Recensione Spider-Man (2002)

La storia è arcinota: un adolescente di New York viene morso da un ragno modificato geneticamente (nell'originale fumettistico del '62, in piena epoca post-guerra fredda, era radioattivo): in poco tempo Peter Parker acquista i poteri dell'insetto e, per una serie di vicende che trasformeranno la sua vita, decide di combattere il crimine.

Cinema e fumetto: una fusione perfetta

La storia è arcinota: un adolescente di New York viene morso da un ragno modificato geneticamente (nell'originale fumettistico del '62, in piena epoca post-guerra fredda, era radioattivo): in poco tempo Peter Parker acquista i poteri dell'insetto e, per una serie di vicende che trasformeranno la sua vita, decide di combattere il crimine.

Sam Raimi è forse l'unico regista al mondo capace di concepire un film da un fumetto rispettandone sia lo spirito sia la semplicità stilistica della messa in scena, sgombrando la materia narrativa da tematiche personali come non fa ad esempio un Tim Burton. Da un punto di vista squisitamente espressivo gran parte dei suoi film devono tantissimo al mondo del fumetto: dalla serie de La casa fino a Pronti a morire, passando per Darkman (una sorta di prova generale del blockbuster che vediamo oggi, più volte autocitato nel film) e perfino per quel Mister Hula Hoop dei fratelli Coen in cui dirigeva la seconda unità, la tecnica cinematografica di Raimi si è sempre basata sull'immediatezza visuale e sul senso del meraviglioso contenuti nei fumetti. Per questo non poteva esserci regista migliore di lui per affrontare il personaggio simbolo dell'epoca d'oro dei comics americani, quello Spider-Man che sarebbe stato probabilmente sovraccaricato dai toni cupi di un David Fincher o irrimediabilmente annacquato dalla mano di un Chris Columbus.

Grazie a Raimi, e al suo modo di concepire il cinema popolare, viene fuori un film praticamente perfetto, esattamente quello che potenzialmente ci si poteva aspettare da un ex-genio come lui: il primo vero esempio di film-fumetto della storia del cinema. Se già il fumetto moderno nasceva come fusione tra cinema e letteratura, Spider-Man rappresenta forse il punto più alto di questa ricerca formale: quasi ogni inquadratura sembra studiata per essere la trasposizione filmica di una vignetta, e la sceneggiatura di David Koepp gioca un ruolo fondamentale proprio per il fatto di essere un appassionante racconto di formazione in cui sono inseriti clichè di natura quasi teatrale (su tutte la dichiarazione di Peter a Mary Jane) e scene di una sensualità suggerita (il bacio a testa in giù tra Spidey e Mary Jane) che ne nobilitano il risultato finale.

Paradossalmente Spider-Man funziona e attrae più per la storia, in cui ci si può facilmente identificare, che per gli effetti visivi che sanno troppo di finto e già visto o per le scene d'azione scarsamente enfatiche. La scelta di raccontare le origini dell'eroe e la sua tormentata storia d'amore con Mary Jane si rivela vincente, soprattutto per la credibilità infusa al tutto dal regista e dallo sceneggiatore. Il bellissimo e coraggioso finale poi lascerà spiazzato più di uno spettatore, specie chi non conosce granchè i fumetti dell'arrampicamuri, ma una delle regole dei fumetti è la serialità, per cui...