Un fil rouge unisce i ruoli interpretati finora da Greta Gerwig. Una serie di antieroine immature, confuse, volubili, indipendenti, al tempo stesso fragili e goffe. Quando le viene fatto notare, lei si stringe nelle spalle e commenta candidamente: "Quando gli uomini mi guardano, vedono un casino". Bella è bella, ma di una bellezza inconsapevole, da ragazza della porta accanto. Antidiva per vocazione, schiva e timida, diffidente nei confronti dei social media ("Le persone mi dicono che lo devo fare per lavoro, e io non lo faccio. A me essere su Twitter non interessa"), Greta Gerwig è stata eletta all'unanimità la nuova musa del cinema indie. Le sue frequentazioni di Hollywood sono, infatti, più che sporadiche. Di natali californiani, la Gerwig è originaria di Sacramento; cresciuta lontano dalle sirene e dall'inconsistenza della Mecca del Cinema, ha poi scelto di trasferirsi a New York. L'atmosfera effervescente e trendy dell'ex capitale della Corsa all'Oro ottocentesca ha influenzato l'adolescente Greta che, dopo gli studi di danza, ha ripiegato verso una laurea in inglese e filosofia.
L'impronta intellettuale non ha mai abbandonato la carriera di Greta Gerwig. La scelta di frequentare un gruppo di improvvisazione teatrale, il Tea Party Ensemble, è stata dettata dall'intenzione di diventare autrice teatrale. È stato il cinema, però, quello fieramente indie, più oscuro e di nicchia, a mettere gli occhi su quella che uno dei principali stylist di Hollywood ha definito una "moderna Catherine Deneuve" per l'eleganza e la sensibilità che la contraddistinguono. Attrice, sceneggiatrice, produttrice, regista, la Gerwig non poteva non trovare un'anima gemella a lei affine e infatti dal 2011 fa coppia fissa col regista Noah Baumbach, che l'ha lanciata nell'olimpo del cinema indipendente d'autore dirigendola ne Lo stravagante mondo di Greenberg, per poi replicare qualche anno dopo con Frances Ha e Mistress America.
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"Se c'è una cosa in cui sono brava è scivolare dentro le porte socchiuse"
Il cinema non è mai stata la prima scelta di Greta Gerwig. Fino a 12 anni l'attrice californiana sognava di diventare una ballerina, ma crescendo il suo corpo le ha lanciato segnali chiarissimi inducendola ad abbandonare una carriera in cui sarebbe rimasta sempre una dilettante. Dopo la scuola superiore, le facoltà di drammaturgia in cui aveva fatto domanda hanno respinto la sua iscrizione inducendola a dedicarsi alla filosofia. Al tempo stesso il fidanzato dell'epoca aveva stretto amicizia con un regista indie, Joe Swanberg, che ha affidato alla Gerwig una particina facendola debuttare in LOL, per poi scrivere a quattro mani con lei le 'non romcom' Hannah Takes the Stairs e Nights and Weekends. Di quest'ultimo lavoro Greta figura anche come co-regista. Pur ricordando quest'epoca con grande nostalgia, l'attrice ammette di non amare l'improvvisazione e di essere più attratta dalla fase di scrittura. In più confessa di detestare la camera a mano, marchio di fabbrica di certo indie low low budget. "Le telecamere che ondeggiano mi fanno star male" spiegherà. "Ci sono registi che adoro, ma di cui non riesco a guardare i film. Mi viene il mal di mare. Durante la prima metà di Melancholia di Lars von Trier ho vomitato. Ho lo stesso problema con Dogville e con i fratelli Dardenne. Per la stessa ragione non posso riguardare tutti i primi film che ho fatto".
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Donne (e uomini) sull'orlo di una crisi di nervi
Dopo due rapide escursioni nell'horror con l'eccentrico Baghead, pellicola piena di humor diretta dai fratelli Duplass, e con il più tradizione The House of the Devil, nel 2010 per Greta Gerwig arriva il fatidico incontro con Noah Baumbach, con cui sboccerà un sodalizio sentimentale e professionale. L'occasione è Lo stravagante mondo di Greenberg, pellicola cucita su misura sulle idiosincrasie di Ben Stiller. Il suo Roger Greenberg è un adulto immaturo, nevrotico, incapace di assumersi delle responsabilità e dal carattere tutt'altro che amabile. Il polemico carpentiere, appena uscito da un esaurimento nervoso, passa il tempo a scrivere lettere di protesta rivolte a compagnie aeree, supermercati a catene di caffè. A prendersi cura di lui è Florence Marr, aspirante cantante che sbarca il lunario sulle colline di Hollywood come dogsitter e tuttofare. Con Florence, la Gerwig inaugura la sua galleria di giovani donne inconcludenti e lievemente masochiste intrecciando una relazione con un uomo che, a tratti, appare quasi offeso dall'idea della sua stessa esistenza.
In linea con i precedenti, nella commedia Lola Versus Greta Gerwig è una trentenne abbandonata dal fidanzato tre settimane prima delle nozze che decide di risollevarsi il morale arruolando gli amici per seguirla in una serie di improbabili avventure nella speranza di dimenticare le proprie sciagure. La più imminente? Festeggiare l'arrivo del 30° compleanno da single. Tra le pellicole più eccentriche interpretate dalla Gerwig spicca Damsels in Distress - Ragazze allo sbando, stralunata commedia filosofica ambientata al college diretta dall'autore di culto Whit Stillman dove l'attrice interpreta Violet, studentessa frustrata con la vocazione da crocerossina che ha messo su un programma per aiutare gli studenti con tendenze suicide curando la depressione attraverso la cura del corpo, la musica, la danza e le ciambelle gratis. È di questo stesso periodo la partecipazione a To Rome with Love, una tra le pellicole meno riuscite di Woody Allen che vede la Gerwig nella parte di Sally, innamorata tradita dal fidanzato Jack per la sua migliore amica, ma ignara di tutto perché impegnata negli esami.
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Greta v Hollywood
Dopo aver dormito per mesi su uno scomodo materasso di un appartamento condiviso con altri giovani a Brooklyn, Greta Gerwig comincia a guadagnare discretamente e a essere richiesta dalle grandi produzioni. Pur potendo smettere di arrotondare svolgendo i lavori più disparati giorno e notte, l'attrice nutre una certa avversione verso il sistema di Hollywood. Ciononostante decide di partecipare al remake di Arturo a fianco di Russell Brand. Il film, che vede nel cast anche il premio Oscar Helen Mirren, si rivela un flop. Costato 40 milioni, riesce appena a recuperare i costi, ma non a proteggersi dalla pioggia di stroncature che si abbattono sulla produzione. Greta Gerwig appare decisamente a disagio nei panni dell'interesse sentimentale del personaggio di Russell Brand tanto da volersi buttare alle spalle al più presto l'esperienza negativa.
Non va meglio con la commedia sentimentale Amici, amanti e... diretta da Ivan Reitman, pellicola incentrata sulla relazione sessuale tra due amici di vecchia data che, nonostante l'attrazione sessuale scattata tra di loro, non vogliono accettare l'idea di potersi innamorare l'uno dell'altra. Ruolo secondario per la Gerwig che archivia rapidamente anche questo lavoro. "Non sapevo cosa stavo facendo" spiegherà. "La prospettiva di ricevere un assegno con cui pagare l'affitto e avere un'assicurazione sanitaria era lusinghiera. Ma guardando al passato, sentivo che non era giusto, non era la mia strada. Non so esattamente che cosa sono, ma non sono un'attrice mainstream che fa film con gli studios".
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Da Frances Ha a Mistress America
Per capire esattamente cosa abbia significato per Greta Gerwig Frances Ha, basta leggere il saggio One Scene, 42 Takes and 2 Hours in a Bathroom Stall, pubblicato sul New York Time Magazine. Per scrivere il saggio, la Gerwig si è recata in sala di montaggio per visionare i 42 ciak realizzati per una delle scene chiave del film, quella in cui litiga con la coinquilina e migliore amica Sophie. Le variazioni, gli errori, e la dinamica tra l'attrice e il compagno Noah Baumbach sono quanto di più prezioso si possa leggere per apprendere qualcosa in più sul mestiere dell'attore. Come afferma la Gerwig, anche co-sceneggiatrice del film, "scrivere una sceneggiatura non significa necessariamente _comprenderla come attore"_. Resta il fatto che il delizioso Frances Ha, omaggio in bianco e nero a cavallo tra la Nouvelle Vague e il miglior Woody Allen, è una lettera d'amore di Baumbach alla sua musa eternata nella frenetica, inconcludente, esuberante, caotica e seducente Frances. È lo stesso regista ad ammettere pubblicamente che il personaggio è modellato proprio sulla sua compagna.
E visto che uno dei punti di forza del film di Greta Gerwig è l'assoluta assenza di lieto fine riservato ai suoi personaggi, nella terza collaborazione con Baumbach, Mistress America, l'attrice ha compiuto un ulteriore passo avanti verso il dirupo interpretando Brooke Cardinas, loquace e sofisticata trentenne trapiantata a New York che nutre sogni imprenditoriali, ma in pratica non ha abilità specifiche e ha sbarcato il lunario da anni sfruttando il proprio fascino, un pizzico di astuzia e la capacità di abbindolare, almeno apparentemente, un fidanzato benestante. Brooke farà del suo meglio, seppur involontariamente, per rovinare l'esistenza propria e altrui, ma al tempo stesso il suo carisma attira la sorellina acquisita catturandola in un vortice di progetti, bugie e scene madri.
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Il futuro non è scritto, ma è dietro la macchina da presa
Parlando di (mancato) lieto fine, la carriera di Greta Gerwig è tutt'altro che prossima alla conclusione. Dopo l'esperienza a fianco di Al Pacino nel concettuale The Humbling, la direzione di un regista fuori dai canoni dcome il caustico Todd Solondz, che l'ha voluta nel suo Wiener-Dog, e il respiro internazionale di Jackie, esordio del cileno Pablo Larrain alla guida di una produzione americana, è in arrivo la prima vera regia per Greta, il dramma Lady Bird. Per dimostrare la sua stoffa dietro la macchina da presa, la Gerwig ha scommesso sulla talentuosa Saoirse Ronan che interpreta una studentessa di Sacramento all'ultimo anno di scuola superiore. Per Greta si avvera il sogno di girare un film ambientato nella sua città. E il prossimo sogno sarà un quarto lungometraggio con il compagno Noah Baumbach? A giudicare dallo sguardo innamorato dell'autore nei confronti della sua musa che trapela dalle tre precedenti opere noi scommettiamo di sì.