Nessuno poteva immaginare che gli scenari disegnati dal nuovo film di Antoine Fuqua, Attacco al potere - Olympus has fallen, in uscita nelle nostre sale a partire dal 18 aprile prossimo in 320 copie grazie a Notorious Pictures, potessero diventare reali, ma le dichiarazioni del leader della Corea del Nord, Kim Jong-il, pronto ad uno "spietato" attacco nucleare contro gli USA hanno cambiato le carte in tavola, permettendo qualche riflessione in più. Il thriller a sfondo politico racconta infatti di un agguato compiuto da un gruppo di terroristi nordcoreani che riescono ad entrare nella Casa Bianca e a rapire il presidente degli Stati Uniti; l'unico in grado di liberare il Capo di Stato è l'ex responsabile della sicurezza che dovrà gestire la situazione di pericolo e organizzare la missione di salvataggio. Per presentare la pellicola sono arrivati a Roma i due protagonisti, Gerard Butler e Aaron Eckhart, che vestono rispettivamente i panni dell'eroico agente segreto, Mike Banning e del Presidente Asher. Ci volevano insomma due attori di peso, ospiti d'onore alla prima in programma alle 20.30 al cinema Adriano, per dar corpo e voce a nuove paure. Reduce dal flop di Quello che so sull'amore, diretto da Gabriele Muccino, lo scozzese Butler è sembrato a suo agio anche nei panni del produttore, così come Due Facce Eckhart ha assolto in grande scioltezza al compito di rappresentare sul grande schermo l'uomo più potente del mondo.
Visto che l'argomento è di scottante attualità, togliamoci subito il dente. La crisi tra Corea del Nord e Stati Uniti rappresenta un inaspettato colpo di fortuna per il lancio del film, passateci il termine...
Gerard Butler: Non esageriamo adesso, questa non è fortuna e poi la crisi a cui fate riferimento non è certo iniziata in questi giorni, ma dura ormai da un anno. Ammetto però che se avessimo fatto un film con dei terroristi giamaicani, non sarebbe interessato a nessuno. Penso che questa sia una pellicola che parla di minacce pertinenti, attuali e mostra qualcosa che spaventa, ci colpisce, che ci fa stare all'erta e che allo stesso tempo risulta coinvolgente e interessante.
Aaron Eckart: Questo è semplicemente un film, si tratta di fiction, non è la realtà. E poi, ad essere precisi, ci riferiamo ad un gruppo di terroristi e non al governo della Nord Corea; è normale che si pensi alla Casa Bianca come ad un trofeo e al Presidente come una sorta di gallina dalle uova d'oro. Tuttavia il cuore del film non è questo, quanto la celebrazione degli eroi nascosti, di tutte quelle persone che si occupano della nostra sicurezza e restano nell'ombra. Quanto alla situazione politica attuale, è sicuramente molto negativa e confido in una soluzione diplomatica.
Hai subito pensato ad Antoine Fuqua come regista?
Io e Antoine siamo amici e abbiamo collaborato ad un paio di progetti. Penso che fosse l'unico regista con lo stile e la capacità di raccontare con modernità questa storia. Poteva sembrare qualcosa di poco verosimile, una specie di thriller sci-fi, invece nelle sue mani è diventato assolutamente credibile. Antoine ti fa sentire al centro dell'azione, non si piega e non accetta compromessi. Per riprendere quanto detto in precedenza da Aaron, è riuscito a mostrare che esiste un eroe in tutti noi, che le persone sono in grado di uscire fuori da una situazione di pericolo, a prescindere da quello che le ferisce.
Dico solo che quando Aaron ha detto sì, avevamo la certezza di poter fare il film. Dopo di lui sono arrivati tutti gli altri, da Morgan Freeman ad Angela Bassett. Aaron è stato straordinario, il sui non era un ruolo facile, doveva mostrare la sua integrità, il dolore. Ho visto quanto impegno ci ha messo e come presidente mi è piaciuto molto.
Aaron a chi ti sei ispirato per il tuo ruolo e quanto ti ha coinvolto emotivamente interpretare il presidente americano? Aaron Eckhart: Tutti i ragazzini americani sanno che possono diventare presidente degli USA, è un sogno, forse è il sogno, ed è stato bello interpretarlo perché ho rispetto per la mia Patria e per il mio Presidente. Quando Antoine mi ha parlato mi ha dato come punti di riferimento John F. Kennedy e Barack Obama, due figure che incarnano gioventù ed energia, fascino e carisma. Non è un caso che nella prima sequenza lo vediamo combattere un incontro di boxe con Banning. In quel momento già sappiamo che è un leader e che è un uomo in grado di potersela cavare anche nelle situazioni più pericolose.
Tra qualche mese uscirà il nuovo film di Roland Emmerich, White House Down. Come mai a Hollywood vogliono tutti far saltare la Casa Bianca? Gerard Butler: E' un meccanismo che spesso si ripete al cinema, sembra che i film debbano andare a coppia: due film su Cenerentola, due film sugli alieni, due sulla Casa Bianca che esplode. La verità è che ai nostri tempi anche le istituzioni più importanti sono a rischio, per questo l'interesse sale ed ecco che una pellicola con un gruppo di terroristi che punta al massimo e decide di prendere in ostaggio un presidente diventa subito una storia emotivamente forte e vivace.