Cannes: il giorno di Carrey, Almodovar e Vincere di Bellocchio
Tre grandi storie d'amore al centro della settima giornata del Festival di Cannes, quella di Jim Carrey per Ewan McGregor in I Love You Phillip Morris, quella tra il giovane Mussolini e Ilda Dasler in Vincere, e infine quella di Penelope Cruz, ancora una volta musa di Almodovar.
Altra giornata dedicata a due grandi autori che presentano le loro ultime opere nella sezione competitiva: si tratta di Los abrazos rotos di Pedro Almodovar e Vincere di Marco Bellocchio. Il film spagnolo, già uscito in sala in patria qualche settimana fa, vede ancora una volta riuniti il regista di Tutto su mia madre con la diva Penelope Cruz per raccontare fondatamentalmente una storia d'amore impossibile che si sviluppa tra passato e presente e un amore se possibile ancora più grande, quello per il cinema. La Cruz è soprattutto splendida, raggiante come non mai nelle decine di acconciature che cambia (tra cui una deliziosa, alla Audrey Hepburn), e ben rappresenta l'oggetto del desiderio dei protagonisti del film. La recensione del film Los Abrazos Rotos
L'altro film in concorso, Vincere, racconta della storia poco nota di Ida Dalser, moglie segreta di Benito Mussolini, da cui ebbe anche un figlio chiamato come il padre Benito Albino, ben prima della creazione del partito fascista, ai tempi in cui il futuro Duce era solo un direttore di giornale socialista. In seguito alle prime glorie conquistate da Mussolini, Ida fu allontanata dal marito e ogni documentazione esistente sul loro rapporto fu cancellata. Lei però continuò a difendere la verità anche a costo della sua libertà e della sua vita e fu così che morì, così come il figlio, rinchiusa in manicomio. Il film di Bellocchio, che ha comunque ricevuto qualche tiepido applauso a fine proiezione stampa, è un film decisamente convenzionale, che si limita a raccontare una storia (di cui per altro il regista stesso non era a conoscenza prima di vedere il documentario tv Il segreto di Mussolini del 2005) in modo didascalico, senza mai approfondire i tanti temi che pure gli si presentavano. Anche le interpretazioni di Giovanna Mezzogiorno e Filippo Timi (quest'ultimo nel doppio ruolo di Mussolini padre prima, e figlio poi) sono funzionali al film ma certamente non impressionano, soprattutto in un'edizione che finora ci ha mostrato grandi attori e attrici.
Altro evento della giornata la presentazione del film I Love You Phillip Morris, commedia dalle tematiche gay già presentata al Sundance lo scorso gennaio (dove ha fatto discutere non poco per alcune scene esplicite), che ha potuto godere della breve presenza di uno dei suoi protagonisti, Jim Carrey, già presente sulla Croisette ieri per la promozione del film natalizio A Christmas Carol. Carrey ha scherzato per una decina di minuti con il pubblico francese, ringraziando Luc Besson per aver co-prodotto il film e proponendosi ironicamente per nuovo potenziale film a metà tra Nikita e Ace Ventura, intitolato magari Dangerous Pussy. E' diventato più serio e certamente sincero quando ha parlato di questo progetto, scritto e diretto dal duo Glenn Ficarra e John Requa, tessendo le lodi dello script e paragonandolo come importanza per la sua carriera a The Truman Show e Se mi lasci ti cancello. E tralasciando scomodi paragoni c'è da dire che il film è davvero molto interessante, con il giusto equilibrio tra commedia e romanticismo, con i due protagonisti (a Carrey si affianca un tenero ed inedito Ewan McGregor) davvero in stato di grazia.
Altri eventi speciali della giornata la lezione di cinema dei fratelli Dardenne (nel loro curriculum due palme d'oro, Rosetta e L'enfant) e il film fuori concorso Demaine des l'aube di Denis Dercourt con Vincent Perez. Concludiamo il racconto della giornata con un interessante film presentato nella sezione Un Certain Regard, il rumeno Tales from the Golden Age: si tratta di un film collettivo, una commedia in cinque episodi prodotta, scritta e parzialmente diretta (per due quinti, il resto è affidato ad esordienti) da Cristian Mungiu, il giovane regista che due anni fa a sorpresa conquistò una meritatissima palma d'oro con 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni. Il film racconta ironicamente cinque storie, quasi leggende metropolitane, provenienti dall'epoca della dittatura di Ceausescu e del partito comunista e dimostra ancora una volta (vedi l'originalissimo Police, Adjective di qualche giorno fa) l'altissima qualità del cinema rumeno di questi ultimi anni.