Il primo, nato a Roma settantacinque anni fa, ha diretto alcuni fra i maggiori cult della suspense del cinema italiano degli anni Settanta e Ottanta. Il secondo, nato a Chicago, ottant'anni indossati con sorprendente energia, ha firmato uno dei polizieschi più celebri del cinema hollywoodiano (se non il più celebre) e uno dei film di maggiore incasso di tutti i tempi. Ad accomunare Dario Argento e William Friedkin è il fatto di essere considerati entrambi fra i massimi rappresentanti del cinema di genere: una "affinità elettiva" che li ha portati a dividere la scena, fianco a fianco, per uno degli incontri con il pubblico nell'ambito della decima edizione del Festival di Roma.
Friedkin fa la sua comparsa sul palco con un bicchiere di vino in mano, sorride e non risparmia battute, ma all'inizio dell'incontro intima subito di spegnere tutte le telecamere (forse per non correre il rischio di doversi pentire per qualche dichiarazione poco diplomatica); lo segue Argento, accolto da un applauso ancora più caloroso (ma lui, del resto, gioca in casa, benché tra i cinefili il "duello" sia vinto a mani basse da Friedkin). Il dialogo fra i due registi, introdotto dalla proiezione di alcune scene di Profondo rosso, si rivela soprattutto un'occasione per un caloroso scambio di complimenti reciproci, ma non mancano osservazioni acute e aneddoti gustosi...
Due maestri della suspense a confronto
William Friedkin, qual è il tuo film preferito fra quelli diretti da Dario Argento?
William Friedkin: È come domandarmi quali opere preferisco di Rembrandt o di Michelangelo... Dario è un grande maestro e la sua opera va discussa nel suo insieme. Ammiro Dario Argento come ammirerei una grande opera d'arte moderna.
Cosa apprezzi maggiormente del lavoro di Dario Argento?
William Friedkin: Il suo lavoro è unico perché lui segue la sua ispirazione. Scrive le sceneggiature, certo, ma penso che ciò che gli interessi davvero sia quello che cattura la macchina da presa: attori, colori, ambientazioni... questi elementi sono come gli ingredienti del quadro di un pittore impressionista. Gli impressionisti davano libero corso alla propria immaginazione per realizzare opere uniche, come il maestro Dario Argento. Da lui ho imparato proprio questo: lasciar correre l'immaginazione sul set.
Dario Argento, tu invece cosa ne pensi del cinema di William Friedkin?
Dario Argento: Friedkin è un gigante, ha fatto capolavori come Il braccio violento della legge e L'esorcista; nessuno è più riuscito a eguagliare i suoi film. Di Friedkin vorrei avere la stessa, meravigliosa energia sprigionata dai suoi film. Friedkin ha fatto di tutto, incluso il teatro, la televisione e l'opera lirica... anch'io vorrei essere capace di fare un po' tutto, come lui.
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William Friedkin, cosa ti affascina della scena dell'omicidio della medium in Profondo rosso, che hai chiesto di proiettare durante l'incontro?
William Friedkin: All'inizio di questa scena, la musica e le inquadrature cominciano a comunicare un senso di paura, ma non ben definito, e quando questa paura all'improvviso si concretizza ha un effetto scioccante. Sono immagini che hanno lo stesso potere di un dipinto di Goya o di Caravaggio... è qualcosa di unico! I registi di horror usano tantissimi effetti speciali, ma Argento utilizza solo la macchina da presa e la colonna sonora, spesso in contrasto con le immagini.
Paura, delirio... e inseguimenti
Dario Argento, qual è il concetto di paura al cuore dei tuoi film?
Dario Argento: Nei film horror le paure derivano dall'inconscio, spesso dalla sessualità. I miei film non raccontano storie italiane, ma storie che nascono da dentro e che quindi valgono per tutti; per questo forse hanno avuto successo anche al di fuori dell'Italia.
William Friedkin, come hai fatto a realizzare tante indimenticabili scene di inseguimenti d'auto?
William Friedkin: In primo luogo vorrei direi che la cosa che mi spaventa di più è il traffico di Roma! Nella mia carriera ho girato tre o quattro scene di inseguimento, e nel muto l'inseguimento rappresenta la forma più pura di cinema: non avrebbe nemmeno bisogno del sonoro, funzionerebbe lo stesso. Ma i miei film non possono nemmeno essere paragonati agli inseguimenti presenti nei film di Buster Keaton: Buster Keaton è un maestro del cinema puro, e io ho avuto la fortuna di vedere le sue pellicole solo dopo aver girato i miei inseguimenti. Infatti, non credo che sarei stato in grado di girare degli inseguimenti dopo aver visto i film di Buster Keaton, eccezionali e quasi del tutto privi di effetti speciali. Due elementi sono all'essenza del cinema puro: le scene d'inseguimento, che non si possono rappresentare in nessun'altra forma d'arte, e la capacità di creare suspense senza usare parole.
Dario Argento: Gli inseguimenti di Friedkin sono i più grandi mai girati al cinema, e poi dobbiamo ricordarci che all'epoca non c'era il digitale: le corse e gli scontri di macchina sono tutti veri, non sono realizzati al computer come le cazzate che si fanno oggi. Il braccio violento della legge è un capolavoro, nessuno riuscirà mai ad eguagliare l'inseguimento di auto in quel film.
Dario Argento, puoi parlarci della tua collaborazione con Bernardo Bertolucci per scrivere la sceneggiatura di C'era una volta il West di Sergio Leone?
Dario Argento: Eravamo giovanissimi. Sergio aveva il dono di riconoscere il talento negli altri, e lui scoprì in me e Bernardo del talento. Dato che doveva girare un film con una protagonista femminile era preoccupato, per lui era una cosa inedita, forse era anche un po' misogino... allora cercò due giovani che fossero più in contatto con l'universo femminile e chiamò noi.
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William Friedkin, quali sono i registi che ti hanno ispirato nel tuo lavoro?
William Friedkin: I film che mi hanno ispirato di più appartengono proprio al cinema italiano, che include molti registi grandissimi. Dario Argento prende la paura e la morte e le trasforma in divertimento: questo è un trucco magico del cinema, e sono in pochi a riuscire in questa impresa, anche se in molti ci hanno provato. Il genere horror spesso non viene preso sul serio dalla critica, così come la critica ha preso poco sul serio tanti grandi pittori; i critici sono molto duri con Argento perché non lo capiscono. Argento va incluso nella stessa cerchia di Mario Bava, Alfred Hitchcock ed Henri-Georges Clouzot.
Puoi raccontarci del tuo incontro con Hitchcock?
William Friedkin: I miei documentari mi avevano provato il grande potere del cinema; poi sono andato a Hollywood e ho capito che lì il cinema era concepito solo come un'industria per portare il pubblico in sala. In quel periodo mi fu chiesto di dirigere un episodio della serie Alfred Hitchcock Hour con John Gavin. Un giorno Hitchcock venne sul set per registrare l'introduzione all'episodio, e quel giorno io ero vestito malissimo, con maglietta e jeans. Hitchcock arrivò, mi porse la mano come se dovessi baciargliela, invece io la strinsi e la sentii sudaticcia. Dissi che ero onorato di conoscerlo e gli espressi la mia gratitudine, ma lui mi interruppe e disse: "Signor Friedkin, di solito i nostri registi si presentano sul set con la cravatta!". Ero convinto che fosse una battuta, invece diceva sul serio! Quattro anni dopo, ai Directors Guild Award, quando fui premiato per Il braccio violento della legge, vidi che sotto il palco c'era Hitchcock con la sua famiglia e il suo seguito; quindi scesi i gradini del palco, mi recai da Hitchcock e gli misi davanti alla faccia il premio, esclamando: "Ti piace la mia cravatta, Hitch?".
William Friedkin, come mai si dedica così spesso alla regia di opere liriche?
William Friedkin: La regia di un'opera è una sfida straordinaria: si lavora con la migliore musica del mondo, ci si reca nei paesi più diversi e si capisce cosa può aver ispirato i grandi compositori. È un'avventura ed è molto istruttivo, ed è un lavoro con problemi analoghi a quelli della regia di un film. Nell'opera si possono mettere in rilievo i personaggi o creare dei "quadri" per convogliare l'attenzione del pubblico, come si fa al cinema con il primo piano. I cantanti lirici, come gli attori, vogliono una base psicologica per il personaggio e una messa in scena che li valorizzi. Ma mentre nel cinema noi registi siamo le massime autorità, nell'opera viene prima il compositore, poi c'è il direttore d'orchestra, poi i solisti e il coro... solo dopo viene il regista, e questo è fantastico perché permette di creare una vera collaborazione. Nel cinema, invece, il regista è come un dittatore.
Dario Argento: Io credo però che nell'opera il regista dia il carattere all'allestimento. Ed è bellissimo far recitare i cantanti, che spesso sono abituati solo a cantare; nel Macbeth, ad esempio, ho fatto recitare tre ragazze nude.
Rievocando il demonio: a proposito de L'esorcista
Dario Argento, cosa ne pensi de L'esorcista?
Dario Argento: L'esorcista è un film gigantesco, che ha terrorizzato intere generazioni e continuerà a farlo... è inarrivabile! È pieno di sequenze meravigliose. Ma volevo chiedergli come ha fatto a far uscire tutto quel vapore dalla bocca degli attori nella scena dell'esorcismo.
William Friedkin: Eravamo su un set con pareti removibili, ma sopra ognuna di queste pareti vi era un condizionatore d'aria che sarebbe stato in grado di congelare perfino il Vaticano. Dopo mezz'ora di riprese, con le luci accese, la temperatura risaliva oltre il punto di congelamento, e quindi dovevamo interrompere il lavoro per far raffreddare il set. Nel primo giorno di riprese sono stato stupido e non mi sono reso conto che con il vapore la scena non era distinguibile sulla pellicola, mentre era necessaria un'illuminazione frontale... è stato molto laborioso costruire queste sequenze. L'esorcista è basato sulla vera storia di un quattordicenne del Maryland, che dopo non ricordava nulla della sua esperienza. Ho girato il film da credente, e sono convinto che questo abbia contribuito alla sua longevità: credo nel potere di Cristo, anche se non va molto di moda dirlo, ma io ho molta fede e credo in questa storia, avendo consultato anche i diari dei testimoni dell'esorcismo. William Peter Blatty ha scritto L'esorcista come un romanzo di fantasia, ma oggi potete andare su Google e leggere un articolo in prima pagina sul Washington Post in cui vengono illustrati i dettagli di questo caso di possessione e di esorcismo del 1949. Vi sono stati solo tre casi negli Stati Uniti che la Chiesa Cattolica ha riconosciuto come casi di possessione demoniaca, e uno di questi riguardava quel ragazzo.
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Qual è stato il segreto del successo imperituro de L'esorcista?
William Friedkin: Grazia di Dio: è l'unica risposta che posso darvi. C'è un dio del cinema che ci porta il cast giusto e la troupe giusta. Ma devo dirvi una cosa: io non ho mai considerato L'esorcista come un film sull'orrore, ma come un film sul mistero della fede. Ci sono tanti misteri nell'esistenza, come l'amore. Io non potrei dirigere un vero film horror: ci ho provato ed è stato un disastro. I veri horror, i film in grado di farmi paura, sono quelli di Dario Argento... anche quelli che Dario non ama particolarmente.
Infine, che ruolo hanno avuto le donne nella vostra vita?
Dario Argento: Con le mogli all'inizio c'è entusiasmo, poi l'entusiasmo finisce e viene sostituito dal fastidio. Invece con mia figlia Asia Argento ho un rapporto molto bello e proficuo: ha iniziato a lavorare con me quando aveva dieci anni, e quindi l'ho vista crescere anche sul set.
William Friedkin: Mia moglie, Sherry Lansing, è la persona più bella, intelligente, affettuosa e generosa che io conosca. La amo come non ho mai amato nessun altro: è una donna assolutamente unica.