Ennio Morricone: "A casa non ho il pianoforte. Il mio strumento musicale è la capoccia"

Un Oscar alla carriera vinto nel 2007, un Oscar non onorario, ma vinto sul campo nel 2017 per The Hateful Eight. Milioni di fan nel mondo, fra cui anche The Edge degli U2. E persino un asteroide, lassù nel cielo, che porta il suo nome. Insomma, una leggenda. Abbiamo intervistato Ennio Morricone, che ci parlato del suo modo di intendere la musica e del suo rapporto con il cinema.

È forse il più grande musicista per il cinema di tutti i tempi. I film di Sergio Leone hanno il respiro delle sue musiche. La sua musica, in quei film, dà il colore emotivo al sudore, agli sguardi, alla polvere. Il fischio del lupo, l'ululato del coyote. E poi, altre cinquecento colonne sonore. Ennio Morricone ha composto musica per Pier Paolo Pasolini, per Dario Argento, per Brian De Palma, per l'ultimo Quentin Tarantino, che è da sempre un suo fan sfegatato. Ma ha anche composto la canzone Nicola and Burt, che Joan Baez cantava nel film Sacco e Vanzetti, e che divenne un inno generazionale. Ma ha anche scritto, musicato, arrangiato canzoni "leggere", in quella specie di enorme laboratorio che era la musica leggera italiana degli anni '60. Ha arrangiato Sapore di sale, per Gino Paoli. E Se telefonando, per Mina.

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Un Oscar alla carriera vinto nel 2007, un Oscar non onorario, ma vinto sul campo nel 2017 per The Hateful Eight. Milioni di fan nel mondo, fra cui anche The Edge degli U2. E persino un asteroide, lassù nel cielo, che porta il suo nome. Insomma, una leggenda. E per parlare con la leggenda, devi fare solo una cosa: chiamarlo prestissimo. Perché il Maestro alle otto e trenta ha già letto tutti i giornali del mattino, a quell'ora ha fissato l'appuntamento telefonico. E detesta i ritardi. Puntualità assoluta. Del resto, fare il musicista significa essere puntuale. Ogni volta che il metronomo batte, essere lì. Con la nota giusta, o con il silenzio. Ma quello che non puoi fare, è andare fuori tempo. Forse anche per questo, il Maestro detesta le domande lunghe. Preferisce quelle nette. E altrettanto nettamente, talvolta seccamente, risponde. Comunque: meglio non irritare una leggenda. Alle otto e trenta e zero secondi, facciamo squillare il telefono. E cominciamo a spiare nella sua bottega.

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Morricone e la musica

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Maestro, buongiorno...

Buongiorno!

La chiamo per l'intervista...

Lo so. Cominci.

Comincio dall'inizio. Come compone una musica? Inizia a provare alcune note sul pianoforte?

Ma neanche per sogno! Io uso la capoccia. A casa, il pianoforte non ce l'ho nemmeno. Un compositore vero non sta a cercare la melodia al pianoforte. La compone nella testa. Il mio strumento musicale è la testa".

"Sente" nella testa melodie e anche armonie?

Certamente.

Quali sono i passaggi della creazione di una musica, nella sua testa?

Si parte da uno spunto: lo si arricchisce, lo si fa crescere. Poi a un certo punto occorre mettere ordine. Il lavoro è quello: accumulare suggestioni e poi fare chiarezza.

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Il rapporto con il cinema

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L'incontro con il film come si svolge? Su che cosa si basa? Il colloquio col regista, la lettura del copione, il film finito?

Non c'è una regola. Qualche volta, il colloquio col regista mi basta. Se mi dà il copione del film, tanto meglio. Se vedo le immagini, meglio ancora. Ma non sempre accade.

Si consulta con qualcuno, fa sentire ad altri i temi che sta componendo?

No. Non mi consulto con nessuno. Il compositore è solo. Almeno per quello che mi riguarda, è una ricerca, un'avventura solitaria.

Con alcuni registi ha lavorato più volte: con Sergio Leone ha formato un sodalizio lungo. E ancora più a lungo ha lavorato con Giuseppe Tornatore: adesso sono quasi trent'anni.

Sì. Ho musicato tutti i suoi film a partire da Nuovo cinema Paradiso: e abbiamo ancora un paio di progetti futuri. Con Giuseppe c'è un rapporto che va al di là di quello strettamente professionale: ho grande stima e grande amicizia per lui. E anche le nostre mogli sono diventate amiche fra loro. Per lavorare con un regista, la sintonia umana è assolutamente necessaria.

The Hateful Eight: Tarantino e Morricone a Roma
The Hateful Eight: Tarantino e Morricone a Roma

E l'incontro con Quentin Tarantino come è stato?

Ci siamo conosciuti in Italia, in occasione di una cerimonia di consegna dei David. Lui aveva già inserito brani miei nei suoi film, e mi aveva già chiesto di scrivere le musiche per Bastardi senza gloria. Ma quella volta non c'erano i tempi. Il film doveva essere presentato a Cannes, mancavano solo due mesi, non volevo lavorare col fiato sul collo. Dissi di no. Per The Hateful Eight, Tarantino mi ha dato tutto il tempo necessario, e carta bianca riguardo al tema, alle atmosfere. E io ho cercato di dargli quello che non avevo mai dato a un film. Ho azzardato una partitura sinfonica.

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Le passioni musicali, gli scacchi e la famiglia

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Quali musicisti del passato sono i suoi punti di riferimento?

Pierluigi da Palestrina, Monteverdi, Frescobaldi, Bach, Mahler e Stravinsky.

Salta a piè pari i compositori romantici...

Non li amo molto. Anche quando mi accade di comporre un tema "romantico", c'è sempre un tema sotteso, nascosto, che lotta contro questo romanticismo.

Fra i suoi colleghi musicisti per il cinema, chi stima di più?

Luis Bacalov, l'autore delle musiche de Il postino, è stato un grandissimo compositore e un grande pianista. Mi ha addolorato molto la sua morte. Nicola Piovani è un altro compositore che porterei sempre ad esempio di come si possa lavorare bene sulla musica. Un altro che stimo molto è Franco Piersanti, che ha composto per Moretti, Amelio, Virzì.

Oltre alla musica, ha una grande passione.

Avevo una grande passione per gli scacchi. Che è un gioco molto matematico, logico, mentale: qualità che anche la musica possiede. Avevo imparato da solo, a diciannove anni, su un manuale trovato in edicola. Ed ero diventato piuttosto bravo, prendendo parte a vari tornei, e riuscendo a 'pattare', a pareggiare, con un campione del mondo, Boris Spassky. Ora non gioco più. Sono diventato più distratto, e odio perdere le partite per una svista.

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È riuscito anche a tenere stabile un matrimonio che dura da sessant'anni. Come ha fatto?

Non è stato difficile. Il mio lavoro mi ha permesso di passare molto tempo a casa. Io componevo in una stanza, e mia moglie era in un'altra stanza. Ho avuto il privilegio di non dovermi separare a lungo da lei, e di poter giocare con i miei figli.

Per celebrare i suoi sessant'anni di carriera nella musica, Ennio Morricone dirigerà le sue colonne sonore in una serie di concerti in primavera: il 2 marzo al Nelson Mandela Forum di Firenze, il 4 marzo al Pala Alpitour di Torino, il 6 marzo al Forum di Assago, infine il 16 e 17 giugno alle Terme di Caracalla di Roma.