spettatori, è diventato un confort movie per molti, di quelli a cui si torna per star bene, per rivivere determinate sensazioni. E sentirsi parte di un gruppo, vivere un'amicizia che nella realtà non sempre si è in grado di trovare.
Il ricordo dei redattori di Movieplayer
Per questo motivo abbiamo chiesto ai nostri redattori di dire la loro, di raccontare il proprio ricordo o elogio di un film che ha accompagnato la crescita di molti. E in tanti si sono detti entusiasti di farlo, sia chi ha avuto la fortuna di vivere I Goonies nel momento giusto per coglierne tutte le potenzialità, sia chi l'ha recuperato tardi riconoscendone solo il mero valore cinematografico, comunque elevatissimo. Vediamo cosa hanno raccontato!
L'avventura è ovunque

Quarant'anni fa I Goonies arrivava nei cinema italiani con quello che, all'epoca, era il ritardo "standard" rispetto agli Stati Uniti. Negli anni ottanta, un periodo in cui il cinema stava sicuramente messo meglio di adesso, sarebbe stata pura follia portare un film come quello al cinema d'estate, quindi si scelse il più appropriato periodo delle feste a dicembre. Stranamente, i miei ricordi sono più collegati alle tante volte in cui, da piccolo, l'ho rivisto in TV attendendo con ansia e trepidazione ogni replica. Negli anni novanta sarebbe arrivato il giorno in cui l'avrei registrato in VHS da Tele+ potendolo rivedere quando volevo fino ad arrivare a oggi in cui, nella libreria che vedo dietro al monitor del pc con cui sto scrivendo, I Goonies sono presenti in Dvd (nella prima edizione Warner, quando ancora i case erano in cartoncino), in Blu-ray standard, in Steelbook e, chiaramente, anche in 4K. Nella vita servono alcune piccole certezze, non credete?
Ecco, per me I Goonies sono una certezza. La certezza che nella vita è sempre fondamentale dialogare con quella parte di te convinta che, dietro l'angolo, ci sia una fantastica avventura che ti aspetta. Che magari è altamente probabile non abbia a che fare col tesoro di un pirata da ritrovare... forse può essere qualcosa di più prosaico che non prevede dei tracobetti lasciati lungo il cammino per rendere la rincorsa della banda Fratelli più complicata. La meraviglia, spesso, sta negli occhi di chi guarda. Ed è questo l'insegnamento più grande che mi ha trasmesso I Goonies: che si tratti di ammirare un vascello pirata che salpa via verso l'orizzonte o di osservare ogni nuova cosa in più che mia figlia di 19 mesi impara a fare ogni giorno che passa, la vita è davvero un'avventura costante da affrontare con genuino stupore. Ed è per questo che, oggi come 40 anni fa, ogni volta che guardo I Goonies è come se fosse la prima volta. (Andrea Bedeschi)
Un film perfetto

Come si fa a racchiudere in poche battute un ricordo de I Goonies? È un film che mi ha praticamente formato. Quando lo guardavo da piccolo, avrei tanto voluto vivere avventure straordinarie come i Goonies di Astoria. Data l'inventore era il mio idolo, perché tutti i bambini prima o poi vogliono fare gli inventori. Ogni volta che lo riguardo da adulto mi fa tornare bambino, come solo il miglior cinema d'intrattenimento sa fare. È uno di quei film sospesi nel tempo, cristallizzato nella forma perfetta di un periodo che non tornerà mai, in cui le storie non scendevano a compromessi e i registi non avevano paura di osare, confidando sempre nell'intelligenza dei loro piccoli, grandi e piccoli grandi spettatori. I Goonies è un film genuino che ha lanciato una generazione di attori straordinari e che ancora oggi mi stupisce per la sua capacità di essere moderno e antico allo stesso tempo, sboccato ma mai volgare, commovente senza essere stucchevole. Sogno di vedere un sequel in cui gli attori, ormai cresciuti, vivono una nuova avventura insieme ai loro figli: sarebbe il sequel perfetto che, senza Donner, solo Columbus e Spielberg potrebbero firmare. (Christian Colli)
Una sensazione di appartenenza

Ho già scritto de I Goonies. Ne ho scritto dieci anni fa in occasione del trentesimo anniversario e spiegavo come all'epoca, a metà degli anni '80, avessi l'età giusto per viverlo e non solo guardarlo. Volevo essere uno di loro, ovviamente e inevitabilmente, perché uno degli aspetti chiave del film è l'amicizia che lega questo sconclusionato gruppo di ragazzini alle prese con l'avventura per eccellenza: un tesoro da trovare. È uno di quei casi, paradossalmente piuttosto frequente negli anni '80, in cui tutto funziona e tutto è come dovrebbe essere, figlio perfetto di un cinema che sapeva raccontare la meraviglia pur con mezzi che non sono quelli di oggi. I Goonies sono per me in quell'Olimpo cinematografico composto da Ritorno al futuro, Gremlins, Ghostbusters ed E.T., uno di quei film che mi ha reso ciò che sono e mi ha fanno innamorare del cinema come forma d'arte. Lo devo a Richard Donner che ha diretto, a Steven Spielberg che di quel cinema era un punto di riferimento (anche produttivo) fisso, allo splendido cast che ha giustamente continuato il cammino su schermo fino a oggi. A 40 anni di distanza, I Goonies hanno vinto la loro avventura e continuano a vivere su schermo e nei nostri cuori. (Antonio Cuomo)
Da padre a figlio

Anno 1985. Per un ragazzo del 1973 vuol dire vedere I Goonies a 12 anni, più o meno all'età dei protagonisti. E vivere l'avventura insieme a loro. Era bellissimo: in quegli anni il cinema era pieno di film pensati per noi, per darci quel senso di avventura proprio a quell'età in cui potevamo ancora sognare. Quei film ci sono anche oggi, ma è tutto un po' più studiato. Andavi a vedere quei film perché ti prendevano. Solo dopo avresti capito che il regista era lo stesso di Superman, Richard Donner, e il produttore lo stesso di E.T., Steven Spielberg. Pensi a I Goonies e pensi ai vecchi cinema con le poltrone di legno e in cui si entrava a spettacolo iniziato, ai primi film che andavi a vedere da solo, con gli amici delle medie. Crescere con quei film ti resta dentro. E resta dentro anche a una generazione di filmmaker e sceneggiatori. Così ritrovi I Goonies in Super 8, in Stranger Things, nel nuovo It. E trovi che Nicola Guaglianone scrive La befana vien di notte e Barbara Petronio Uonderbois, ispirati proprio a quel mondo. E poi è bellissimo riguardare I Goonies con i tuoi figli, magari con una t-shirt comprata apposta per loro, e trovare che si emozionino proprio come facevi tu allora. (Maurizio Ermisino)
Un'eredità impossibile da estinguere

L'eredità de I Goonies non si esaurirà mai del tutto. Questo perché il suo lascito non si ferma alla generazione per cui è stato pensato o a quella che ha raccontato, anzi, "per sua stessa ammissione" la collocazione esistenziale a cui ambisce è, letteralmente, l'eternità. Il film di Richard Donner è la quintessenza dell'idea spielberghiana di legare il coming of age dell'underdog (il goony, appunto, per dirla con lo slang che ha originato il titolo) al cinema d'avventura. Questa connessione magica permette alle vicende narrate e ai loro protagonisti di acquisire una dimensione non solo escatologica, ma addirittura mitica, così che quando lo sfigato riesce a sovvertire lo stereotipo per cui il vincente della caccia al tesoro di turno deve essere per forza il tipo cool, allora compie un'impresa universale. I Goonies ci dice che sono sempre stati gli emarginati, nonostante le difficoltà e i pregiudizi, a fare la Storia e che saranno sempre loro a farla, dai pirati di Willy L'Orbo ai nerd del XX e XXI secolo fino a quelli che arriveranno ancora dopo. Un fil rouge nascosto tra le pieghe del tempo, ma che è in grado di legare tutti quelli che in esso si riconosceranno. Finche esiste anche solo un underdog, allora esisteranno i goonies. (Jacopo Fioretti)
Una VHS sbiadita dal sole

Il mio primo ricordo con I Goonies si confonde con l'aria estiva di una strada assolata; sotto una tenda rossa si apriva la porta di un videonoleggio: in vetrina le VHS dai titoli più strani per un bambinetto alle prime esperienze. Le copertine, tutte colorate, sbiadivano al sole, lasciando una traccia già malinconica. Tra i molti film esposti c'era proprio quello di Richard Donner. Una VHS dalla copertina disegnata che sembrava un libro, in cui c'era già tutto. Un gruppo di ragazzini, un teschio, un tesoro che brillava, e il senso più forte dell'avventura. A dire il vero, I Goonies non l'ho mai noleggiato (o meglio, non ho mai chiesto a mia madre di noleggiarlo!). Sarà stato il 1994, o forse il 1995. L'avrei visto solo qualche anno dopo, ma quell'immagine sarebbe restata viva e impressa, ricercando ogni estate un'avventura come quella di Mikey, Brand, Chuck e gli altri. (Damiano Panattoni)
Quella volta che Chunk fece vomitare un cinema intero (e io lo amai per sempre)

Non so quante volte ho visto I Goonies, ma so bene qual è la scena che mi ha segnato: Chunk legato a una sedia, che cede all'interrogatorio della banda Fratelli e inizia a confessare tutte le sue marachelle. Quando racconta della "poltiglia finto-vomito" lanciata dalla galleria del cinema, facendo vomitare tutti in una reazione a catena, ero piegata in due dalle risate. E lo sono ancora oggi. Quella scena è il film: infantile, esagerata, liberatoria. È l'infanzia che esplode senza filtri. Ecco cosa erano I Goonies. Ecco cosa eravamo noi. Li ho visti al cinema, all'età giusta. Eravamo goffi, sognatori, "sfigati" di periferia, amici per sempre. Credevamo nei tesori nascosti dietro una parete, dentro una grotta... I Goonies era parte di un immaginario cucito su misura per noi: E.T., Gremlins, Ritorno al futuro... Rivederlo oggi fa tenerezza, e un po' di malinconia. Gli adolescenti di oggi sono più smaliziati, più connessi,ma noi avevamo quel mondo lì: più buffo, più analogico, più vero. Un mondo da raccontare proprio come Chunk: ridendo, tremando, e con un nodo in gola che sa di panna spray, mappe del tesoro e fedeltà eterna. Goonies never say die. E nemmeno i ricordi. (Marita Toniolo)
Oltre i cieli dell'avventura

Se penso ai Goonies a me viene in mente una sola parola: avventura. Da appassionato di gialli, e forse di conseguenza di cacce al tesoro, il film di Richard Donner quando lo vidi per la prima volta in tv (non ho mai avuto la fortuna in sala) mi sembrava racchiudesse tutto ciò che mi piaceva e che cercavo nell'intrattenimento da ragazzino. Un gruppo di pre-adolescenti disadattati come mi sentivo (e forse mi sento ancora) che provano a fare gli adulti quando chiaramente ancora non lo sono. L'attrazione per il mistero ma anche la paura di doverlo affrontare per davvero. Il piacere e la curiosità della scoperta e di essere gli unici capaci di risolvere l'enigma. Il sentirsi anche un po' inventori e pieni di creatività mai espressa. Il fascino delle civiltà antiche e delle storie di pirati, di tutti i segreti che si sono portati nella tomba e delle tante storie che hanno ancora da raccontare alla civiltà di oggi. Non dimentichiamo poi Willy l'Orbo e soprattutto Sloth: ho ancora gli incubi a ripensarci! (Federico Vascotto)