Carlo Verdone presenta Grande, grosso e... Verdone

Il regista e attore rivisita in questo film, in uscita in 835 sale, i personaggi cult che l'hanno reso famoso e che i suoi fan portano nel cuore sin dai lontani anni '80.

E' nervoso Carlo Verdone quando fa capolino al fianco del suo produttore Aurelio De Laurentiis nella prestigiosa sala Ritz del Hotel St. Regis di Roma. Sul suo volto si legge una visibile tensione, ed in effetti con Grande, grosso e... Verdone, in uscita venerdì 7 marzo con la cifra record di 835 copie, il grande Carlo si gioca molta della sua credibilità di caratterista. Già, perché dopo tanti anni eccolo rimettersi in gioco e ricalcare, in veste di regista, sceneggiatore e di attore protagonista, i personaggi cult che l'hanno reso famoso e che tutti i suoi fan portano nel cuore sin dai lontani anni '80. Da Leo, l'ingenuotto di borgata che passa le vacanze a Ladispoli con l'anziana mamma, al supercafone Ivano (che cambia nome e diventa Moreno) passando per il professor Callisto Cagnato, un inquietante mix tra il meticoloso Furio di Bianco Rosso e Verdone e il Raniero di Viaggi di Nozze. Ad accompagnare il regista all'incontro con i giornalisti, anche il cast al completo del film, come nella miglior tradizione del regista romano, è diviso in tre episodi e racconta i tempi cupi che corrono, mettendo senza scampo alla berlina politici, media, usi e costumi dell'italietta di oggi. Volti più o meno noti al fianco del Carlone nazionale in questa commedia dai toni grotteschi, dall'esordio della comica sarda di Zelig, Geppi Cucciari, alla conferma di Claudia Gerini nei panni della moglie coatta, ma anche tante nuove 'facce da cinema', quelle dei nuovi caratteristi che Verdone ha cercato in lungo e in largo per la città, anche per strada, e di cui il cinema italiano (e il suo cinema) sente tanto la mancanza. Ma quello di Verdone è anche, anzi soprattutto, un omaggio ai suoi milioni di fan, alle loro richieste, alla loro voglia di 'rincontrare' i mille volti di un'Italia che non c'è più, che è cambiata, che è diventata la parodia di se stessa.

Come si è trovato a dover reinventare i suoi 'vecchi' personaggi a distanza di tanti anni?

Carlo Verdone: Devo ammettere che non è stato semplice rientrare nello spirito di questi personaggi con la maschera che mi porto dietro ora. Sono invecchiato, non solo più lo stesso di prima, e anche i tempi sono molto cambiati, viviamo in anni pieni di cinismo, siamo tutti più arrabbiati, e di conseguenza anche i miei personaggi riflettono questa evoluzione.

Siamo di fronte ad una commedia poco buonista, quindi?

Carlo Verdone: Si, ma non lo abbiamo fatto apposta, ci è venuto spontaneo realizzarla in un certo modo. Al candore di quei personaggi tanto amati dal pubblico ho voluto contrapporre, oggi più che allora, la pesante volgarità e il forte materialismo che caratterizza la nostra società.

A questo proposito nel suo film c'è un duro attacco alla classe politica italiana...

Carlo Verdone: I politici che abbiamo in Italia oggi sono molto più cafoni dei personaggi dei miei film. Le scene che abbiamo visto al Senato qualche settimana fa mi hanno fatto rabbrividire. Da questa gente io pretendo rigore, disciplina e rispetto, lo stesso che io metto nel piccolo della mia professione. E non ci dimentichiamo che loro dovrebbero dare il buon esempio e rappresentare i cittadini.

Una dingolare coincidenza che la Sua critica arrivi proprio durante la campagna elettorale, non crede?

Carlo Verdone: Nella vita di ognuno di noi dev'esserci coerenza, vi assicuro che avevo deciso di essere molto più cattivo, poi mi sono ridimensionato. Il mio illustrissimo professore universitario bigotto, dispotico e bacchettone è l'emblema di quel che è divenuta oggi la classe politica, personaggi che predicano bene e razzolano male, gente che si riempie la bocca di inutili moralismi e che poi all'atto pratico ne fanno una più del diavolo.

Come sono cambiati i suoi 'tre moschettieri' della risata?

Carlo Verdone: I tre piccoli film in cui è diviso Grande, grosso... Verdone sono molto diversi tra loro. Il primo rappresenta più una favoletta surreale che narra di una famiglia bonacciona come tante, alle prese con un funerale che non s'ha da fare; il secondo episodio è nettamente il più lugubre dei tre, ed è quello incentrato sulla figura quasi diabolica del ricco e frustrato professore deciso a tutti a trovare una fidanzata per il figlio succube, mentre il terzo è un affresco della famiglia più cafona che si possa immaginare alle prese con una vacanza di lusso.

A quale dei tre è più legato affettivamente?

Carlo Verdone: Sicuramente al coatto, all'Ivano di Viaggi di Nozze che qui si trasforma in Moreno. Dei tre è sicuramente quello più terra terra, ma anche quello più schietto, quello che mi fa più tenerezza perché è sempre perennemente inadeguato, sia come marito che come padre.

Cos'ha significato per Lei promuovere il film sull'importante palcoscenico di San Remo?

Carlo Verdone: Senza dubbio è stato il tour promozionale più duro e importante della mia carriera, quando esci con 835 copie devi adeguarti alle regole commerciali ed alle esigenze di produzione. Nelle due performance sanremesi ho fatto quello che ho potuto, non nego di essermi sentito molto in imbarazzo su quel palco in calzoncini corti.

Sono molte le attrici in questo film, come ha lavorato sui ruoli femminili?

Carlo Verdone: E' un ruolo, quello femminile che nei miei film ha sempre avuto molta importanza. Sono stato molto orgoglioso che Geppi Cucciari abbia accettato di esordire al cinema al mio fianco, e come lei anche Eva Riccobono, che dalle passerelle di moda si è gettata in questa nuova esperienza con entusiasmo. Con Claudia non ne parliamo, con lei ho un feeling formidabile, ci capiamo al volo, è insostituibile.

Il suo futuro sarà di nuovo dietro alla macchina da presa o accetterebbe di mettersi in gioco di nuovo anche solo come attore?

Carlo Verdone: Io prendo in considerazione tutto, mi metterei volentieri nelle mani di bravi registi come ad esempio Paolo Sorrentino e perché no, anche in quelle di bravi esordienti.