I film ispirati a serial killer realmente esistiti sono davvero tanti, ma non tutti di qualità eccelsa: si pensi al capolavoro di Alfred Hitchcock, Psycho, ispirato alla storia di Ed Gein che uccideva e scuoiava le proprie vittime per indossarne la pelle come un costume, una figura leggendaria che ha ispirato anche il thriller di Tobe Hooper Non aprite quella porta, il premio Oscar Il silenzio degli innocenti e il recente film biografico Ed Gein - Il macellaio di Plainfield; oppure al bellissimo ed inquietante M, Il mostro di Dusseldorf, di Fritz Lang, ispirato a Peter Kürten che nei primi anni del secolo scorso uccise alcune bambine; Henry - Pioggia di sangue, ispirato alla storia della sanguinaria coppia Henry Lee Lucas ed Ottis Toole; il recente premio oscar Monster ispirato alla storia di Aileen Wuornos ed interpretato da una sorprendente Charlize Theron, con il viso deturpato, quindici chili in più addosso e i capelli rovinati; L'assassino di Rillington Place n.10 ispirato a John Reginald Christie; e per chiudere una lista che non avrebbe fine, Dahmer di David Jacobson e Ted Bundy di Matthew Bright.
Ma nonostante la figura del serial killer sia molto di moda oggi, sia in letteratura, che nel cinema - come abbiamo appena visto - David Grieco nel rielaborare il suo romanzo Il comunista che mangiava i bambini per il grande schermo non ha voluto cedere alle lusinghe di una facile accettazione da parte del pubblico e dei produttori, ed invece di confezionare un thriller "alla moda" in cui le vittime sono prostitute, anzichè bambini - come gli aveva chiesto qualche produttore - ed in cui il serial killer diventa una sorta di eroe negativo, che cattura consensi segreti soprattutto grazie al fascino del Male, cui difficilmente si può resistere, ha elaborato una storia di cronaca ma anche di indagine sociale sulla Russia di quegli anni.
Grieco, che ha assistito al processo nei confronti di Andrei Romanovic Chikatilo come giornalista, ha scritto il suo romanzo dal quale poi è stato tratto un film diretto da lui stesso, Evilenko. Il romanzo di Grieco, però non mette in luce morbosamente i crimini agghiaccianti commessi da questo assassino inafferrabile che ha terrorizzato Rostov per oltre un decennio, ma si sviluppa tratteggiando in modo equilibrato e senza inutili sensazionalismi, la personalità di Chikatilo, per descrivere in modo parallelo anche il contesto socio-politico in cui si svolge la storia, ovvero l'imminente crollo del comunismo, in Russia. Sembrerebbe improbabile che gli agghiaccianti fatti di cronaca legati al Mostro di Rostov possano essere in qualche modo correlati ad un processo di cambiamento politico di grandi dimensioni, come è stato il crollo del regime comunista, eppure uno dei personaggi del romanzo, uno psicologo che cerca di scoprire l'identità dell'assassino, ipotizza che il cambiamento politico in atto potrebbe dare origine a diverse personalità simili a quelle di Chikatilo, semplicemente perchè in quel momento gli uomini cercano una propria identità che il regime aveva soppresso.
La vera storia del Mostro di Rostov, un incubo durato oltre dieci anni, iniziò con il ritrovamento del cadavere di una bambina di nove anni, Lenochka Zakotnova, la vigilia di Natale del 1978, nel fiume Grushovka, in Russia: la polizia sospettò di un uomo che aveva già precedenti per stupro, e che fu anche condannato a morte nel 1982, ma nessuno sospettava di Chikatilo, nato nel 1936, sposato, padre di due bambini, insegnante in una scuola di minatori. Nessuno sapeva che egli sarebbe diventato "Il mostro della striscia di bosco", responsabile dell'uccisione di 53 innocenti. Sin da piccolo sua madre gli raccontava spesso di come suo fratello Stepan fosse stato rapito e mangiato dai vicini di casa durante la grande fame dell'Ucraina, nel 1930, ma nonostante non esistano prove che questi fosse realmente esistito, Chikatilo quindi portò dentro di sè il segno di questo dramma personale; inoltre era afflitto da una grave forme di miopia e da una disfunzione sessuale che lo rese impotente, ed era convinto di essere stato castrato ed accecato da piccolo, e per questo sviluppò fantasie di vendetta violenta.
Nonostante questi problemi, ebbe una vita apparentemente normale: nel 1960 si sposò, ebbe dei figli, in seguito, e fu anche membro del partito comunista, uno dei più attaccati al regime. Una volta laureatosi, andò ad insegnare in una scuola maschile per minatori di Rostov, dalla quale fu licenziato per aver molestato sessualmente alcuni studenti, ma poi trovò lavoro in una fabbrica di Shakhty grazie alle sue conoscenze politiche.
Il nuovo lavoro, per il quale viaggiava moltissimo, gli permise di cercare nuove vittime e dopo tre anni dall'omicidio della piccola Lenochka, Chikatilo uccise una diciassettenne di nome Larisa Tkachenko, che aveva convinto ad andare con lui nei boschi per fare sesso in cambio di un pasto caldo; ma la ragazza fece il grave errore di ridere della sua impotenza e lui la strangolò e dopo averla uccisa le morse il collo, i seni e le braccia. Il 12 giugno dell '82, Chikatilo uccise una bambina di 12 anni con quaranta coltellate, il suo cadavere fu ritrovato l'anno successivo e nel frattempo nessuno ancora sospettava di lui, i cui omicidi divennero sempre più frequenti: nel 1984, infatti massacrò quindici giovani tra gennaio e settembre. Ma il 22 febbraio dell'84, Chikatilo fu accusato di aver rubato un rotolo di tela dal posto di lavoro, ed a settembre fu arrestato per atti osceni in luogo pubblico, dopo che aveva molestato alcune donne alla stazione degli autobus di Rostov. Fu condannato al carcere per 15 giorni, ma ci restò tre mesi e gli investigatori lo interrogarono più volte sugli omicidi del Mostro di Rostov, nonostante non vi fossero corrispondenze tra il suo gruppo sanguigno e lo sperma trovato sulle vittime; ma a dicembre Chikatilo fu processato per il furto della tela cerata e condannato ad un anno di carcere, tuttavia il giudice lo fece liberare immediatamente perchè l'aveva preso in simpatia.
Il massacro di innocenti riprese e con frequenza maggiore di prima: alcuni cadaveri vennero trovati anche in paesi molto distanti da Rostov, ma alcuni mitomani si accusarono degli omicidi portando fuori pista la polizia e facendo guadagnare tempo a Chikatilo che fu arrestato solo parecchi anni dopo, il 20 novembre del 1990. Alla polizia confessò gli omicidi e si attribuì un totale di 53 vittime, e ricostruì con dei manichini i crimini da lui commessi, segnalando anche i luoghi in cui aveva ucciso e sepolto le sue vittime. ma durante il processo, nel 1992, negò con tutte le sue forze tutto quel che aveva confessato poco tempo prima, ma grazie alle confessioni registrate, non gli fu possibile ritrattare. Fu condannato a morte dalla giuria e fu chiesta la grazia a Boris Eltsin, ma il presidente, senza neppure guardare le pratiche disse: "Lo aspetta assai meno di quanto meriterebbe" e così Chikatilo fu giustiziato nella prigione di Mosca il 16 febbraio del 1993 con un colpo di fucile alla nuca, anche se la sua morte è ancora avvolta nel mistero: pare infatti che l'esecuzione non sia avvenuta, ma che invece l'assassino sia stato consegnato ad un gruppo di studiosi.