Domenica scorsa ha ricevuto il Golden Globe come miglior attore di dramma, al quale ieri ha fatto seguito la nomination all'Oscar, grazie alla sua applauditissima performance in uno dei film più apprezzati della stagione invernale: La teoria del tutto (nei cinema italiani da giovedì 15 febbraio), biopic incentrato sulla figura dello scienziato britannico Stephen Hawking, fisico e cosmologo dalle geniali facoltà, ma costretto ad un'immobilità quasi totale a causa di una grave malattia neurologica.
Lui, il prodigioso interprete di Stephen Hawking nel film diretto da James Marsh, si chiama Eddie Redmayne, ha compiuto trentratré anni la settimana scorsa (il 6 gennaio) e, nonostante non sia un attore particolarmente noto (al di fuori della cerchia degli appassionati di cinema), è considerato il potenziale favorito per la vittoria dell'Oscar alla prossima edizione degli Academy Award: per la statuetta Redmayne dovrà vedersela in un duello all'ultimo voto con l'altro concorrente di punta di quest'anno, il Michael Keaton di Birdman (o Le imprevedibili virtù dell'ignoranza), premiato a sua volta con il Golden Globe come miglior attore di commedia.
Il "fascino discreto" del perfetto English boy
Un metro e ottanta di altezza, fronte ampia, viso chiarissimo e lentigginoso e luminosi occhi verdi, Eddie Redmayne sintetizza in maniera emblematica il "fascino discreto" da tipico bravo ragazzo inglese: quasi un "piccolo lord" dai modi gentili e raffinati (non a caso, del resto, Eddie proviene da una famiglia dell'alta borghesia di Londra), agli antipodi rispetto al prototipo del bad boy. Compagno di corso del Principe William al prestigioso Eton College, una laurea in storia dell'arte all'Università di Cambridge (la stessa Università frequentata da Stephen Hawking), Redmayne si è fatto strada nel mondo dello spettacolo a piccoli passi, dividendosi con sapienza fra cinema, teatro e televisione e guadagnandosi ruoli sempre più importanti, fino alla grande occasione: La teoria del tutto, appunto, ovvero il film in grado di segnare una carriera. Non tanto per i meriti della pellicola in sé, che rimane entro i canoni del classico biopic di solida fattura, ma tutt'altro che originale nel suo svolgimento, quanto invece per l'intensità di un'interpretazione paragonata addirittura a quella che, nel 1989, valse il suo primo Oscar a un altro attore britannico emergente e, guarda caso, della stessa età di Redmayne: un certo Daniel Day-Lewis, che stupì il pubblico con la sua impressionante prova ne Il mio piede sinistro di Jim Sheridan.
Una performance da Oscar: La teoria del tutto
Ne La teoria del tutto, Eddie Redmayne affronta infatti una di quelle sfide che richiedono un coinvolgimento totale nella parte, una concentrazione pressoché assoluta e un'accurata preparazione fisica: perché, oltre a restituire l'adeguata somiglianza rispetto a Stephen Hawking (il livello basilare, ma anche il più 'superficiale' di ogni ruolo biografico), Redmayne deve sviluppare un'interpretazione che, di minuto in minuto, può contare sempre meno sulla gestualità, sulla mimica del volto e perfino sulla parola, per esprimersi infine quasi esclusivamente attraverso gli sguardi e i minuscoli, quasi impercettibili movimenti di un uomo paralizzato dalla malattia. E sebbene, cinicamente, si possa affermare che i ruoli caratterizzati da un handicap offrano un perfetto lasciapassare per nomination e premi, ne La teoria del tutto Redmayne non scivola mai nella trappola dei manierismi, ma regala una performance misuratissima ma al contempo di straordinaria profondità, in un'efficace alchimia con la sua partner Felicity Jones nei panni dell'amorevole moglie di Hawking, Jane Wilde. Una performance senza la quale un film come La teoria del tutto non avrebbe ricevuto i consensi che sta raccogliendo in tutto il mondo: venticinque milioni di dollari nei soli Stati Uniti, dove ha già totalizzato tre milioni di spettatori, e cinque candidature agli Oscar, tra cui miglior film.
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Gli esordi, dal palcoscenico allo schermo
Da bravo attore britannico, sulle orme di tanti illustri connazionali (molti dei quali sono iscritti in maniera indelebile negli annali del cinema), anche Eddie Redmayne ha iniziato la propria carriera nel palcoscenico, a vent'anni di età. E, dimostrando da subito una grande versatilità, in un ruolo en travesti: quello di Viola, protagonista femminile di uno dei capolavori di William Shakespeare, La dodicesima notte, proprio in virtù di quel viso delicato ed efebico. Nel 2004, Redmayne si conferma fra i nuovi talenti del teatro inglese grazie alla prima messa in scena nazionale della nuova pièce di uno dei "giganti" della drammaturgia americana, Edward Albee: The Goat, or Who Is Sylvia?, satirico ritratto di famiglia (sulla falsariga del capolavoro di Albee, Chi ha paura di Virginia Woolf?) in cui Redmayne prestava il volto a Bill Gray, sensibile adolescente omosessuale, figlio dei coniugi Gray. L'attore riceve diversi premi come miglior interprete emergente, e nel frattempo approda anche nel cinema e in TV: nel 2006 compare nel cast di The Good Shepherd - L'ombra del potere, film da regista di Robert De Niro, e nella pluripremiata miniserie Elizabeth I, con Helen Mirren; viene quindi ingaggiato in altri due drammi storici in costume, questa volta per il cinema, ovvero Elizabeth: The Golden Age con Cate Blanchett e L'altra donna del re, accanto a Scarlett Johansson.
Savage Grace e i primi ruoli da protagonista
Al cinema, la prima parte importante per Eddie Redmayne arriva nel 2007. Ad ingaggiarlo è il regista Tom Kalin, che lo sceglie per impersonare il figlio di Julianne Moore (saranno stati i capelli rossi?) in Savage Grace, torbido dramma familiare dalle sfumature incestuose, basato su un reale caso di cronaca: la vicenda di Barbara Daly Baekeland, moglie frustrata del ricco industriale Brooks Baekeland, e del suo tormentato rapporto con il figlio Antony, un ragazzo omosessuale che la donna si sforzò di 'curare'. Per il venticinquenne Eddie, si tratta di una sfida decisamente interessante: dar vita ad un personaggio affetto da schizofrenia, coinvolto dalla madre in un ménage à trois e in pericolosi giochi di seduzione e di sudditanza psicologica. Anche a causa della sua materia narrativa 'problematica' Savage Grace passa abbastanza inosservato, ma in compenso permette a Eddie di dar prova anche al cinema delle proprie doti, sostenendo degnamente il confronto con una partner del calibro di Julianne Moore. Non a caso, subito dopo Savage Grace, l'attore ottiene i suoi primi ingaggi da protagonista in televisione: nel 2008 è Angel Clare nello sceneggiato a puntate della BBC Tess of the D'Urbervilles, tratto dal romanzo di Thomas Hardy, al fianco di Gemma Arterton, nel 2010 recita nel kolossal televisivo I pilastri della Terra, trasposizione del best-seller di Ken Follett, e nel 2012 è il protagonista della miniserie a sfondo bellico Birdsong. Ma Redmayne non dimentica neppure il suo primo amore, il palcoscenico, ed è proprio a teatro che riceve le soddisfazioni maggiori: a partire dal 2009 porta in scena a Londra e poi a Broadway Red, apprezzata pièce di John Logan, e nel 2010 si aggiudica il Tony Award come miglior attore supporter per la parte di Ken, l'assistente del pittore espressionista Mark Rothko (Alfred Molina).
Dalle braccia di Marilyn a Les Misérables
Dopo il ruolo ambiguo e controverso in Savage Grace, i direttori di casting dedicano notevole attenzione a Eddie Redmayne, ma quasi sempre in parti, come dicevamo, da tipico "bravo ragazzo", il giovanotto romantico e un po' naif. È esattamente questo il personaggio cucito addosso a Redmayne in Marilyn di Simon Curtis, il film del 2011 che rievoca l'incontro fra Colin Clark, aspirante cineasta assunto sul set della nuova pellicola di Laurence Olivier (Kenneth Branagh), e Marilyn Monroe, l'esplosiva sex symbol di Hollywood che nel film ha il volto di Michelle Williams, e che stimola immancabilmente i 'pruriti' del giovane Colin. Nel 2012 è invece Tom Hooper a richiamarlo per il suo colossale musical Les Misérables, trasposizione sul grande schermo dello spettacolo di Alain Boublil e Claude-Michel Schönberg, ispirato a sua volta al classico di Victor Hugo. Redmayne impersona Marius Pontmercy, giovane studente del fronte rivoluzionario che si innamora perdutamente di Cosette (Amanda Seyfried), figlia adottiva del protagonista Jean Valjean (Hugh Jackman); l'attore ha modo di farsi apprezzare soprattutto per le sue ottime capacità di cantante, che mette a frutto in numerosi brani della colonna sonora.
I prossimi progetti: Jupiter e The Danish Girl
Mentre La teoria del tutto riscuote applausi e colleziona premi in giro per il mondo, Eddie Redmayne sta per arrivare sugli schermi anche con un altro film attesissimo, in uscita il 5 febbraio in Italia e il giorno seguente negli Stati Uniti: Jupiter - Il destino dell'universo, nuovo kolossal di fantascienza dei fratelli Wachowski, due anni dopo Cloud Atlas. Realizzato con un budget faraonico di 170 milioni di dollari, Jupiter è ambientato in un immaginario futuro che sembra rievocare scenari alla Guerre stellari, con Channing Tatum e Mila Kunis nei panni dei due protagonisti e Redmayne in un ruolo che, finalmente, lo metterà alla prova con un personaggio molto diverso rispetto a quelli interpretati in passato: Balem Abrasax, membro di una potente dinastia aliena e determinato a mantenere il controllo sulla produzione di un miracoloso siero di eterna giovinezza. Eddie, insomma, avrà l'occasione di calarsi nei panni di un villain vero e proprio, e buona parte dell'eventuale successo di Jupiter potrebbe dipendere proprio dall'efficacia del suo subdolo antagonista.
Dal punto di vista del talento attoriale, tuttavia, il progetto più stimolante all'orizzonte per Eddie Redmayne è senz'altro The Danish Girl, che vedrà la star londinese collaborare per la terza volta con il regista Tom Hooper. Attualmente in pre-produzione e pronto ad essere girato nel corso di quest'anno, The Danish Girl, tratto dal libro di David Ebershoff La danese, racconterà la vera storia della pittrice Lili Elbe, la quale sarà impersonata proprio da Redmayne. Lili Elbe, infatti, nacque come un maschio con il nome di Mogens Einar Wegener, ed è passata alla storia come la prima persona ad essere stata identificata come transessuale e ad essersi sottoposta, nel 1930, a un intervento per il cambio di sesso, un'operazione pionieristica per l'epoca. Il film sarà incentrato, oltre che sulla transessualità di Einar/Lili, sul suo rapporto d'amore con la pittrice Gerda Wegener (Alicia Vikander), diventata sua moglie nel 1904 e con la quale Lili trascorse quasi tutta la propria vita, anche dopo aver cominciato a indossare abiti femminili. Il nostro Eddie, in sostanza, non ha affatto intenzione di riposare sugli allori, ma pare al contrario determinatissimo a mettere in mostra quel talento che, finora, era emerso solo poco a poco. Insomma, state pur sicuri che di Eddie Redmayne continueremo a sentir parlare pure nei prossimi anni...
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