Ennio, il documentario di Giuseppe Tornatore: “Da Morricone ho imparato a fare sempre meglio”

La video intervista a Giuseppe Tornatore, regista di Ennio, documentario sulla vita e la carriera del compositore Ennio Morricone. In sala il 29 e 30 gennaio e poi il 17 febbraio.

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Ennio: una scena del documentario

Il regista sul set controlla tutto: le scenografie, i costumi, ma non la musica. Se a comporla è Ennio Morricone questo è ancora più vero. Anche perché con il suo piglio deciso e pieno di dignità faceva capire quasi sempre a tutti, da Sergio Leone a Dario Argento e Quentin Tarantino, che in fondo lui aveva ragione. Dopo la presentazione alla 78esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, arriva in sala il 29 e 30 gennaio con delle proiezioni anticipate e poi in tutta Italia dal 17 febbraio Ennio, documentario di Giuseppe Tornatore sulla vita e la carriera del maestro Ennio Morricone.

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Ennio: una sequenza del documentario

Grazie alla voce di Morricone stesso, che, paradossalmente, da piccolo non voleva saperne nulla di musica, avrebbe preferito fare il medico, ma fu invece spinto dal padre a studiare la tromba, scopriamo come ha composto alcune delle colonne sonore più belle, amate e famose di tutti i tempi, da quella di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto a quella di C'era una volta in America.

Dagli spettacoli al Sistina, agli studi al conservatorio, sotto la guida severa di Petrassi, fino al premio Oscar per The Hateful Eight, Scopriamo un Morricone simpaticissimo e fumantino. A raccontarlo molti dei suoi amici, collaboratori ed estimatori, come Clint Eastwood e Bruce Springsteen. Abbiamo incontrato il regista Giuseppe Tornatore a Roma, dove ci ha raccontato come lavorare con Ennio Morricone sia stata una grande lezione di vita. Anche se non ci ha mai giocato a scacchi.

La video intervista a Giuseppe Tornatore

Ennio Morricone: "A casa non ho il pianoforte. Il mio strumento musicale è la capoccia"

Ennio Morricone e il rapporto con i registi

Nel film Morricone dice che il regista controlla tutto: le scenografie, i costumi, ma non la musica. Questo è vero, o è vero nel caso di Ennio Morricone?

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Locandina di Ennio

È vero. È naturale che il regista riesca a controllare tutto, ma sulla musica ha un potere limitato perché - salvo casi eccezionali, esistono registi che conoscono la musica, la sanno leggere, in alcuni casi anche scrivere - in genere ama la musica, l'ha ascoltata, sa distinguere una musica che ama di più da una che ama di meno, però nel rapporto col musicista non ha la stessa forza che può avere con lo scenografo nel dirgli che una certa cosa va cambiata, va resa più tonda, meno squadrata o di un altro stile. Con la musica è più difficile. Questo era il cruccio di Ennio Morricone: a lui dispiaceva che certe volte il regista non potesse comprendere quello che lui progettava di creare per il suo film. Quindi lui cercava di metterlo nelle condizioni di capire: canticchiando, aiutandosi col pianoforte, facendo molte più versioni, per dargli la possibilità di avere più opportunità di scelta. Il mistero del rapporto fra regista e musicista sta anche un po' in questo: nel fatto che ciascuno dei due si trova a invadere un campo che non gli è proprio.

Ennio Morricone e gli scacchi

Giuseppe Tornatore e Ennio Morricone a Berlino 2013 per presentare La migliore offerta
Giuseppe Tornatore e Ennio Morricone a Berlino 2013 per presentare La migliore offerta

In Ennio vediamo che Morricone aveva una mentalità matematica e il gioco degli scacchi torna spesso. Avete mai giocato insieme?

Purtroppo non ho mai giocato a scacchi con Ennio. Lui ha provato più volte a convincermi a studiare. Una volta mi ha anche regalato una scacchiera e un manuale ma non ho mai studiato. Sarebbe stato bello, ma non l'ho mai fatto. Però sì: per lui la musica era un mondo matematico. Non è un concetto particolarmente originale: qualunque musicista si riconosce in questa definizione. In lui però c'era questa caratteristica specifica: la musica lui la creava nella sua mente. Quando lo vedevi scrivere la musica in realtà la stava trascrivendo: da un supporto a un altro supporto. Era un copiare. Eravamo tutti sempre molto sorpresi nel vederlo comporre con quella velocità così sorprendente, perché era frutto di un lavoro complicatissimo, ma per lui era istintivo.

Giuseppe Tornatore e la musica di Ennio Morricone

Nel documentario si vede come persone diversissime amino la sua musica: dai Metallica a Quentin Tarantino. C'è chi dice che la sua musica è un ponte con il divino. Ognuno dà un'interpretazione diversa. Tornatore quando sente la musica di Morricone cosa prova?

Quentin Tarantino ed Ennio Morricone durante la lavorazione di The Hateful Eight
Quentin Tarantino ed Ennio Morricone durante la lavorazione di The Hateful Eight

Quando sento musica di Morricone, e ne sento sempre, sento sia la sua musica da cinema che la sua musica assoluta, non penso alle immagini del film. Mi viene sempre in mente lui. Mentre componeva, mentre dirigeva. Lui con il suo sorriso quasi inconsapevole, di chi aveva composto qualcosa che a lui sembrava normalissima e invece a te sembrava assolutamente fuori dalla norma. Lui era così: leggeva un pezzo con l'orchestra, tu rimanevi a bocca aperta, capivi che era una cosa straordinaria, complicatissima, e invece lui sembrava un falegname che aveva appena finito di mettere un piede a un tavolo. Questo era il suo atteggiamento. E lo rendeva ancora più attraente, più empatico.

Ennio Morricone e la dignità

Ennio Morricone Oscar 2
Ennio Morricone con il premio Oscar alla carriera

Dal film scopriamo anche che era simpaticissimo, ci sono delle battute meravigliose, e che aveva un fortissimo senso di dignità. La dignità sopra tutto. Come è stato viverlo?

È stato un privilegio, perché è stata anche una grande lezione di vita. Lui dice: "La dignità del compositore, che mi insegnò il mio maestro, sentivo di applicarla a tutto quello che dovevo fare". Dalla canzonetta più commerciale, alla composizione più nobile. Questo è un modo di rapportarsi al proprio lavoro straordinario. È una grande lezione. Tu devi estendere, tenere alto, il livello della tua dignità professionale e quindi della tua persona, rispetto a tutto quello che fai. Non devi fare niente con la mano sinistra. Non devi fare mai nulla pensando di essere sicuro di fare qualcosa che funzioni. Devi sempre pensare che forse non ce la farai e quindi ti devi impegnare di più. Lui aveva questa straordinaria capacità di voler temere che non tutto fosse al massimo delle sua capacità. E che si sarebbe sempre potuto fare meglio. Una delle ultime volte che ci siamo visti, si parlava anche dei miei film, me ne citò uno dicendo: "Lì avrei potuto fare meglio". Un film, non posso dire il titolo, amato da tutti, e lui ebbe il coraggio di dirmi "lì potevo fare meglio". Ecco: questa è stata una grande lezione.