Hannibal: Non ti fidare degli 'amici'

Da NBC a Italia 1, arriva in Italia Hannibal, l'ultimo (il primo seriale) adattamento in ordine di tempo dei romanzi di Thomas Harris.

Non ti fidare degli "amici". È il messaggio dell'efferato procedural Hannibal di Bryan Fuller, ironico amante del macabro già creatore del delizioso Pushing Daisies e del sottovalutato Dead Like Me. Fuller introduce i personaggi creati dallo scrittore Thomas Harris per il romanzo Il delitto della terza luna - Red Dragon (e successivi) al piccolo schermo con questa nuova serie di NBC dal 12 Settembre in prima assoluta italiana su Italia 1. Il serial killer cannibale Hannibal Lecter, personaggio iconico della popculture contemporanea nella versione interpretata da Anthony Hopkins nel cult cinematografico Il silenzio degli innocenti, prende qui le fattezze del danese Mads Mikkelsen, attore di Nicolas Winding Refn rivelato da Pusher, mentre il britannico Hugh Dancy assume il ruolo dell'agente speciale e profiler dell'FBI Will Graham. Sebbene la serie segua le indagini sui maniaci seriali di Graham, il titolo recita il nome di Lecter e non a sproposito: è lui che tira le fila di tutto, grande, elegante manipolatore che plasma i destini di chi cade nella sua trappola cristallina, entità sovrumana che decide chi vive e chi muore.


Con i titoli di testa più belli della storia recente - evocano e competono con quelli del remake americano di Millennium - Uomini che odiano le donne - si apre Hannibal, una stagione iniziale di tredici episodi (il quarto, programmato per la trasmissione a ridosso dell'attentato alla maratona di Boston, è stato tradotto in webisodes), una delle serie network - ma numero delle puntate, ambizioni narrative e violenza grafica si rifanno alla cable - più affascinanti della stagione. Hannibal è un viaggio nella mente, quella imperscrutabile dello psichiatra Lecter, quelle di feroci serial killer, quella del profiler Graham, il quale insegna criminologia e sfoggia il poco invidiabile talento di sapersi immergere nella mente degli assassini. Entrare nelle loro menti include aprire una via d'accesso alla propria, e lo spirito del profiler ne viene gradualmente contaminato. Per salvaguardare l'equilibro psicologico di questo segugio infallibile, il suo superiore, Crawford (il Laurence Fishburne di CSI: Scena del crimine, nel cast con la Gina Torres di Firefly, moglie nella finzione e nella realtà) lo spedisce dallo psichiatra Lecter, raffinato amante dell'alta cucina che ama intrattenere ospiti selezionati alla sua ricercata tavola. Hannibal è attratto da questo agente fragile e totalmente empatico che indaga su delitti non estranei allo psicoterapeuta. Strumentali le figure che circondano Graham e Lecter, alcune riprese dai romanzi, come Crawford, altre ispirate ai personaggi letterari ma con sostanziali differenze come il serio psichiatra Bloom e il viscido reporter riccioluto Freddie Lounds (era l'irriconoscibile Stephen Lang di Avatar!), diventati donne. Bryan regala particine agli interpreti delle sue serie passate, citiamo Ellen Muth, l'introversa assistente della morte Georgia di Dead Like Me che torna - dopo anni di latitanza dalle scene - nel ruolo di un'altra Georgia, e Eddie Izzard, nei panni di un chirurgo assassino, già inquietante nonno vampiro per Fuller in Mockingbird Lane. In Hannibal compare in qualità di guest anche la glaciale (fuori) Gillian Anderson, terapeuta traumatizzata e isolata che ha in cura Lecter.

Fuller, sfortunato quando si tratta dei rinnovi delle sue serie - Pushing Daisies e Dead Like Me sono morte prematuramente, Mockinbird Lane non è andato nemmeno oltre il pilot - con Hannibal è già riuscito - con qualche fatica - a spuntare l'ok per una seconda stagione. Il ciclo totale ne prevede sette: le prime tre stagioni messe insieme con materiale inedito, una basata sul romanzo Red Dragon, una su Il silenzio degli innocenti, una su Hannibal e una di epilogo. I suoi spettatori si dividono, inevitabilmente, in fruitori della serie senza altri riferimenti e in - tanti - conoscitori di film e romanzi. Per quanto riguarda la seconda vasta categoria, Fuller potrebbe burlarla come fa l'Abrams di Into Darkness - Star Trek - che stravolge i principi della saga per poi strizzare l'occhio ai trekker con citazioncine. I primi episodi sembrano optare per questa via - non si contano impercettibili riferimenti agli asciugamani, alle barche, alla pesca etc., e il personaggio di Will Graham è molto lontano dall'originale letterario e da quello del seminale Manhunter - Frammenti di un omicidio. Dancy, che in The Big C era un malato terminale amico di Cathy, non regge il confronto con il predecessore, il William Petersen di CSI, che in Manhunter più che una versione per il grande schermo di Graham sembrava Will materializzato dalle pagine di Red Dragon. Il Graham della serie è psicologicamente fragilissimo, ritardato sociale e gradualmente sempre più incapace di distinguere la sua mente da quella del maniaco, la realtà dalle allucinazioni. Preda delle sofisticate manipolazioni (gli abusi degli psicoterapeuti è uno dei temi della serie) di Lecter, scende gradualmente all'inferno verso un fato sconosciuto: Fuller trasla il suo destino letterario su un altro personaggio, una geniale studentessa di criminologia, trasformando in un'incognita quello del Will seriale.
Hannibal fa capolino in concomitanza con altre serie sviluppate intorno al macabro allure di un protagonista serial killer, strategicamente in coda a Dexter, prossimo a conclusione. Sue cugine sono l'opprimente thriller psicologico Bates Motel, show inedito sul giovane Norman Bates di Psycho che annovera un attore promettente come Freddie Highmore e una vulnerabile quanto ferale Vera Farmiga, e The Following, dal memorabile pilota e dalle improbabili evoluzioni narrative, serie che curiosamente regala un protagonista, l'Hardy interpretato da Kevin Bacon, molto più simile al Graham letterario di quello di Dancy, così come la sua relazione con l'antagonista Carroll evoca palesemente quella canon tra Will e il cannibale. Hannibal indugia e si bea del mefistofelico fascino del Dr. Lecter, spiattella maliziosamente al pubblico le sue perverse macchinazioni e riprende impietosamente un Graham sempre più in balia di un Dio di cui ignora l'esistenza. La serie si insinua sempre più nelle menti visionarie dei maniaci, si attarda sulle riprese di mostruosi totem di carne umana, di mutilazioni impossibili, di scempi alati senza mai perdere verosimiglianza, esibendo una finezza di intreccio e una padronanza dell'insieme da far impallidire colleghi di Fuller come Abrams e Kring, effettivamente restii a pianificare sui lunghi tempi una storia come è esigenza per una rappresentazione seriale. Hannibal è un gioco a incastri perfetto e mai asettico, anzi la raggelante perfezione dei suoi ingranaggi amplifica l'instabilità emotiva del sempre più vacillante Graham. Algida e morbosa, mette in scena i delitti di serial killer egualmente ossessionati da una ritualità dal potente impatto visivo e dalle influenze pittoriche: non è solo Hannibal a prendere spunto da illustrazioni classiche, non è solo il Dolarhyde di Manhunter a voler trasformare in tableau vivant i quadri di William Blake. I serial killer di Hannibal sono quasi tutti ossessionati da visioni folli e deformate, da esorcizzare usando le vittime come modelli e opere d'arte insieme.
Sopra tutti, e sopra a Graham, si erge Lecter, incarnato da Mads Mikkelsen - che ha soffiato il ruolo a David Tennant -, uno che tira un'ora e mezza di film senza profferir parola e nonostante questo inonda lo spazio filmico (pensiamo a Valhalla Rising). Lo psichiatra è sofisticato, colto, a modo, sadico nel manipolare il prossimo ma non gelido, perché questo è il suo modo ossessivo di cercare un contatto, e in un'ultima istanza, compagnia. Il suo interesse carnale non è sessuale ma alimentare, il suo desiderio di possedere il prossimo va oltre ogni limite, e la sua distruttiva ossessione per Will somiglia all'amore per un amico che vorrebbe trasformato nel confidente con cui condividere le sue oscene passioni. Clarice Starling è ancora lontana nel futuro di Hannibal, e quello con Graham è il tentativo di compensare una solitudine intellettuale con un'affinità elettiva indotta che Fuller svela con maestria tale da rendere indulgente il pubblico che pure conosce la natura del cannibale. Come lui, Bryan rende gli spettatori burattini come Lecter fa con chi lo circonda, l'unica differenza è che i primi sono beatamente consenzienti.