16 giugno 1978: nelle sale americane arriva Grease, adattamento cinematografico dell'omonimo musical teatrale, nuovo tassello del sodalizio di genere tra la Paramount e l'attore John Travolta (un anno prima era uscito La febbre del sabato sera), destinato a diventare un fenomeno globale. Costato 6 milioni di dollari, il film incassò quasi sette volte tanto nel mondo intero, e per tre decenni rimase il musical di maggiore successo a livello globale (attualmente è in quarta posizione, battuto da Les Misérables, Mamma Mia! e il live-action de La Bella e la Bestia). Interpretazioni carismatiche, un'atmosfera d'altri tempi (la storia è ambientata nel 1958) e una colonna sonora da urlo fanno di Grease un pezzo di entertainment molto efficace, che continua a conquistare spettatori al giorno d'oggi. Per festeggiare l'anniversario abbiamo voluto tornare indietro nel tempo, e ricordare alcuni dettagli curiosi sulla realizzazione del film.
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1. Ruoli diversi
Prima di ottenere la parte del protagonista Danny Zuko, John Travolta aveva già recitato nella versione teatrale nei panni di Doody, un altro membro della gang dei greaser, mentre Jeff Conaway, interprete di Kenickie, era stato Danny sul palcoscenico di Broadway. Una volta scritturato, Travolta ebbe un ruolo fondamentale in tutto lo sviluppo del film, compresa la scelta del regista: fu lui a insistere affinché l'incarico andasse a Randal Kleiser, che non aveva mai diretto un lungometraggio cinematografico a quel punto ma aveva già lavorato con Travolta per il piccolo schermo nel 1976, firmando l'apprezzato film The Boy in the Plastic Bubble.
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2. Cambiamenti geografici
Una delle iniziative di Travolta fu suggerire che per il ruolo principale femminile venisse scritturata Olivia Newton-John, all'epoca meglio nota come cantante e con pochissima esperienza cinematografica (aveva girato un film nel 1970 che sparì dalla circolazione dopo una settimana e rimase invisibile per decenni). Il provino - la scena del drive-in - fu un successo, ma richiese una piccola modifica alla sceneggiatura: nel testo originale Sandy è americana, ma Newton-John, nata in Inghilterra e cresciuta in Australia, non risultava convincente a livello di accento, e così la Sandy cinematografica divenne una ragazza australiana trasferitasi negli Stati Uniti.
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3. No More Happy Days
Prima che venisse scelto Travolta, una delle prime opzioni per il ruolo di Danny fu Henry Winkler, ritenuto un candidato ideale poiché in quegli anni interpretava un altro greaser sul piccolo schermo, ossia Arthur "Fonzie" Fonzarelli in Happy Days. L'attore rifiutò la parte per due motivi: in primo luogo, non possedeva le capacità canore richieste per il progetto; inoltre, data la grande popolarità del suo personaggio televisivo e il potenziale commerciale di Grease, Winkler non volle correre il rischio di rimanere intrappolato negli stessi ruoli per il resto della vita.
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4. Un allenatore "profondo"
Il casting alternativo più curioso riguarda uno dei ruoli secondari, quello di Coach Calhoun. La parte fu infatti inizialmente assegnata a Harry Reems, che però fu sostituito in extremis da Sid Caesar quando i produttori si resero conto di chi fosse e del rischio che la sua presenza poteva comportare per gli incassi negli Stati Uniti: Reems era infatti un attore teatrale che nel corso degli anni Settanta aveva acquisito una certa fama come interprete di film hard, in particolare il famigerato Gola profonda, dove è lui a testare le abilità speciali di Linda Lovelace. Reems sperava di poter reinventare la propria carriera, ma si vide costretto a tornare al mondo del porno, prima di ritirarsi definitivamente nel 1989.
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5. Il prodotto sbagliato
Prima dell'inizio delle riprese, il produttore Allan Carr firmò un accordo di product placement con la Pepsi, presente in diverse scene del film (in particolare i credits animati). Questo creò un piccolo problema quando Carr vide il girato della sequenza ambientata nel Frosty Palace, contenente diversi usi del logo della Coca-Cola, rivale principale della Pepsi. Fu quindi chiesto al regista di rigirare per intero la scena o trovare un modo per rimuovere il logo incriminato, e Kleiser optò per la seconda alternativa dato che un reshoot sarebbe costato troppo. I responsabili degli effetti speciali furono incaricati di oscurare il logo della Coca-Cola, ma non fu possibile farlo in modo soddisfacente in un'inquadratura, che rimase inalterata. Fortunatamente, stando al cineasta, non ci furono lamentele da parte della Pepsi.
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