Elvis: 5 motivi per vedere in streaming il film su Elvis Presley

Elvis, il film di Baz Luhrmann presentato all'ultimo Festival di Cannes, arriva finalmente in streaming su Infinity+ il 4 novembre: lasciatevi andare alla rutilante messa in scena del regista australiano, perdetevi nelle sue immagini abbaglianti e nelle melodie immortali di Elvis Presley.

Elvis: 5 motivi per vedere in streaming il film su Elvis Presley

Elvis, il film di Baz Luhrmann, presentato all'ultimo Festival di Cannes e arrivato nelle sale italiane la scorsa estate, arriva finalmente in streaming su Infinity+ il 4 novembre. È un'occasione da non perdere. Il nostro consiglio è quello di lasciarvi andare alla rutilante messa in scena del regista australiano, di perdervi nelle sue immagini abbaglianti, e ovviamente nelle melodie immortali di Elvis Presley. I vostri occhi resteranno prima storditi dalle vorticose immagini e poi, man mano che il film prende quota, si veleranno sempre più di lacrime e malinconia. Baz Luhrmann è così, ormai lo sappiamo. Ma è stata così anche la vita di Elvis Presley: il successo, le folle, i riflettori, ma poi anche l'alienazione e la solitudine. Ed è per questo che il mix tra Elvis Presley e Baz Luhrmann è esplosivo. Ma oltre agli occhi ci sono anche le orecchie, e poi il cuore. E, per tutta la durata del film, sussulterete a ogni canzone di Presley che arriverà in scena. Sì, le conoscete tutte, le amate tutte. E così capirete che in Elvis Presley è racchiusa tutta la musica che c'era prima di lui, e anche tutta la musica che sarebbe arrivata dopo, tanto il Re del Rock è stato in grado di influenzare chi sarebbe venuto dopo di lui. Per questo è Elvis il vero effetto speciale del film. Ed è da lui che partiamo per raccontarvi i 5 motivi per vedere in streaming Elvis.

1. Elvis Presley

Elvis Photo Credits Hugh Stewart 5
Elvis: Austin Butler in una scena musicale del film

Elvis Presley era uno che sul palco si donava fino in fondo, con tutte le sue forze, con tutto il corpo. In Elvis lo vediamo dal suo primo al suo ultimo concerto, e possiamo apprezzarne tutte le anime, le sfaccettature, le evoluzioni. Ma fate attenzione all'ultima scena. Dopo il suo ultimo concerto in cui, come in tutto il film, è impersonato da Austin Butler, vedrete il vero Elvis Presley: stanco, sfinito, sudato, che si dona ancora al pubblico, fino all'ultimo. È un momento toccante come pochi. Guardando Elvis non potrete fare a meno di innamorarvi di lui. E di capire come Elvis sia stato ovunque, in tutti gli artisti che lo hanno preceduto e in quelli che lo hanno seguito. E quanto sia ancora ovunque oggi, in tutta la musica che ascoltiamo. In Elvis Presley c'era la musica nera, la cultura afroamericana: Willie Mae "Big Mama" Thornton, che cantava Hound Dog, che sarebbe diventato uno dei suoi più grandi successi. O Arthur "Big Boy" Crudup, che cantava That's All Right, Mama, che divenne il suo primo successo. E poi B.B. King e Little Richard. In Elvis riusciamo a capire perfettamente la chiave del suo successo, la musica nera che diventava bianca. E allora lasciatevi trascinare da canzoni immortali: Hound Dog, Blue Suede Shoes, Heartbreak Hotel, Love Me Tender, Jailhouse Rock, Can't Help Falling In Love, In The Ghetto, Suspicious Minds, Always On My Mind, Unchained Melody e tante altre. E capirete come queste canzoni sono rimaste nel nostro Dna e in quello degli artisti che lo hanno seguito.

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2. Baz Luhrmann

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Elvis: Austin Butler durante una scena con le fan di Elvis

Ma, non dimentichiamolo, Elvis è anche e soprattutto l'ultimo film di Baz Luhrmann. E l'autore australiano lascia ovviamente la sua firma sul film. Tutto, in Baz Luhrmann, diventa un melodramma e allo stesso tempo un musical sfrenato e sfarzoso, è come se ogni volta fossimo contemporaneamente a Broadway e alla Scala. Nel cinema di Baz Luhrmann i lustrini e i fuochi d'artificio nascondono sempre le lacrime. Tutto, nel suo cinema, avviene in un enorme palcoscenico teatrale, ricco e ridondante. Come la Parigi di Moulin Rouge! e la New York di The Get Down qui il teatro è una Las Vegas scintillante e subdola, dove le luci e le insegne al neon nascondono inganni, dolore e solitudine. Uscirete dal film combattuti, pieni di gioia e di dolore. E ormai quando si parla di Baz Luhrmann, sapete che è così.

Elvis Photo Credits Hugh Stewart
Elvis: Austin Butler in una scena

3. Austin Butler

Elvis Photo Credits Hugh Stewart 3
Elvis: Austin Butler mentre suona il piano

Se entriamo così potentemente nella vita di Elvis è anche merito della scelta dell'attore protagonista. Baz Luhrmann ha preso un attore molto somigliante come Austin Butler, che si è gettato nel ruolo con convinzione, passione, e con grande studio dei particolari, dei movimenti, dei passi. Balza subito agli occhi il nero dei capelli impomatati, il ciuffo lucido e ribelle. Ma l'Elvis di Austin Butler sono anche i peccaminosi movimenti del bacino, quelle oscillazioni pelviche che lo hanno reso famoso, vibrazioni che arrivano fino al pubblico in estasi. Grazie al trucco, agli abiti, ma a un accurato studio, Butler passa dall'Elvis giovane a quello più maturo, fino a quello imbolsito e sofferente della fine della carriera, con una dedizione assoluta.

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4. Tom Hanks

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Elvis: Tom Hanks in una scena del film

Ma ogni eroe ha sempre il suo antagonista. E in Elvis la storia del Re del Rock è vista attraverso la complicata relazione con il manager, il colonnello Tom Parker, interpretato da un Tom Hanks laido e lascivo, quasi irriconoscibile, ricoperto dal trucco prostetico. È proprio Parker a raccontarci una storia di musica, passione e business, anche facendoci conoscere il suo punto di vista. "Vi diranno che sono il cattivo della storia" dice all'inizio del film, "che ho ucciso io Elvis Presley, ma lo ha ucciso l'amore, il suo amore per voi". Il film non lascia dubbi su questa storia. A un certo punto della sua carriera Elvis poteva davvero avere il mondo: i suoi concerti erano richiesti ovunque, dall'Europa al Giappone. E rimase invece in America, soprattutto a Las Vegas, in una sorta di gabbia dorata dove, con inganni di ogni tipo, lo aveva rinchiuso il colonnello Parker. Tom Hanks ed Elvis Presley si erano già incontrati, virtualmente, in Forrest Gump. Accadeva nella scena in cui giovane Forrest (che era interpretato da un ragazzino, e non ancora da Hanks) aveva suggerito involontariamente a Elvis il movimento delle gambe e del bacino, grazia ai macchinari correttivi per le gambe che facevano muovere il piccolo Forrest in modo singolare. Per Tom Hanks è una sorta di nemesi.

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Elvis: Austin Butler in un'immagine

5. Elvis è l'America

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Elvis: Austin Butler e Olivia DeJonge in una scena del film

Ma assistere ad Elvis significa assistere al costume e alla Storia dell'America di quegli anni. Era un'America che stava esplodendo, nel bene e nel male, in un movimento di rivoluzione sessuale e sociale, ma anche nel senso delle tensioni politiche e razziali. Le polemiche sul suo look, sui suoi movimenti, sul suo portare a tutti la musica dei neri, gli attentati a Kennedy e Martin Luther King entrano nella storia di Elvis e così nel film anche noi li riviviamo. Ad esempio, ascoltiamo If I Can Dream, la prima canzone a sfondo sociale di Elvis, ispirata al discorso di Martin Luther King. Sì, la storia di Elvis è la Storia dell'America.