Dopo l'attesa, il chiacchiericcio, il successo dell'uscita in sala e i premi vinti, Elvis il film di Baz Luhrmann arriva su Netflix pronto a conquistare nuovi fan, proprio come fece il Re del Rock'n'Roll negli anni '60-'70 con la sua voce e le sue movenze. Neanche a farlo apposta (o forse la piattaforma streaming la sa lunga ancora una volta) parallelamente in queste settimane nei cinema italiani è approdato Priscilla di Sofia Coppola, vincitore alla Mostra di Venezia della Coppa Volpi alla Miglior Attrice, Cailee Spaeny.
Film incentrati sulle rispettive due metà della coppia formata da Elvis e Priscilla Presley, che fece impazzire altrettanti fan all'epoca ma che nascondeva molti aspetti sotto i lustrini e i capelli cotonati. Ovviamente la personalità di Elvis è presente ed importante in entrambe le pellicole, tanto da portare alla scelta di due casting accurati, tra gli attori statunitensi emergenti: Austin Butler e Jacob Elordi. Allora ci siamo chiesti: chi avrà fatto meglio nella propria interpretazione?
A tutto Elvis
Austin Butler ha messo sicuramente anima e corpo nell'interpretazione del Re del Rock'n'Roll, tanto che gli è valsa un Golden Globe come Miglior Attore Commedia o Musical, oltre ad un Critics' Choice Award e un Satellite Award. Un lungo training prima dell'inizio delle riprese, per imparare la postura, la pronuncia, le suddette movenze iconiche, il canto, la chitarra e il pianoforte (le lezioni prese da adolescente hanno dato i loro frutti). Grazie alla regia di Baz Luhrmann, strabordante come sempre ma molto centrata sul fenomeno che ha rappresentato Elvis Presley, che indugia con la macchina da presa prima di mostrarlo agli spettatori nelle prime sequenze della pellicola, emerge l'aura quasi sacra che circondava The King.
Butler è riuscito a rendere la parlata e questo senso di eterna perdizione negli occhi del personaggio: un ragazzo in balia degli eventi in un certo senso, per tutta la propria vita, dall'ascesa fulminea al tracollo devastante, in una pellicola fortemente di parte, dipingendo come villain di una sorta di favola fatta di abiti eccessivi e lustrini sbrilluccicanti il Colonnello (Tom Hanks), prima mentore e poi agente del Re. Le dipendenze, l'alcol per reggersi in piedi, il giro della morte nella sua anima prima e nel suo fisico poi.
Austin Butler, da Shannara e Elvis a Dune - Parte Due: i 13 migliori film e serie tv dell'attore
All'ombra di Priscilla
Per un film che si intitola Priscilla e la cui trama scaturisce dalle memorie del 1985 Elvis and Me scritte da Priscilla Presley in persona, che ha collaborato come produttrice della pellicola, l'obiettivo di Sofia Coppola era parlare di un rapporto tossico inserito in un matrimonio che da favola diventava presto prigione e, in un certo senso, incubo. Quindi è normale che in questo caso fossimo di nuovo in ambito favolistico, anche a livello di scenografie e costumi, e che ancora una volta il film fosse (spudoratamente?) di parte, con lo stesso Elvis Presley in questo caso dipinto come cattivo della storia.
Si prova però a raccontare i suoi demoni interiori anche in questo frangente, e Jacob Elordi fa un lavoro di sottrazione, data la sua corporatura massiccia che doveva accentuare la minutezza di Cailee Spaeny. Se l'occhio e il punto di vista del racconto è chiaramente quello della "sposa bambina", questo non impedisce a Sofia Coppola di mostrare tutte le paure e le insicurezze di Elvis, attraverso la caratterizzazione e l'interpretazione di Elordi. Anche qui c'è stato parecchio lavoro sul personaggio anche se ci sembra abbia attecchito meno, forse per il tono generale del film, troppo composto e misurato per ciò che vuole raccontare.
Priscilla: Sofia Coppola e la vita con Elvis come una fiaba nera
A cavallo di un villain
Elvis e Priscilla (qui la recensione) sono entrambi film con simbolicamente solo il nome della persona-personaggio nel titolo, a testimoniare la riconoscibilità di entrambi agli occhi e alle orecchie del pubblico. Sono entrambe favole amare: la prima luccicante, eccessiva e sfarzosa, la seconda pastello, composta e quasi simmetrica, e in entrambi i casi c'è un villain, dall'inizio alla fine della storia. Nel primo si urla, si rompono piatti e bicchieri, nel secondo tutto rimane più dentro, a logorare i protagonisti. Nel primo Priscilla è meno importante (interpretata da Olivia DeJonge), nel secondo non appare il Colonnello.
Nel primo la musica non poteva essere assente dato che parliamo di un film di Baz Luhrmann, nel secondo non vi è alcuna canzone del Re a causa dei diritti non concessi alla produzione. In fondo la pellicola parlava d'altro, ma questo non impedisce a Jacob Elordi di lavorare su accento e postura: timido e introverso, e allo stesso tempo bisognoso di applausi per vivere come Campanellino. Però qualcosa non arriva, rimane un po' monocorde, perché lui deve essere il cattivo di questo racconto. Attratto e allo stesso tempo terrorizzato e schifato dalle luci della ribalta, vittima delle circostanze, anche nelle sue relazioni extraconiugali o sedicenti tali; calpestato della fama, ma carnefice all'interno del proprio matrimonio forse come meccanismo inconscio di difesa da se stesso. Anche qui insomma vittima prima di tutto della sua figura e delle proprie dipendenze dai farmaci, sfociate presto in altro.
Per noi insomma vince (ai punti) Austin Butler. E per voi?