Gemini Man, la nostra anteprima: Will Smith si fa in due per Ang Lee

Anteprima Gemini Man: abbiamo visto 18 minuti del nuovo film action sperimentale di Ang Lee, con Will Smith in doppia versione e a tripla velocità.

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Will Smith in una scena del film

Questione di conti in sospeso e di rivincite col passato. L'ultimo film di Ang Lee dedicato al tema del doppio è stato l'ingiustamente snobbato Hulk del 2003. Per fortuna rivalutato dal tempo. L'ultimo film di pura fantascienza girato da Will Smith è stato il dimenticabile After Earth. Correva l'anno 2013. Adesso Gemini Man - di cui abbiamo visto 18 minuti in anteprima - è l'occasione giusta per un duplice riscatto. Quello di un grande regista che ha sempre lasciato la sua impronta anche su progetti commerciali e quello di una grande star che sullo schermo (grande o piccolo che sia) si è fatto le ossa, passando dalla commedia al dramma con estrema disinvoltura. Alla faccia dei pregiudizi contro lo scanzonato rapper con l'aria da giullare. Chiariamolo subito: Gemini Man sembra davvero una scommessa. Dal punto di vista produttivo, tecnico, registico e recitativo. Un progetto partito da lontano, in gestazione sin da metà degli anni Novanta quando la Disney rinunciò alla sua realizzazione in mancanza di una tecnologia valida. Proprio come accaduto per Avatar, rimasto in cantiere per anni, anche Gemini Man ha aspettato che la tecnica cinematografica fosse abbastanza avanzata da renderlo possibile. Il film, inizialmente affidato al compianto Tony Scott, aveva messo nel mirino gente come Mel Gibson, Nicolas Cage e Harrison Ford per la parte del protagonista. Il che ci fa capire quanto lunga e tribolata sia stata la sua strada per arrivare in sala.

Oggi, in attesa della sua uscita prevista per il 10 ottobre, vi racconteremo la nostra anteprima di Gemini Man. Abbiamo avuto l'opportunità di vedere 18 minuti del film, affiancate da una lunga intervista ad Ang Lee e a Will Smith. Gente di cinema mai sazia di successi, stima e fama. Gente di cinema pronta a nuove sfide per chiudere i conti in sospeso con quel passato poco glorioso.

La trama: il tuo peggior nemico sei tu

Gemini Man Trailer
Will Smith contro Will Smith

Henry Brogan è uno in gamba. Molto in gamba. Il migliore in quella che fa, ovvero ammazzare la gente. Uno capace di colpire un bersaglio a due chilometri di distanza da un treno in corsa, di utilizzare motociclette come armi da corpo a corpo e di rendersi assolutamente indispensabile. Ecco perché, quando questo strabiliante sicario d'elite decide di lasciare l'ente governativo per cui lavora, qualcuno lo andrà cercare. Questo qualcuno sarà Junior, un suo clone forte, agile e motivato. Uguale a lui in tutto e per tutto, ma con una sola differenza: ha la metà dei suoi anni. Partendo da una premessa spiazzante, Gemini Man promette di mettere in scena una miscela di generi. Ang Lee non vuole etichettare il film con la classica definizione "action movie", ma allarga gli orizzonti, ammettendo che Gemini Man sfocia prima nel thriller e poi in un intimo dramma esistenziale. Will Smith, entusiasta per questo esperimento quasi tutto basato su se stesso, è felice di aver fatto da cavia. Il motivo si spiega con un aneddoto molto curioso. Durante le sequenze in cui Smith recitava la parte di Junior, Lee lo avrebbe ripreso più volte dicendogli: "Sei troppo bravo. Cerca di recitare peggio di così".

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Will Smith in una scena del film

Un downgrande recitativo necessario, perché Smith ha dovuto rendere credibile anche il suo alterego ventenne, cercando di renderlo più acerbo, ingenuo e meno consapevole della sua controparte reale, ovvero un cinquantenne ormai maturo. Tra gli elementi che hanno affascinato Smith c'è anche il classico what if del faccia a faccia con se stessi. Cosa diresti se incontrassi una versione ringiovanita di te? Cosa gli consiglieresti? Cosa gli diresti di cambiare? In Gemini Man, insomma, lo scontro contro lo specchio non è solo fisico, ma anche psicologico. Come se il peggior nemico si insinuasse dentro di noi, nelle nostre paure, nei nostri rimorsi, nei nostri stessi limiti.

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3D, velocità tridimensionale

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La tecnica di performance capture utilizzata nel film

Sono passati circa dieci anni da quando il 3D ha cercato di affacciarsi ancora una volta nelle abitudini del cinema mainstream. Fatta eccezione per film come Avatar, Coraline e Vita di Pi (diretto sempre da Ang Lee), opere in cui la terza dimensione aveva anche un valore narrativo, l'esperimento non è riuscito a imporsi ed è andato scemando sino quasi a scomparire. Gemini Man ci riprova, accostando un 3D nativo anche un frame rate alquanto insolito. Il film di Lee, infatti, è stato girato in formato HFR High Frame Rate, ovvero arrivando a toccare i 60 frame al secondo, contro i 24 usati abitualmente. Un'operazione simile a quella de Lo Hobbit, quando Peter Jackson girò la sua trilogia utilizzando 48 fotogrammi al secondo. La resa su schermo, inizialmente, è spiazzante. Perché, per quanto l'immagine risulti fluida e illuminata da una fotografia molto naturale, l'occhio ha bisogno di qualche minuto per abituarsi al cambio di passo. Superato lo scoglio iniziale, però, Gemini Man ci è sembrato un action particolarmente immersivo, capace di calarti con estrema naturalezza all'interno di scene spettacolari e molto movimentate proprio grazie all'utilizzo di questa tecnica. Una tecnica, quella sviluppata dalla mitica compagnia di effetti visivi Weta, che ha toccato da vicino anche lo stesso Smith. L'attore, infatti, non è stato ringiovanito digitalmente, ma completamente ricostruito da zero nella sua versione da 23enne. Attraverso la performance capture, le espressioni facciali di Smith sono state sovrapposte al viso dello stuntman che ha recitato al fianco del "vero" Smith cinquantenne. Un ibrido che sullo schermo si dissolve, nascosto da un convincente gioco di prestigio cinematografico. Se ne resteremo incantati o meno, lo scopriremo tra meno di un mese.