Se non sono puri, folli e perdenti, ai Coen non piacciono. Nel pantheon degli antieroi dei fratelli cinefili intellettuali, sofisticati ed eclettici cresciuti nei sobborghi di Minneapolis, nel Minnesota, non c'è posto per i vincitori. I loro film, osannati dal pubblico di nicchia, apprezzati dalla critica e ricoperti di premi, sfornano una galleria di outsider che avanzano verso la rovina con il sorriso sulle labbra. Ci sono gli ingenui, incapaci al compromesso, come l'ultimo acquisto, il menestrello folk di A proposito di Davis che dorme sui divani dei conoscenti e se ne va in giro, chitarra in spalla e gatto appollaiato sull'altra, a proporre la sua musica a chi non la sa apprezzare, o lo spilungone naive Norville Barnes; ci sono i duri e puri come lo sceriffo Cogburn, la coraggiosa adolescente Mattie Ross e la volitiva poliziotta incinta di Fargo, che non si fermano davanti a niente per amor di giustizia, e ci sono gli stolti, il gruppo più nutrito, personaggi mossi da motivazioni sbagliate, avventati o inconsapevoli. Dall'impenetrabile barbiere de L'uomo che non c'era ai temerari detenuti in fuga di Fratello, dove sei?, dall'avido Llewelyn Moss di Non è un paese per vecchi allo sventato venditore di auto in crisi di Fargo fino al team di idioti che popola Burn After Reading - A prova di spia. Ci sono poi figure più sfaccettate e difficili da comprendere, filiazione diretta della cultura ebraica che è parte integrante della poetica di Joel ed Ethan Coen, come il protagonista di A Serious Man o l'oscuro sceneggiatore di Barton Fink - È successo a Hollywood. In questo baillame umano la creatura più caratteristica partorita dalla mente dei Coen è senza dubbio Drugo Lebowski (in originale The Dude), l'uomo più pigro di Los Angeles che se ne va in giro in vestaglia e pantofole fumando mariuana mentre intorno a lui ruota un universo delirante che ha reso Il grande Lebowski opera di culto. Mai paghi, i due fratelli cambiano stile e registro ripetutamente pur senza rinunciare agli stilemi del Coen-pensiero. Con A proposito di Davis, in Italia dal 6 febbraio con Lucky Red, il duo sposta ancora un po' più in alto l'asticella dell'umanesimo coeniano accantonando (momentaneamente) il caustico humor ebraico per tratteggiare una figura dolente e complessa, quella del cantautore Llewyn Davis, artista tormentato dai propri demoni, incapace di integrarsi nel tessuto sociale del Greenwich Village in cui vaga come un'anima in pena in attesa di una chance che tarda a presentarsi. Nell'occasione della release vogliamo ricordare i personaggi forgiati dai Coen che più hanno colpito il nostro immaginario, che ci hanno divertito, sorpreso e più di una volta ci hanno fatto mettere le mani nei capelli. Ecco la nostra personale classifica, dal ventesimo all'undicesimo posto. Seguiteci e domani potrete scoprire le prime dieci posizioni.
20. Johnny Caspar (Crocevia della morte)Tra i tanti personaggi del noir corale Crocevia della morte abbiamo scelto il boss Johnny Caspar e la meravigliosa interpretazione di Jon Polito. Caspar si presenta come un "ragionevole" uomo d'affari e un padre bonario, che propone riflessioni etiche mentre pianifica gli omicidi di chi gli ha messo il bastone fra le ruote. Particolarmente irresistibili, poi, i suoi spaventosi scatti d'ira: "Mi hai preso per un immigrato italiano appena sceso dalla barca, che puoi prendere a calci quando ti pare! Ma sono troppo avanti ormai. Non raccolgo più le tue briciole, Leo. Vengo nel tuo ufficio a baciarti quel culo irlandese e sono stufo di essere trattato come un inferiore!" ("You think that I'm some guinea, fresh off the boat, and you can kick me! But I'm too big for that now. I'm sick a' takin' the scrap from you, Leo. I'm a' of marching into this goddamn office to kiss your Irish ass. And I'm sick at the high hat!" - abbiate pazienza, era un peccato non proporre anche l'originale). 19. Leonard Smalls (Arizona Junior)
Nella filmografia dei fratelli minnesotani c'è un cattivo ancor più scenografico e crinuto del Cigurh di Non è un paese per vecchi. Il suo nome è Leonard Smalls ed è un cacciatore di taglie che offre i suoi servigi alla famiglia di Nathan Arizona, dopo il rapimento del piccolo Nathan jr. da parte di H.I. e Ed McDunnough. Gigante barbuto a cavallo di un rombante chopper (Randall 'Tex' Cobb è stato pugile e kickboxer professionista), armato fino ai denti, Leonard viene respinto dagli Arizona, piuttosto inclini a vedere in lui il rapitore e non il salvatore del bimbo, ma decide di recuperare il piccolo Junior per venderlo al miglior offerente. I Coen, nel crearlo, vollero pensare non a un cattivo come l'avrebbero immaginato loro, ma uno che sarebbe potuto uscire dall'immaginazione del loro eroe H.I.: autentica macchina da guerra on the road, Leonard è un villain assolutamente sopra le righe che contribuisce a creare il mood di Arizona Junior, il film forse più surreale, fracassone e solare dei Coen. 18. Amy Archer (Mister Hula Hoop)
La sofisticata e aggressiva giornalista del Manhattan Argus che fuma sigarette scroccate ai suoi interlocutori, simula svenimenti, rinfaccia a tutti il Pulitzer conquistato con grinta e mestiere, ma in fondo in fondo rivela un lato romantico, è filiazione diretta della Hildy Johnson de La signora del venerdì (interpretata da Rosalind Russell) e di tutte quelle donne decise e polemiche incarnate sul grande schermo dall'anticonformista Katharine Hepburn. Amy Archer è acuta, ma priva di scrupoli e agisce solo seguendo la propria etica, quella dettata dal suo mestiere. Se per conquistare la prima pagina deve mentire, fingersi un'altra persona, ingannare la fiducia del prossimo, lo fa a cuor leggero lanciando strali dalle pagine del quotidiano per cui lavora. L'intraprendente Amy, capace di tener testa a un ambiente prettamente maschile sfoderando il suo sorriso rosso ciliegia, si dimostra, però, capace di venire a patti con il suo lato più sentimentale, innamorandosi dell'oggetto della sua indagine ed empatizzando con la sua ingenuità. Impossibile non venire conquistati dal suo fascino fatale. 17. Ulysses Everett McGill (Fratello, dove sei?)
I personaggi cuciti addosso dai Coen a George Clooney sono nevrotici, dinamici, vanesi, esagitati, non particolarmente acuti. Tra questi il più simpatico è senza dubbio il detenuto in fuga Everett McGill. Novello Ulisse, l'adorabile bugiardo spinge i colleghi alla fuga di fronte al miraggio di un tesoro che in realtà non esiste. Il suo obiettivo è riconquistare la moglie Penelope (per gli amici Penny) impedendole di risposarsi con un altro uomo. Everett è un fuggiasco pasticcione, quasi una macchietta, ma si autoproclama capo dello scalcagnato trio per la sua 'capacità di formulare pensieri astratti', attività in cui certo non eccellono i suoi compari John Turturro e Tim Blake Nelson. Il suo sguardo allucinato, l'accento southern, le gag fisiche di cui è protagonista, il baffetto alla Clark Gable, lo rendono irresistibile al pubblico cinematografico e anche a quello autoctono visto che i tre fuggitivi daranno prova delle loro doti canore conquistando la fama sui palchi del bluegrass nei panni dei Soggy Bottom Boys. 16. Donnie Kerabatsos (Il grande Lebowski)
Attore feticcio dei fratelli Coen (e non è certo il solo), Steve Buscemi si fa largo tra due ingombranti compagni come Jeff Bridges e John Goodman a suon di espressioni stralunate e maldestri tentativi di unirsi alle conversazioni dei compari di bowling. Il suo Donnie (nome completo Theodore Donald Kerabatsos) riesce a pronunciare a malapena qualche maldestra domanda prima di essere zittito in malo modo dall'irruento Walter. Fedele compagno di bowling, e di panini consumati in auto semidistrutte dalle circostanze avverse, fa tenerezza per la sua incapacità di alterarsi e per la rassegnazione con cui accetta i maltrattamenti. Lo aspetta una fine tanto immeritata quanto inattesa a cui seguirà una commemorazione cialtronesca, ma commossa. Nonostante i suoi silenzi, il povero Donnie ci mancherà. 15. Charlie Meadows (Barton Fink - È successo a Hollywood)
Il vicino di stanza di Barton Fink è un premuroso e corpulento assicuratore. La sua presenza appare rassicurante, il suo affetto sincero. La sua vicinanza rappresenta un balsamo per il povero sceneggiatore Barton Fink che riesce a trovare in Charlie la sola persona con cui parlare dei suoi problemi nella folle Hollywood, nonché una spalla su cui piangere. Il ruolo perfetto per John Goodman, la cui immagine calorosa e amichevole fornisce sensazioni positive fin dalla prima apparizione. All'improvviso, però, Charlie si trasforma in una creatura demoniaca facendo sprofondare il terreno sotto i piedi di Barton Fink. Dopo aver lasciato all'amico un misterioso pacco da custodire, l'uomo scompare. Quando lo ritroviamo, è circondato da fiamme luciferine, intento a eliminare a sangue freddo due agenti di polizia. Cinico assicuratore, complice fidato o spietato serial killer? Solo nel finale comprendiamo che lo scalcinato hotel in cui Barton Fink è ambientato è emanazione diretta del personaggio di Charlie (la carta da parati penzola dal muro che trasuda proprio come l'infezione che tormenta il suo orecchio), prigione e rifugio, cadente, ambigua e desolata, accogliente, ma anche capace di mettere i brividi. Proprio come lui. 14. Loren Visser (Blood Simple - Sangue Facile)
Difficile credere che Sangue facile sia un film d'esordio, tanto è tecnicamente superbo e maturo nello stile. Ma anche dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi, i Coen tuttofare (sceneggiatori, registi e montatori) dimostrano subito di che pasta sono fatti sfoderando un protagonista/narratore del tutto originale e tagliente come quello interpretato da M. Emmet Walsh, Loren Visser, un investigatore assoldato da un marito sospettoso per incastrare e poi uccidere la moglie. Visser ci mette poco a scoprire la relazione clandestina della bella Abby (una giovane Frances McDormand, che sposerà Joel Coen poco dopo la fine delle riprese), ma decide di sfruttare la situazione a proprio vantaggio raggirando tutti con conseguenze sempre più paradossali e cruente. Costituzionalmente amorale, stolidamente egomaniaco, Visser è dotato di uno spiazzante senso dell'umorismo e di una parlantina irresistibile che ne fanno il primo "scomodo" e anticonvenzionale eroe coeniano. 13. Larry Gopnik (A Serious Man)
Interpretato dal bravissimo Michael Stuhlbarg, Larry è il moderno Giobbe di A Serious Man, un film che è allo stesso tempo un omaggio e una satira alla cultura ebraica, una commedia divertente e un'opera dalla Weltanschaung pessimistica e sconsolata. Professore di fisica in attesa di posto fisso, Larry conduce una vita decorosa se pure scialba, quando l'universo inizia a remargli contro in ogni modo possibile. La moglie lo lascia per un amico pedante, uno studente cerca di corromperlo per un voto per poi denunciarlo, i due figli sono sempre più fuori controllo, e via peggiorando; cercando di dare un senso a ciò che gli sta accadendo, Larry consulta tre grotteschi rabbini che cercano di mostrargli, a modo loro, la via delle rettitudine. Larry dovrà "accettare il mistero", ma purtroppo il mistero non è il volere di Dio, ma il caos che sta per inghiottirlo. Inerme, nervoso, incredulo e paziente, il nostro eroe non riesce a riscattarsi, a reagire alle avversità, forse proprio perché è un mensch, un uomo serio e fin troppo per bene. Ma non per questo non ci fa un'infinita tenerezza. 12. Sceriffo Rooster Cogburn (Il grinta)
Tra i personaggi ideati dai fratelli Coen, lo sceriffo Cogburn risulta uno dei meno sorprendenti. La ragione? Probabilmente la presenza di un modello ben noto, la perfomance di John Wayne del 1969 che permise a uno degli attori meno versatili mai apparsi sul grande schermo di dare il meglio di sé conquistando l'unico Oscar della sua carriera. Per risultare all'altezza del precedente, Jeff Bridges si produce in un superlavoro da attore consumato mutuando dall'originale sceriffo 'dotato di vera grinta' la benda all'occhio e quella ruvidezza da uomo del West che mashera un cuore d'oro. Il suo Grinta se ne va in giro biascicando frasi incomprensibili a causa dell'accento, della sigaretta perenne tra le labbra e dell'alto tasso alcolico a cui è abituato. Il nuovo Cogburn, frutto di un'interpretazione più moderna e interiorizzata, è più umorale, più complesso e disponibile a mettere in mostra le proprie debolezze creando un'intesa profonda con la giovanissima compagna di viaggio Mattie Ross. D'altronde Rooster è capace di perdonare l'irruenza giovanile di Mattie. Irruenza che la spinge a ingaggiare lo sceriffo mentre, nella sua prima 'apparizione', è chiuso in una latrina. Non c'è privacy neppure nel West. 11. Ed Crane (L'uomo che non c'era)
Ed Crane è un predestinato, un personaggio da noir anni '30. Taciturno, imperturbabile, grigio come le sfumature che lo avvolgono (curiosamente il film è girato a colori e poi stampato in bianco e nero), racconta la propria storia con pacata rassegnazione mentre corre dritto verso la catastrofe. Ricorda per certi versi il Fred MacMurray de La fiamma del peccato. La sua debolezza è l'eterna insoddisfazione, ben rappresentata da quella smorfia perenne dipinta sulla sua faccia che gli torce le labbra intente a stringere una sigaretta perenne. Per cambiare la propria situazione, l'aiuto barbiere seguirà le sirene del denaro facile e della passione per una giovane pianista finendo sulla sedia elettrica. Condannato, per ironia della sorte, per l'unico delitto che non ha commesso.
La classifica continua a questo link, con la seconda parte.