C’mon C’mon, la recensione: piccoli uomini crescono

La recensione di C'mon C'mon: dopo Le donne della mia vita Mike Mills firma un altro ritratto familiare delicato e toccante, interpretato da Joaquin Phoenix e Woody Norman.

Il lavoro offre all'intervistatore un accesso e una ragione per stare in un mondo che non è il mio, completa distrazione dalla mia vita... un senso di invincibilità, un senso di invisibilità.

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C'Mon C'Mon: Joaquin Phoenix e Woody Norman in un'immagine

C'è un profondo senso di tenerezza e di malinconia che attraversa l'opera del regista e sceneggiatore Mike Mills, californiano nato a Berkeley, classe 1966, formatosi nel campo dei video musicali e della fotografia per poi debuttare al cinema nel 2005. Si tratta di un elemento preponderante anche nel quarto lungometraggio firmato da Mills, di cui ci accingiamo a trattare nella nostra recensione di C'mon C'mon, nonché di uno dei motivi che dovrebbero indurre il grande pubblico a riscoprire la produzione di uno degli autori più interessanti del panorama indipendente: appena quattro film realizzati nell'arco di sedici anni, ma dotati di una 'visione' assolutamente peculiare, in grado di amalgamare con sorprendente fluidità segmenti narrativi e flussi di coscienza, ispirazione autobiografica (alla base dei due titoli precedenti) e rielaborazione drammaturgica.

In viaggio con lo zio

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C’mon C’mon: Joaquin Phoenix insieme a Woody Norman

La matrice autobiografica riguardava, nello specifico, l'ideale dittico di Mike Mills dedicato ai propri genitori: Beginners, del 2010, era incentrato sul rinnovato rapporto con un padre ormai anziano, interpretato da Christopher Plummer; mentre ne Le donne della mia vita, del 2016, fra le massime vette del cinema americano dello scorso decennio, Annette Bening prestava il volto a un'amorevole figura materna nel periodo della formazione del figlio adolescente, nella cornice della California di fine anni Settanta. La genitorialità e le relazioni familiari tornano a occupare un posto centrale anche in C'mon C'mon, in cui un Joaquin Phoenix di stropicciata dolcezza si cala nella parte di Johnny, giornalista radiofonico pronto a trasformare il proprio ruolo di zio in quello di inaspettato tutore pro tempore per il nipotino di nove anni Jesse (il giovanissimo attore inglese Woody Norman).

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C'Mon C'Mon: Joaquin Phoenix e Woody Norman in un momento del film
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C'Mon C'Mon: Joaquin Phoenix in una scena

Dietro questa improvvisa decisione ci sono i problemi di Viv (Gaby Hoffmann), sorella di Johnny, residente a Los Angeles, e di suo marito Paul (Scoot McNairy), musicista affetto da gravi disturbi psichici. E mentre Paul è in preda a una nuova crisi, Johnny sceglie di ricucire il legame con la sorella e di prendersi cura di Jesse, che lo accompagnerà in un viaggio lungo gli Stati Uniti, prima a New York e poi a New Orleans, per registrare una serie di interviste a bambini e teenager. A corredare le interazioni fra zio e nipote, infatti, sono le parole e i pensieri di chi si sta affacciando alla vita senza il carico di disillusione e di amarezza degli adulti: una limpidità di sguardo che Mike Mills ci restituisce mediante il lavoro da documentarista di Johnny, lasciando spazio alle risposte dei piccoli intervistati, alla loro prospettiva sul mondo e su un futuro ancora tutto da scrivere.

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Jesse nelle città: Joaquin Phoenix e Woody Norman

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C'Mon C'Mon: Joaquin Phoenix e Woody Norman in una scena

Il confronto con l'esistenza, fra speranze, dubbi e timori, si conferma dunque un tema-cardine nel percorso del regista, così come il dialogo fra generazioni diverse, ma in grado comunque di trovare un canale comune e le modalità per esprimere un'intensa empatia. Rispetto alle strutture di racconto tradizionali, Mike Mills predilige una narrazione quasi 'diaristica', già sperimentata con risultati eccellenti ne Le donne della mia vita; e se lì era il quindicenne Lucas Jade Zumann ad incarnare l'oggetto delle attenzioni e delle premure delle varie co-protagoniste, qui è Woody Norman a conquistare la scena nei suoi scambi con Joaquin Phoenix, in virtù di una spontaneità irresistibile che accentua il senso di naturalismo del film stesso. Di contro, l'avvolgente bianco e nero di Robbie Ryan contribuisce a trasportare C'mon C'mon nei territori della memoria, più che della realtà tout court, con quei suggestivi paesaggi metropolitani che riportano alla mente l'incanto della Manhattan di Woody Allen e di Gordon Willis.

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Conclusioni

Delicato ma senza risultare superficiale e contraddistinto da un lampante sentimento di vicinanza ai propri personaggi, il nuovo film di Mike Mills costituisce un degno ‘seguito’ dello splendido Le donne della mia vita. Come rilevato nella nostra recensione di C’mon C’mon, quella del regista californiano è una pellicola che, nella sua apparente semplicità, riesce a dipingere le innumerevoli sfumature dei rapporti familiari con un’accuratezza, una grazia e una capacità di immedesimazione davvero rare, e a tratti perfino toccanti.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • La sensibilità e la profondità che caratterizzano questo racconto familiare tanto lineare nella struttura, quanto coinvolgente nelle sue dinamiche.
  • Una messa in scena in grado di coniugare con assoluta efficacia realismo e poesia, anche per merito del bianco e nero della fotografia di Robbie Ryan.
  • Le ottime interpretazioni di Joaquin Phoenix e del piccolo Woody Norman, perfettamente convincenti nei rispettivi ruoli di zio e nipote.

Cosa non va

  • Un approccio che potrebbe spiazzare chi si aspetta un racconto più tradizionale.