Glee - Stagione 2, episodio 22: New York

Il finale della seconda stagione dello show di Ryan Murphy è tutto immerso nelle atmosfere della Grande Mela, dove si svolge l'attesissima competizione nazionale per cui i nostri New Directions si preparano da due anni.

Sogni che si avverano, ma anche sogni in conflitto, che impongono scelte difficili, e sogni che si avvicinano per sfuggire all'ultimo momento; siamo nella concrete jungle where dreams are made evocata già dalla Empire State of Mind che i ragazzi del Glee Club avevano intonato nel primo episodio di questa seconda stagione, Audizioni.
E per i New Directions anche solo toccare il suolo newyorkese è già un sogno che si avvera, anche se per alcuni di loro, come Rachel e Kurt, questo è solo l'inizio, perché il loro piano è quello di trasferirsi nella Grande Mela subito dopo il diploma e perseguire una carriera nello show business.

Ed è proprio Rachel il fulcro narrativo di questo finale di stagione, nelle sue ambizioni e nei suoi rimpianti, nella sua amicizia con l'ex rivale Kurt ma soprattutto nel suo rapporto con l'idolatrato Finn, che ha appena piantato la bellissima Quinn per lei. Ma c'è spazio anche per gli altri, da un Mr. Schue combattutto tra l'affetto per i suoi ragazzi e il sogno di partecipare a uno show di Broadway, a una Brittany assolutamente a suo agio come hipster metropolitana, da un Kurt sedotto da Audrey Hepburn e da Pippa Middleton (ma soprattutto dal suo Blaine) a una Santana decisamente caliente, da un Jesse St. James burbero e geloso a una Sunshine Corazon stressata dai ritmi di lavoro dei Vocal Adrenaline.
Purtroppo l'appeal scenografico della città e dei suoi luoghi di culto prevale decisamente sul materiale narrativo, inclusa la storyline di Rachel e Finn che pure ha i suoi momenti gradevoli, in primis la gustosa serenata (Bella Notte, da Lilli e il vagabondo) di Puck, Artie, Sam e Mike, ma nel complesso sa abbastanza di già visto da indurci a guardare con timore a un'altra lunga stagione di questo insostenibile tira e molla sentimentale.
New York è Times Square, il Lincoln Center e Central Park, ma è anche Tiffany's (naturalmente a colazione) e il Gershwin Theater, ed è carica di suggestioni e di personalità al punto da alienare e schiacciare gran parte dei personaggi e farci vivere l'atteso momento dei Nationals senza grande coinvolgimento emotivo.
Lo sforzo sul fronte musicale non è trascurabile, ma non basta a rendere forti le storyline. La parte del leone la fanno in questo episodio, ripetendo l'esperimento del più riuscito La nostra canzone, pezzi scritti appositamente per lo show, tra cui c'è la parodica My Cup, cantata da Brittany e Artie, che rievoca il brano dedicato da Rachel al suo cerchietto per i capelli, e il primo exploit originale degli arcinemici Vocal Adrenaline, con As Long as You're There. Questa performance, in larga parte grazie alla voce di Charice Pempengco, è forse la migliore dell'intero New York. Matthew Morrison corteggia il sogno di Broadway del suo personaggio scrivendo lui stesso il pezzo che intona nell'episodio, Still Got Tonight, mentre i New Directions infilano il più classico degli uno-due con la romantica Pretending e la trascinante Light Up the World.
Non possono mancare un mash up a tema, I Love New York/ New York, New York, e un classico da musical come For Good, tratto da Wicked ed interpretato dai timbri più puri della gang, quelli di Lea Michele e Chris Colfer.

Peccato davvero che, per questo episodio conclusivo della seconda stagione di Glee non si sia riusciti a trovare soluzioni narrative più efficaci, a causa della preponderanza dell'elemento "turistico" ma anche per via di una struttura debole che sembra togliere anziché creare tensione sull'esito della gara a Nationals. Fortuna che sia per noi, che per lo show di Ryan Murphy e per i giovani New Direcions ci sia un'altra chance all'orizzonte.