Chi è la più fantasy del reame?
All'alba del nuovo millennio giunse al cinema la trilogia de Il signore degli anelli, e Hollywood non fu più la stessa. È passato ormai un decennio, ma l'immaginario tolkeniano plasmato con vividezza da Peter Jackson costituisce ancora adesso il paradigma dominante con cui deve confrontarsi ogni blockbuster avventuroso che si rispetti. Il fantasy, considerato in passato un genere minoritario e prevalentemente infantile, è oggi divenuto un punto di riferimento imprescindibile per tutte le produzioni mainstream, in grado di catturare un pubblico trasversale e globalizzato. Il fantastico e il fiabesco (per quanto non coincidenti) sono due formule narrative strettamente legate tra loro, e anzi si può dire che le favole, i miti e le leggende classiche costituiscono in un certo qual modo l'humus da cui ha avuto origine e si è sviluppato il moderno fantasy. Era inevitabile, quindi, che sul grande schermo approdassero anche le rivisitazioni delle fiabe tradizionali, molte delle quali posseggono anche dei risvolti oscuri e inquietanti, solitamente messi in ombra nelle più comuni versioni rivolte ai bambini. Queste nuove trasposizioni cinematografiche puntano, invece, sempre più su spettatori giovani e adulti, lasciando perdere il valore pedagogico e morale delle storie per insistere soprattutto sulle componenti d'azione, di violenza (e qualche volta d'erotismo), potenzialmente nascoste nei sottotesti fiabeschi. Film come I fratelli Grimm e l'incantevole strega, Alice in Wonderland, Cappuccetto rosso sangue, Beastly e prossimamente anche Hansel & Gretel e Jack the Giant Killer, solo per citarne alcuni, non fanno altro che adattare l'universo favolistico ai gusti dello spettatore contemporaneo, declinandolo attraverso le tendenze maggiormente in voga del momento, come appunto il fantasy jacksoniano, oppure l'emo-dark-gotico portato in augue dalla saga di Twilight.
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In questo modo Biancaneve e il cacciatore finisce per risultare una sorta di mash-up tra la saga di J.R.R. Tolkien e quella di Stephenie Meyer, in bilico tra fantasy e horror dark. Il film di Sanders non riesce mai a brillare di luce propria e si appoggia esclusivamente a un immaginario e a un'estetica derivativa. Per di più il regista mostra tutti i limiti di chi possiede un'estrazione esclusivamente pubblicitaria, dando vita a immagini patinate e ammalianti, caratterizzate da raffinati giochi cromatici e da barocchi effetti speciali, ma perdendo di vista la coerenza dell'intreccio e la solidità delle caratterizzazioni. Mancando l'empatia per i personaggi, il film si riduce esclusivamente a una serie di sequenze a effetto poco amalgamate tra loro e fin troppo diluite in un'eccessiva durata. A reggere l'intero film è comunque la strega cattiva Charlize Theron, che dà corpo a un personaggio larger than life, forse fin troppo caricaturale, ma di certo è destinato a rimanere nella memoria degli spettatori. Decisamente è lei la più "Bella" del reame...