I 50 anni di Will Smith: il principe è diventato leggenda

Celebriamo i 50 anni di Will Smith attraverso i suoi cinque migliori film, dai blockbuster fracassoni alle interpretazioni più intime.

Will Smith è Willy, il principe di Bel Air
Will Smith è Willy, il principe di Bel Air

Lo abbiamo conosciuto così: in un vita colorata e sottosopra, tra un film di Spike Lee e una partita a basket con gli amici. Una vita troppo dissoluta per quel ragazzone col sorriso largo e spensierato, appassionato di magliette troppe larghe e cappelli con visiera rigorosamente al contrario. Lo abbiamo conosciuto così Will Smith, i cui migliori film interpretati fino ad oggi sono così tanti che non basterebbe un solo articolo per parlarne, e per questo motivo abbiamo selezionato quelli in cui offre le sue interpretazioni da non perdere, da vedere in TV o in streaming su Netflix alla prima occasione. Era esiliato a Bel-Air, principe di una sitcom diventata simbolo di una generazione intera e oggi è una superstar. Per quanto possa sembrare strano e affrettato, quel ventenne svitato oggi è anche un bravo padre di famiglia che compie 50 anni. Sembra strano perché il sorriso sornione è rimasto quello di sempre, perché quell'atteggiamento affabile, accessibile ed empatico, quasi da fratello maggiore, non l'ha mai perso per strada.

Will Smith non ha messo la testa a posto, perché ha sempre avuto i piedi per terra. Azionista di squadre basket, impegnato nel sociale con fondazioni dedicate ai bambini più sfortunati, spesso in prima linea nella raccolta di fondi, a sua moglie, l'attrice Jada Pinkett Smith dedica spesso parole pubbliche al miele, nonostante siano sposati da 21 anni.. Smith pensa e agisce in grande, come i suoi blockbuster. Però, se i suoi film fracassoni, ironici e devoti all'intrattenimento sono sinonimo di disimpegno, questo cinquantenne l'impegno lo conosce eccome. Ed è per questo, per quella sua aria rassicurante, che il cinema gli ha cucito addosso tante volte la figura dell'uomo di legge, del salvatore della patria, dell'ultimo baluardo dell'umanità. Will Smith è eroico senza sembrare mai irraggiungibile. Cinque nomination ai Golden Globe, due ai Premi Oscar e quell'entusiasmo che lo porta a sposare ogni volta un film con anima e corpo, il signor Smith sembra riconoscersi nei suoi ruoli, specchiarsi nelle storie che porta al cinema. Ha rifiutato il sequel di Independence Day perché non vuole ancorarsi al passato, ha detto di "no" a Django perché non crede che la vendetta e la violenza siano le armi migliori di una storia d'amore.

Will Smith in Costa Rica sul lussureggiante set di After Earth
Will Smith in Costa Rica sul lussureggiante set di After Earth

Grati a questo attore generoso, oggi abbiamo deciso di festeggiarne il compleanno celebrando le sue cinque interpretazioni migliori. Ci perdoneranno gli iconici Bad Boys, Independence Day e Io, Robot, ma siamo qui per le performance più convincenti, al di là della fama. D'altronde il principe è diventato re. Non è più tempo di scherzare.

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5. Amabile truffatore - Sei gradi di separazione (1993)

6 Gradi
6 gradi di separazione

Forse tra i film meno noti di Smith, ma anche uno dei più significativi. Sì, perché è il 1993 quando Will entra a far parte di questa pellicola indipendente, tratta da una commedia teatrale ispirata a fatti realmente accaduti. Smith è nel pieno del successo de Willy, Il Principe di Bel Air, e invece di adagiarsi sugli allori, decide di spiazzare tutti virando su un genere non ancora battuto. Sei gradi di separazione è un dramma teatrale in cui interpreta un truffatore che si spaccia per il figlio di Sidney Poitier. All'interno di un cast di altissimo livello, capeggiato da sue mostri sacri come Donald Sutherland e Ian McKellen, Smith stupisce per la maturità con cui riesce a gestire un ruolo ambiguo e misurato come mai gli era accaduto prima. Non solo sorrisi e personaggi sopra le righe. Will Smith sa anche cambiare tono e dotarsi di altre sfumature. Una cosa messa in chiaro all'inizio della sua carriera. Una promessa poi mantenuta.

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4. Ironia nera - Men in Black (1997)

Men in Black: Will Smith e Tommy Lee Jones
Men in Black: Will Smith e Tommy Lee Jones

Assieme a Bad Boys e Indipendence Day, ecco l'ultimo ruolo della trilogia della consacrazione. Apice di un'invidiabile tripletta di blockbuster molto amati dal pubblico, Men in Black mette in luce una delle più grandi doti di Will Smith: il carisma. Comico senza mai essere ridicolo, simpatico senza mai perdere una certa classe, il suo agente J (armato di immancabili occhiali da sole e neurolizzatore sparaflashante) buca lo schermo grazie a irresistibili doti ironiche e alla perfetta alchimia con il più ingessato e torvo collega interpretato da Tommy Lee Jones. Grazie a una storia semplice e avventurosa, capace di ribaltare in modo originale la percezione degli alieni al cinema, Men in Black viene ricordato anche per il tormentone musicale omonimo in cui il nostro ricorda a tutti le sue doti da rapper.

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3. Solo come un cane - Io sono leggenda (2007)

Will Smith in un'immagine di Io sono leggenda (I Am Legend)
Will Smith in un'immagine di Io sono leggenda (I Am Legend)

Ovvero quando l'espressione "reggere un intero film sulle proprie spalle" viene presa un po' troppo alla lettera. Tratto dal libro di Richard Matheson, Io sono leggenda ha segnato l'immaginario collettivo grazie a una storia di sopravvivenza estrema, dove l'alienazione e la solitudine minacciano l'equilibrio del protagonista. Accompagnato soltanto dal fedele (e ormai iconico) pastore tedesco Sam, Robert Neville si aggira tra i resti di un mondo in rovina, messo in ginocchio da un'epidemia che ha dato vita ad abomini infetti e rabbiosi. In questo desolante scenario post-apocalittico, soltanto un attore carismatico come Smith poteva riuscire a infondere sincera empatia nello spettatore muovendosi nel vuoto e interagendo solo con dei manichini e un cane. L'apice della sua interpretazione arriva in una sequenza alquanto straziante, proprio quando Robert è costretto a dire addio a Sam.

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2. Vera leggenda - Alì (2001)

Will Smith in una scena del film Ali
Will Smith in una scena del film Ali

C'è un binomio al quale l'Academy non sa proprio rinunciare: un biopic in cui l'attore protagonista è costretto a ridefinire il suo corpo e il suo aspetto. Perfettamente in linea con questo debole dei giurati, Ali è uno dei migliori film sulla boxe e vale a Smith la prima nomination al Premio Oscar come attore protagonista. Michael Mann, amante di un cinema spesso declinato al maschile, viene affascinato da una parabola umana e sportiva legata a doppio filo con un contesto socio-politico rovente. Per raccontarlo, il regista americano mette Smith in un angolo per togliergli di dosso quell'aria spensierata e briosa che lo caratterizzava. In Ali, Will Smith appare imbolsito, appesantito ma sempre granitico nelle convinzioni e nella forza di volontà. Senza mai cadere nell'imitazione, il nostro riesce a rievocare (soprattutto grazie alle fedeli movenze sul ringa) la personalità complessa di uno dei più grandi sportivi di sempre. Muhammad Ali pensava che un pugile dovesse volare come una farfalla e pungere come un'ape. Smith ha fatto entrambe le cose.

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1. Il papà dei papà - La ricerca della felicità (2006)

Will Smith e suo figlio Jaden  in una scena del film La ricerca della felicità
Will Smith e suo figlio Jaden in una scena del film La ricerca della felicità

C'è un dettaglio significativo nel titolo originale de La ricerca della felicità. La parola happyness è scritta con la y al posto della i, come a dire che anche la felicità può essere imperfetta, che il sogno americano è una dolce utopia lontana da qualsiasi realtà. Anche quella di un padre amorevole, pronto a spaccarsi la schiena di lavoro pur di regalare dignità al suo bambino. A sembrare davvero perfetto, invece, è proprio Smith. Nel primo film americano di Gabriele Muccino, Will recita accanto al suo vero figlio. E si vede. Si vede perché la sua è una prova dolente e sentita, sincera, profonda. Si vede per la consapevolezza con cui mette in scena le preoccupazioni di un padre che sa sia proteggere che lanciare, sia rimproverare che consigliare. Il principe, quella volta, divenne re di un regno grande quanto suo figlio.